tag:blogger.com,1999:blog-3354264224103327412024-03-13T19:27:15.099+01:00Il Rifugio di TaotorFederico Russo "Taotor"http://www.blogger.com/profile/05559731962576557667noreply@blogger.comBlogger257125tag:blogger.com,1999:blog-335426422410332741.post-87012479989362083042016-10-31T13:03:00.000+01:002016-10-31T13:03:53.237+01:00Bad Trip, il mini spin-off di Blestemat<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh_SXzExGtCltszjNQEL_u61HkmpTUAKhOfUaiIGlY33KkJFzMadobYM5Vwny1IRU4zBHhCtowu4c4pdto8egSyUx_IuXC32ZxO2uiISdbtB0spXweP8TjXMK5TTh341W4rTSejml1JM3o/s1600/badtripcover.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh_SXzExGtCltszjNQEL_u61HkmpTUAKhOfUaiIGlY33KkJFzMadobYM5Vwny1IRU4zBHhCtowu4c4pdto8egSyUx_IuXC32ZxO2uiISdbtB0spXweP8TjXMK5TTh341W4rTSejml1JM3o/s320/badtripcover.jpg" width="240" /></a></div>
Ai nuovi lettori, che non hanno ancora letto Blestemat: grazie per la chance che date al racconto, spero vi piaccia. La vicenda di Marco qui narrata ha un background che si trova nella parte iniziale di <i>Blestemat</i>, ma ho cercato di rendere il racconto quanto più indipendente possibile, o comunque godibile come <i>one shot</i>. Se vi piacerà l’ambientazione e i personaggi, allora potrebbe piacervi anche il romanzo, che chiarisce un po’ di più cosa succede nel mondo slavo del sud Italia, una dura e oscura realtà troppo a lungo trascurata (ed è tutto completamente vero, ovviamente!).<br />
Ai lettori di <i>Blestemat</i>: mi auguro che questo racconto vi faccia rivivere un po’ di quell’atmosfera che ho cercato di infondere nella novella. È passato più di un anno dalla sua pubblicazione, e diversi lettori mi hanno scritto che avrebbe gradito un seguito. Questo è il miglior compromesso che abbia potuto trovare, al momento.<br />
Grazie a Marco per aver curato anche quest’opera, sebbene non fosse tenuto a farlo. E come al solito, la sua cura per ogni cosa è maniacale. Sappiate che buona parte del tempo investito in questo racconto è stato sottratto anche al suo tempo libero.<br />
<i>Bad Trip</i> è inteso come un divertissement di Halloween. Mantiene più o meno lo stesso registro di <i>Blestemat</i>, i toni sono un po’ più leggeri, e dovendosi sviluppare in un range di parole ristretto (poco meno di cinquemila), non poteva che essere una breve serie di scene concitate.<br />
Questo è il mio omaggio per una festa che, al di là delle sue origini o del suo significato, rappresenta per il mondo della fiction un’ottima fonte di ispirazione, un’occasione per poter dare un po’ di spazio a quelle storie assurde e soprannaturali che non sempre riescono a emergere tra gli altri generi di tendenza nelle principali classifiche, come i gialli o i rosa, ma che traggono dalla giornata di Halloween tutta la necessaria magia per poter, anche solo per un giorno, essere accolti con entusiasmo, stupire e incantare.
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Buona lettura!<br />
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<b>ePub</b>: <a href="http://bit.ly/2eKf2Jk">http://bit.ly/2eKf2Jk</a><br />
<b>Kindle</b>: <a href="http://bit.ly/2ecCCxH">http://bit.ly/2ecCCxH</a><br />
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Per chi vuole leggere invece <i>Blestemat</i>:<br />
<b>Amazon (Kindle)</b>: <a href="https://www.amazon.it/dp/B014GAXPD8/">https://www.amazon.it/dp/B014GAXPD8/</a><br />
<b>StreetLib (ePub e Kindle)</b>: <a href="https://stores.streetlib.com/it/federico-russo/blestemat%EF%BB%BF">https://stores.streetlib.com/it/federico-russo/blestemat</a>Federico Russo "Taotor"http://www.blogger.com/profile/05559731962576557667noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-335426422410332741.post-67819428608121957762016-09-14T15:10:00.000+02:002016-09-14T15:10:10.637+02:00Un anno di Blestemat, un anno come autore di Vaporteppa<a href="https://stores.streetlib.com/assets/media/catalog/original/st/5/st-simplicissimus.it-75025.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img align="left" border="0" height="320" src="https://stores.streetlib.com/assets/media/catalog/original/st/5/st-simplicissimus.it-75025.jpg" width="240" /></a>È passato un anno (e qualche giorno) da quando ho <a href="http://federico-russo.blogspot.it/2015/08/blestemat-il-mio-romanzo-breve.html">annunciato</a> l'uscita di <i>Blestemat.</i><br />
Da allora sono successe diverse cose, che mi hanno distolto dal blog (a cui ormai sapevo di non poter prestare comunque molta attenzione).<br />
Nell'arco di pochi mesi, il romanzo è andato abbastanza bene (<i>molto</i> <i>bene,</i> per essere una breve commedia-thriller fantasy meridionale coi rumeni e le bestemmie in salentino, per capirci), e a soddisfarmi sono state soprattutto le opinioni che ho letto, sia quelle pubblicate sui lit blog, sia le recensioni su Amazon, sia quelle che mi sono state mandate in privato. Il tempo impiegato dai lettori per leggere l'opera e scriverci addirittura un parere vale più di qualsiasi stellina assegnata sugli store.<br />
Non esito a definirmi orgoglioso dei "miei lettori", perché ciascuno ha argomentato in maniera precisa diversi aspetti (sia punti forti che punti più deboli) su cui ho investito tempo ed energie: sapere che non sono passati inosservati mi ripaga del tempo speso.<br />
Più di qualcuno mi ha contattato privatamente per parlare dell'opera, e questo mi ha fatto molto piacere. Più di qualcuno, inoltre, è stato "ispirato", si è sentito motivato a scrivere, o a riprendere a scrivere, a studiare la tecnica.<br />
Missione compiuta, insomma.<br />
Vaporteppa ha una filosofia ben precisa, e il dialogo con i lettori ha dimostrato che il progetto funziona. La cura estrema verso il testo, verso la costruzione e lo sviluppo della storia, le scelte grammaticali ben ponderate, la linea editoriale ben definita verso un tipo di narrativa che pone come pilastri l'immersione nella storia e l'intrattenimento proprio della fiction così come dovrebbe essere: tutte queste caratteristiche hanno incontrato la mia visione (non solamente <i>mia</i>, semmai una visione comune) della narrativa, maturata negli anni, tra scrittura e lettura, e da lì tutto è stato naturale, proporre la storia e lavorarci su.<br />
La cosa più importante che vorrei sottolineare è la questione puramente tecnica della scrittura. Sul sito di Vaporteppa c'è <a href="http://www.vaporteppa.it/approfondimenti/nascita-o-addestramento/">un esauriente articolo dedicato</a> alla questione del talento, della contrapposizione tra "genialità innata" e "talento appreso".<br />
A scrivere bene si impara, col tempo, e studiando. Chiunque segua il mio blog si ricorderà quanto spesso ne ho parlato, quanto mi sia cara la questione.<br />
Una delle cose che più mi infastidiscono della letteratura mainstream è l'intoccabilità degli autori "famosi", quel sistema secondo cui se un autore è pubblicato e vende <i>allora sicuramente</i> è un genio. La paura di dire che il re è nudo. La paura di dire che l'opera vincitrice di quel premio Strega fa schifo.<b> </b><br />
<b>Vaporteppa va controcorrente</b>, o per essere più raffinati, <b>procede a cazzo duro</b>: non cerca il caso editoriale, il best seller romantico scritto da <a href="http://angra-planet0.blogspot.it/2010/09/il-grande-talento-di-amanda.html">un'adolescente cieca</a> (magari <a href="http://letteradonna.it/221416/intervista-cristina-chiperi-my-dilemma-is-you-wattpad/">scritto direttamente con lo smartphone</a>). Non cerca l'occasione o lo scoop, non segue le mode.<br />
Vaporteppa ha l'obiettivo di portare <b>buona narrativa</b> in Italia, punta sulla <b>qualità</b>, non sfrutta l'hype o la notorietà per vendere e deludere: per questo motivo seleziona gli autori più promettenti, e dopodiché, a seconda delle capacità, <b>li addestra</b> laddove serve. A qualcuno può sembrare presuntuoso, ma chi non ha mai vissuto il mondo della scrittura non ha idea di quello che accade, non ha idea che c'è gente che avrà scritto 50mila parole in tutta la sua vita e secondo cui scrivere di "gocce umide contro la finestra bagnata" è ok, gente convinta che basti l'ispirazione a produrre qualcosa di buono. Gente che spesso viene anche pubblicata dalle principali case editrici!<br />
Così come c'è gente che ha studiato diversi manuali di scrittura, si è allenata su diversi stili e generi, che ha passato un sacco di tempo a scrivere e cestinare, e a continuare a studiare.<br />
Ho passato gran parte della mia adolescenza a emulare scrittori famosi, a studiare manuali di scrittura, a leggere vagonate di fiction di tutti i tipi, a provare diversi stili.<br />
Per questo motivo ammiro Vaporteppa e mi riconosco nella sua politica. Anche il lettore più navigato potrebbe non accorgersi di tutti gli espedienti stilistici utilizzati in <i>Blestemat</i>. L'azzeramento degli avverbi inutili in -mente, l'eliminazione dei gerundi temporali che non specificano, il vocabolario ridotto all'osso, l'Io sommerso, con la relativa eliminazione dei verbi di senso, la costante attenzione a mantenere i periodi quanto più brevi possibili e privi di parole inutili. <br />Per non parlare di tutto quello che riguarda la struttura della storia in tre atti, dell'arco di trasformazione del personaggio, della premise, del tema fondante, ecc., aspetti su cui ero carente.<br />
L'obiettivo non è che il lettore se ne accorga (sebbene, come già detto, a qualcuno non sfugge, e ciò permette di intavolare una bella discussione sulla tecnica), ma che il ricorso a tutti questi espedienti faccia scomparire la realtà esterna e immerga completamente il lettore nella storia.<br />
Grazie a chiunque abbia letto <i>Blestemat</i>, grazie a chiunque lo leggerà, e grazie di cuore a chi mi ha contattato o vorrà contattarmi per parlare di scrittura e dintorni.Federico Russo "Taotor"http://www.blogger.com/profile/05559731962576557667noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-335426422410332741.post-44381462461393759862016-01-18T14:50:00.001+01:002016-01-18T14:50:33.077+01:00Impressioni | Carrellata letteraria autunnale 2015Come si sarà notato dalla pubblicazione dell'ultimo post, non ho avuto tempo per scrivere né per leggere, causa impegni "professionali". Oltretutto è passato un sacco di tempo da quando ho letto i primi romanzi della carrellata (dopo un mese ho già dimenticato personaggi e trama, per capirci), per cui mi limiterò a impressioni generali e per nulla esaustive e, come sempre, non richieste.<br />
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<img align="left" src="http://i.gr-assets.com/images/S/photo.goodreads.com/books/1374012995i/18210012._UY200_.jpg" height="150" width="100" /><br />
<b>Il pasticcere del re</b>, di Anthony Capella<br />
Per primo, di Capella, avevo letto <i>Il profumo del caffè</i>, che tutto sommato avevo trovato godibile.<br />
<i>Il pasticcere del re</i> invece è al di sotto delle aspettative. L'evoluzione della storia e dei personaggi è blanda e nel complesso l'ho trovato un romanzetto insignificante. Inutili se non fastidiose le citazioni a inizio capitolo. Non hanno alcun senso, stanno lì solo per "abbellire", o meglio, per distrarre.<br />
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<img align="left" height="150" src="https://d.gr-assets.com/books/1354988288l/5886881.jpg" width="100" /><b>Nei luoghi oscuri</b>, di Gillian Flynn<br />
L'autrice è quella di <i>Gone girl</i>, che non ho letto, sebbene abbia visto il film. Da <i>Dark places</i> è stato anche tratto un film, che però a quanto pare non ha avuto granché successo.<br />
A mio avviso, il problema principale della storia è la protagonista. Come in <i>Norwegian Wood</i> di Murakami, un protagonista depresso non funziona granché. Certo, in <i>Dark places</i> la protagonista <i>fa qualcosa,</i> più o meno, ma come fa notare un recensore di Goodreads, la chiamata all'azione è blanda e poco credibile, e alla fine il mistero finale gira tutto intorno a "chi ha fatto quello che è successo".<br />
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<img align="left" src="http://www.vaporteppa.it/wp-content/uploads/2015/11/Alien_copertina_900x1200-413x550.jpg" height="150" width="100" /><b>Alieni coprofagi dallo spazio profondo</b>, di Marco Crescizz<br />
Il parere su <i>Alieni</i> l'ho scritto su Amazon e ve lo copincollo perché sono pigro:<br />
È innegabile che una storia simile non si vedrebbe tra gli scaffali delle librerie. Ed è un peccato, perché trovare <i>Alieni coprofagi</i> per esempio nella libreria di una stazione sarebbe perfetto per poter immergersi completamente e arrivare a destinazione senza aver percepito lo scorrere del tempo. Ed è proprio quello che ho fatto io (fortunatamente esistono gli eReader e gli store online). Alieni coprofagi supera la parodia del genere (di cui si parla approfonditamente nelle note a fine opera), si distingue sia per la bizzarria che per l'originalità. L'allucinazione di uno Schwarzenegger che in realtà funge anche da "spirito guida", coscienza morale, ecc. rappresenta un escamotage originale e divertente. Idem gli effetti lisergici delle feci umane. Unico piccolo difetto dell'opera: la sua brevità. Avrei preferito uno sviluppo un po' più lungo, magari con altri spunti bizzarri e ridicoli, ad ogni modo meglio breve che inutilmente prolisso. Bello anche il finale, che ho trovato soddisfacente (molte opere oggigiorno hanno dei fastidiosi pseudofinali aperti che non risolvono in alcun modo i conflitti o le domande poste dalla storia).<br />
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<img align="left" src="http://d.gr-assets.com/books/1443533187l/26013278.jpg" height="150" width="100" /><b>Anna</b>, di Niccolò Ammaniti<br />
Personalmente, non mi importa che Ammaniti abbia fatto ricorso a dei trope già abusati. È un autore che apprezzo e che mi è stato anche di ispirazione in passato. In <i>Anna</i> ha uno stile migliore rispetto ad altre opere, ma con i classici, evidenti limiti che si riscontrano nella stragrande maggioranza degli autori. E davanti a picchi di bruttezza stilistica, non posso non domandarmi se la parte buona è dovuta a un bravo editor o se l'altalenanza è tutta farina del sacco di Ammaniti.<br />
Per esempio (sì, in questo caso ho salvato le annotazioni sul Kobo), in alcuni punti si assiste a picchi di oscenità che sembrano scritti da Baricco:<br />
<blockquote class="tr_bq">
Come un organismo pluricellulare, la massa che bivaccava intorno all'hotel allungò le sue propaggini umane sui costoni della collina ...</blockquote>
Che mi ha ricordato i "fiumi carsici" che si riversano in cucina o quello che era. O:<br />
<blockquote class="tr_bq">
Negli ultimi quattro anni di vita Anna aveva sofferto e superato dolori immensi, folgoranti come l'esplosione di un deposito di metano e che le stagnavano ancora nel cuore. <i>[bla bla bla]</i> nemmeno per un secondo l'idea di farla finita l'aveva sfiorata, perché avvertiva che la vita è più forte di tutto. La vita non ci appartiene, ci attraversa.</blockquote>
Folgoranti come... come... come 'na catapulta! La frasona finale poi è un monumento di zucchero filato e miele: viene fuori dal nulla, è ancora più scollata dalla storia di quanto già non faccia la digressione infodumposa, e fa ridere perché ammicca al pubblico di ragazze adolescenti che tempestivamente, come reazione, mettono su una tazza di tè o caffè da posizionare accanto al libro, mano in mezzo alle pagine per tenerlo aperto e al contempo esporre la nail art, e via ad instagrammare il tutto con un filtro vintage e la tag line del romanzo in descrizione.<br />
Altri dettagli che ricordo: i ragazzini più grandi, cioè vicini ai 14 anni, si comportano in maniera troppo infantile, soprattutto considerando che sono dei ragazzini "del futuro". Già conosciamo la generazione 2000, figuriamoci i prossimi.<br />
Ultima nota: il finale è terribile.<br />
<br />
<img align="left" src="http://ecx.images-amazon.com/images/I/61zS3V994%2BL._SX373_BO1,204,203,200_.jpg" hieght="150" width="100" /><b>Il Grande Strappo</b>, di Giuseppe Menconi<br />
Volendo fare un confronto, ho preferito <i>Il Grande Strappo</i> ad <i>Abaddon</i>.<br />
Se Abaddon mi è sembrato più "sbilanciato" sul versante horror, nel <i>Grande strappo</i> c'è una giusta quantità di sci-fi, azione, sviluppo di trama ed evoluzione dei personaggi.<br />
Non ho molto da aggiungere a quanto è già stato detto (e sicuramente è stato fatto meglio rispetto a quanto potrei fare io), per esempio da <a href="http://anoivivi.blogspot.it/2016/01/il-grande-strappo-di-giuseppe-menconi.html#more">AleK</a>.<br />
Una cosa è certa: nel <i>Grande Strappo</i> la forza dell'amore non basta a risolvere i problemi, come in Interstellar. Anzi. L'ansia per la fine del mondo, l'angoscia di rimanere tagliati fuori dall'esistenza, l'istinto di sopravvivenza che non guarda in faccia a nessuno e costringe ad atti terribili. Il romanzo è tutto questo, ben incastrato in una cornice fantascientifica indispensabile per la trama e che allo stesso tempo non prende il sopravvento, ma accompagna lo sviluppo degli eventi in maniera armonica.Federico Russo "Taotor"http://www.blogger.com/profile/05559731962576557667noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-335426422410332741.post-40491891651874080782015-08-25T16:50:00.000+02:002019-09-05T15:17:19.016+02:00Blestemat, il mio romanzo breve<img align="left" alt="vampiri strigoi rumeni maledizioni puglia fiction novella short vaporteppa" height="320" src="https://stores.streetlib.com/assets/media/catalog/original/st/5/st-simplicissimus.it-75025.jpg" width="240" />Sorpresa!<br />
Ve l'avevo accennato che stavo scrivendo, ed ecco il risultato. In effetti, questa è una delle ragioni per cui ho trascurato un po' il blog.<br />
Chi mi segue da anni avrà letto una vecchissima versione (cortissima, era un raccontino breve di mille parole) scritta secoli fa.<br />
Nella postfazione c'è qualche informazione di più a riguardo.<br />
Per farla breve: me ne esco a inizio anno con la storia "finita", di circa 25mila parole. Soddisfatto, la faccio leggere al Duca che mi dà una spinta (le sue spinte sono calci in culo, ovviamente) per migliorarla, e ne escono oltre 10mila parole in più, una struttura migliore e sviluppi più soddisfacenti.<br />
Sono molto contento del risultato finale.<br />
Vi riporto la quarta di copertina:<br />
<br />
<blockquote class="tr_bq">
Alessandro vive a casa coi genitori, non ha un lavoro e la sua ragazza gli fa le corna. La sola prospettiva nella sua vita è di laurearsi fuori corso in Filosofia e finire a fare il cassiere al supermercato. Ma potrebbe andare peggio: quando insieme a un amico incontra in un casolare abbandonato due belle rumene conosciute su Facebook, la sua vita di merda ha una svolta inaspettata.
