domenica 26 giugno 2011

Impressioni | Prometeo e la guerra, 1935 di Alessandro Girola

Prometeo e la guerra, 1935, è il primo romanzo della trilogia scritta da Alessandro Girola (Alex McNab in rete).
In questi ultimi tempi ho divorato molti impegni e ho cominciato a trovare più tempo per leggere. Volevo qualcosa di buono, per cui ho escluso l'opzione libreria e ho preferito scaricare 1935 (che conoscevo ma avevo dimenticato, finché non mi sono ritrovato in questa pagina di Zwei).

Premesse:
Prima premessa. Alessandro è tra gli utenti del "webletterario" con cui in questi anni ho avuto l'occasione di discutere, scambiare pareri ecc. In realtà queste occasioni si contano sulle dita di una mano, difatti le ho googlate, e ho appurato che erano poche, ma tutte amichevoli e lollose.
Ci tenevo a sottolinearlo, perché la mia impressione sull'opera, per quanto non negativa, non è neanche tanto positiva.
Premessa necessaria vista la prassi di certi ambienti a noi noti.
Seconda premessa. Il romanzo è abbastanza snello, 170 pagine circa, appendice inclusa. Questo mi aveva fatto supporre, e confermare subito dopo, che più che un romanzo si può dire la prima parte della storia intera, accorpabile in un'unica opera. Ma io valuto ciò che ho letto limitatamente a 1935, ciò significa che mi è oscuro se le due parti seguenti sono migliori, o diverse. I pareri riguardano solo 1935.

~Trama, storia~
Sinossi ufficiale:

1918, Fronte Occidentale: l'avanzata degli Imperi Centrali è prossima ad arrestarsi presso Amiens, ma da Vienna arriva una nuova arma biologica che attinge da un mondo che sta a metà tra la leggenda e la scienza. Sono i Prometei, assemblati dai cadaveri dei soldati morti in guerra e rianimati come guerrieri implacabili. Grazie a loro gli Imperi Centrali scongiurano l'intervento militare statunitense e vincono la guerra.1935, Milano, Regno Lombardo-Veneto: sono passati 17 anni dalla vittoria austro-tedesca, e l'Europa prospera sotto i dominio dei casati Asburgo e Hohenzollern. Ma dense nubi si addensano all'orizzonte. L'effetto dissuasivo dei Prometei ha pian piano perso effetto e nuovi giocatori politici stanno per muovere i loro pezzi, nella speranza di ridisegnare la scacchiera internazionaleTutto ha inizio con un omicidio impossibile. Sarà forse in grado di causare un effetto farfalla?

Mia brevissima sinossi inutile:
Siamo negli anni '30, gli scienziati hanno imparato a ricucire insieme i morti e a riportarli in vita grazie al nipote di Frankenstein, li hanno chiamati Prometei e usati come soldati invincibili. La politica dell'Europa è cambiata. Queste creature però sono controverse e le opinioni della gente anche, sicché appena capita una sciagura a una personalità rilevante, che si pensa ucciso da un Prometeo, i due protagonisti vengono chiamati per indagare sul caso, mentre tutto attorno a loro la vita politica, la gente, gli stati e i governanti sono in fermento.

~Pro~
I pregi del romanzo sono diversi.
Anzitutto, c'è alle spalle un retroscena storico ben costruito e sviluppato. In pratica, un ottimo setting per la storia.
Ci sono i Prometei, e sono impiegati in conflitti storici che risultano cambiati grazie al loro intervento. C'è il discendente di Frankenstein, c'è una gran possibilità di evoluzione della storia, di sviluppare svariate idee.
C'è Raddavero, antropologo lombrosiano (nonché frenologo; la frenologia per l'epoca è un po' come l'alchimia nel '700, solo che la prima è meno conosciuta). Ci sono i servizi segreti. C'è l'Impero Austro-ungarico super-powa.
C'è un mistero e ci sono complicazioni.

~Contro~
I Prometei stanno lì, poveracci, sono passivi. Si vedono un paio di volte nel romanzo, ma fanno poco e niente, sebbene siano il perno della storia. Io avrei voluto vederli in battaglia. Anzi, avrei voluto proprio vedere un po' di azione, cioè come la presenza dell'elemento "fantastico" modifica il modo di guerreggiare, nonché come cambia la storia.
Storia, che è importantissima per il romanzo, non una banale cornice, ma l'intelaiatura della stessa narrazione. Ma un conto è raccontare la storia, un altro mostrarla a schizzi. Ci tornerò a breve.
Altro elemento non sfruttato, secondo il mio parere, sono le competenze di Raddavero, il protagonista.