<br />
In fuga nelle campagne pugliesi, tra ulivi e masserie, Alessandro affronta streghe in grado di portare sfiga con la sola forza di volontà e finisce nel mezzo del mondo nascosto del sovrannaturale slavo. Armato del proprio umorismo nero per sdrammatizzare i disastri e con l’aiuto di un giovane macellaio rumeno dall’italiano non proprio impeccabile, Alessandro dovrà aprirsi la strada verso la salvezza a colpi di ferro da cantiere appuntito e bottiglia rotta.</blockquote>
Qui il link per reperirlo, sia in ePub che formato Kindle: <a href="https://store.streetlib.com/en/federico-russo/blestemat/">https://store.streetlib.com/en/federico-russo/blestemat/</a><br />
<i>Blestemat</i> è una commedia nera con elementi fantastici: in realtà il romanzo si evolve in maniera naturale e gli aspetti comici non sminuiscono gli sviluppi o la natura stessa della storia, semmai l'arricchiscono, per cui si può considerare tanto commedia quanto thriller con elementi sovrannaturali (infatti la categoria su Streetlib è "Mistero e investigativo", non è una storia fantastica in stile <i>Harry Potter</i> o <i>Game of thrones</i>, per capirci).<br />
Spero che vi piaccia. Credo che chi mi segue da anni avrà una bella sorpresa e potrà godersi alcune ore intense di lettura appassionata, visto che rispetto alle ultime storie pubblicate qui sul blog, anni e anni fa, nel tempo ho maturato una tecnica migliore, complice il sadismo pedagogico del Duca che, dal 2007, mi ha reso la persona che sono (cioè peggiore).<br />
<i>Blestemat</i> si legge in poche ore e, stando alle comunicazioni personali dei lettori, è una storia che prende e ti induce a finirla senza fare pause. E se qualcun altro mi conferma che questa storia gli ha sottratto qualche ora di sonno pur di finirla subito, mi renderà la persona più felice del mondo.<br />
Considerando che, dall'apertura del blog, <i>Blestemat</i> è di fatto la prima opera che pubblico con una casa editrice, direi che si può considerare un bel traguardo, un evento importante per la storia del blog.<br />
Infatti, oltre alla violenza educativa del Duca, e al contributo fondamentale dei post sui Gamberi e dei commenti sul mio blog di Gamberetta (che col suo spirito critico e la sua razionalità ci ha risvegliati circa aspetti della narrativa che molti ignoravano o simulavano di non conoscere), devo molto a tutti coloro che in questi anni hanno letto non solo i miei deliri sconclusionati sul blog (soprattutto quelli dell'adolescenza), ma anche le storie che ho pubblicato. Grazie per il vostro tempo e per le opinioni che mi avete dato. I vostri nomi, i vostri commenti, sono tutti qui, a testimonianza di un cammino di crescita in cui avete avuto un ruolo centrale. Grazie!<br />
<br />
P.S. Sembra una lettera di addio. No, il blog non chiude. È in piedi da 7 anni, e finché posso ammorbarvi con qualche cavolata, lo farò.Federico Russo "Taotor"http://www.blogger.com/profile/05559731962576557667noreply@blogger.com9tag:blogger.com,1999:blog-335426422410332741.post-77155012256331197442015-06-26T14:24:00.001+02:002015-06-26T14:24:41.109+02:00Impressioni | Carrellata letteraria primaverile 2015Ormai vado avanti a carrellate stagionali. Per giunta, quando leggo un romanzo, dopo un mese in pratica ho già dimenticato tutto, mi rimane solo il grosso delle impressioni. Questa volta sono andato ancora più a rilento, con la lettura, causa mille impegni, non ultimo la scrittura (che è stata molto proficua).<br />
Ho omesso giusto qualche opera che non vale la pena citare o non è pertinente.<br />
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<img align="left" alt="abaddon giuseppe menconi vaporteppa fantascienza horror" height="200" src="https://d.gr-assets.com/books/1418641580l/23857287.jpg" width="150" /><b>Abaddon</b>, di Giuseppe Menconi.<br />
L'aspetto positivo delle opere di Vaporteppa è che quando voglio parlarne posso sorvolare sullo stile che, grazie al training (recente e pregresso) degli autori e soprattutto all'editing (cosa inesistente nella maggior parte delle opere), è sempre buono (fatta naturalmente eccezione per le opere straniere, tradotte così come sono, e fatta eccezione per opere come <i>Lo specchio di Atlante </i>di Bernardo Cicchetti, che nonostante l'editing per Vaporteppa, è stato pubblicato con lo stile originale, un po' "fiabesco" e non proprio perfetto ma comunque buono - ma è un caso a parte, e i punti forti di quell'opera sono molti altri).<br />
Non voglio soffermarmi molto sulla storia. Ammetto che durante la lettura ho avuto l'impressione di rivivere l'atmosfera sci-fi/horror di <i>Deep Space</i>, e la nota finale dell'autore ha confermato che era proprio quello che voleva trasmettere, per cui missione compiuta alla grande. Ho apprezzato molto il realismo tecnologico, come i laser che prosicugano in fretta la batteria (cosa che in molti sci-fi si ignora). È un'ottima storia, il finale confesso che mi ha spiazzato. L'unica nota negativa, a mio parere, era l'eccessiva azione, che dopo un po' ho percepito come ripetitiva.<br />
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<img align="left" src="http://d.gr-assets.com/books/1349019450l/3230888.jpg" height="200" width="126" /><b>Il profumo del caffè </b>(<i>The various flavours of coffee</i>), di Anthony Capellla.<br />
Tralasciando il titolo reinventato (e la copertina italiana terribile che non mi sento di inserire), devo ammettere che non mi è dispiaciuto. Lo stile è a tratti buono e a tratti lascia a desiderare, ma di per sé nello sviluppo della storia si possono individuare i tre atti e la trasformazione del personaggio, con qualche plot twist qui e là e un finale più o meno prevedibile. È stata una lettura abbastanza buona, un po' d'amore, un po' dramma, un po' avventura. Il tutto ambientato nell'800.<br />
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<img align="left" height="200" src="https://d.gr-assets.com/books/1405532042l/89187.jpg" width="121" /><b>Rivelazione</b>, di Alastair Reynolds.<br />
Ero in vena di sci-fi e la sinossi di <i>Revelation space</i> mi sembrava accattivante.<br />
Riassumo in due principali aspetti.<br />
Aspetto negativo: lo stile è molto ingenuo, il narratore fa infodump, sia gli spiegoni scientifici, sia quelli inerenti il background e le intenzioni dei personaggi. Non è in grado di progettare una scena senza inciampare in brutte scorciatoie narrative.<br />
Aspetto positivo: il background, le idee, più o meno anche la storia in sé.<br />
Il problema in questi casi è che il lettore appassionato di fantascienza può bypassare lo stile, può non rendersi conto di come le informazioni, invece che narrate, vengano sbattute in faccia, e può non rendersi conto che l'autore lo stia trattando da idiota (o, come ritengo più realistico, che l'autore sia in difficoltà e ricorra a stratagemmi rozzi e inefficaci per veicolare la storia). Finché il lettore sarà più interessato agli aspetti tecnologici o sociali della storia piuttosto che alla trama in sé, la missione narrativa è compiuta.<br />
Ma è superfluo dire che se hai delle idee tecnologiche/sociali interessanti, e si inseriscono molto bene in una trama col <i>what if</i> come motore, perché perdere la possibilità di narrare una buona storia? Eppure accade, e la maggior parte dei romanzi sci-fi ha questo "sbilanciamento" tra idee e narrazione.<br />
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<img align="left" alt="fantascienza cauldron fornace di stelle urania" height="200" src="https://d.gr-assets.com/books/1388450169l/535318.jpg" width="128" /><b>Cauldron, fornace di stelle</b>, di Jack McDevitt<br />
Lo stile è scarsino, la storia ci mette un po' a ingranare e alla fine non conduce chissà dove, l'evoluzione dei personaggi è rugginosa se non proprio assente. È una specie di avventura nello spazio, in un'ambientazione meno tecnologica di <i>Rivelazione,</i> con qualche idea tutto sommato interessante ma nulla di che. Non è un'opera che valga la pena leggere, non ha granché da offrire rispetto ad altri titoli. Le idee tecnologiche sono solo un plot device, quindi niente nerdgasm di alcun tipo, visto che non vengono spiegate né si intuisce come funzionino.<br />
Nel dubbio, meglio non leggerlo.Federico Russo "Taotor"http://www.blogger.com/profile/05559731962576557667noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-335426422410332741.post-61920474708399907592015-03-06T14:21:00.003+01:002015-03-06T14:24:48.974+01:00Impressioni | Carrellata letteraria invernale 2015Una bella carrellata per inaugurare la fine dell'inverno (sì, l'inverno è finito, lo dice la mia allergia). Per chi si è appena sintonizzato: nelle "carrellate" ficco i pareri su opere per cui non potrei impiegare un post intero, del tipo che non saprei che dire, o che non mi sembrano tanto importanti da scriverci un post a sé. È stata necessaria, questa precisazione? Probabilmente no, andiamo avanti.<br />
È una carrellata piuttosto magra: da dicembre a inizi marzo ho avuto molti impegni, ne ho tuttora, in realtà (<a href="https://www.youtube.com/watch?v=JpJ0V15hOMU">Estiqaatsi</a>), e a questi impegni si è aggiunta la scrittura; ho scritto una novella di 25mila parole e ne ho in corso un'altra, tuttavia verso ciò che scrivo ho sempre un atteggiamento ambivalente, o meglio, bipolare, o meglio, maniaco-depressivo (<i>at first I was like</i>: è il romanzo del secolo sì sì sicuro guarda sono un genio vedi come fioccheranno proposte da editori di tutto il mondo ne faranno un film a Hollywod da milioni di dollari di budget DiCaprio finalmente vincerà l'oscar... <i>but then I was like</i>: che schifo è tremendo ma a chi vuoi che interessi ma com'è che mi vengono in mente 'ste storie di merda cioè dai ok basta la smetto di scrivere tanto è tempo sprecato voglio dire è una roba che facevo da adolescente mobbasta bisogna crescere dovrei darmi tipo al collezionismo dopotutto i francobolli mi hanno sempre interessato...)<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://i.imgur.com/HNh91T1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://i.imgur.com/HNh91T1.jpg" height="320" width="240" /></a></div>
Detto ciò, passiamo alle opere.<br />
<br />
<i>One more thing</i>, di B. J. Novak.<br />
Non so come dirlo in maniera delicata, per cui non lo farò. Non fa ridere. Forse se trasformati in sceneggiature e recitati come si deve, i raccontini sarebbero degli sketch divertenti.<br />
<br />
<i><a href="http://www.amazon.it/Correre-Andrea-Santucci-ebook/dp/B00JJV82Z6/ref=sr_1_3?s=books&ie=UTF8&qid=1425466368&sr=1-3">Correre</a></i>, di Andrea Santucci, alias <a href="https://ilsociopatico.wordpress.com/">Ewan</a>.<br />
Non voglio dire che raramente leggo autopubblicati, perché non sarebbe vero, ma è vero che le opere di molti autopubblicati non sono granché (a dirla tutta, se si facesse una statistica, sono sicuro che non ci sarebbero differenze tra qualità di autopubblicati e pubblicati da editori: ho sempre difficoltà a trovare romanzi <i>decenti</i> da leggere chiudendo un solo occhio invece che dieci, per dire). Visto che non siamo su Goodreads, posso dare una mia personale valutazione qualitativa, senza stelline.<br />
<i>Correre</i> è un racconto, non so di quante parole, secondo Amazon sono 40 pagine, strutturato su due piani temporali, un tempo "attuale" e i flashback. I flashback alla gente piacciono. In <i>Correre</i>, che narra in pratica di un ragazzo che (spoiler...?) deve fuggire da un pazzoide omicida in seguito a un incidente d'auto, i flashback danno sì spessore al personaggio, ma spezzano la continuità della linea temporale principale, su cui si costruisce in pratica tutto il climax (il climax è cosa buona, spezzarlo è cosa cattiva, un po' come se suonasse il campanello o squillasse il cellulare durante un amplesso). Lo stile è abbastanza buono, ma migliorabile. La tendenza all'infodump c'è, non è molestissima, ma comunque è presente, e risulta l'unica via di comunicazione di informazioni sul background. (Spoiler) Vista la brevità dell'opera, avrei dato più importanza allo sviluppo della fuga, piuttosto che all' "ispessimento" del personaggio o alla creazione di un conflitto passato (la gravidanza, la relazione) che comunque non trova risoluzione nel presente e, di conseguenza, neanche ragion d'essere.<br />
L'influenza di King nello stile potrei averla percepita, o forse è solo una mia impressione, ad ogni modo la prosa di <i>Correre</i> a mio avviso prenderebbe il meglio di King, e non, grazie a dio, la sua prolissità totalmente inutile.<br />
<br />
<i><a href="http://www.amazon.it/Eroi-dei-Mondi-Davide-Mana-ebook/dp/B00K590B14/ref=cm_cr_pr_pb_i">Eroi dei due mondi</a></i>, di Davide Mana.<br />
Ammetto di aver gradito un po' l'ambientazione, più che le idee (Garibaldi su Marte). Lo stile a tratti è più o meno sopportabile, a tratti è terribile. L'infodump è il male minore. Nella migliore delle ipotesi lo stile è confuso e oscuro, nella peggiore sembra essere volutamente trash. Risulta del tutto impossibile creare nella propria mente un'immagine di ciò che viene narrato:<br />
<blockquote class="tr_bq">
<b>Strani</b> animali simili ad ippopotami <b>si abbandonavano ad atti incomprensibili</b> con lucertole dalle gambe corte</blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
...pavimento coperto di un fitto materasso di muffa e di <b>detriti di genere innominabile</b>, che lungo le pareti formavano <b>cumuli dall'aria inquietante</b>.</blockquote>
<i><br /></i>
<i>Collasso</i>, di Jared Diamond.<br />
Diamond è famoso per il saggio <i>Armi, acciaio e malattie</i> (del 1997), quindi chi lo ha già conosciuto per la sua opera principale, non potrà che apprezzare <i>Collasso, come le società scelgono di morire o vivere.</i> Di fatto, ciò che viene spiegato in <i>Armi </i>viene ripreso in <i>Collasso</i> e ripetuto diverse volte, ma applicato alle diverse società, di conseguenza concetti prevalentemente archeologici e antropologici (come l'analisi dei rifiuti, da cui si capisce cosa mangiavano e quindi su cosa si basava la dieta di quel popolo e il tipo di agricoltura praticata) diventano molto interessanti anche dal punto di vista storico (per esempio, i coloni vichinghi groenlandesi e la loro identità culturale rigida li porta a morire perché non adeguatisi all'ambiente nuovo e ostile, e perché più propensi ad uccidere gli inuit invece che apprendere le loro abitudini adattive).<br />
<br />
<i>L'abisso di Maracot</i>, di Arthur Conan Doyle.<br />
Provocazione: nonostante tutto, nonostante per esempio l'idea di fondo del romanzo, probabilmente già scontata all'epoca (1927), Conan Doyle è comunque mille anni avanti rispetto agli autori contemporanei. Per dirne una, sfrutta la prima persona, che già è una buona scelta per filtrare gli eventi della storia. Ricorre anche a forme diaristiche o epistolari senza abusarne, altra cosa buona. Sa sfruttare conoscenze scientifiche (dell'epoca) per costruire scene interessanti. E le sue storie in generale sono abbastanza brevi, godibili volendo anche in una sola sessione di lettura.<br />
Con ciò non voglio osannarlo, perché sotto molti aspetti le sue storie fanno acqua (per esempio, la superflua aggiunta della divinità malvagia verso la fine di <i>L'abisso di Maracot</i>, che si colloca <i>dopo</i> la fine della storia, e non vi aggiunge nulla, al punto che il narratore adduce spiegazioni sul perché ha omesso questi particolari nella narrazione per relegarli solo alla fine); ciononostante, Conan Doyle è ancora attuale e più leggibile della maggior parte di autori odierni.<br />
<br />
<i>I guardiani di Faerie</i>, di Terry Brooks. Non leggevo Terry Brooks da quando ero adolescente o anche prima, da quando facevo le medie. Ero curioso per questa nuova trilogia. Curioso, eh, non esaltato. Ho leggiucchiato il primo capitolo.<br />
Una schifezza incredibile. Non è giustificabile il successo di Brooks di venti-trent'anni fa, ma diciamo comunque che è comprensibile: dalla metà degli anni '80 in poi, fantasy, giochi di ruolo, la nascita dei primi videogiochi. Ma non è tollerabile vedere pubblicate cose simili oggigiorno, ed è ancora più ridicolo pensare che a qualcuno possano anche <i>piacere</i>! Non voglio dire che il fantasy medievaleggiante sia una merda totale perchéssì, ma ammettiamolo: chi di noi ha letto oltre dieci anni fa <i>A song of ice and fire</i>, ora universalmente noto con Game of thrones per la serie tv, vedeva in Martin una "innovazione" verso il fantasy epico, cavalleresco e fiabesco di Tolkien e surrogati. Un riciclo del fantasy più noto. La saga di Geralt di Rivia, meglio noto come <i>The Witcher</i> ha cercato di riciclare questa tendenza (un riciclo di un riciclo, quindi). Ma diciamocelo: persino <i>Game of thrones</i> non ha più nulla da offrire, potremmo considerarla l'opera che segna la fine dell'era del trend del fantasy medievaleggiante.<br />
Terry Brooks è <i>meno</i> di tutto ciò, meno dei "ricicli". È una regressione ingiustificata, incomprensibile.<br />
Un po' come voler usare il dos per scrivere... Oh, wait.Federico Russo "Taotor"http://www.blogger.com/profile/05559731962576557667noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-335426422410332741.post-756624445594727022015-01-30T14:38:00.002+01:002015-01-30T14:38:13.860+01:00Impressioni | Numero zero, di Umberto Eco<img align="left" alt="umberto eco numero zero thriller giallo mondadori bompiani" src="http://i.imgur.com/axFzYTX.png" />"Chi me lo fa fare?" è la domanda che credo si ponga ogni blogger che non ha annunci pubblicitari né altre forme di guadagno sul proprio blog.<br />
È quello che mi chiedo anche io. Coi mille impegni "seri", c'è sempre la preoccupazione di aggiornare il blog in maniera più o meno costante, con qualcosa di più o meno interessante, il tutto senza alcun ritorno. Ed è a questo punto che penso: "Mah, magari le novità possono interessare, tanto vale leggere roba mainstream e buttare giù due righe di ciò che ne penso, alla stregua dell'opinione del fruttivendolo¹ sotto casa la mattina quando vai a fare la spesa e parli di politica e attualità il tempo necessario per imbustare la roba e fare lo scontrino e andartene".<br />
Sappiate che è un sacrificio: sono indietro coi libri che mi interessano <i>davvero</i>.<br />
<br />
Piccolo colloquio scolastico su Umberto Eco.<br />
Il ragazzo è intelligente, ma non si applica. Lasciamo perdere <i>Il nome della rosa</i>, (che è <i>comunque</i> un giallo migliore di <i>Numero zero)</i> pensiamo al <i>Pendolo di Foucault.</i> Sono passati dieci anni da quando lo lessi (e avevo 15 anni), non ricordo più una cippa, a parte una cosa: il narratore ogni tanto mutava registro linguistico, e questo mi fece pensare che Eco <i>saprebbe</i> scrivere narrativa meglio di come fa, ma <i>non vuole farlo</i>.<br />
Detto ciò, veniamo a <i>Numero zero</i>.<br />
(Attenzione, piccoli SPOILER e anticipazioni) Un tale viene assunto per lavorare nella redazione di un giornale fittizio, dal fine politico-economico, per scrivere articoli finti, scritti a posteriori, che simulino una specie di "preveggenza" rispetto a importanti eventi politici, e che facciano pensare a pericolose conoscenze riguardo a interessi privati di persone potenti, al solo scopo di ricevere pagamenti affinché il giornale <i>non </i>venga pubblicato. Qualcosa del genere.<br />
Per me è no.<br />
Al di là dello stile, la storia <i>non </i>è un giallo, in realtà non esiste alcuna storia. Ci sono le premesse, ma non si sviluppa niente.<br />
Lo schema narrativo è il seguente (se avete intenzione di leggere il romanzo, <i><u>non leggete quanto segue</u>, </i>ci sono <i style="text-decoration: underline;">spoiler</i>, oppure leggete e risparmiate tempo e soldi): <u>Primo capitolo</u>: il protagonista è in pericolo, qualcuno potrebbe volerlo morto perché "sa troppo" / <u>Resto del romanzo</u>: Flashback fino alla fine, background del protagonista, cenni di come viene messa su la redazione del giornale fittizio, storiella d'amore con un altro personaggio, lunghe digressioni sparse su argomenti totalmente inutili / <u>Fine della storia</u>: non succede niente, si fa capire che in realtà nessuno è in pericolo, e il protagonista può continuare a vivere la sua storia d'amore con l'altro personaggio, senza mettere in atto alcuno sforzo per opporsi a un pericolo che viene liquidato in poche righe di dialogo come un non-pericolo.<br />
Alla mancanza di un "motivo di esistere" della storia si aggiunge la lacuna più grande di Umberto Eco, il feticismo per le digressioni informative che vanno <i>oltre</i> l'infodump (per esempio, a un tratto ci sono <i>pagine e pagine di muri di testo</i> riguardanti agli ordini cavallareschi e alla relativa storia, dai Cavalieri di Malta a mille altri di cui a nessuno frega niente e che non hanno il minimo scopo per la storia). Oltre a questo, a Eco piace fare elenchi e giochi intellettuali: i personaggi stanno proponendo una rubrica umoristica per il giornale, rubrica che <i>non </i>verrà fatta, ma Eco si diverte a far proporre <i>a ogni personaggio</i> una manciata di battute "divertenti" per giunta <i>troppo sottili ed elaborate per poter essere verosimilmente inventate sul momento,</i> e quando, dopo una pagina intera, sembra finita, ecco che dice:<br />
<blockquote class="tr_bq">
Ormai la gara non si poteva più arrestare e Fresia era di uovo intervenuta:</blockquote>
E giù con un'altra pagina di battute. Non era divertente dopo le prime due <i>righe</i>, cosa gli ha fatto pensare che lo sarebbe stato dopo <i>due pagine</i>?<br />
Un esempio di feticismo per gli elenchi: il protagonista dimostra come cambiare retoricamente il senso delle affermazioni di cronaca per arrivare in maniera più efficace alle persone (grassetto mio):<br />
<blockquote class="tr_bq">
"Il lettore capisce quello che sta succedendo solo se si dice siamo a un muro contro muro, il governo annuncia lagrime e sangue, la strada è tutta in salita, il Quirinale è pronto alla guerra, Craxi spara alzo zero, il tempo stringe, non va demonizzato, non c'è spazio per i mal di pancia, siamo con l'acqua alla gola, ovvero siamo nell'occhio del ciclone ..."<br />
[breve discussione]<br />
"Su vada avanti, Colonna."<br />
"Bene," avevo ripreso, "<b>concludo col mio elenco</b>: occorre salvare capra e cavoli, la stanza dei bottoni ..."</blockquote>
E via discorrendo.<br />
Conclusioni.<br />
Come giallo è deludente, o meglio, <i>non</i> <i>è un giallo</i>, quindi lo sconsiglio a chi è un appassionato del genere. È deludente anche come storia in senso lato: non c'è alcun elemento che ne giustifichi la narrazione. Niente "intrighi", niente stratagemmi narrativi mind-fucking, niente di interessante persino nella tesi del complotto col sosia di Mussolini, tutto fila liscio regolare. Più che un romanzo, è un insieme di fatterelli da enciclopedia, digressioni storiche speculative/fantasiose, il tutto mascherato da "romanzo".<br />
Almeno ne <i>Il nome della rosa </i>c'erano gli omicidi e il plot twist su assassino e modalità di uccisione, che sicuramente non giustificava i pipponi teologici ecc., <i>ma almeno</i> <i>c'era</i>.<br />
Se dovessero fare un film da <i>Numero zero</i>, per stendere la sceneggiatura butterebbero via il 90% dell'opera e manterrebbero solamente il <i>casus belli</i> del giornale fittizio. Dubito persino che manterrebbero i personaggi, che, ho dimenticato di dirvelo, non hanno uno sputo di caratterizzazione, a partire dalla ragazza, che addirittura viene definita più o meno "autistica" ed è il massimo della "complessità" che riesce a raggiungere il romanzo.<br />
<br />
---<br />
¹ Corporazione dei Fruttivendoli, non fatemi causa, è una battuta. Ho preferito "fruttivendolo" a "macellaio" perché, beh, non si sa mai, quelli maneggiano strumenti affilati.Federico Russo "Taotor"http://www.blogger.com/profile/05559731962576557667noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-335426422410332741.post-82171878797008580962015-01-16T13:56:00.001+01:002015-01-16T13:56:34.464+01:00Impressioni & considerazioni | Un'impresa da eroi, di Morgan Rice + fantatrash e social network<img align="left" alt="morgan rice amazon quest of heroes impresa da eroi fantasy trash" src="http://i.imgur.com/VJukSMd.jpg" height="320" width="226" />Nell'ultimo post abbiamo parlato (ok, <i>io</i> ho parlato, poi nei commenti ne abbiamo discusso) dei lit-blog prezzolati, cioè di gente che parla bene di certi romanzi solo per accattivarsi la simpatia di case editrici e farsi inviare romanzi gratuitamente.<br />
Poi si è parlato anche di valutazioni sui social, di troppe stelline per opere che non ne valgono neanche una, con un interessante <a href="http://tapirullanza.com/2015/01/09/e-quindi-uscimmo-a-metter-le-stelline-o-consigli-per-gli-acquisti/">approfondimento di Tapiro</a> e la sua esperienza personale.<br />
Questo romanzo è uno di casi suddetti.<br />
Il fantatrash non è una novità, né lo sono le valutazioni pompate sui social. Già secoli fa, <i>before it was cool</i>, <a href="http://zweilawyer.com/2012/09/23/il-peggio-del-fantasy-3-unikamente-falsi/">Zweilaywer aveva dimostrato</a> gli intrallazzi che avvenivano su Anobii, ovvero valutazioni positive effettuate presumibilmente da case editrici o relative scimmie ammaestrate che si avvalevano di account fake (addirittura corredate da recensioni che simulavano veramente un'identità autentica dietro quei nick) per aumentare la valutazione media di un'opera, e far credere che fosse un bestseller o giù di lì.<br />
<br />
Ho scoperto Morgan Rice (ammesso che sia una persona vera e non un software che genera frasi sensate secondo un pattern prestabilito - true story, Turing sarebbe contento di dove siamo arrivati) su Amazon e Goodreads. Come ho già detto un fantastiglione di volte, io ho un serio problema psichico, cioè mi piace il Fantasy, e non me ne spiego il perché. Vorrei tanto leggere una saga fantasy ignorante, alla Dragonlance, stereotipata, stilata col manuale di D&D accanto; a patto che sia scritta sufficientemente bene da un punto di vista stilistico, e che trasmetta un minimo di sense of wonder. Mi illudo di poterla trovare, ma ogni opera che provo è un prevedibile fail, ogni Fantasy è peggiore dell'altro. Il binomio Fantasy - Schifezza colossale sembra impossibile da spezzare. Le eccezioni sono rarissime o comunque è possibile trovare "il meno peggio", come Martin o Abercrombie, che comunque non eccellono quanto a stile. Non parlo di Fantasy in senso lato, parlo di Fantasy nel senso più gretto e abominevole che trova parte del suo significato nel nome "Heroic Fantasy", cioè banalissimi razze e classi che vedono gente e fanno cose in un'ambientazione inventata. Tipo <strike>Morrowind</strike> <strike>Oblivion</strike> Skyrim o l'ultimo Elder Scrolls a cui siamo arrivati, per avere un'idea.<br />
<br />
Due parole sull'autrice di questo romanzo. Viene spacciata per:<br />
<blockquote class="tr_bq">
(...) the #1 bestselling author of THE VAMPIRE JOURNALS, a young adult series comprising eleven books (and counting); the #1 bestselling series THE SURVIVAL TRILOGY, a post-apocalyptic thriller comprising two books (and counting); and the #1 bestselling epic fantasy series THE SORCERER’S RING, comprising thirteen books (and counting). Morgan Rice is a USA Today Bestselling author.</blockquote>
(citazione dal <a href="http://www.morganricebooks.com/ebook%20bestseller%20morgan%20rice.htm">suo sito</a>) Va da sé che questa persona probabilmente non esiste, e se esiste non vuole far sapere chi sia veramente, dove vive, che faccia abbia: è comprensibile, anche io mi vergognerei a pubblicare Fantasy (Fantasy come questo, soprattutto) col mio vero nome, preferirei anzi scrivere letteratura erotica senza pseudonimo, piuttosto che scrivere "una saga fantasy di grande successo". Oltretutto il suo nick (perché mi rifiuto di credere che sia il suo vero nome) ricorda Anne Rice, tra gli autori di punta della moderna letteratura gotica e di vampiri (fun fact: Ann Rice è anche autrice di romanzi erotici), e Morgan Rice millanta di essere #1 bestselling author di <i>The vampire journals</i>. Coincidenza? Io non credo #adamkadmon #gomblotto #vampiri.<br />
<br />
Due parole sul romanzo, perché di più davvero sarebbero sprecate.<br />
Fa schifo. Fa così schifo che non meriterebbe nemmeno il tempo necessario per un paio di righe.<br />
L'ebook è pieno di refusi. Lo stile è terribile. I dialoghi sono ridicoli. La trama è inesistente. I cliché si sprecano.<br />
Neanche impegnandomi riuscirei a scrivere così male.<br />
Ho annotato, durante la lettura, una ventina di citazioni da usare qui a titolo di esempio, ma il romanzo è così insulso che questo stesso post non avrebbe motivo di esistere, se non fosse per le considerazioni aggiuntive a quest'esperienza di lettura.<br />
Questo romanzo, <i>A quest of heroes</i>, in italiano <i>Un'impresa da eroi, </i>è il primo di una saga, dicevamo. Apro e chiudo parentesi: <i>A quest of heroes</i>. In una classifica di cliché fantasy potrebbe essere al 2° posto, dove al 1° troviamo <i>Dungeons and Dragons.</i> Ricorda persino quel gioco da tavolo, di "ruolo", anni '80-'90, Heroquest. Chiudo parentesi.<br />
La saga si chiama <i>The sorcerer's Ring </i>(dont' ask). Finora sono stati scritti 17 volumi, dio solo sa come. E proprio a questo riguardo, è interessante addentrarsi nella palude mefitica in cui Zwei ha avuto il coraggio di sguazzare a naso tappato già anni fa.<br />
La valutazione di questo romanzo, primo della saga, su Goodreads, è di 3,43/5, con 6.407 ratings e 563 recensioni (ovvero: seimila e passa persone hanno cliccato sulla stellina corrispondente al voto, ma solo cinquecento e qualcosa hanno anche lasciato due parole o più a riguardo). Una buona via di mezzo che non fa presumere una schifezza di romanzo né un capolavoro. Eppure è evidente che il romanzo di per sé faccia schifo. E lo squilibrio tra votazioni e recensioni è evidente. Tra i recensori che hanno dato 1-2 stelle, ci sono quelli che dicono le cose come stanno, e ci vanno giù pure molto leggeri, a mio avviso:<br />
<br />
<blockquote class="tr_bq">
This book was terrible! I was initially not going to be so mean in my review, but it did something at the end that was really unacceptable. I'll get to that in a bit. (...)</blockquote>
Nonostante la recensione, ha valutato 2/5.<br />
Sentiamo David:<br />
<blockquote class="tr_bq">
To be honest I am just so happy to see that the goodreads community is a much better judge of good writing than amazon. <b>It's mind-boggling how many good reviews this and Rice's other books have received there</b>. The fact that these reviews are better written than the books themselves should tell you all you need to know. I've asked myself quite a few times throughout this series if it's worth putting up with the horrendous writing to satisfy my curiosity of the plot lines. The answer is a resounding NO, <b>but as I had already bought the series I felt compelled to</b>. Throughout the books you see themes and even lines stolen from other fantasy writers and movies - Sword in the Stone, the Dark Knight, Spiderman, the Three Musketeers "We are one for all, and all for one" ... seriously?!</blockquote>
Voto: 1 stella (notare come questa recensione suggerisca la possibilità di un software generatore casuale di frasi, piuttosto che una persona in carne e ossa, verso la fine). Il grassetto è mio. Emblematico il fatto che l'utente non si spieghi l'alto numero di recensioni positive su Amazon. E soprattutto, tenete a mente il secondo grassetto: "... Ma avevo già comprato la serie è mi sono sentito costretto."<br />
Un altro, Mark, per cui provo sincero dispiacere, come anche per David:<br />
<blockquote class="tr_bq">
Dear God...I expected so much more from a coming of age warrior. I purchased the 3 book bundle.</blockquote>
Cioè pure questo qua ha addirittura <i>comprato</i> i romanzi. E continua, il povero Mark:<br />
<blockquote class="tr_bq">
Weak. Read at your own peril. <b>I'm going to keep reading the series till he at least becomes a warrior</b>. 3 books in and he's still useless. Reminds me of Van from FF12. Never have a read a book with a character that angered me more - you want to be a great Knight and Warrior? Be a Man. Grow up. Thor doesn't deserve the name of the God of Thunder. How this series got published I will never know. Gives me hope that my own book will one day be published.</blockquote>
Ricordate quando nel post sui lit-blog prezzolati parlavo di <b>dissonanza cognitiva?</b> Ecco che si ripresenta.<br />David semplicemente <i style="font-weight: bold;">si sente costretto</i>, lo confessa subito.<br />
Mark invece vede il bundle, tre titoli in offerta. Ci spende dei soldi perché conviene. Li legge tutti in un giorno, ne è <i>delusissimo</i> (una cavolo di stella, gli dà, una!!). Cosa fa? Cognitivamente, ha due opzioni:<br />
1) ammettere di aver gettato il denaro nel cesso e aver tirato lo sciacquone;<br />
2) sperare che l'investimento iniziale possa essere ricompensato, nei volumi successivi, da un'evoluzione della storia che possa soddisfarlo un minimo (quanto basta per dirsi: "ok, non è granché, però..."). In pratica, un comportamento (comprare il bundle di tre o più volumi) è dissonante con la cognizione (il romanzo è una merda), e porta a un cambiamento della cognizione (vabbè, magari dopo migliora, quando diventa guerriero). Ricordate? La volpe e l'uva? Quella è la dissonanza cognitiva. Bam! Scienza.<br />
<br />
<center>
<img src="http://i.imgur.com/DOdhfjG.gif" height="225" width="400" /></center>
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E via discorrendo, c'è una sfilza di 1/5. A parte i troll o semplicemente gli account fake che danno 4 o 5. C'è persino chi, a giudicare da quanto dice nella recensione, è un amante naïf del fantatrash e ritiene buone delle opere che di per sé sono terribili, e come se non bastasse dà 1 stella a questo romanzo. Della serie: sì, va bene, mi leggo lo schifo, ma a tutto c'è un limite.<br />
Com'è possibile, allora, che la valutazione strida così tanto con le opinioni di maggioranza che vogliono questo romanzo come "terribile", se non peggio? Addirittura un'autrice famosa (non per me, non bazzico le robe vampiresche young adults), Allegra Skye, si espone con un blurb secondo cui Morgan Rice è al livello di Tolkien, Paolini (LOL), Rowling.<br />
Ma la cosa che mi perplime di più è:<i><b> come diavolo ricavi 17 dannati libri dopo un'esperienza disastrosa già col primo?</b> </i>Perché i volumi successivi non solo esistono, ma sembrano avere anche un seguito, oltre che valutazioni non indifferenti.<br />
Con la (mia personale) premessa malvagia secondo cui non è assolutamente possibile che questa saga possa essere definita neanche lontanamente accettabile (ma proprio no, questa saga è uno scherzo, sarà un esperimento sociale o non so cosa), ho fatto due più due e ho pensato che all'aumento del numero dei volumi (inteso come romanzi della saga, non come unità di produzione), corrisponderebbe, viste le recensioni negative, una diminuzione dei lettori (cioè: il primo volume si può leggere col beneficio del dubbio, quindi lo leggono, per dire, in 100, poi in 50, poi in 20, cioè o lo si abbandona o, se uno vuole farsi male, continua col secondo, al massimo il terzo se uno ha comprato il bundle e si sente costretto, ma insomma: dato che fa schifo, è improbabile che una persona sana di mente continui a leggere gli altri volumi fino addirittura al 17°, per quanto brevi siano, a meno che uno non voglia farne delle recensioni for the lulz come hanno fatto in passato Zwei o Gamberetta o Knight & Princess.).<br />
Mi sono quindi divertito a riportare su un diagramma cartesiano due variabili, il "numero del volume" e la relativa "valutazione su Goodreads" (il riferimento è al 15/01/2015, <a href="http://i.imgur.com/4KIodZN.png">qui lo screenshot dimostrativo</a>, per quel che vale), presumendo che nel primo volume emerga la verità della gente che ha speso tempo per scrivere recensioni dettagliate (cioè che fa schifo), e che costituirebbe, se non la maggioranza, un buon numero che contrasta le valutazioni fake, e che nell'ultimo volume o giù di lì emerga la manovra di marketing delle review false (risultando quindi in valutazioni maggiori, perché pochissime persone si saranno prese la briga di valutare quelle opere che verosimilmente non hanno affatto letto).<br />
Il grafico che ho ottenuto è questo (cliccare per ingrandire, ma l'andamento è evidente anche senza zoom):<br />
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<img src="http://i.imgur.com/Y3LjUvU.png" height="293" width="400" /></center>
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Chiunque bazzichi la statistica e la ricerca scientifica in generale sa benissimo che "<i>la relazione non implica la causazione"</i>. Sarebbe però curioso notare come la mia teoria "biasimatrice" (diciamo pure che voglio vederci del male) verrebbe confermata da questi dati. Sarebbe però anche corretto dire che è anche probabile che l'autrice sia migliorata volume dopo volume, e di conseguenza i voti maggiori corrispondono a una maggiore cura e qualità delle storie (*prrrr*, pernacchia comica in sottofondo).<br />
Tuttavia, si potrebbe (non lo faccio perché nessuno mi paga, non ho ads sul blog, e quindi neanche ho tempo da perdere per romanzi <strike>merdos</strike> miserabili come questo) incrociare il numero di votazioni singole col numero di recensioni testuali abbinate a votazione, standardizzare i punteggi, o semplicemente stilare una banale media che constaterebbe come il 90% di recensioni testuali coincida con votazioni di 1 o 2 stelle al massimo, dimostrando che chi ha seriamente letto il romanzo e ha voluto farne una recensione, lo ha trovato pessimo.<br />
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Il discorso "capiscimi, ho famiglia, devo campare" dietro cui si cela la malsana abitudine a falsare i giudizi su un'opera è comprensibile, ma non per questo perdonabile, e ci sono due motivi semplicissimi per cui si può evitare di fare questi giochetti squallidi e comunque riuscire a vendere dei romanzi.<br />
Prima di tutto: non pubblicare romanzi di merda. Se un editore si impegna a pubblicare romanzi <i>buoni</i>, ma buoni davvero, cioè (per citare Tapiro) da 3,5 stelline autentiche, non 3,5 che sono la media tra 1 e tanti 5 fake, se un editore si impegna allora venderà anche di più. Un bel romanzo attira più gente di un brutto romanzo. È vero, anche il trash attira, tutto fa brodo, "purché se ne parli". Ma non ha alcun senso! Quale editore malato decide di basare la sua strategia di vendita su un prodotto scarsissimo? Non è come una cover per smartphone, presa dai cinesi, che se si rompe vabbè, tanto la paghi 1€, è carina tanto quanto quella da 20€, la sostituisci e via. Un romanzo richiede denaro e tempo, e non assolve alcuna funzione oltre al puro intrattenimento intellettuale. Se fallisce anche in quello non ha alcun motivo di esistere.<br />
Un altro motivo (ce ne sono a bizzeffe ma mi fermo a due) per cui è squallido pubblicare romanzi palesemente scarsi e, <a href="https://www.youtube.com/watch?v=OtlWsYt8lAg"><i>a peggior ragione</i></a>, spingere con recensioni positive <i>fasulle</i>, è perché non accada ciò che hanno testimoniato Mark e David. Questi due ragazzi si sono <i>pentiti</i> di aver speso dei soldi per quest'opera (o bundle che sia), e si sono visti costretti a continuare la lettura per dare un senso a ciò che hanno fatto.Federico Russo "Taotor"http://www.blogger.com/profile/05559731962576557667noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-335426422410332741.post-73968321408473634442015-01-02T14:30:00.002+01:002015-01-02T14:30:51.099+01:00Hemingwrite, una "Olivetti eInk" (più un elogio a Google)<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/proxy/AVvXsEhfL1zkKl8zSc1TfkBSC8Lbzc9pUTMLFMiYDEyE4OfFLJH4SMpHgVc_GmePGJ7pK8I6_1wNQ8vIiEIQAG30RB0zbeTwMew6hVqmLwSp8hc1cucOXi3_L8BebuUNPZ5AR33Wf10qzwCjFlj8-IfbM6aGc8vidHnf0Alb_ZufuNYIJxg=" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img align="left" alt="hemingwrite eink typewriter macchina da scrivere inchiostro elettronico" border="0" src="http://hemingwrite.com/wp-content/uploads/2014/12/hemingsmall.png" height="286" width="320" /></a>Appena comprai il mio primo ebook reader (il Cybook Opus), pensai che sarebbe stato bellissimo applicare la tecnologia eInk ad altri contesti.<br />
In effetti così è stato: la diffusione non ha ancora raggiunto i livelli dei classici display economici, ma l'eInk è stato usato per gli indicatori di stato di alcuni dispositivi, come sostituto di targhette pubblicitarie in alcuni centri commerciali, e ci stanno provando (hanno il mio appoggio) anche con gli smartphone (come display secondario, ma se ne lanciassero uno interamente eInk, che vada oltre il mero prototipo e sfondi nel mass market, lo prenderei subito, al diavolo l'AMOLED e tamarrate simili inutili).<br />
Quando sono passato poi al Kindle 4NT, mi sono reso conto che, con una tastiera collegata, sarebbe potuto diventare una specie di macchina da scrivere eInk. Se l'avessero inventata, l'avrei già comprata.<br />
Due tizi mi hanno ascoltato telepaticamente e hanno inventato la Hemingwrite, una macchina da scrivere eInk. <a href="http://hemingwrite.com/">Questo è il sito ufficiale</a>, ma calma: ci stanno ancora lavorando, potete ordinarla da Kickstarter. La ricevereste comunque nell'autunno del 2015.<br />
Sto seguendo questo progetto con interesse fin dalla nascita, perché incontra proprio le mie esigenze, eppure non mi convince.<br />
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Partiamo dall'idea.<br />
I due ragazzi hanno pensato a una macchina da scrivere digitale priva di distrazioni.<br />
Ci sono diversi software di scrittura che si occupano di questo, e posso assicurarvi che è roba totalmente inutile. Sono carini, hanno una grafica minimal e accattivante, ma non è il software di per sé che ti permette di concentrarti. Chi crede in questi software si sta praticamente illudendo. Se vuoi scrivere un romanzo ma non ci riesci, ci saranno mille motivi, ma non è colpa del software. Non ti va, punto: Facebook e altre amenità distraenti non ti compaiono come pop up, ci vai di tua volontà, quindi forse conviene cercare l'ispirazione, il momento giusto, la motivazione adeguata, e via discorrendo. Se si ha un deficit di attenzione è tutto un altro discorso, conviene andare da un neuropsicologo per appurarlo.<br />
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L'estetica.<br />
Questo arnese è <i>brutto</i>. Non so come faccia a piacere, a certe persone. La tastiera è carina, il suono dei tasti è puro cioccolato per le orecchie dell'hipster a cui interessa, ma diciamocelo, è brutta come la fame. Lo chiamano retro design, ma è un eufemismo. Mi vergognerei di meno a portare la mia vecchia Olivetti Lettera 32 con una risma di fogli in un posto pubblico e mettermici a scrivere (con tanto di <i>clanc clanc clanc </i>dei tasti<i>)</i>, piuttosto che una Hemingwrite.<br />
Lo schermo della Hemingwrite è di 6'', ma è dal verso sbagliato. Non so voi, ma io leggo in modalità portrait dagli eReader, e così come leggo in quel verso mi piace anche scriverci. Nello schermo della Hemingwrite non entra nemmeno una decina di righe, stando ai filmati dimostrativi, e da quanto ho capito una parte dello schermo è affondata nella struttura per ospitare unicamente le icone di sistema (Wi-Fi, ecc.), sicché i 6'' potrebbero ridursi ulteriormente? Può darsi.<br />
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Pochi giorni fa, per Natale, i ragazzi hanno rilasciato un <a href="https://www.youtube.com/watch?v=QU8hc9yqA9Y">video dimostrativo</a> piuttosto scarso. È stato ripreso in modalità portrait (ironia della sorte), piuttosto che landscape; il tizio, Patrick, dà indicazioni al cameraman/collega ("allontanati, avvicinati"), e tira su col naso perché evidentemente raffreddato (bello de mamma); usano Windows 8 per mostrare la sincronizzazione, ma com'è ovvio Windows fa schifo e non riescono nemmeno ad aprire un pdf (non ci riescono perché Windows è il peggior OS esistente, com'è ovvio). A parte questo, in pratica è necessario permettere l'accesso dello script di Hemingwrite con relativi permessi di privacy all'account Google, che sincronizzato col pc ti permette di avere nella cartella i documenti in vari formati, o una cosa simile. Non sarebbe più facile scrivere direttamente nel browser? L'idea di "eliminare le distrazioni" incasina il tutto, quando sarebbe stato più facile scrivere direttamente in Google Drive o salvare su pendrive, microSD ecc.<br />
Un altro problema è la formattazione.<br />
L'interfaccia della Hemingwrite trasmette su schermo <i>plain text,</i> testo nudo e crudo, senza formattazione, cioè senza corsivo, grassetto ecc. Per poter formattare il testo bisogna inserire dei simboli, del tipo *così*, ma il risultato lo si vede solo su altri dispositivi. Praticamente come i vecchi word processor via terminale o in DOS, come Wordstar 4.0 a cui è rimasto affezionato quel panzone di Martin.<br />
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So che il mio parere vale quel che vale, ma in base alle informazioni che ho raccolto per la realizzazione di un qualcosa come la Hemingwrite, l'opzione più facile e utile sarebbe la seguente: limitarsi a sfruttare lo schermo eInk e ricorrere a un OS del tipo Android, magari molto modificato, alleggerito, con una semplice app di scrittura. Facile, no? Qualcuno ha già fatto una cosa simile sfruttando i Kindle o il <a href="https://www.youtube.com/watch?v=Z3Ufpy7fuaY">Nook</a> (cioè Android su eReader).<br />
Se i ragazzi di Hemingwrite stanno leggendo queste righe, please, fate una cosa come si deve, siete in tempo.<br />
Se chi sta leggendo invece ha anche intenzione di competere con la Hemingwrite e lanciare un prodotto a sé... Beh, buona fortuna, considera le mie opinioni.<br />
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Sto per finire.<br />
L'elogio a Google (che non mi paga per scrivere queste righe, ma ehi, Google, se puoi sentirmi, vedi che ricevere un po' di grana non mi farebbe affatto male!). Elogio perché da diversi mesi mi sono completamente convertito a Google Docs per scrivere qualsiasi cosa abbia bisogno di backup istantaneo. Non sono praticamente mai offline, quindi non ha senso nemmeno la sincronizzazione con Dropbox: Google è molto più comodo, salva ogni singola lettera che digiti, e la condivisione di un testo è ancora più facile con altri utenti Google. Non è necessario allegare file, basta condividere il documento con gli utenti delle tue cerchie, e puoi permettere all'altro di visualizzare, modificare o anche solo scrivere annotazioni (e questo, per chi scrive narrativa e fa leggere a editor/beta reader, è essenziale).<br />
Fine della pubblicità.<br />
Buon 2015.