Parentesi storico-scientifica.

Il giovane protagonista è un antropologo lombrosiano. Agli inizi del '900 circolavano pseudoscienze di ambito umanistico, o sarebbe meglio dire antropocentriche, quali, appunto, la frenologia e vari altri tipi di pseudo-Psicologia affiancate alla Medicina. Sebbene farlocche e ridicole, queste pseudoscienze hanno contribuito ad approfondire la natura della psiche umana, dando luogo a rudimenti di Psicologia. Chi curava con energia magnetica, come Mesmer, chi con l'ipnosi, come Charcot, e chi faceva il Lightman della situazione dicendo chi era un criminale e chi una brava persona, a seconda della forma del suo cranio. Tra questi ultimi, per l'Italia, vi era Lombroso.
La frenologia è una sciocchezza, nonostante il successo che ha avuto nel XIX secolo; tuttavia bisogna tenere a mente che grazie a errori di questo tipo e alle pseudo-scienze la comunità scientifica ha potuto progredire e giungere ai progressi attuali. Infatti, persino al frenologia possedeva caratteristiche "adatte", come la teoria darwiniana o, più banalmente, la concezione di cervello come fonte di pensiero, ragionamento e disturbi del comportamento.

-- Fine della parentesi --

A mio modesto avviso, sfruttare la "scienza" di Raddavero avrebbe dato più realismo all'atmosfera storica, da un lato. Dall'altro, il giovane in pratica fa deduzioni, fa lo Sherlock Holmes, più bravo della sua amichetta professionista, ma non mette in pratica la sua professione, il che mi porta a chiedere: Embe'? Che ci sta a fare qua?
Ed è un peccato, perché avrebbe contribuito molto, un personaggio che indovina atteggiamenti e comportamenti delle persone con la Frenologia (fossi stato io a scrivere il romanzo, avrei fatto in modo che la scienza in questione si rivelasse fondata e impeccabile).

~Stile~

Ahimè, il testo è costellato da refusi. Personalmente, non ritengo errori i refusi, nel senso che non li ritengo errori tecnici. I refusi sono errori occasionali, quasi costanti, causa la sbadataggine, un pensiero intrusivo in un altro ecc. Quando però sono perseverazioni, allora la cosa cambia.
Esempi di refusi trovati:

pag 34 - "Enrico arrosì" - manca una "S"
pag17 - fine pagina, "Aveve letto che il" - aveva
pag 26 - "Come minimo invocherebbero un’ingabbiamento" (niente apostrofo, ovviamente)
pag 69 - "La pioggerellina primaverila" LOL

Una persona difficilmente riesce a correggere al 100% tutti gli errori della propria opera. Quindi per quanto numerosi, questi errori non hanno affatto inciso sul mio giudizio.

L'infodump e i dialoghi sì, però.
Capisco la necessità di spiegare la situazione storica. Ma la si infila in un pov e la si spaccia per naturale, non la si spiattella sotto al naso come nulla fosse. Per me è una questione di Quarto Muro. Non so chi sia a dire ciò che viene detto (l'infodump), ma andando per esclusione capisco che a dirmelo è il narratore, anzi, la persona dell'autore, qui allora cade la credibilità nei confronti della storia.
Esempio di infodump.