<!-- Blogger automated replacement: "https://images-blogger-opensocial.googleusercontent.com/gadgets/proxy?url=http%3A%2F%2Fhemingwrite.com%2Fwp-content%2Fuploads%2F2014%2F12%2Fhemingsmall.png&container=blogger&gadget=a&rewriteMime=image%2F*" with "https://blogger.googleusercontent.com/img/proxy/AVvXsEhfL1zkKl8zSc1TfkBSC8Lbzc9pUTMLFMiYDEyE4OfFLJH4SMpHgVc_GmePGJ7pK8I6_1wNQ8vIiEIQAG30RB0zbeTwMew6hVqmLwSp8hc1cucOXi3_L8BebuUNPZ5AR33Wf10qzwCjFlj8-IfbM6aGc8vidHnf0Alb_ZufuNYIJxg=" --><!-- Blogger automated replacement: "https://blogger.googleusercontent.com/img/proxy/AVvXsEhfL1zkKl8zSc1TfkBSC8Lbzc9pUTMLFMiYDEyE4OfFLJH4SMpHgVc_GmePGJ7pK8I6_1wNQ8vIiEIQAG30RB0zbeTwMew6hVqmLwSp8hc1cucOXi3_L8BebuUNPZ5AR33Wf10qzwCjFlj8-IfbM6aGc8vidHnf0Alb_ZufuNYIJxg=" with "https://blogger.googleusercontent.com/img/proxy/AVvXsEhfL1zkKl8zSc1TfkBSC8Lbzc9pUTMLFMiYDEyE4OfFLJH4SMpHgVc_GmePGJ7pK8I6_1wNQ8vIiEIQAG30RB0zbeTwMew6hVqmLwSp8hc1cucOXi3_L8BebuUNPZ5AR33Wf10qzwCjFlj8-IfbM6aGc8vidHnf0Alb_ZufuNYIJxg=" -->Federico Russo "Taotor"http://www.blogger.com/profile/05559731962576557667noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-335426422410332741.post-54801486959626084452014-12-19T14:26:00.000+01:002015-01-09T11:29:54.003+01:00Rant | Sui lit blog prezzolati<img align="left" src="http://i.imgur.com/fH67ghx.jpg" height="180" width="320" />Nella serie tv <i>Community,</i> in certi episodi compaiono alcune brevi gag che ritraggono Leonard, un vecchio pazzoide, che fa delle recensioni di cibo su Youtube riguardo a patatine o pizze surgelate.<br />
Di per sé è già molto divertente, perché in pratica recensisce prodotti presi al discount, accessibili a tutti e la cui recensione non è granché utile. La cosa più divertente è che i pareri di Leonard sono positivi e banalissimi. Le patatine sono croccanti e salate, della pizza apprezza il formaggio. Cose del genere. <a href="https://www.youtube.com/watch?v=-mze4hYGwag">Ecco un esempio</a> (se state leggendo questo post tipo dal 2015 in poi, il link probabilmente non sarà più valido: cercate "Leonard's food review").<br />
Ora tenete un attimo da parte il simpatico vecchio Leonard. Lo riprenderemo tra un minuto - avrete già capito dove voglio andare a parare, lo so.<br />
Il pubblico maschile lo ignora, ma l'internet è pieno - Youtube soprattutto - di ragazze (e ragazzi) con dei propri canali/pagine/blog in cui parlano di make up: chi fa tutorial, chi fa sistematiche recensioni di rossetti, ombretti, matite per occhi, ciglia finte, creme viso, bagnoschiuma, shampoo ecc. Alcune di queste persone riescono a ottenere migliaia di visualizzazioni sul tubo, e ciò permette due cose: 1. Guadagnare visibilità per sé in maniera tale da risultare appetibile ad aziende che possono usarti come testimonial o per altre cose, tipo assumerti; 2. Guadagnare attraverso le visualizzazioni.<br />
Guadagnare con Youtube è difficile. Non ci si sveglia la mattina e si decide di far soldi coi video sul tubo. Il guadagno può diventare notevole nel momento in cui si raggiunge il <i>centinaio di migliaia di visualizzazioni,</i> e ciò richiede un impegno assurdo, una dedizione pressoché completa alla condivisione sui social, uno spremersi di meningi per produrre contenuti originali e interessanti. C'è chi riesce a "impegnarsi di meno" coi reality vlog, raccontando cosa ha mangiato a pranzo e dove andrà in vacanza a Natale.<br />
In ogni caso, il tempo richiesto è immane, è un lavoro full time che prevede ideazione, creazione, montaggio, diffusione, programmazione nel tempo per garantire una sistematicità per mantenere gli utenti iscritti, ecc. È un lavoro vero e proprio, le scadenze e il numero delle visualizzazioni mettono ansia e i commenti degli haters possono rovinarti la vita - le persone sanno essere davvero meschine.<br />
Perché racconto tutta questa tragedia?<br />
Perché mi piace drammatizzare.<br />
Torniamo a noi. Come i/le suddetti/e vlogger, esistono gli equivalenti letterari, anche se molto più di nicchia.<br />
Ora, io non frequento questi blog, perché quelli che frequento costantemente non seguono una politica come quella delle fashion blogger. Per esempio, <a href="http://tapirullanza.com/">Tapiro</a> sul suo blog pubblica la roba che ritiene interessante, spesso roba poco conosciuta o demodé, e pubblica più o meno quando gli pare. Ho preso lui come esempio, anche se in effetti segue una linea ben precisa ("una vetrina di libri curiosi"), ma seguo anche altri blog (per esesempio <a href="http://ilsociopatico.wordpress.com/">Il sociopatico</a>) che ritengo interessanti al di là delle scelte tematiche o della sistematicità con cui postano (sono iscritto via mail), semplicemente perché mi interessa il loro punto di vista o anche solo mi piace come scrivono.<br />
Adesso vi racconto un fatterello che unirà tutto questo pastrocchio di Leonard con le pizze congelate, fashion blogger, literary blog e Tapiro.<br />
Dovevamo cercare un libro da regalare a un amico di famiglia. La mia prima proposta era di regalargli qualche ebook, giacché possiede un eReader (l'emozione di aprire un regalo digitale non è inferiore a quella di scartarne uno materiale: grazie a dio le wishlist di Amazon e simili risolvono il problema dei regali ben impacchettati ma sgraditi che costringono a sorrisi finti come banconote da un euro; e poi chiedete ai gamer se preferiscono un paio di calze o un regalo da Steam).<br />
Ho cercato informazioni su quale romanzo fosse più indicato come regalo, nel periodo di Natale. In teoria doveva essere semplice come pescare con le bombe. Del tipo bestseller assicurati, non per forza premi Pulitzer, bastavano anche solo letture abbastanza buone da spenderci qualche ora. Persino roba scarsa-ma-famosa-di-cui-tutti-parlano.<br />
Mi sono imbattuto in blog che non pensavo esistessero. Blog che seguono dinamiche come quelle delle fashion blogger. Dovete sapere, infatti, che alcune fashion blogger che diventano abbastanza popolari ricevono regali da parte delle case produttrici, così da poterne fare la video-recensione ("purché se ne parli"), e meccanismi psicologici elementari come la dissonanza cognitiva portano inevitabilmente a far parlare più o meno bene del prodotto. "Beh, me l'hanno regalato, come minimo ne parlo bene per ricambiare il favore".<br />
A quanto pare funziona anche con le case editrici che inviano i romanzi a blogger di questo tipo.<br />
Trovo un romanzo su un blog, la copertina è carinissima, piuttosto natalizia, la recensione del blogger è positiva, anzi, di più. Ok, gliel'ha mandato la casa editrice, ma se dice che è bello, mi fido. Magari lo scarico, vedo di che si tratta, se è carino lo vado a comprare e lo si regala. Scorro i post. La dinamica è più o meno la stessa. Il blogger dice apertamente di essere stato felice di aver ricevuto il pacco, e la casa editrice X è come sempre gentilissima. Scorro i post, le recensioni dei romanzi ricevuti gratis non hanno valutazioni inferiori a 4/5. Che è come quando mi invitano a pranzo e se il pasto è insipido e mi chiedono com'è dico che ha un gusto delicato, se è salato dico che è <i>molto</i> saporito.<br />
Non condanno la casa editrice: regalano il libro, fanno il loro lavoro, non costringono a fare una recensione positiva. Non condanno tanto neanche il blogger: magari gli/le è piaciuto veramente, magari si beve qualsiasi scemenza di romanzo e non dà voti esagerati per gentilezza.<br />
Ma io qui devo fare un regalo e non posso fidarmi di queste recensioni, abbiate pazienza. E Google mi sforna blog simili, persino di lit-blogger wannabe che parlano bene di romanzi perché vogliono riceverne gratis anche loro, un giorno (che meccanismo morboso).<br />
Per farla breve, alla fine non abbiamo regalato alcun libro, ma abbiamo ripiegato su accessori/abbigliamento. Contenti, lit-blogger? Le recensioni buoniste e approssimative non sono di alcun aiuto, e mi avete dissuaso dal finanziare una casa editrice (molto probabilmente qualche Mondadori o Feltrinelli).<br />
E tu, utente che hai letto fino a questo punto, diffida di ciò che scrivono i blogger, me per primo. Come ho avuto modo di dire altrove, è difficile scrivere una <i>vera</i> recensione, e sicuramente c'è qualcosa che non va se il parere su un'opera è (al di là del fatto che sia stato regalata da una casa editrice) totalmente positivo senza che vengano forniti particolari a sostegno di questa tesi.<br />
Come fare allora a smascherare recensioni inaffidabili? Mettiamola così. Se più che una recensione sembra una televendita, allora è fasulla o di scarsa utilità. Se si concentra solo sulla sinossi, la esalta, e non dice nulla su come viene sviluppata la storia, sui personaggi, sullo stile ecc., allora è fasulla o di scarsa utilità. Se si fa riferimento a cultura/arte/filosofia/ecc. in maniera grandiosa che puzza di aria fritta, allora è fasulla o di scarsa utilità.<br />
Per Natale fatevi un regalo: prendetevi qualche bel romanzo, meglio se in ebook (spendi di meno, leggi di più). Prima però leggetene l'estratto gratuito, si capisce molto già dalle prime pagine. Se avete ancora dubbi cercate recensioni su Google, e siate <i>critici</i>, usate il buon senso.<br />
Se nulla di ciò vi convince, lasciate perdere e andate a comprarvi un bel salamone.<br />
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<img src="http://i.imgur.com/LSDI7CL.png" height="181" width="320" /></center>
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Buon Natale!<br />
<br />[EDIT 9/01/2015: Nei commenti a questo post c'è della roba interessante, consiglio di leggerli; Tapiro inoltre ha scritto un commento così lungo da meritare un post a parte, <a href="http://tapirullanza.com/2015/01/09/e-quindi-uscimmo-a-metter-le-stelline-o-consigli-per-gli-acquisti/">qui il link per leggerlo</a>.]Federico Russo "Taotor"http://www.blogger.com/profile/05559731962576557667noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-335426422410332741.post-18204441056478772292014-12-10T14:16:00.000+01:002014-12-10T14:16:42.206+01:00Impressioni | Unlocked: An Oral History of Haden's Syndrome, di John Scalzi<img align="left" alt="john scalzi unlocked lock in haden syndrome" src="http://ecx.images-amazon.com/images/I/51iErPJ-1wL._AA258_PIkin4,BottomRight,-43,22_AA280_SH20_OU29_.jpg" /><a href="http://federico-russo.blogspot.it/2013/09/impressioni-old-mans-war-di-john-scalzi.html">Circa un anno fa parlai</a> di Scalzi per la sua opera principale, <i>Old man's war</i>, che è stato poi tradotto e pubblicato da Gargoyle (stessa casa editrice che ha pubblicato Abercrombie, e ciò promette bene!), insieme al seguito.<br />
Le mie impressioni erano positive¹. Scalzi è(ra) un autore piuttosto bravo, con uno stile abbastanza asciutto seppur sempre nella "cornice" della fantascienza (che non eccelle di certo per stile, o comunque non spesso), un narratore divertente che sa fare ironia anche del classico infodumpone sci-fi, immancabile.<br />
Da allora non ho più seguito Scalzi. Avrei continuato volentieri la serie principale, ma tra i mille impegni ho preferito dare la priorità ad autori che ancora non avevo letto. Nel frattempo ho assistito su internet al successo dell'autore, e ho pensato di riscoprirlo con l'ultima opera.<br />
Chiarimento: <i>Unlocked</i> è una novellette che introduce al romanzo <i>Lock in</i>. Questo non lo sapevo, l'ho scoperto perché nel file di <i>Unlocked</i> ci sono i primi due capitoli di <i>Lock in</i>. E mi sono state chiare un paio di cose.<br />
<i>Unlocked</i> è la versione fantascientifica di <i>World War Z</i>, ma neanche più di tanto. La storia è narrata attraverso un report fittizio in cui confluiscono le dichiarazioni di diversi personaggi che hanno vissuto l'esperienza della "chiusura" causata da una strana malattia virale, impossibile da debellare, che o uccide le persone o le porta a una paralisi simile a un coma cosciente.<br />
La narrazione in forma di report non è nuova, tant'è che, appunto, la mia prima impressione è stata un déjà vu di <i>World War Z</i>. Quest'ultimo però aveva un pregio che <i>Unlocked</i> non ha (per i non-aficionados, <a href="http://federico-russo.blogspot.it/2013/07/impressioni-world-war-z-di-max-brooks.html">ecco il post</a> con le mie impressioni di WWZ; perché non mi siete affezionati? Affezionatevi!). In <i>World War Z</i> i resoconti appartenevano a personaggi diversi, e sebbene alla lunga ciò stancasse, le immagini trasmesse attraverso i mini-racconti erano ricche di particolari e molto evocative. La situazione globale dell'epidemia con le sue conseguenze era proprio verosimile.<br />
Ciò manca, in <i>Unlocked</i>. È una storia a malapena accettabile, l'idea di fondo non è neanche originalissima - è un "classico" coma: questa sindrome di Haden è un pretesto per far sì che un numero abnorme della popolazione ne venisse colpita così da narrare ciò che verrà dopo - e personalmente ho trovato noiosa tutta la prima parte, soprattutto gli avvenimenti politici. Mi è stato difficile persino sospendere l'incredulità: alla fine di ogni piccolo report c'è sempre una frase a effetto, il che sarebbe accettabile da parte di un narratore, ma inverosimile da parte di tante persone diverse.<br />
A peggiorare le cose, l'intera storia è un <i>What if</i> molto naïve (bonus gioco di parole), nel senso che i presupposti di base non hanno una spiegazione scientifica soddisfacente, e la cosa peggiora quando Scalzi tenta di spiegare come si scopre che i pazienti sono coscienti ("...using MRI and other similar equipment to record and register when and how thoughts where being transmitted", viene ripetuto altrove nella storia, e fa pensare che Scalzi non conosca una cippa di neuroscienze, laddove, per questa storia, una spiegazione scientifica sarebbe stata adeguata e accattivante, piuttosto che un pretesto per [SPOILER, attenzione] far entrare nella storia una specie di robot umanoidi collegati in rete.).<br />
E se ciò non bastasse, non viene fornita una spiegazione logica sufficiente per ques'ultimo aspetto degli umanoidi. Spero solo venga approfondita nel romanzo.<br />
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Nel complesso, <i>Unlocked</i> è una novellette abbastanza scarsa, un pessimo tentativo di introdurre al più ampio romanzo, <i>Lock In</i>. Pessimo sia per come è stata sviluppata la storia, sia perché non si tratta nemmeno di un teaser rilasciato gratuitamente dall'autore, ma di un ebook bell'e buono acquistabile su Amazon, sebbene a soli 1,67€ (rispetto ai folli 33€ per l'edizione cartacea per una 60ina di pagine). L'idea presentata è blanda, e se è davvero un tentativo per stimolare l'interesse per il seguito, beh, a mio avviso non otterranno granché.<br />
Nel dubbio, mi riservo la possibilità di continuare a leggere Scalzi solo per il ciclo di <i>Old man's war</i>.<br />
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¹ Piccolo reminder agli aficionados e non del Rifugio: preferisco parlare di impressioni piuttosto che di recensioni, perché scrivere una <i>vera </i>recensione è tutt'altra cosa, sebbene personalmente accetto di buon grado la definizione di "recensione" anche per semplici pareri ignoranti postati sull'Internet. Nel prossimo post spenderò due cents proprio sulla questione "recensioni" e lit-blog.Federico Russo "Taotor"http://www.blogger.com/profile/05559731962576557667noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-335426422410332741.post-55959349876845389142014-11-30T14:17:00.000+01:002014-11-30T14:17:12.505+01:00Impressioni | What if?, di Randall Munroe <img align="left" alt="xkcd physics what if book" src="http://ecx.images-amazon.com/images/I/516E1WEwXQL._SX258_BO1,204,203,200_.jpg" />xkcd: chi già lo conosce non ha bisogno di altro.<br />
<i>What if?</i> è una raccolta di post scritti da Randall Munroe sul suo blog, <a href="http://xkcd.com/">xkcd</a>, in risposta alle domande più assurde degli utenti. Cosa accadrebbe se ogni persona sulla terra puntasse un laser colorato contro la luna? Cambierebbe colore? Da che altezza bisognerebbe lanciare una bistecca affinché sia cotta una volta arrivata a terra? Se un asteroide fosse molto piccolo ma supermassiccio, ci si potrebbe vivere sopra come il Piccolo Principe?<br />
Munroe è un fisico e un fumettista, <i>What if?</i> è il risultato di una combinazione di domande assurde, spiegazioni scientifiche e strisce umoristiche.<br />
Premessa doverosa: i post si possono leggere <a href="http://what-if.xkcd.com/archive/">nell'apposita sezione</a> del sito di xkcd, quindi <i>in teoria</i> non è necessario comprare l'ebook - che a mio avviso ha anche un costo esagerato, 10,99€, e ciò non ha molto senso, considerando che gran parte del materiale è già disponibile gratuitamente e legalmente. Da quanto ho capito, ci sono solo pochissime cose non presenti nel sito, come le domande <i>weird (and worrying)</i> con annesse vignette.<br />
Quindi non stiamo parlando di un romanzo, ma praticamente di saggistica.<br />
<i>What if?</i> è molto interessante per diversi motivi.<br />
Se si è appassionati di scienza, ogni domanda offre spunti per analizzare seriamente la questione dal punto di vista fisico e matematico. Munroe non liquida le domande con un semplice calcolo matematico, ma considera diverse alternative, e anche se la soluzione è chiara, approfondisce dando per assurdo altre situazioni pur di continuare e vedere cosa accadrebbe.<br />
<i>What if?</i> non è solo un gioco matematico/fisico, ma credo si possa vedere come una palestra mentale in grado di allenare verso considerazioni razionali nonostante le premesse assurde, così da mettere insieme la creatività e la razionalità.<br />
Visto che questo è un presunto literary blog (<i>un cosa?</i>), <i>What if?</i> è utile per avere idee o allenarsi a immaginare situazioni paradossali o assurde che però possono avere una conseguenza. In parole povere, dato che il fantasy e la science fiction funzionano prevalentemente col <i>what if?</i>, questa raccolta di risposte scientifiche a domande assurde può tornare utile a chi scrive narrativa di questo genere, sia per prendere spunto che per imparare a ragionare alla maniera di Munroe.<br />
Certo, Munroe è un fisico, quindi le sue risposte sono prevalentemente basate su fisica e matematica: quando si tira in ballo la biologia, la fisiologia ecc., chiede pareri a chi di competenza, per poi continuare a snocciolare una risposta in termini matematici (per esempio, alla domanda del tipo "Se tutte le persone del mondo si recludessero per un certo periodo per non infettare nessuno, il raffreddore scomparirebbe dalla terra?", dopo l'opportuno consulto con l'esperto del settore che getta un po' di chiarezza sui rhinovirus, Munroe dimostra come una distanza media di 77m tra una persona e l'altra sarebbe impossibile da ottenere, considerando la superficie della terra, per cui un ingente numero di persone dovrebbe per esempio rimanere isolata nel deserto del Sahara).<br />
Ciò nonostante, la logica alla base delle risposte è illuminante, ed entrare in quest'ottica può stimolare una riflessione più accurata delle cose, a partire da un'adeguata critica alle idee di base delle trame di film o romanzi.<br />
<i>What if?</i> è un'opera davvero interessante, se fossi il Ministro dell'Istruzione inserirei alcune di queste domande nelle ore di scienze. Oltre a divertire e allenare a riflettere, sarà scontato da dire ma <i>What if?</i> insegna anche molte cose.<br />
Per esempio, sono rimasto affascinato dallo scoprire che oltre alla Luna o al plurifotografato Marte, noi esseri umani abbiamo mandato una sonda su Venere, che ci ha regalato qualche foto, e una (Huygens) su Titano, che prima di distruggersi è riuscita a scattare una sola foto.Federico Russo "Taotor"http://www.blogger.com/profile/05559731962576557667noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-335426422410332741.post-46395245498017529332014-11-23T15:06:00.000+01:002014-11-23T15:06:16.648+01:00Impressioni | The Martian, di Andy Weir<img align="left" alt="the martian l'uomo di marte andy weir ridley scott matt damon film romanzo sci-fi fantascienza" src="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/en/c/c3/The_Martian_2014.jpg" height="320" width="210" /><i>Apollo 13</i> incontra <i>Cast Away</i>, secondo la descrizione di Goodreads.<br />
Lo ammetto, è una descrizione efficace, rende l'idea.<br />
<i>The Martian</i> (in italiano <i>L'uomo di Marte</i>) è uno di quei casi in cui un tale scrive un'opera che viene rifiutata dagli editori e decide di autopubblicarsi, con conseguente successo. L'ho scoperto attraverso Goodreads, il plot era molto interessante e la copertina era accattivantissima (non sono un esperto di grafica, a malapena so usare GIMP, ma quanto è awesome questa copertina, eh?).<br />
Durante la lettura pensavo che avrebbero dovuto tradurlo in italiano, e che non sarebbe niente male, questa storia, per farne un film, sulla scia di Gravity e Interstellar. Poi scopro non solo che Mondadori lo ha già pubblicato (grazieaddio con la stessa cover dell'ultima versione anglosassone), ma che è già tutto pronto per farne un film con Matt Damon, regia di Ridley Scott.<br />
<center>
<img src="http://i.imgur.com/HMKzzIQ.png" height="130" width="200" /></center>
Veniamo al romanzo.<br />
<i>The Martian</i> è il tipo di opera che potrebbe scrivere un nerd e potrebbero leggere solo dei nerd.<br />
Da un punto di vista narrativo, manca di un sacco di elementi, è carente sotto diversi aspetti. Il protagonista, Mark Watney, è solo su Marte (<i>you don't say?</i>), ma psicologicamente è più che intatto, non fa una piega, nemmeno nella peggiore delle situazioni: non basta il cameo della psicologa di turno che sputtana (scusate il gergo scientifico) informazioni private sul paziente affermando roba del tipo "Watney è forte, intelligente, simpatico, in situazioni di stress non perde lo spirito e l'entusiasmo"; c'è un uomo lasciato a sé su un altro pianeta, con riserve limitate di cibo, e non solo non va nel panico, ma continua a fare il simpatico anche in situazioni davvero al limite. Mi ricorda il personaggio di Clooney in <i>Gravity</i>. Il tutto mi dà l'impressione (macché, la <i>certezza</i>) che questi siano personaggi dai tratti volutamente esagerati per poter far colpo sul pubblico al di là della credibilità. Sì, ok, è <i>possibile</i>, ma poco <i>probabile</i>.<br />
Non sappiamo praticamente nulla su Watney, solo che è un gran burlone oltre che un ingegnere geniale. Non si preoccupa granché della sua famiglia, in 385 pagine di romanzo. Niente accenni ad amori, amicizie al di fuori dell'equipaggio, ecc.<br />
Non ci sono conflitti tra personaggi. Watney non matura lungo il periodo di tempo del romanzo (che è lunghetto), gli unici conflitti sono gli "incidenti" che si verificano sistematicamente durante il soggiorno di Watney su Marte, la lotta per la sopravvivenza, la lotta con la tecnologia, le risorse personali come unico mezzo per restare in vita.<br />
Per farla breve, in <i>The Martian</i> manca l'80-90% di ciò che compone un romanzo. Si può dire che ci sia un solo plot, quello generale: sopravvivere abbastanza per tornare a casa.<br />
Altro punto debole: i POV. Finché la narrazione avviene attraverso i periodici LOG di Watney, va tutto bene (è ottimo, verosimile, in prima persona). Quando però l'autore vuole farci sapere cosa succede sulla Terra, la narrazione comincia a vacillare. I POV si frammentano, lo stile narrativo carente si fa sentire, soprattutto laddove mancano i dialoghi.<br />
Poi il colpo di genio (sono ironico), che mi ha perplesso non poco. L'autore vuole farti sapere cosa sta succedendo in luoghi/tempi a cui nessun personaggio può assistere. Per cui non avendo "gente" attraverso cui filtrare gli eventi cosa fa?<br />
Diventa narratore onnisciente.<br />
In un caso si avvale del corsivo (?), forse perché racconta qualcosa di passato, in un altro no. Libero da qualsiasi personaggio, ti racconta cosa è successo prima all'Hab, e cosa è seguito a tale serie di eventi, per poi riprendere con gli effetti su Watney raccontati da lui. In alcuni casi (non faccio spoiler), addirittura il POV onnisciente racconta eventi che non meritano tale orrore, eventi che il protagonista potrebbe riassumere nel suo LOG in tre righe.<br />
La cosa più incredibile è che questo POV onnisciente compare 3-4 volte al massimo, in brani non tanto lunghi. Come una specie di disperato nastro adesivo che collega pezzi di storia.<br />
<br />
A mio modesto avviso, <i>The Martian</i> è un'opera <i>molto</i> interessante, e gli orrori narrativi, per quanto pesanti, non si fanno sentire più di tanto nel momento in cui l'attenzione del lettore è tutta rivolta a cosa accadrà dopo, quale imprevisto, come e se verrà risolto. Per non parlare delle battute di Watney. Del tipo:<br />
<blockquote class="tr_bq">
With no magnetic field, Mars has no defense against harsh solar radiation. If I were exposed to it, I'd get so much cancer, the cancer woulde have cancer.</blockquote>
O:<br />
<blockquote class="tr_bq">
It died instantly. The screen went black before I was out of the airlock. Turns out the "L" in "LCD" stands for "Liquid". I guess it either froze or boiled off. Maybe I'll post a consumer review. "Brought product to surface of Mars. It stopped working. 0/10"</blockquote>
E non sono nemmeno le battute più divertenti. C'è quella sulle tette che è priceless.<br />
Dubito comunque che un lettore "casuale" (non amante della fantascienza), senza alcun interesse verso per esempio i metodi di estrazione dell'ossigeno dalla CO2 o la produzione di energia attraverso il plutonio 238, riuscirebbe ad arrivare alla fine del romanzo con lo stesso hype iniziale.<br />
Ad ogni modo, personalmente ritengo che <i>The Martian</i> sia, con tutti i suoi difetti, un ottimo romanzo.Federico Russo "Taotor"http://www.blogger.com/profile/05559731962576557667noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-335426422410332741.post-701527304009179522014-11-15T14:34:00.000+01:002014-11-15T14:34:06.813+01:00Impressioni fulminanti | Fanteria dello spazio, di Robert Heinlein<img align="left" src="http://i.imgur.com/Zh0WlKv.jpg" height="400" width="240" /><i>Starships troopers </i>è ricordato con dispiacere a causa dell'omonimo film che non è stato proprio ben accolto - non dai fan del romanzo, almeno. Ma l'opera letteraria no, è riconosciuta come un classico un classico della fantascienza, classe '59, e a leggerlo cinquant'anni dopo quasi non si direbbe (permettetemi una parentesi: ma davvero 50 anni fa non riuscivano a immaginare che i libri si potessero facilmente digitalizzare? Cioè è ridicolo leggere di "manuali" cartacei in giro per le astronavi, eddai su).<br />
Di fatto <i>Starship troopers</i> è più background che storia. Non che non la storia manchi, ma il tutto è più un pretesto dell'autore per mostrare il mondo che immagina, con annesse ideologie politiche e filosofiche. E psicologiche, grosso modo erronee ma, ehi, era il 1959, Heinlein ha fatto comunque un bel lavoro.<br />
Una nota sullo stile: è in prima persona (yay), e nonostante gli infodumponi e gli <i>as you know Bob</i>, mantiene una sua coerenza, con un registro a mio avviso efficace, "calato" nella parte del soldato, che non fa pesare la valanga di dati e informazioni - vera e propria pornografia per l'amante di sci-fi, anche se devo aggiungere "soft": ci sono romanzi sci-fi che ci vanno giù pesante, e lo squilbrio della prosa a favore praticamente della "saggistica" si fa sentire).<br />
Visti i contenuti ideologici (il diritto di voto, il bene dello stato) di <i>Starship troopers</i>, può interessare <a href="http://anoivivi.blogspot.it/2014/10/riflessioni-perche-fanteria-dello.html">questa breve apologia</a> al presunto militarismo di cui il romanzo è stato accusato da alcuni.<br />
Un classico consigliato per il suo valore effettivo, non in virtù della propria anzianità (ne abbiamo anche troppi, di "classici" dalla fama immeritata), ma soprattutto un must per i fan della fantascienza.<br />
E io ancora non lo avevo letto. Ora sì. Evviva.Federico Russo "Taotor"http://www.blogger.com/profile/05559731962576557667noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-335426422410332741.post-57219948102872540842014-11-09T14:23:00.000+01:002014-11-09T14:25:17.536+01:00Impressioni fulminanti | La gatta degli haiku, di Giulia Besa<img align="left" alt="vaporteppa duca carraronan gatta haiku steampunk" src="http://ub.media.sbfcdn.com/media/catalog/product/cache/1/image/364x/bb1d69bbba138e233a9396db0bdf0ff6/s/t/stealth-33d0632af613a54c249a283d1cb70303.jpg?v=1415539454" />Forse può suonare un po' esagerato, ma <i>La gatta degli haiku</i> di Giulia Besa potrebbe essere un film di un Miyazaki un po' gore e non tanto aderente al politically correct.<br />
Sono felice che finalmente in Vaporteppa sia arrivato il primo autore non pene-munito: <i>La gatta degli haiku</i> non è un harmony o un paranormal romance, è una fiaba un po' steampunk un po' rinascimentale un po' altro, che non può nemmeno ricordare le favole Disney, quanto semmai quelle di Studio Ghibli, per la varietà e ricchezza dell'ambientazione e l'aspetto un po' creepy di certi personaggi che, nelle storie Disney, avrebbero gli occhioni luccicanti e il sorriso perenne, in una specie di trip da overdose ben riuscito.<br />
La protagonista del racconto è davvero sfortunata, e la sua condizione non si limita a una scenetta di accattonaggio compensata da tanti improbabili amici poveri diavoli pure loro; no, è sola, e le sue sfortune e il suo supplizio sembrano non avere mai fine.<br />
E poi c'è la micia parlante.<br />
A chi non piacciono i mici? Che razza di gentaglia non ama i gatti? <a href="http://youtu.be/Iff7mNsGK50?t=57s">I repubblicani</a>! E tu, sei repubblicano?<br />
<i>La gatta degli haiku</i> si legge circa in un'oretta (io ci ho impiegato 1h e 15min circa perché sono lento e mi ci son messo di impegno, ma il Kobo Aura stimava 1h), e a mio modesto avviso può rappresentare un ampliamento, o un lieve discostamento, come la si vuol mettere, rispetto agli altri titoli della collana. Un racconto con una sensibilità diversa, che ritengo possa essere fruibile da un pubblico più ampio, anche in virtù dalla relativa "marginalità" dell'elemento steampunk che, mescolato col resto dell'ambientazione, non può essere considerato preponderante (proprio come in alcuni film di Miyazaki, in cui le tecnologie e gli scenari non sembrano aderenti a un preciso periodo storico, ma fuori dal tempo in perfetto stile onirico, favolistico)<br />
<i>La gatta degli haiku</i> è disponibile su <a href="http://www.ultimabooks.it/la-gatta-degli-haiku">Ultima Books</a> e su <a href="http://www.amazon.it/La-Gatta-degli-Haiku-Vaporteppa-ebook/dp/B00P75XLR2">Amazon</a>.Federico Russo "Taotor"http://www.blogger.com/profile/05559731962576557667noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-335426422410332741.post-6372237982935168632014-11-03T15:26:00.003+01:002014-11-03T19:38:12.956+01:00Impressioni | Il mezzo re, di Joe Abercrombie<img align="left" src="http://i.imgur.com/AbM7d8d.jpg" height="320" width="224" />Prendi un autore che nel panorama del fantasy si sta facendo sempre più spazio.<br />
Prendi una casa editrice piuttosto giovane che ben pensa di tradurre quest'autore che a quanto pare sta andando molto bene all'estero, e che i litblogger hanno già recensito e acclamato.<br />
Ecco che ottieni la trilogia di <i>The first law</i>, un ritorno del fantasy classico senza particolari innovazioni, scritto in maniera accettabile, che ammicca vagamente a George Martin per sfruttare l'onda <i>Game of thrones</i> e relativo (ma modesto) risveglio del trend fantasy.<br />
Prendi una casa editrice con un grave ritardo mentale, con l'utilissima abilità di sperperare soldi e compiere sistematicamente scelte sbagliate. Un indizio: tale casa editrice campa con le <i>cash cows</i>, vacche che garantiscono profitti, del tipo Favio Bolo.<br />
Ecco che si ottiene <i>Il mezzo re</i>, un improbabile tentativo (fallito? si vedrà) di incrementare le entrate con una promettente vacca, una nuova trilogia fantasy retard, <i>boostata</i> da quel blurb in alto, col nome in grassetto, già mi sembra di vedere lo Zio Martin con un sorriso forzatissimo dietro la barba, che in cambio di non so quali favori accetta a far scrivere sulla copertina di <i>Half a king</i>:<br />
<blockquote class="tr_bq">
"Uno scrittore straordinario" <br />
<span style="color: #990000;"><b>George R. R. Martin</b></span> </blockquote>
LAME! Abercrombie è uno scrittore così così, non basso quanto Brandon Sanderson, ma non raggiunge nemmeno Martin, che tutto sommato è così così pure lui, sebbene qualche asso in più nella manica ce l'abbia.<br />
Non conosco i dettagli, probabilmente mi sbaglio, ho fatto qualche infruttuosa ricerca su Google, ma l'impressione è che la Mondadori per pubblicare <i>Half a king</i> abbia acquistato qualche diritto dalla Gargoyle books<i>, </i> la casa editrice che per prima in Italia ha tradotto diverse opere di Abercrombie. O forse anche no, visto che l'opera non figura nel catalogo della Gargoyle, sicché può benissimo aver avuto a che fare direttamente con l'autore e aggiudicarsi i diritti per la nuova trilogia. Chissà.<br />
Fatto sta che <i>Il mezzo re </i>è il peggior romanzo che Abercrombie abbia scritto. È patetico sotto mille aspetti, e il bello è che mi son reso conto di una cosa fondamentale, quando ero ormai alle ultime pagine: <b>non è nemmeno fantasy!</b><br />
Attenzione, potrebbe esserci qualche spoiler. Non starò attento più di tanto alla storia, perché a mio avviso per questo romanzo non conviene sprecarci 6 ore di vita, la storia non si può rovinare più di così, è già terribile.<br />
<br />
Il mezzo re sembra un'avventura di D&D giocata e trascritta da un ragazzino nerd con <i>daddy issues</i> (già visto in <a href="http://federico-russo.blogspot.it/2014/03/impressioni-blade-itself-di-joe.html"><i>The blade itself</i></a>) e un amore ignorante per l'epicità. La questione dell'avventura D&D non sarebbe male di per sé, ma consideriamo che un'avventura di D&D ha uno scopo (è un gioco, diverte chi gioca, con dinamiche proprie, per non parlare dell'interazione e del ruolo attivo della persona), mentre un romanzo ha un altro scopo (intrattenere, comunicare qualcosa, con dinamiche molto diverse, e la persona <i>partecipa</i> emotivamente e intellettualmente alla storia, ma ovviamente non interviene).<br />
La trama è banale: Yarvi, ragazzino con una mano deforme, sostanzialmente <i>underdog</i> (nerdy), è il figlio del re, e il romanzo si apre con la morte sia del padre che del fratello coraggioso e forte, erede al trono. Yarvi si ritrova dunque ad ereditare il regno pur non avendo alcuna capacità, se non quelle intellettuali dei Ministranti. In qualche modo, viene tradito dallo zio (colpo di scena!) che, valoroso guerriero, <i>tenta</i> di ucciderlo. Come? Gettandolo da una scogliera.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjvGZ6UrTd5Xgv5Gct_2s46ZmkL7Q9cXl6Q2PmNx48SLaNYKfVKAvkkwwxbEydvp8p48UmKkVnrOGBpmtzfmRFQP1CjlGNvSZzMbA-cxKWPObcOosniw7Fz_7u3z8o0RZcoRmeJtapGF9s/s1600/picard_80s.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjvGZ6UrTd5Xgv5Gct_2s46ZmkL7Q9cXl6Q2PmNx48SLaNYKfVKAvkkwwxbEydvp8p48UmKkVnrOGBpmtzfmRFQP1CjlGNvSZzMbA-cxKWPObcOosniw7Fz_7u3z8o0RZcoRmeJtapGF9s/s1600/picard_80s.jpg" height="223" width="320" /></a></div>
<br />
Ovviamente Yarvi finisce in mare, non spiaccicato sugli scogli, ma gli assassini pensano bene di liquidare la cosa con un: "Sarà annegato". Il legittimo erede al trono che hai tentato di uccidere ti impiccherà sicuramente, se riesce a scamparla, ma chìssene, mica andiamo a controllare, facciamo spallucce, andiamo via e lasciamo che la storia faccia il suo (forzato) corso.<br />
[Attenzione, se proprio volete leggere il romanzo, non leggete quanto segue, SPOILER potente di tutto, stile trama di film su Wikipedia italiana] <br />
Dopodiché Yarvi finisce schiavo e viene venduto come rematore a una ciurma di pirati comandata da una donna ubriacona (sì, da una donna). Poi non succede niente finché in qualche modo Yarvi e qualche altro compagno sfuggono dopo il naufragio della nave, segue cammino sfiancante nelle nevi e senza cibo, pit-stop a un rifugio provvidenziale, si accorgono che il capo dei pirati li sta inseguendo, si affrettano, scontro sanguinario tra le rovine elfiche (che sono tali perché definite tali, praticamente uno scenario di cartapesta), quindi accordo con l'assassino del padre di Yarvi che si scopre in realtà non essere stato il suo assassino, ritorno in patria, preparazione del piano per riappropriarsi del trono usando i passaggi segreti del palazzo che <i>solo Yarvi</i> conosce, qualche altro scontro, colpo di scena, uno dei compagnoni è in realtà uno zio dimenticato di Yarvi, dato per morto da vent'anni, quindi erede al trono (il nonsense dilaga). Yarvi abdica al trono perché inetto, sceglie di continuare il cammino da Ministrante, scopre che la sua madre putativa in realtà era complice dei cattivi, la avvelena, tutto viene spiegato: tradimento ordito per il vile danaro. Si chiude il sipario.<br />