Se altrove era rarissimo vedere una donna impegnata
in lavori tipicamente maschili, non era così nei nuovi
domini asburgici, conquistati dopo il 1918. L’imperatore
in persona, Otto d’Asburgo-Lorena, nel suo impeto
riformatore, aveva voluto la sperimentazione di una
maggiore parità effettiva tra i sessi
I personaggi di per sé hanno tutto in regola. Certo, non si capisce il ruolo di Raddavero, visto che va in giro, fa cose, vede gente, e non esercita la professione (lo si vede qualcosa come tre, quattro volte, riflettere sulla forma del cranio di qualcuno, ma tutto nasce e finisce nel pensiero sintetico del personaggio, senza ripercussione alcuna sugli eventi).
Il problema è coi dialoghi. I personaggi sembrano un po' tutti uguali a causa di come parlano. Ho notato qualche tentativo di caratterizzazione, un tentativo proprio, ma fallito. Le parole in bocca al personaggio 1 possono benissimo stare in bocca al 2 o al 3 e così via.
Oltre alla caratterizzazione, però, il problema dei dialoghi l'ho trovato anche nella forma. O erano poco credibili.
Lunghi monologhi apersonali o questioni di piccole sottigliezze, tipo dialoghi impeccabili da speaker di Super Quark:
«Ho un appuntamento immancabile. Sono
atteso dal generale Hartig per le ore undici.»
(qui Raddavero sta parlando con un taxista, se non ricordo male).
Altrove invece i personaggi diventano automi che pronunciano frasi infodumpose provenienti dal burattinaio, con termini da manuale di storia e statista vissuto, poi tornano normali.
Un po' per i dialoghi, un po' per l'infodump, i personaggi non mi sono sembrati molto vivi.
Ho notato inoltre un discreto uso di aggettivi inutili, o "di parte", o che non mostrano nulla, come:
pag 43 - "un tizio in una bizzarra uniforme bianca" Bizzarra come? Sarebbe opportuno lo show, don't tell, qui.
pag 136 - "alla temibile arma" da cosa si deduce che è temibile?
Alcuni aggettivi invece risuonano ripetutamente dapprima in bocca al narratore, poi a un personaggio, poi a un altro.
pag 13 - "«Conosco bene la loro forza erculea. Pensi che presto insegneremo loro a sparare.»"
pag 43 - "Enrico sapeva che anche il più magro aveva una forza erculea."
pag 80 - "francesi e inglesi terrorizzati davanti a quei colossi erculei,"
pag 103 - "Per farlo occorreva una forza erculea"

"Erculeo" è un termine usato spessissimo quattro volte nel romanzo, da pag 13 a pag 103. Ci sono tanti altri sinonimi, al mondo. Il fatto è che quando narratore e personaggio hanno lo stesso linguaggio, ecco che mi cade la credibilità.

Non manca qualche gerundio non specificativo, ovvero quei gerundi che hanno una funzione più di congiunzione che temporale o specificativa -- la questione dei gerundi però passa in secondo piano rispetto alle cose precedenti -- e qualche avverbio di troppo.

I colpi di scena del romanzo si trovano tra scene tranquille, troppo tranquille, episodi mondani, che non aggiungono granché alla storia e riducono in maniera significativa l'attenzione.
Poi, oltre al cliché - difficile da non notare - dei detective, mi hanno fatto cadere un po' le palle alcuni altri luoghi comuni.
La tecnica del Ritratto nello Specchio (altresì nota come: Tecnica dello specchio):

pag 33 - "Prima di uscire si concesse un’ultima
occhiata allo specchio. Di media statura, con capelli corti, castano scuro, che avevano un principio di stempiatura. Per il resto Raddavero era però piuttosto giovanile, senza una ruga e con una barbetta sottilissima che curava digiorno in giorno." - la mossa dello specchio no!! E' un cliché abusatissimo!! Visto che il pg si pettina, basterebbe dire che sul pettine trova un po' di capelli scuri e che la cosa lo angoscia perché teme che la stempiatura avanzi ancora. Tanto per dire. E così via.
Il Cattivone:
pag 142 - "«È dunque lei che ha architettato gli assassinii di
**** **** e di ******?»
«Sono io.»
«Per chi lavora?»" (...) Fa tanto Lord Malvagio che ha incastrato i protagonisti e rivela il suo piano malefico proprio prima di eliminarli, ma poi arriva il Deus ex machina e il cattivo ormai si è smerdato ed è troppo tardi.
Poi, una sparata alla D&D.
pag 144 - "Indossandola la mia forza e la mia agilità sono potenziate del 300%." UAU! Aggiungiamo il punteggio alla scheda del personaggio! Tiro un D20!
E poi un tentativo di autoironia riparatrice alla scena di prima che, almeno ai miei occhi, non adempie assolutamente al suo ruolo. Anzi.

pag 145 - "In quelle pellicole il villain spiattellava
sempre il suo piano, prima di venire sconfitto dall’eroe
di turno. Peccato che quel genere di epilogo non fosse
contemplato nella realtà." Esattamente; diciamo che il cliché rimane tale nonostante la citazione, che non lo rende più verosimile, per quanto auto-ironico.


~Conclusioni~

In breve, il romanzo ha cominciato a piacermi dalla prima pagina, forse perché mi aspettavo qualcosa di militare, di storia alternativa mista ad azione, forse perché mi aspettavo un'ucronia tecnologica ecc. Da questo punto di vista sono rimasto deluso, semplicemente perché ho frainteso il genere. Per quanto ucronico, è prettamente un thriller storico.
Appurato questo, non ho gradito granché le pecche narrative, ed è un peccato perché la storia è buona, le idee anche. La lettura non è stata frenata dallo stile, però mette a disagio dover constatare gli errori e continuare la storia. Non te la fa gustare appieno.
Non so quanto possa valere il mio parere, ripeto, visto che 1935 probabilmente è più una prima parte di un romanzo che un romanzo a sé. Ad ogni modo, essendo stato pubblicato come romanzo singolo, lo valuto come tale.
Queste sono le mie impressioni personali. Un ultimo elemento a favore del romanzo: l'ebook è gratis, è assai leggibile, e non è una presa per il culo che ti ruba 18€.
Gli appassionati di storia gradiranno sicuramente più di me.

Nota: Le citazioni al romanzo sono state scritte durante la lettura, commenti inclusi, per cui risentono di "emozioni" istantanee.

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Link utili, contatti, downloads

mercoledì 8 giugno 2011

Impressioni | The mysterious geographic explorations of Jasper Morello

In cerca d'ispirazione, sono finito su Wikipedia inglese per spulciare i pochi film steampunk esistenti.
Tra i tanti ho notato questo; si tratta in realtà di un cortometraggio, di produzione australiana.
(A fondo pagina link e risorse utili).

A una prima occhiata si capisce che il fattore steampunk è stato pompato a dismisura, però solo esteticamente. Non essendo un esperto della letteratura in questione, rimando al Duca per approfondimenti e dettagli.
Fare una sinossi del cortometraggio è difficile, vista l'ampiezza (ristretta) dell'opera.

In breve, un geografo (o meglio, un navigatore responsabile delle rotte, non è ben chiaro) viene chiamato per una spedizione. Lasciando la città lascia anche la moglie, che assiste i malati affetti di una piaga contagiosa che sta decimando la popolazione.
Durante il viaggio, l'eccentrico biologo della ciurma scopre che una creatura incontrata lungo la (travagliata) rotta offre un rimedio alla malattia in cui riversa la loro città.
Segue un intrigante viaggio di ritorno.

Il cortometraggio è sì un'animazione, ma in pratica consiste in sagome bidimensionali che si muovono su diversi piani ugualmente piatti; solo i dirigibili e le navi volanti sono modelli totalmente 3D. Nel complesso credo si tratti di una realizzazione di computergrafica in Toon Shading con particolare attenzione allo stile sagoma-bidimensionale.
Il corto è un piccolo capolavoro. Non eccelle per originalità, si può apprezzare il lato artistico, i concept della città, delle navi volanti, e il modo in cui è stare resa l'ambientazione aerea generale.
Non bisognerebbe però chiedersi che tipo di tecnologia usa la società in questione. Le navi volanti galleggiano placide in aria da ferme, quando si muovono invece si attivano tutti gli ingranaggi senza un ordine.
Il vapore c'è ma non si vede all'opera in maniera evidente (un sacco di meccanismi e poco vapore).
Si usa anche la comunicazione radio (Morello comunica con la moglie dalla nave e la vede pure sullo schermo).
Le armi hanno una funzione puramente estetica.
Non sono ben specificate la storia di questa civiltà e svariati altri aspetti che incuriosiscono molto. Sembrano infatti in programma ulteriori produzioni -- ma non sono granché informato a riguardo.
Nel complesso, l'ambientazione è un po' steam e un po' (a me sembra un po' tanto) art nouveau.
Vale la scarsa mezzora impiegata per vederlo. Si tratta di una storia di avventura con uno spruzzo pittoresco di riflessione sulla natura dell'uomo.
In ultima analisi, il sito web del corto è carino e merita una visita, sia per la grafica che per i contenuti. La "Gazzetta di Gothia", che lascia intendere che alle spalle della realizzazione ci sia stato sicuramente un world building con ampie prospettive.

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Link e surrogati:

- Link Megaupload per il film in .avi, con sottotitoli .srt inglesi e un'altra lingua, forse serbo.
- Cortometraggio completo, caricato su youtube dagli stessi produttori, mi pare.
- Breve introduzione allo Steampunk, un esaustivo e splendido 101 del Duca sul genere.
- Sito web del corto, Jasper Morello.