Fine<br />
[/SPOILER]<br />
<br />
La bruttezza e banalità di questa storia è generosamente condita con orrori stilistici, qualche refuso (capita, anche se si suppone che la Mondadori possa sprecare qualche centesimo per un editing decente), e una traduzione molto fiacca, se non oscena in certi punti.<br />
Ho annotato alcune cose.<br />
<br />
Similitudini: Abercrombie dovrebbe cercare sul dizionario cosa sono:<br />
<blockquote class="tr_bq">
Nulla [<i>nome di un pg, ndr</i>] strisciò dietro la sua catena sul ponte inclinato e, come un uomo che spazzi il focolare dopo che la casa gli è stata bruciata, si accinse dolorosamente alla sua solita fatica.</blockquote>
Che razza di similitudine sarebbe? <br />
Ora un assaggio di ciò che è lo stile narrativo standard del romanzo: infodump, raccontato (tell) generico, assassinio della suspence, brutta scrittura in generale:<br />
<blockquote class="tr_bq">
Alcuni uomini corsero attraverso l'arcata. O cose che sembravano uomini. I banya. Ombre selvagge e lacere, lampi di facce bianche a bocca aperta, in un luccichio di bottoni d'ambra e d'osso e denti scoperti, armi in pietra levigata, zanne di tricheco e denti di balena. Strillavano e farfugliavano, urlavano e uggiolavano versi folli...</blockquote>
Nota positiva: le frasi ad effetto si sprecano, sono tristissime, pessime, vengono direttamente dagli anni '80-'90, ma almeno Abercrombie è in grado di scherzarci su (negli altri romanzi è molto più ironico, in questo qui non lo è mai):<br />
<br />
<blockquote class="tr_bq">
"Perché la ministrante di Gorm tiene un'abitazione a Thorlby?"<br />
"Madre Scaer dice che la ministrante saggia conosce la casa del proprio nemico meglio della sua."<br />
"Madre Scaer è incline alle frasi a effetto come Madre Gundring" sbuffò Yarvi.</blockquote>
Ogni volta che leggevo madre Gundring pensavo alla vecchia tv di famiglia, una Grundig. Ad ogni modo, Abercrombie ricorre spessissimo a quelli che King definisce "verbi dire pompati di steroidi" - "sbuffò", "'Ah ah!' latrò Nulla", ecc., al posto del più adeguato "disse".<br />
Il nonsense è ovunque, nel romanzo, e diciamo che personalmente non sto a pensarci troppo, anche se in alcuni tratti c'è da mettersi le mani nei capelli:<br />
<blockquote class="tr_bq">
Arretrò ancora e udì dei sassi cadere rumorosamente nel vuoto, l'orlo che si dissolveva sotto i suoi calcagni. </blockquote>
"Udì dei sassi cadere rumorosamente nel vuoto" è terribile per diverse ragioni: 1) "Udì", i verbi di senso non andrebbero usati, vedasi i saggi di Palahniuk sulla scrittura; 2) "rumorosamente", è un avverbio bruttissimo, inutilissimo e soprattutto ridicolo, giacché i sassi cadono: 3) nel vuoto, l'orlo che si dissolveva sotto i suoi calcagni. <br />
Non dice che i sassi rimbalzano lungo una ripidissima scarpata, dice che cadono <b>rumorosamente nel vuoto</b>. Ma stiamo scherziamo?<br />
Avevo accennato a traduzioni discutibili o oscene. Ora, non mi son preso la briga di confrontare le due versioni perché nessuno mi paga per farlo, ma da discreto conoscitore dell'inglese, e soprattutto da madrelingua italiano, non posso che grattarmi la testa di fronte a traduzioni del tipo:<br />
<blockquote class="tr_bq">
"Mi dispiace"<br />
"Lo sarai"</blockquote>
Oppure:<br />
<blockquote class="tr_bq">
"Penso che metterò giù te"</blockquote>
Altri orrori:<br />
<blockquote class="tr_bq">
E allora capì che non aveva perso tutte quelle volte nel quadrato d'armi perché gli mancasse l'abilità, o la forza, persino una mano. Era la volontà che gli mancava. </blockquote>
<br />
Manca solo la musica in sottofondo. Cosa c'è di peggio delle epifanie di un personaggio spiegate moralisticamente dal narratore? Cosa? Nulla, è al primo posto. Poi seguono la punta dei calzini che si sfila e si appallottola nelle scarpe, le briciole nel letto, Barbara D'Urso in tv, e la morte, in questo preciso ordine.<br />
Qualcos'altro di simile, ugualmente tremendo (quel "E Yarvi capì" mi provoca proprio dolore fisico):<br />
<blockquote class="tr_bq">
<br />
E Yarvi capì che la morte non si inchina di fronte a ogni uomo che le passi davanti, non protende il braccio per indicare rispettosamente la via, non dice parole profonde, non toglie alcun catenaccio. Non occorre mai la chiave che porta al seno, perché l'Ultima Soglia è sempre aperta. Raduna i morti, li fa passare a frotte, incurante del rango o della fama o del valore. Una fila che si allunga sempre di più da farvi passare attraverso. Una processione cieca, inesauribile </blockquote>
Altra saggezza abercrombiana:<br />
<blockquote class="tr_bq">
"No" fece roco Yarvi, lottando per alzarsi, ma purtroppo non basta volere una cosa per riuscire a ottenerla.</blockquote>
Quest'uomo si vanta anche di aver studiato Psicologia, cioè rendiamoci conto.<br />
Altri orrori:<br />
<blockquote class="tr_bq">
L'alba giunse fangosa e impietosa.</blockquote>
Ancora:<br />
<blockquote class="tr_bq">
Fracasso, il baccano dell'acciaio, della rabbia, della paura, reso quasi peggiore dal non vedere chi lo facesse, o perché.</blockquote>
Ancora, qui la cosa peggiore è che c'è un tentativo di mostrato (show) inquinato oltremodo dal narratore che trae conclusioni al posto del lettore. <br />
<blockquote class="tr_bq">
Portava un collare da schiava anche lei, ma fatto di fil di ferro intrecciato, e la sua catena era leggera e allentata, in parte avvolta al braccio quasi fosse un ornamento che avesse deciso di indossare. Una schiava persino più favorita di Ankran, dunque.</blockquote>
Qui c'è un omicidio della suspence, nel mezzo di un combattimento spunta questo:<br />
<blockquote class="tr_bq">
Davvero uno dei due doveva uccidere l'altro? Porre fine a tutto ciò che fosse, a tutto ciò che sarebbe mai potuto essere? A quanto pare, sì. Ma era difficile che in tutto ciò ci fosse un che di glorioso.</blockquote>
Spesso il raccontato è scarso o inutile. Se Abercrombie fosse qui, gli chiederei: "Scommetto che quando scrivi questa roba dei paesaggi immagini le scene del Signore degli Anelli con quelle belle panoramiche della Nuova Zelanda, ma sai che in un romanzo non è la stessa cosa, no?":<br />
<blockquote class="tr_bq">
Scivolarono lungo infinite scarpate di ghiaia, saltellarono fra massi grandi quanto case, si inerpicarono giù per colate di roccia nera simili a cascate di ghiaccio.</blockquote>
E ancora, per chi vuol farsi del male:<br />
<blockquote class="tr_bq">
Continuarono ad avanzare furtivi. Altre ombre, altri gradini, altre memorie vergognose, muri di pietra grezza disposti dalla mano dell'uomo e che parevano più antichi ma erano migliaia di anni più recenti delle gallerie sottostanti; la luce del sole ammiccava da una grata vicino al soffitto.</blockquote>
L'era del Pleonastico:<br />
<blockquote class="tr_bq">
Yarvi tornò in sé al buio, soffocando in un vortice di bolle, e si dimenò, si agitò e si contorse nel semplice bisogno di restare vivo.</blockquote>
Chi ha fatto l'editing come ha fatto a non notare tre verbi sinonimi, un aggettivo che sta lì tanto per, una stupida perifrasi, praticamente tutta la frase non ha alcun motivo di esistere, è un elogio alla stupidità.<br />
Qui la confusione di Abercrombie è al suo culmine. Non sa che pesci pigliare, di conseguenza:<br />
<blockquote class="tr_bq">
Corsero. O avanzarono spediti. O saltellarono e incespicarono, o si trascinarono attraverso una landa infernale di rocce consumate dove non crescevano piante o volavano uccelli</blockquote>
LOL. O. O. Della serie "fate un po' voi".<br />
Si parlava di daddy issues, eccoli anche qui, oltre a <i>The blade itself</i>, e rappresentati nel peggiore dei modi.<br />
<blockquote class="tr_bq">
Ma Yarvi non aveva orgoglio. L'orgoglio lo aveva abbandonato quando era stato svergognato da suo padre. Beffato da Odem. Picchiato sulla <i>Vento del Sud</i>. Congelato nelle terre desolate.</blockquote>
Perle di wtf:<br />
<blockquote class="tr_bq">
Poi Uthil piegò la spalla e sollevò lo scudo, sbattendo l'estremità contro il mento di Odem. Ruotò l'altra spalla e scagliò Odem lontano</blockquote>
Che spalle potenti.<br />
Perle di stile:<br />
<blockquote class="tr_bq">
Scavò come se la sua vita dipendesse da quello. Così era.</blockquote>
Mi immagino Joe che scrive la prima frase, al pc (scommetto che è un mac user), digita il punto e si ferma. Riflette. Poi si rende conto che la frase appena scritta è banale, e ci aggiunge "Così era", per aumentarne l'ovvietà.<br />
<br />
Non infierirò ulteriormente sul romanzo. Le annotazioni sono molte di più ma non ha senso riportare tutte, per non parlare dei refusi. Questo genere di cose si fa fare a qualcuno nella casa editrice, e costui merita di essere pagato. La Mondadori può prendere uno stagista e fargli fare l'editing senza retribuzione, e i risultati di solito sono pessimi (com'è ovvio, naturalmente - ad Abercrombie piace quest'elemento).<br />
Ricapitolando.<br />
Un romanzo pessimo. Una storia che potrebbe anche non esistere, il mondo non cambierebbe. Una nuova trilogia non richiesta. Una prosa pessima come tante altre.<br />
Abercrombie non è un genio, <i>The blade itself</i> però non era male (ma non è nemmeno un'opera d'arte). <i>Il mezzo re</i> invece è immondizia ai livelli della Troisi.<br />
Dicevo all'inizio che questo romanzo non è fantasy. Ebbene, a me piace leggere storie con ambientazioni originali, fantasy, sia a tematica medievaleggiante che barbarica che ottocentesca, ecc. Ma se c'è una cosa che Gamberetta mi ha insegnato è che non basta un'ambientazione diversa dal nostro mondo per fare un Fantasy. <i>Il mezzo re</i> è solo il primo della trilogia (sigh), ma è autoconclusivo, quindi non ha senso dare il beneficio del dubbio verso il prossimo volume. In questo romanzo <b>non c'è alcun elemento fantasy<i>,</i></b> e non <i></i> parlo solo di magia ecc., non ci sono nemmeno creature diverse o altro. È una storia di un ragazzo che intraprende una breve avventura (solo a parole: il cammino dell'eroe, la maturazione del personaggio, il conflitto, sono praticamente inesistenti, così come i personaggi sono bidimensionali, e i dialoghi tutti uguali) per riconquistare il trono e l'approvazione degli altri. Non ci sono elfi, troll, non c'è magia, ci sono uomini che complottano per il trono, non ci è dato sapere niente del resto dell'ambientazione.<br />
<i>Il mezzo re</i> è un romanzo più finto di una fiaba, i personaggi fanno cose perché spinti dalla mano divina di un Dungeon Master troppo pigro per creare una gerarchia nel sistema monarchico della storia, e per dare spessore alla struttura sociale, economica e politica dei regni in conflitto.<br />
<i>Il mezzo re</i> mi fa quasi rimpiangere il vecchio fantasy alla Terry Brooks.Federico Russo "Taotor"http://www.blogger.com/profile/05559731962576557667noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-335426422410332741.post-48397224324204616532014-10-24T15:28:00.001+02:002014-10-24T19:20:51.415+02:00Impressioni fulminanti (alzheimeriane) | La caduta dei giganti, di Ken Follett (ripresa)<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://i.imgur.com/oliuY.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://i.imgur.com/oliuY.jpg" height="320" width="206" /></a></div>
Sto diventando vecchio. Ho ripreso a leggere <i>La caduta dei giganti</i> di Follett, che avevo abbandonato tempo addietro, e sono andato fino in fondo, l'ho finito. Mi sono reso conto solo ora che ne avevo già parlato <a href="http://federico-russo.blogspot.it/2012/10/impressioni-la-caduta-dei-giganti-di.html">qui</a>, più di due anni fa, lamentandomi che non ero in grado di continuarlo perché faceva schifo.<br />
Siccome mi sono dimenticato e ormai il danno e fatto, non rinuncio e riprendo a lamentarmi delle 20+ ore perse a leggere il romanzo.<br />
<div>
Confermo le impressioni di due anni fa. Sembra che l'autore stia parlando con un cretino, o meglio: l'autore sembra <i>molto</i> ingenuo e pedante, e si rivolge al lettore con la stessa ingenuità, reputandolo un cretino. Un cretino che parla a un cretino.</div>
<div>
La prosa è al limite dello schifo, ripulita quanto basta per essere grammaticalmente corretta (siamo a questi livelli, sì). In aggiunta ai dialoghi tutti uguali e ai personaggi bidimensionali e alle emozioni assenti, non avevo notato una cosa (che forse si manifesta più avanti rispetto alle 200 pagine dopo cui avevo droppato): l'infodump è peggiore rispetto a quanto avessi notato, si insinua ovunque, nei dialoghi e nella narrazione, raggiunge persino il massimo del degrado che solo uno scrittore alle primissime armi riesce a raggiungere: l'infodump che spezza l'acme del climax. Infodump del tipo: Tizio sta per sparare a Caio ma ecco una digressione sul tipo di arma che sta usando.</div>
<div>
Per dare un senso a questo post e farci un paio di risate, ho raccolto alcune citazioni che mi hanno fatto cadere le <strike>pal</strike> le braccia:</div>
<div>
<br /></div>
<blockquote class="tr_bq">
Lev sentiva l'odore dell'acqua, per cui concluse che dovevano trovarsi nei pressi del porto.</blockquote>
<div>
Attenzione: non sente odore di marcio, di pesce, di alghe, di tutto ciò. No: sente l'odore dell'acqua. Gli haterz della scrittura logica direbbero: "Eh vabe', ma va', si capisce cosa intende". Allora invito tali individui a riempire il lavandino del bagno di acqua e ad <strike>annegarvici</strike> annusarla. Di cosa sa? Di ruggine? Di cloro? O sa di "acqua"?</div>
<blockquote class="tr_bq">
A destra e a sinistra di Grigoij si udivano scoppi assordanti, fontane di terra erompevano dal suolo, uomini gridavano e frammenti umani volavano nell'aria.</blockquote>
<div>
Lui vede tutto quanto, a destra e a sinistra, contemporaneamente. Ha occhi divergenti, posti ai lati della testa. Tralasciamo i verbi di percezione, e pensiamo a tutto ciò che accade. Mi ricorda quella puntata di Futurama in cui Harold Zoid [grazie a Eliana per il suggerimento], regista d'altri tempi del cinema muto, ha la possibilità di fare un film con gli strumenti moderni e come per compensare, riempie le scene di azioni, suoni, con le comparse che si agitano in maniera spropositata (del tipo correndo con le braccia alzate o imitando le galline) pur di sfruttare al massimo la nuova tecnologia. Lol. Uguale.</div>
<blockquote class="tr_bq">
Walter la ignorò.</blockquote>
<div>
Bellissimo esempio di virtuosismo letterario.</div>
<div>
Attenzione a questa, <i><u>spoiler alert</u></i>!</div>
<blockquote class="tr_bq">
Walter von Ulrich si arrampicò per uscire dalla trincea e, mettendo a repentaglio la propria vita, cominciò ad attraversare la terra di nessuno.</blockquote>
<div>
Meraviglioso, Follett (o il suo ghost writer) ci dice il fine ovvio di un'azione ("si arrampicò per uscire dalla trincea"), e persino le implicazioni di tale azione ("mettendo a repentaglio la propria vita"). Com'è caro.</div>
<blockquote class="tr_bq">
Avanzò ancora, ma per la tensione incespicò, cadde e la pistola gli sfuggì di mano colpendo il gradino di pietra con un rumore metallico.</blockquote>
<div>
Qui vorrei tralasciare gli orrori stilistici da noob per concentrami su un'altra cosa: è un'azione in cui la tensione è altissima, il narratore, ridondante, lo sottolinea ("per la tensione") e crea ulteriore conflitto peggiorando la situazione ("incespicò"). La prima impressione che si ha leggendo questa parte non è "caspita, che tensione", ma "caspita, sei sfuggito con coraggio al fuoco nemico, al tiro di un cecchino, progettando la copertura di un fuoco amico, mettendo a repentaglio la tua vita, ti sei arrampicato in cerca del luogo in cui si apposta il cecchino usando come guida il rumore dello sparo, pur sapendo che ogni attesa implica la morte di un altro civile e... incespichi quando ce l'hai davanti? Ma peffavore! Hai il sangue freddo di sparare a decine di metri di distanza e la tensione ti frega quando hai il bersaglio, <i>distratto</i>, <i>di spalle</i>, a due metri, immobile davanti a te. Bitch please."</div>
Poco dopo c'è una tale escalation di scarsezza che "Potrei vomitare".<br />
<blockquote class="tr_bq">
Il poliziotto balzò in piedi con sorprendente agilità. Aveva la testa piccola e il viso cattivo, e a Grigorij passò per la mente che fosse diventato cecchino per vendicarsi di tutti i ragazzi - e le ragazze - più prestanti che lo avevano sempre preso in giro.</blockquote>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/proxy/AVvXsEj0V_Jpg0kw_2bymuonqEYVHOzJiph-WK-ZFhpt_TNpgiZG66fCjM7ByBjDnYXK_LcO-wkPLuwhE9zsAgPY5SPvsYXCixSgo1dfYb8sLHAuKxOcxZW24WkRZzNH1sy_=" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://i.imgur.com/d4tePV9.jpg" height="148" width="400" /></a></div>
Wut. Uccidetemi.<br />
Capisce tutto solo guardandolo, e chi è, Sherlock Holmes? In quel momento deve unicamente ucciderlo perché il cecchino sta mietendo vittime innocenti (ha appena ucciso una donna e qualche altro, disarmati). Rendiamoci conto.<br />
<blockquote class="tr_bq">
In un vicino frutteto, che fino allora era riuscito a sfuggire ai bombardamenti, i meli fiorivano coraggiosamente.</blockquote>
Una schifezza assoluta con la ciliegina finale: un verbo inutile con un avverbio inutile e patetico. Date un pulitzer a quest'uomo!<br />
<br />
Non ho annotato tutto, è ovvio. Annotavo solo nei momenti di sconforto.<br />
<i>La caduta dei giganti</i> ha di buono solo una cosa: la gestione del conflitto, ma neanche più di tanto. Il confine tra gestione del conflitto e telenovela in certe opere per me è vago. Alcune scelte, per quanto efficaci o adatte, sono scontate ("Ora questa qui facciamo che è incinta, a quest'altro lo sgamano per la terza volta mentre tradisce la moglie, a questo lo mandiamo in guerra...")<br />
Non consiglio assolutamente più di 20 ore della propria vita per questo romanzo. Da poco è uscito l'ultimo volume della trilogia, ma sul serio, c'è parecchio nonsense da sopportare, e non è buono nemmeno per imparare la storia (insegnanti che fate i "moderni", ce l'ho con voi), visto che l'infodump della <i>Caduta dei giganti</i> è molto meno appassionante di un buon libro di storia.<br />
Spero ne facciano una serie tv. Spesso si fanno sceneggiature ottime a partire da romanzi scarsissimi.
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Purtroppo Vaporteppa è nata <i>dopo</i> la pubblicazione di <i>Soldati a vapore </i>(d'ora in poi <i>Soldati</i>), quindi pur essendo a tutti gli effetti steampunk italico, <i>Soldati</i> è stato autopubblicato con Ultima.<br />
Ad ogni modo, con <a href="http://www.ultimabooks.it/piloti-e-nobilta"><i>Piloti e nobiltà</i></a> Diego entra a far parte della scuderia Vaporteppa.<br />
Il racconto è naturalmente ben scritto, e deriva dall'antologia (se non erro <i>non</i> definitiva) pubblicata per un periodo su Baionette in seguito al relativo concorso. Ho fatto un rapido confronto con la prima versione (senza editing), che non era per nulla male, anzi, era <i>molto</i> al di sopra della media. E questo mi ha fatto riflettere - anche se "riflettere" è una parola grossa, ma questo lo vediamo dopo, ora spreco due parole non richieste sul racconto.<br />
<i>Piloti e nobiltà</i> è un racconto breve, è gratuito, è scritto bene, e non c'è motivo per non dargli una lettura. L'unica "pecca" è che in quanto racconto è troppo breve, suggerisce uno sviluppo molto interessante (ci sono tutte le basi, non solo personaggi e situazioni, ma anche l'ambientazione che chi ha letto <i>Soldati</i> già conosce), ma si arresta precocemente. Dopo tutto, è stato concepito appunto come racconto. Gli do il massimo dei voti, diciamo 5/5, ma l'ultimo quinto "sulla fiducia" perché so di cosa è capace Diego, sebbene nel racconto il suo potenziale non sia stato sfruttato al massimo proprio a causa della brevità.<br />
<br />
Ho accennato alle riflessioni.<br />
Nel leggere le opere di Vaporteppa, ho pensato al sotto-genere e alla difficoltà di riuscire a 1. trovare opere di questo tipo, e 2. leggere opere decenti. Tempo fa (un paio d'anni fa) avevo scoperto una casa editrice, l'<a href="http://www.abaddonbooks.com/about">Abaddon Books</a> (o forse è una collana della Rebellion Publishing), che si occupava proprio di romanzi steampunk, sci-fi post-apocaliptici, credo anche fantasy, ecc. Le copertine mi piacevano, la quarta di copertina dei romanzi che mi interessavano erano meh, ma comunque ho voluto vedere di cosa si trattava: se uno dei loro romanzi mi avesse soddisfatto, avrei avuto a disposizione tutti i titoli della collana.<br />
Ho provato a leggere qualcosa (<a href="http://www.rebellionstore.com/products/unnatural_history">Unnatural History</a> di Jonathan Green è gratis, e lui consiglia di cominciare da qui per continuare con gli altri suoi romanzi di Pax Britannia), e sono rimasto delusissimo. La qualità è sottozero, nel migliore dei casi la prosa era solo bruttina e inspida, nel peggiore era tremenda, errori banali, cliché a catinelle, trovate wtf che non sto qui a elencare tutte (del tipo "sì, siamo nel 1994 ma è tutto vittoriano e la gente usa carrozze e cavalli anche se ci sono pure le automobili perchéssì, perché è steampunk", o automi/poliziotti dalla tecnologia non ben definita che ricordano i Dalek di Doctor Who ma che si fanno infinocchiare dal primo che capita e ti lasciano entrare nel posto che sorvegliano, wtf). E questo Jonathan Green ne ha scritta, di roba, per l'Abaddon.<br />
In questi casi non è nemmeno questione di idee <i>vs</i> stile: le idee non hanno un perché, sono incoerenti, e non vengono mostrate in maniera naturale o utile, sembrano scenari e personaggi di cartapesta, e lo stile è scarso, infodumposo, approssimativo, a tratti sembra di leggere una fan fiction.<br />
E il bello è che nella pagina About della Abaddon, è scritto:<br />
<blockquote class="tr_bq">
Dedicated to high-quality science-fiction, fantasy and horror, Abaddon
would create original worlds and find up-and-coming authors to tell
great stories within them.</blockquote>
High-quality, great stories, very science, much fiction, so fantasy, wow. Non posso parlare per <i>tutte</i> le opere dell'Abaddon (Green è proprio no, El Awing con <i>El Sombra</i> idem, forse <i>Journal of the Plague Year</i> non sembrava terribile, stando all'anteprima, ma ricade sempre nel sci-fi infodumposo ogni tre per due, che però è sempre meglio del nonsense steampunk perchéssì), ad ogni modo mi sembra ridicolo che reputino le loro opere di alta qualità, visto che sono davvero pessime e non offrono nulla di nuovo.<br />
Alla luce di queste "riflessioni" personali - che si traducono nell'immagine di me che passo ore sull'Internet a cercare romanzi steampunk/sci-fi interessanti, case editrici indie, e rimango deluso dalla quasi totale assenza di opere per cui valga la pena perdere tempo -, mi rendo conto del fatto che Vaporteppa sta facendo un ottimo lavoro, e mi auguro che il numero di opere cresca e possa rappresentare un punto di riferimento per chi è stanco della spazzatura che, alla fine, in assenza di meglio, si è costretti persino a leggere, se si vuole soddisfare il proprio bisogno di steampunk e simili.<br />
Oppure conviene farsi una ragione e cambiare proprio genere.Federico Russo "Taotor"http://www.blogger.com/profile/05559731962576557667noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-335426422410332741.post-16310938604952862312014-09-18T14:43:00.001+02:002014-09-18T14:43:08.452+02:00Impressioni | Carrellata letteraria estiva 2014 - Parte IIEcco l'<i>attesissima</i> seconda parte della carrellata letteraria.<br />
<br />
<b>Cartlon Mellick III, The Haunted Vagina</b><br />
Avevo da diverso tempo alcuni titoli di bizarro fiction, alcuni iniziati e rimasti incompleti (<i>Satan Burger</i>: andava forte all'inizio ma poi mi ha stancato lo storia di questi punk perditempo), altri mai cominciati. Volevo espandere un pochino le mie letture del genere e mi sono affidato ai gusti dei colleghi blogger, soprattutto al parere del Duca. Tra parentesi, <i>The haunted vagina </i>uscirà in italiano sotto l'etichetta di Vaporteppa, gaudio in tutto il regno.<br />
Il romanzo mi è piaciuto. Probabilmente la forza delle opere di Mellick III risiede anche nella brevità con cui viene sviluppata l'idea di base (King avrebbe molto da imparare, lui le stesse idee le svilupperebbe in triliardi di pagine). <i>The haunted vagina </i>alla fine risulta più profondo di quanto non sembri. E parla di una ragazza che ha la vagina infestata (dai fantasmi) e del ragazzo che deve scoprire che succede là dentro. Se ne parla in maniera più estesa in <a href="http://www.vaporteppa.it/elettrodiario/si-parte-con-la-bizarro-fiction/">questo post</a> di Vaporteppa.<br />
<br />
<b>Hugh Howey, Wool</b><br />
Questo è il romanzo di cui hanno acquistato i diritti (è la 20th Century Fox, non la WB, mi correggo) per un film che, dalla regia, mi dicono sarà diretto da Ridley Scott. Nelle librerie e persino nei supermercati hanno fieramente esposto per alcuni mesi questo mattone. Mi aveva dato un'ottima impressione, nonostante lo stile scarsino e alcuni punti dubbi (del tipo il"sapore metallico dell'adrenalina", come se l'adrenalina si potesse assaporare, o a un tratto della storia un personaggio cancella un file di testo compromettente ricevuto via mail, spostando il file nel cestino e <i>addirittura</i> svuotando il cestino: l'autore deve avere conoscenze informatiche pari al tipico utente Windows/Apple, cioè nulle). La storia migliora, si arricchisce di elementi interessanti al punto da assomigliare a <i>Lost</i>, con idee meno wtf che spuntano dal nulla. Ma poi la fine è gestita male, non c'è una risoluzione degna, e molto rimane inspiegato.<br />
Mi auguro che la sceneggiatura del film corregga tutto lo "sporco", così chi è interessato alla storia potrà risparmiarsi decine di ore di lettura e godersi al massimo due ore di film.<br />
<br />
<b>Zerocalcare, La profezia dell'armadillo</b><br />
Capolavoro, non c'è nient'altro da aggiungere.<br />
<br />
<b>François Garde, Il ritorno del naufrago</b><br />
Come ho già scritto nel post precedente, a me le storie di mare piacciono molto. Ho trovato questo romanzo per puro caso, l'ho cominciato sul Kobo Aura fresco di regalo, ma ero preso dalla frenesia ed essendo scritto abbastanza male l'ho interrotto, poi alla fine ad agosto l'ho ripreso e finito. È sostanzialmente quello che dice il titolo. Il ritorno di un naufrago francese, in un'ambientazione ottocentesca. L'intero romanzo alterna la forma epistolare di un geografo che scopre il naufrago, e lunghi flashback della storia del naufrago narrati in terza persona. Lo stile è bruttino, in pratica il mostrato è ridotto a 0, è tutto raccontato. Si può anche tollerare, se a uno piace il tipo di storia. Ma si conclude con questioni irrisolte, lascia insoddisfatti. Un finale davvero pessimo (praticamente mozzo).<br />
<br />
<b>Frank Schatzing, Limit</b><br />
Adoro i mattoni, e ho visto spesso i romanzi di Schatzing in giro. Ho cominciato <i>Limit</i>, mi ha intrigato, poi passata l'introduzione, si apre il primo pov, e lo stile è un pugno in faccia. L'ho chiuso e poi ho provato a riprenderlo. L'ho ri-abbandonato.<br />
<br />
<b>Carlo Taglia, Vagamondo </b><br />
C'è poco da dire, è un diario di viaggio. Carlo Taglia ha vinto il Narcissus Monthly Award, è un autopubblicato con Ultima Books. Ha <a href="http://karl-girovagando.blogspot.com/">un blog</a>. Ha fatto il giro del mondo in 528 giorni senza aerei. Non è un romanzo, ma appunto un diario di viaggio un po' intimo e un po' aperto al pubblico (l'impresa, per quanto solitaria, non può non avere una risonanza mediatica! Mi ricorda con nostalgia le belle vecchie imprese ottocentesche).<br />
<br />
<b>Terry Pratchett, Mort</b><br />
L'ho accennato già altrove: Terry Pratchett può essere anacronistico, se letto ora. <i>Il colore della magia</i> è bellissimo, poi gli altri libri variano per stile e tematiche. Alcuni hanno un tono fiabesco che proprio non mi piace. Altri, invece, sono geniali e ancora divertenti. <i>Mort</i> è uno di quelli da cui trapela sia la vena umoristica che quella filosofica di Pratchett.<br />
Dicevo: può essere anacronistico, l'umorismo di Pratchett (non per tutti i versi, però), perché è uno dei primi. La parodia del Fantasy fatta quando il Fantasy era all'apice (<strike>all'apice della suo degrado, potrebbe dire qualcuno, ma non è che poi sia migliorato voglio dire dopo è venuto tipo Twilight e altre cose simili cioè rendiamoci conto</strike>) poteva essere originale, divertente, o comunque adeguato ai tempi (<i>Il colore della magia</i> è del 1989). Ma negli anni le parodie hanno in un certo senso esaurito la materia da beffare. Si pensi agli Scary Movie: funzionavano finché non hanno cominciato a stancare, il che è avvenuto dopo pochi anni (e parodie di horror se ne facevano già da anni! Si pensi al mitico <i>Frankenstein Junior</i>, del 1974, ancora oggi attualissimo; dello stesso anno Monty Python e il Sacro Graal, che però parodiava il ciclo arturiano e in qualche misura anche il fantasy).<br />
Con questo non voglio dire che le idee si esauriscono e non si può fare più parodia. Molte idee di Pratchett sono originalissime, ma al di là di questo, a mio avviso quando lo si legge si mette in conto, da un certo lato, che risale a due decine di anni fa, e ciò che poteva far più ridere all'epoca, può far meno ridere ora (o fa ridere in maniera diversa: si veda Korgoth of Barbaria, in cui ciò che fa ridere non è poi così direttamente collegato con l'heroic fantasy in sé, come si può vedere nel <i>Colore della magia</i>, ma con altri trope portati all'estremo).<br />
O forse mi sbaglio e semplicemente Pratchett alterna genialate a freddure.<br />
<br />
<b>Frank Schatzing, Il quinto giorno</b><br />
Della serie, perservare è malvagio. Perché ho messo da parte uno Schatzing e ne ho preso un altro? Ripeto, perché i mattoni mi piacciono. Scherzo, nel caso del <i>Quinto giorno</i> mi è stato consigliato per la storia e il suo sviluppo (e conclusione), e mi son messo di impegno. È vero, l'idea di base della storia è interessante (l'ho già detto che mi affascinano le storie di mare e il mare di per sé?), e sono riuscito a leggere fino al 20%, il che è incredibilmente tanto per un mattone di qualcosa come mille pagine: lo stile è un calcio nei testicoli. Schatzing perde più tempo di King e lo fa anche peggio. Infodump come se piovesse, sempre, continuamente, soprattutto quando non serve a niente. Durante la lettura ero arrivato a una scena di tensione, in cui l'infodump grazie a dio era stato accantonato, ma lo stile era ancora pessimo, c'era molto raccontato e il mostrato era confuso. Alla fine l'ho abbandonato.<br />
Come fanno certi romanzi a diventare best seller?<br />
<br />
<b>Stephen King, Mucchio d'ossa</b><br />
È stata una lettura totalmente casuale.<br />
Leggere King è sempre come rivedere un vecchio amico. All'inizio. Poi ricordi perché è passato così tanto tempo dall'ultima volta. <i>Mucchio d'ossa</i> non è assolutamente uno dei suoi migliori romanzi. È scritto abbastanza bene (parliamo di King, fa le cose come al solito, un po' funzionano e un po' no, è migliore di molti altri ma il suo amore per il brodo annacquato è noto), e devo ammetterlo, l'evoluzione della storia mi ha un po' spiazzato: sembra risolversi a metà opera, ma a ben pensarci poteva finire poco dopo, riducendo di molto la seconda metà. Su goodreads gli danno circa 3 stelle e qualcosa su 5. Direi che è il voto che si merita.<br />
<br />
<b>Chuck Palahniuk, Pigmeo</b><br />
<i>Pigmeo</i> è un romanzo molto particolare.<br />
Inizialmente mi sembrava troppo faticoso da leggere e l'avevo accantonato. Google può esservi più utile di me, ma in breve: <i>Pigmeo</i> è un romanzo in forma di report fittizio di un bambino-terrorista proveniente da un paese fittizio a regime dittatoriale, che va in America per un gemellaggio. Di conseguenza questi "dispacci" sono scritti in un italiano (non ho controllato la versione inglese) approssimativo con coniugazioni sbagliate e similitudini molto esotiche e originali. Prendo un estratto (in realtà ho trovato <a href="http://ilblogdigelo.blogspot.it/2013/03/pigmeo-di-chuck-palahniuk.html">questa recensione</a> di gelostellato, che in gran parte condivido, l'estratto lo prendo dal suo post):<br />
<blockquote class="tr_bq">
Prossimo poi, questo agente approccia femmina negroide caratterizzata con cranio di forma mesocefalica, ampia apertura nasale e zigomo indietreggiato. Mano di operativo me estende, apre verso femmina. Questo agente dice: «Esemplare femminile, permette effettua danza di accoppiamento precedente generazione di embrione umano?».
<br />
Bocca di operativo me assicura che equipaggiato con adeguato cromosoma, così che non appesantisce società con cura di mostruosa prole deformata.</blockquote>
In realtà sì, può stancare, ma basta entrare nella visione di Pigmeo e ci si può gustare completamente l'opera, disseminata di perle geniali: alcune fanno davvero ridere, altre sono una palese denuncia alla cultura occidentale, e se da un lato può sembrare anche snob/scontato, dall'altro non si può non riconoscere che le immagini sono davvero efficaci (come il dollaro rubato, sporco di sperma del carnefice e sangue anale della vittima dello stupro).<br />
Lo avevo sottovalutato, invece potrebbe addirittura essere il mio romanzo preferito di Palahniuk.<br />
<br />
E questo è tutto.<br />
Prossimamente, brevi ma intense impressioni su steampunk nostrano ed estero.Federico Russo "Taotor"http://www.blogger.com/profile/05559731962576557667noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-335426422410332741.post-2016217960365022032014-09-08T14:46:00.001+02:002014-09-08T14:46:23.984+02:00Impressioni | Carrellata letteraria estiva 2014 - Parte INon aggiorno il blog da due mesi ma ho i miei perché: laurea/tirocinio/vacanze. Ho anche imparato a suonare l'ukulele (in realtà è bastato un paio di giorni).<br />
Nel frattempo però non ho smesso di leggere, ed ecco a voi una carrellata delle cose che ho letto da più o meno luglio a ora. Divido la lista in due parti perché mi sento molto la Mondadori coi romanzi di Martin, ma anche perché dopo due mesi di assenza posso garantire un altro post prima del panico su cosa scrivere dopo.<br />
Via.<br />
<br />
<b>Joseph Conrad, I romanzi del mare</b><br />
Avevo letto tempo fa (10 anni fa) <i>Tifone</i>, e mi son detto ok, voglio leggere altra roba di mare, proviamo con questa raccolta, che comprende <i>Il negro del Narciso,</i> <i>Tifone,</i> <i>Un colpo di fortuna,</i> <i>Freya delle Sette Isole</i>. At first I was like wow, è vekkiume ben fatto, questo! But then I was all like come non detto, andrebbe bene una sola lettura per togliersi lo sfizio della storia di mare, ma lo stile costituisce un ostacolo non irrilevante. Se qualcuno conosce romanzi di mare accattivanti e sorpattutto <i>ben scritti,</i> suggerisca pure.<br />
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<b>Arthur Conan Doyle, Tutto Sherlock Holmes</b><br />
Sir Conan Doyle ce lo fanno leggere a scuola, alle medie, e poi ce ne dimentichiamo, ma sa il fatto suo (e non dimentichiamo i suoi romanzi di fantascienza, col mitico professor Challenger!). È una buona dimostrazione di vekkiume ben fatto, e la fama raggiunta da Sherlock Holmes su schermo mi auguro avvicini alla lettura dei romanzi, e da qui al vekkiume in generale, che ci piace tanto (il nostro piano segreto è far tornare il mondo all'estetica, alla morale e alla filosofia dell'800, sapevatelo)<br />
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<b>Susanna Clarke, Jonathan Strange & Mr. Norrell</b><br />
Lo ricorderà chi una decina d'anni fa era appassionato di fantasy e abbastanza grande da saper leggere (quando il romanzo uscì, nel 2004, io avevo 14 anni, ora ne ho 24, cioè parliamone). I punti di forza della storia sono diversi: è ambientato nell'800, c'è la magia, e l'atmosfera cerca di essere un po' fiabesca e un po' spiritosa: oserei dire che ricorda vagamente lo stile della Rowling dei primi Harry Potter. Il problema è che lo stile è pessimo, un fiabesco fallimentare, inutilmente prolisso, che non suscita il minimo interesse e non ingrana <i>mai</i>, per cui l'ho abbandonato e non lo riprenderò mai più.<br />
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<b>James Mendrinos, The complete idiot's guide to comedy writing</b><br />
Cercavo informazioni sulla comicità, su come produrla e via discorrendo. Ho scoperto questo manuale. Devo essere sincero: non è servito a molto. Sicuramente gli esercizi suggeriti possono essere utili, e anche un po' di teoria su alcuni aspetti della comicità (il twist, la tempistica ecc.), ma non è il tipo di manuale che cercavo. Forse probabilmente non ne esistono. Se c'è una cosa che ho imparato (non è vero, è una cosa scontata che sanno tutti), è che la comicità è roba seria, ci si può improvvisare ma o si ha l'attitudine innata o la si sviluppa con un potente allenamento. Non c'è niente di peggio della comicità stiracchiata e forzata. Anzi sì, c'è: il dramma forzato.<br />
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<b>Alessandro Scalzo, Caligo</b><br />
Ne avevo già parlato <a href="http://federico-russo.blogspot.it/2014/07/impressioni-caligo-di-alessandro-scalzo.html">qui</a>, quindi non mi ripeto. Perla italiana. È uno dei romanzi che voglio assolutamente rileggere, insieme al magistrale <a href="http://federico-russo.blogspot.it/2013/03/impressioni-soldati-vapore-di-diego.html">Soldati a vapore</a> (attenzione! È uscito un racconto gratuito dello stesso autore! <a href="http://www.vaporteppa.it/elettrodiario/nuovo-racconto-gratuito-piloti-e-nobilta/">Qui il post relativo</a>). C'è molto da imparare da queste fiction, per chi scrive. E molto da gustare, per chi legge.<br />
<b><br /></b>
<b>Arturo Pérez-Reverte, Purezza di sangue</b><br />
Pérez-Reverte non è un autore eccezionale, ma è molto bravo e mi fa piacere leggerlo. A parte la prima opera, <i>Capitano Alatriste</i>, che ricordo come un piccolo capolavoro, gli altri romanzi dell'autore non mantengono lo stesso "tenore", l'andamento è variabile (ricordo l'infelice caso de <i>Il giocatore occulto</i>, infelice perché prolisso e oltremodo infodumposo). Ad ogni modo, mi è piaciuto leggere <i>Purezza di sangue</i> e proseguirò con gli altri titoli. Piano piano.<br />
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<b>Gabriel Garcia Marquez, Memoria delle mie puttane tristi</b><br />
È cinico da dire, lo so, ma non prendiamoci in giro, gli editori stappano champagne e ballano sulle scrivanie quando un loro autore bestseller muore. Un po' come le opere d'arte, se quel dipinto vale 10, dopo la morte dell'artista varrà 100 e continuerà a valere sempre di più. Avevo già cominciato a leggere <i>Memoria delle mie puttane tristi</i> un anno o due anni fa, dopo aver cominciato e abbandonato <i>Cent'anni di solitudine</i>. L'ho ricominciato e finito quest'anno (è abbastanza breve). Ne è valsa la pena, merita il riconoscimento che ha avuto.<br />
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<b>Mykle Hansen, HELP! A bear is eating me!</b><br />
Tapiro <a href="http://tapirullanza.com/2011/11/25/bonus-track-help-a-bear-is-eating-me/">lo consigliò</a> ben 3 anni fa, io l'ho letto solo quest'anno. Effettivamente è meno "bizzarro" rispetto alla roba della Eraser Head, e forse è proprio per questo che mi è piaciuto <i>molto</i>. La bizarro fiction mi piace così e così, dipende. <i>HELP! A bear is eating me! </i>è un capolavoro. È divertente, ben scritto, breve, suscita emozioni, praticamente perfetto. Se insegnassi Psicologia (ehm, ne approfitto per comunicare la mia disponibilità in merito a chiunque volesse offrirmi un posto di lavoro come docente, chiusa parentesi), se insegnassi Psicologia Generale o Clinica, dicevo, userei diversi pezzi di questa novella come esempi utili: si imparerebbe molto di più da un commento specialistico a questo romanzo che dalle classiche lezioni frontali con slide.<br />
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Fine prima parte.<br />
Ora creo il cliffhanger per la seconda parte: ci sarà un romanzo i cui diritti cinematografici sono già stati acquistati dalla Warner Bros mesi fa, un'altra opera di bizarro fiction, e ben DUE bestseller fail tedeschi, e molto altro (non troppo, in realtà, sono solo promesse da campagna elettorale).Federico Russo "Taotor"http://www.blogger.com/profile/05559731962576557667noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-335426422410332741.post-75898358194727627602014-07-03T15:22:00.000+02:002014-07-03T15:22:14.086+02:00Impressioni | Caligo, di Alessandro Scalzo<img align="left" src="http://www.vaporteppa.it/wp-content/uploads/2014/06/cover_caligo-412x550.jpg" height="320" width="239" />Alla fine, il grande momento è arrivato.<br />
Non deve essere stata una cosa da niente, avere il peso delle aspettative per il primo autore italiano pubblicato da Vaporteppa. In un certo senso, corrisponderebbe al biglietto da visita della collana, all'emblema, allo stendardo da sventolare con italica fierezza.<br />
Insomma, fossi stato io al posto di Alessandro, un po' di strizza l'avrei avuta.<br />
Ma lo Scalzo vantava già la benedizione della Dea Gamberetta che aveva dato il suo sì al precedente romanzo di Alessandro, <a href="http://fantasy.gamberi.org/2009/12/14/marstenheim/">Marstenheim</a> (che ho letto e molto apprezzato tempo fa ma, me misero, non ho mai scritto uno straccio di post a riguardo, spero di rifarmi). Insomma, era un autore "raccomandato" nel senso anglosassone, non-italiano del termine (ovvero quando una persona è disposta a garantire per un'altra meritevole, rimettendoci qualora si sbagliasse).<br />
Ma Marstenheim è un'ottima lettura gratuita che potremmo annoverare tra i titoli pionieri dell'autopubblicazione di qualità. I tempi però sono cambiati, e non serve più lottare per dimostrare che venire pubblicati su carta <i>non</i> è necessariamente sinonimo di qualità. Ora è possibile essere un autore meritevole, non al soldo del colosso editoriale, e pubblicare in digitale (e magari avere più successo che se pubblicato solo su carta)<br />
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Parliamo del romanzo.<br />
Grandi aspettative, sì, e tutte soddisfatte. In <i>Caligo</i> c'è tutto: umorismo, <i>sense of wonder</i>, ambientazione, trama semplice ed efficace, personaggi credibili. C'è l'italianità sia nei comportamenti che in cibo e bevande, ma c'è anche l'inglesità, con la stessa Barbara Ann, lo zio Watson, i confronti tra culture. E poi ci sono mech, motoruote, scafandri. C'è persino un cinese.<br />
Lo stile essenziale e curatissimo, che già avevamo visto con le precedenti opere gratuite brevi, lo ritroviamo naturalmente anche qui, e garantisce una lettura che non stanca mai, nonostante la normale alternanza di picchi di climax, e non incappa mai punti morti o poco interessanti. Laddove mancano le scene d'azione, concitate, trovano spazio l'umorismo, l'approfondimento del background, la "semina" di pistole di Čechov. La lettura insomma è gradevole, spedita, e persino io, che sono un lettore lentissimo e pignolo (ricordo lo <a href="http://www.slowreading.org/?lang=it">Slow Reading Manifesto</a>), ho impiegato, stando alle statistiche del Kobo, solo 6 ore (cioè 4-5 ore per un lettore normale e non bradipo come il sottoscritto.)<br />
Una cosa che ho immensamente apprezzato del romanzo è il <i>sense of wonder</i> che ormai avevo praticamente dimenticato. Vuoi perché i gusti son quelli, vuoi perché la cosa mi affascinava e addirittura alcune idee sono simili a quelle che uso nella mia ambientazione (in futuro maggiori informazioni), ma il background in <i>Caligo</i> è naturale, credibile, affascinante. Le onde Z e i loro effetti sulla popolazione, per esempio, non sembrano un artificio di finzione, ma si inseriscono con naturalezza e si incastrano in maniera coerente con i personaggi della storia che per esempio, quando il rolmetro segna valori troppo alti, son costretti a starsene a casa a dormire. Lo stesso vale per l'uso delle droghe (leggasi l'utilissimo approfondimento del Duca in appendice), e per altri aspetti del romanzo.<br />
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Vaporteppa quindi non si smentisce e sfodera un'opera all'altezza delle aspettative, divertente, interessante, ben curata, ma soprattutto nostrana. Potete leggere il post di presentazione direttamente da <a href="http://www.vaporteppa.it/elettrodiario/caligo-e-in-vendita/">Vaporteppa</a>, e acquistarlo da <a href="http://www.amazon.it/Caligo-Vaporteppa-Alessandro-Scalzo-ebook/dp/B00L1G3CWU/">Amazon</a> per i Kindle o da <a href="http://www.ultimabooks.it/caligo">Ultima Books</a> per tutti gli eReader e tablet.Federico Russo "Taotor"http://www.blogger.com/profile/05559731962576557667noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-335426422410332741.post-89744673774304597702014-06-24T14:41:00.003+02:002014-06-24T14:41:47.544+02:00Impressioni | Kobo AuraÈ tradizione, più o meno da quattro anni a questa parte, che ogni anno io faccia un post su un eReader che compro/mi regalano/regalo. Non è voluto, ma la mia ossessione per gli eReader porta a questa "coincidenza".<br />
Questa volta tocca al Kobo Aura - non il Kobo Aura HD, no, solo Aura.<br />
Avevo cercato per diverso tempo le differenze tra Aura e Aura HD, senza trovare niente di chiaro (a parte il prezzo maggiore dell'ultimo). Spero questo post torni utile per chi aveva dubbi, come me. Anche se temo che, come la Kobo ha fatto sparire i Kobo Mini l'anno scorso con l'offerta, la stessa fine farà l'Aura.<br />
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Il Kobo Aura si differenzia rispetto a tutti gli altri lettori, anche quelli Kobo, per il design: lo schermo è una superficie continua con la cornice, un po' come uno smartphone, e questo infatti gli dà un'aria più da tablet che da lettore ebook. Le dimensioni dello schermo sono i classici 6 pollici, prima differenza con l'Aura HD, che ne ha 6,8. Ovviamente la risoluzione cambia: 1024 x 758 per l'Aura, 1440 x 1080 per l'Aura HD: non saprei dire se questo si riflette in una qualità migliore per l'HD rispetto all'Aura base. Teoricamente sì, ma immagini e testo, sull'Aura base, sono comunque ben definiti.<br />
A parte la superficie continua, la forma è quella di tutti i Kobo, col retro ruvido caratteristico, ma le dimensioni rispetto agli altri Kobo sono diverse: la cornice è più piccola, e dà al dispositivo un aspetto meno affusolato, al punto da farlo sembrare più piccolo rispetto ad altri eReader (ma è solo un'illusione: le dimensioni dello schermo sono 6 pollici puri). Potete vedere più giù il confronto col Kindle 4NT (base). Considerando che l'eReader nasce per essere un sostituto efficace e più tascabile del vecchio libro cartaceo, le dimensioni ridotte della scocca sono un gran punto a favore.<br />
I pulsanti fisici sono solo due, posizionati nella parte alta: on/off (a scorrimento) e illuminazione (a pressione), regolabile poi dal sistema.<br />
Veniamo ai "confronti".<br />
Rispetto al Kindle base, privo di illuminazione, il Kobo Aura ha una pagina più grigia, sembra catturare meno la luce, e per avere un contrasto testo/sfondo perfetto, bisogna esporre lo schermo alla luce del sole (al Kindle basta catturare un po' di luce anche di lato, per far risaltare il bianco dello sfondo). Ecco un esempio (in foto le peculiarità di luci e contrasti in pratica vengono quasi annullate, ma dovete accontentarvi):<br />
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<img src="http://i.imgur.com/LDlm7gi.jpg" height="240" width="400" /></center>
<div style="text-align: center;">
<i>Come si può notare, nonostante le dimensioni identiche dello schermo, l'Aura ha più o meno un pollice di scocca in meno.</i></div>
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Tuttavia, grazie all'illuminazione diffusa dell'Aura, si può ovviare al ridotto contrasto, con una percentuale bassa di luminosità (meno di 20%) <br />
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<img src="http://i.imgur.com/xaAIfPI.jpg" height="240" width="400" /></center>
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<i>
Come prima, dalle foto non si nota bene, ma ora il contrasto è adeguato e uguale in entrambi i dispositivi.</i></center>
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L'Aura dà il meglio di sé, se illuminazione ambientale è scarsa (per esempio, al chiuso anche se di giorno) con una buona percentuale di luminosità (~30%), sebbene basti rivolgersi con una buona quantità di luce alle spalle (per esempio, vicino a una finestra), per poter fare anche a meno dell'illuminazione.<br />
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<img src="http://i.imgur.com/LVARRcs.jpg" height="240" width="400" /></center>
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Ora il Kindle sembra grigio, perché il fuoco dell'obiettivo viene "confuso" dall'illuminazione del Kobo. La differenza tra il Kindle con una buona luce trasversale e l'Aura al 20-30% di luminosità non è enorme, diciamo che la pagina dell'Aura sembra più bianca, ma il Kindle si sa difendere benissimo anche in questo.</i></center>
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L'illuminazione non consuma molta batteria. Finora non ho potuto testare la durata, ma con un uso intenso (Wi-Fi, illuminazione, ecc.) sono arrivato circa a più del 60% in una settimana. Con un uso intenso di sola lettura (30''-1h al giorno) non si scarica nemmeno dell'1% al giorno. Ad ogni modo, chi ha un eReader sa che, partendo col 100% di batteria, può leggere tutto il tempo su una tratta Taranto-Milano e non arrivare nemmeno al 70%.<br />
La lettura notturna è perfetta, col buio totale basta l'1% di illuminazione. Per i fanatici come me, si può installare il semplice script Night Mode (<a href="http://forum.simplicissimus.it/kobo/(hack)-installare-kobo-tweak-ed-abilitare-il-night-mode-su-glo/">qui sul forum di Simplicissimus la guida per i diversi Kobo</a>) che inverte i colori (testo bianco, sfondo nero), e la perfezione di lettura notturna diventa assoluta.<br />
La customizzazione dell'impaginazione è molto buona, soprattutto per me che odio avere margini laterali vuoti, eliminabili dalle impostazioni, così come odio l'interlinea, riducibile al minimo anch'essa.<br />
<blockquote class="tr_bq">
<i>Nota importante che non so dove mettere e la metto qui</i>: in giro su internet si legge che l'Aura presenti delle striature sotto la luce del sole. Si tratterebbe di un problema risolvibile con l'assistenza (anche se pare che Feltrinelli/Mondadori siano più affidabili per la sostituzione rispetto alla Kobo stessa), ma queste segnalazioni si rifanno all'anno scorso, e per quanto mi riguarda, il mio Aura non ha questo tipo di problema.</blockquote>
Come tutti i Kobo, l'Aura dispone delle statistiche di lettura, di giochi, ecc., e del browser. È importante usare il browser se si vuole caricare un ebook direttamente da internet. Basta accedere al proprio Dropbox (e magari aggiungerlo ai preferiti, così da ridurre i passaggi a un paio di tap), e da lì scaricare gli ebook che vengono aggiunti in automatico nella libreria. Non ho provato con altri cloud, come Copy, ma sono abbastanza sicuro che dovrebbe funzionare allo stesso modo. E scommetto che se compro un ebook da Ultima e accedo alla mia libreria dal browser, l'ebook lo scaricherei ugualmente. In questo l'Aura batte i Kindle, che non permettono di scaricare nulla se non lo si è comprato da Amazon (o inviato alla mail del dispositivo in formato pdf).<br />
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Ma veniamo ai pdf.<br />
Questo è un punto debole, sotto diversi aspetti.<br />
Primo aspetto: alcuni pdf (regolarmente caricati e leggibili su Kindle) vengono "tagliati" su Kobo, pare per colpa dell'ultimo firmware. Speriamo che il prossimo fw aggiusterà tutto.<br />
Secondo aspetto: manca la funzione di reflow (che non ha neanche Kindle, ma che si ottiene, insieme a molte altre funzioni, installando Duokan).<br />
Terzo aspetto: su Kindle 4NT, soprattutto col firmware di Duokan, leggere i pdf è facilissimo, ruotando di 90° la pagina e di conseguenza anche il lettore (in orizzontale), si può leggere la pagina per segmenti, e ogni cambio pagina porta al segmento successivo. Sull'Aura non è possibile, anche ruotandolo di 90°, il cambio pagina porta alla pagina successiva, non alla metà inferiore della pagina corrente, quindi per leggere un formato ampio bisogna fare lo zoom e navigare col pollice.<br />
I tempi di elaborazione, sempre rispetto al Kindle base, sono leggermente superiori, ma il refresh è rapido, così come passaggio da acceso a standby e viceversa.<br />
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Nel complesso, il Kobo Aura (non HD) risulta un lettore molto buono, praticamente completo di ogni funzionalità necessaria per una lettura perfetta. In teoria, Kobo Aura, Kobo Aura HD e Kindle Paperwhite risultano, al momento, gli eReader migliori sul mercato, in grado di offrire un'esperienza di lettura migliore che su carta.Federico Russo "Taotor"http://www.blogger.com/profile/05559731962576557667noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-335426422410332741.post-28880546264033648502014-06-08T16:14:00.000+02:002014-06-08T16:14:29.114+02:00Impressioni | Mini carrellata letteraria primaverile 2014Quando posso cerco di dedicare un post a un romanzo, anche se il romanzo in questione era troppo noioso da finire di leggere. Talvolta mi capita anche di leggere qualcosa e poi non parlarne sul blog, perché non ho niente da dire o non fregherebbe a nessuno (capita solitamente coi classici, per esempio lessi <i>Papà Goriot</i> ma non mi sembrava di avere nulla di intelligente da dire, e di solito mi capita con tutti i classici).<br />
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<img align="left" src="http://www.vaporteppa.it/wp-content/uploads/2014/05/copertina_L1L0_900-1200-412x550.jpg" height="200" width="149" /><b><a href="http://www.ultimabooks.it/l1l0" target="_blank">L1L0</a></b>, di Pippo Abrami. Una delle prime pubblicazioni gratuite di <a href="http://www.vaporteppa.it/" target="_blank">Vaporteppa</a>. Un racconto scritto molto bene, farcito di umorismo efficace, all'interno di un storia dal ritmo incalzante. L'automa dall'umorismo ebraico richiama ovviamente il Golem della tradizione ebraica medievale, e questo blend è succulento per noi che pur avendo amato il fantasy e il folklore medievale, siamo stanchi e troviamo nello steampunk qualcosa di più attraente. Direi che il punto forte di L1L0 sia proprio questo.<br />
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<img align="left" src="http://alessandrogirola.files.wordpress.com/2011/12/i-robot-di-la-marmora-copertina-2.jpg" height="200" width="150" /><b><a href="http://www.amazon.it/Robot-La-Marmora-Saga-ebook/dp/B00DDHM3KM"><span id="goog_1579326620"></span>I robot di La Marmora<span id="goog_1579326621"></span></a></b>, di Alessandro Girola. L'idea di base mi piace (1864, un'astronave aliena finisce sulla Terra, alcuni alieni si alleano con gli austriaci, altri invece col Regno d'Italia, e la loro tecnologia li porta a creare dei robottoni giganti pilotati da soldati, dal sapore trash niente male) e ho molto apprezzato il fatto che l'idea non sia stata presentata subito (sinossi a parte), anche se poi viene fatto in maniera un po' (molto) infodumposa. L'infodump infatti è costante, sia da parte del narratore sia nei dialoghi, dialoghi che suonano perlopiù telenovelistici. Nel complesso, a mio parere, si poteva valorizzare sviluppando il tutto in maniera più accurata.<br />
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<img align="left" src="http://www.vaporteppa.it/wp-content/uploads/2014/05/Copertina_maschera_900x1200-412x550.jpg" height="200" width="149" /><b><a href="http://www.vaporteppa.it/catalogo/la-maschera-di-bali/">La maschera di Bali</a></b>, di Francesco Durigon. Altra pubblicazione gratuita di Vaporteppa. Non voglio dire che mi sia piaciuto meno di <i>L1L0</i>: in realtà, per quanto la collana sia la stessa e di conseguenza anche il genere/sottogenere, di fatto <i>L1L0</i> è pervaso dai toni umoristici dell'automa (e io da un po' di tempo sono interessato ai meccanismi della comicità), mentre <i>La maschera</i>, che punta più sull'azione, ha dalla sua la componente di magia/divinazione, che in un'ambientazione vittoriana/ottocentesca ha il suo enorme fascino (noi amanti del fantasy medievaleggiante non possiamo che essere altrettanto attratti dal '700 alchimistico e dall'800 gotico, in stile Lestat ecc.).<br />
Tuttavia non mi soddisfa <i>completamente</i>. Lo stile è ottimo e le premesse anche: capisco che con un "budget" di parole limitato sia difficile, ma personalmente avrei ristretto lo scenario, eliminato un pov (su queste brevi distanze, due sono già troppi) e dosato il ritmo, mostrato di più i "demoni", e magari sostituito gli epiteti del tipo "bastardi" che alla lunga stancano e suonano ridicoli. Ad ogni modo la qualità è ottima e spero di poter leggere qualcos'altro di Durigon, in futuro (che detto tra noi, ha un cognome fighissimo).<br />
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<img align="left" src="http://ub.media.sbfcdn.com/media/catalog/product/cache/1/image/364x/040ec09b1e35df139433887a97daa66f/s/t/stealth-e6023ccca220fd5cf3f2a2d7b7976823.jpg" height="200" width="150" /><a href="http://www.ultimabooks.it/gli-dei-di-mosca"><b>Gli dei di Mosca</b></a>, di Michael Swanwick. Dal punto di vista editoriale, è encomiabile il modo in cui Vaporteppa, piccola collana di nicchia, abbia potuto lanciare come primo titolo un'opera straniera, inedita in Italia, di un autore già affermato a livello internazionale.<br />
Tuttavia Swanwick non lo conosco bene, e <i>Gli dei di Mosca</i> pare essere un'opera un po' atipica rispetto a quanto di solito produce l'autore. Come ho accennato prima, sono molto attratto dalla comicità, e Surplus è un personaggio simpaticissimo che mi ha fatto molto apprezzare il romanzo, insieme ad altre trovate umoristiche sparse. Devo ammettere però che lo stile di Swanwick fa perdere qualche punto al romanzo, e l'ideale per poterselo godere appieno è combinare il piacere dell'umorismo con l'amore per il bizzarro (non siamo ai livelli di Carlton Mellick, ma comunque del bizzarro c'è). Ho avuto già modo di parlarne, ma lo ripeto: chiunque stia supportando il progetto di Vaporteppa è sicuramente in attesa di opere nostrane, e i due racconti gratuiti finora pubblicati sono già un ottimo biglietto da visita, a mio avviso. Tra <i>Gli Dei di Mosca</i> e le opere gratuite pubblicate c'è un abisso quanto a stile: Swanwick ha i suoi pregi, ma lo stile non è propriamente uno di questi, al contrario di <i>L1L0</i> e <i>La maschera di Bali</i>, stilisticamente curatissimi, impeccabili. Questo è l'unico mio scetticismo nei confronti della scelta dell'opera di Swanwick come prima pubblicazione.<br />
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<img align="left" src="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/en/thumb/c/ce/Fightclubcvr.jpg/200px-Fightclubcvr.jpg" height="200" width="138" /><b>Fight Club</b>, di Chuck Palahniuk. Se c'è una cosa che evito, è leggere i romanzi <i>dopo</i> aver visto il film. Quando parlo con amici o altra gente di un film tratto da un romanzo, mi sento dire per la maggior parte delle volte (letteralmente): "Sì, ma vuoi mettere? Il libro è molto meglio", e con molta probabilità questo è dovuto alla desiderabilità sociale e all'accezione positiva "a priori" con cui vengono considerati i libri. No, non sempre "il libro è molto meglio", anzi, spesso i romanzi sono scritti coi piedi e gli sceneggiatori fanno un ottimo lavoro di riscrittura, visto che devono colmare le lacune narrative con alternative efficaci, che siano godibili per il pubblico (come se per la narrativa non fosse così, ma si sa, soprattutto in Italia vige il trend del non rispettare le regole pur non conoscendole, il trend del produrre generica "arte", il trend del perchéssì, perchéèfantasy, ecc.).<br />
Ad ogni modo, Palahniuk mi piace e ho voluto leggermi tutto ciò che ha scritto, lasciando per ultimo <i>Fight Club</i>, visto che è in uscita il seguito. Come (quasi) ogni sua opera, mi piace, fa sempre centro. Non posso fare a meno di notare come, nonostante la sua buona tecnica, ogni tanto viene meno al suo stesso principio di <i><a href="http://captainkristiane.tumblr.com/post/20668965702/http-litreactor-com-essays-chuck-palahniuk-submerging">Submerging the I</a></i>, e un po' mi lascia l'amaro in bocca, proprio come quando dopo aver letto <i>On writing</i> di Stephen King rimasi deluso nel leggere avverbi in -mente, forme passive e "verbi <i>dire</i> pompati di steroidi" - sebbene nelle sue opere tradotte.<br />
Comunque sia, un aspetto positivo del romanzo dopo aver già visto il film è che, a parte quel tipo di comunicazione che solo la narrativa può trasmettere e non il cinema, diverse parti, finale incluso, sono diverse, nelle due versioni.<br />
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<span style="font-size: x-small;">P.S. <i>Brace yourselves</i>, può darsi che prossimamente farò un'altra carrellata simile, perché sono troppo pigro per scrivere post decentemente lunghi su una sola opera, e anche perché il 90% delle volte: </span><br />
<span style="font-size: x-small;">1. l'opera fa schifo perché è scritta coi piedi, ed è inutile stare a sottolineare aspetti stilistici ovvi a chiunque. </span><br />
<span style="font-size: x-small;">2. l'opera è bella perché è scritta bene, ed è inutile stare a sottolineare il perché è scritta bene.</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Di tanto in tanto capita qualcosa di così buono da meritare elogi specifici, o qualcosa di brutto che però ha aspetti positivi che meritano menzione.<br />Sempre che a qualcuno freghi qualcosa, ovviamente.</span>Federico Russo "Taotor"http://www.blogger.com/profile/05559731962576557667noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-335426422410332741.post-73743684468674796152014-05-17T14:37:00.000+02:002014-05-17T14:37:02.406+02:00Impressioni fulminanti | Guerra eterna, di Joe Haldeman<img align="left" alt="guerra eterna forever war joe haldeman sci fi fantascienza" src="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/en/c/cd/TheForeverWar%281stEd%29.jpg" />Ancora impressioni fugaci.<br />
<i>Forever war</i> è un romanzo molto bello. Credo di averlo letto quando ero piccolo, insieme a <i>Pace eterna</i>, presi entrambi in estate dalle bancarelle dei libri usati. Ma non ricordavo niente della storia. Ricordo però che <i>Pace eterna</i> non era granché, anche se è passato troppo tempo per esserne sicuro.<br />
La peculiarità di <i>Guerra eterna</i> è che, postulando viaggi interstellari a grandi distanze, che coinvolgono quindi una dilatazione temporale notevole (ridotta al minimo per l'equipaggio), prevede un arco di tempo molto ampio: in pratica la storia si svolge in mille anni, con tutto ciò che comporta, sia dal punto di vista dell'evoluzione sociale e tecnologica, sia dal punto di vista delle relazioni umane, per cui i soldati non sperimentano il passare del tempo che invece sperimentano i loro parenti, con differenze di età paradossali e conseguenze emotive relativamente alla perdita dei cari e alla difficoltà di stringere legami stabili.<br />
Un altro aspetto interessante è la modalità in cui le navi combattono: non laser colorati che saettano da una nave all'altra, alla Star Wars, ma complessi calcoli di previsione della posizione nemica, ragionando su enormi distanze. Il Duca ne aveva parlato <a href="http://www.steamfantasy.it/blog/2013/12/03/rudimenti-di-contrarea-per-piloti-1943/" target="_blank">in questo interessante articolo</a>.<br />
Lo stile del romanzo oscilla a mio avviso tra il decente e il buono. Il mostrato sta là dove serve sebbene non permetta sempre di visualizzare come si deve i dettagli (il protagonista, all'interno dello scafandro, aziona dei comandi utilizzando il mento o la lingua, e questo è già qualcosa, ma non sono ben chiare le dimensioni dello scafandro stesso, né come si attivino gli altri comandi, né in che maniera i personaggi sono in grado di muoversi con l'arnese addosso, o in che maniera siano potenziati i movimenti ecc.). Ma nel complesso, è un'opera superiore rispetto alla norma, e sicuramente offre un significativo contributo alla letteratura fantascientifica.Federico Russo "Taotor"http://www.blogger.com/profile/05559731962576557667noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-335426422410332741.post-55985020024479134952014-05-07T14:45:00.003+02:002014-05-07T14:45:41.514+02:00Impressioni fulminanti | Le macchine infernali, di K. W. Jeter<img align="left" alt="infernal devices k w jeter macchine infernali steampunk romanzi" src="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/en/thumb/c/c3/NFNLDV1987B.jpg/200px-NFNLDV1987B.jpg" />Un parere fugace (e non richiesto) su uno dei romanzi che rappresenterebbe la nascita dello steampunk. Per informazioni più attendibili a riguardo, consultare <a href="http://www.vaporteppa.it/approfondimenti/introduzione-allo-steampunk-prima-parte/" target="_blank">l'Introduzione</a> del Duca.<br />
<i>Infernal devices</i> non è questo gran bel romanzo. Anzi, è proprio scarsino. È un peccato che ricada tra i "rappresentanti" (ok, più <i>storicamente</i> che di fatto) dello steampunk, ma si può dire altrettanto anche per <i>Le porte di Anubis</i>, <a href="http://federico-russo.blogspot.it/2011/10/impressioni-le-porte-di-anubis-di-tim.html" target="_blank">di cui avevo parlato tempo fa</a> (ben 3 anni fa, ndr) più o meno negli stessi termini.<br />
Tra i due, sicuramente <i>Infernal devices</i> mi sembra "più steampunk", o almeno a mio avviso lo sarebbe in virtù della presenza degli automi e delle macchine, laddove invece <i>Le porte di Anubis</i> mancava dell'elemento tecnologico retrofuturistico, se non erro.<br />
La forma diaristica in prima persona, dai toni vittoriani palesemente stereotipati, è sopportabile. Anche lo sviluppo della prima parte della storia è accettabile. Ma alla lunga i personaggi appena abbozzati, i <i>deus ex machina</i> come se piovesse, l'infodump costantemente dietro l'angolo, compromettono la qualità dell'intera opera, che trova l'apice della sua banalità nei riassuntoni fatti in diverse occasioni da alcuni personaggi al protagonista, per informarlo di tutto ciò che è avvenuto "fuori scena", oltre che per svelare cose che il protagonista stesso pare non capire; in certi casi, i riassuntoni sono <i>l'unico modo</i> per far continuare la storia in maniera logica e portarla verso una fine (o proprio da qualche parte)<br />
Lo ammetto: sono rimasto deluso e soprattutto mi dispiace che lo steampunk affondi le sue radici in un'opera che da offrire ha ben poco.<br />
Per chi si stesse appena accostando allo steampunk e dovesse leggere queste righe: il genere <i>non è</i> brutto, quest'opera <i>non è</i> tutto lo steampunk, ma soprattutto questo è solo un mio parere, con cui non si deve essere d'accordo. Ci sono diverse opere, ognuna si approccia al genere in maniera propria, ci sono quelle più meritevoli e quelle meno meritevoli, come sempre, del resto. Ci sono quelle che mirano più al trash e quelle più "alte", quelle in cui si approfondisce l'ambientazione e quelle in cui si approfondiscono di più i personaggi, ecc. In questo, Internet è vostro amico.Federico Russo "Taotor"http://www.blogger.com/profile/05559731962576557667noreply@blogger.com0