Qualcuno mi ha chiesto perché non propongo ciò che scrivo a un editore, e pubblicare.
Ebbene, una volta l'ho fatto. Il romanzo è quello famoso di cui spesso ho parlato: ottime idee, buona trama, orribile la forma. Chi l'ha letto un po' l'ha trovato bello. Ma non lo era, la forma era proprio terribile. Se quei pazzi me l'avessero pubblicato, mi sarei ritrovato con una reputazione artistica macchiata già in partenza. E io sarei rimasto insoddisfatto, deluso, arrabbiato, e non sarei migliorato tecnicamente.
Mai fidarsi di chi dice che il tuo racconto è bello senz'ombra di dubbio. Chi lo dice:Inoltre, prima di abbassare la testa e scrivere un romanzo bisogna avere delle certezze. Non costruisco una casa se non so come si fa, se non sono un ingegnere, un architetto. Ma se sono un muratore, di sicuro avrò alzato qualche muro, sistemato qui o lì, e col tempo avrò imparato che non ci vuole una laurea in fisica per capire che costruire una casa sul fango non è cosa saggia.
- Ha capito che il racconto è una mezza schifezza: sostiene che è bello perché non vuole aiutarti, e perché in questo modo se ne esce con la faccia dell'amicone.
- È un incapace che non sa valutare un'opera.
- È un lettore medio-normale che se ne frega di tecnica eccetera e si accontenta, senza sapere che là fuori c'è roba mille volte migliore. O forse l'opera merita davvero.
I racconti brevi o lunghi non danno tutti gli strumenti per scrivere un romanzo. Per saper scrivere un romanzo, bisogna averne già scritto uno. Ma, alla fine, neanche questo è abbastanza, perché si possono scrivere tutti i racconti brevi e i romanzi di questo mondo, ma se fanno schifo e nessuno viene a dirtelo, non si migliorerà mai. Ecco perché scrivere è difficile. Ogni scrittore sa di migliorare col tempo, perché sperimenta, ascolta i consigli, compie degli sforzi. Ma non sarà mai abbastanza.
Bisogna avere la certezza di saper scrivere qualcosa di decente, per poter decidere addirittura di pubblicare.
«Ma in giro c'è già tanta gente che ha pubblicato immonde schifezze».Questo è un motivo in più, secondo il mio personalissimo parere, per sforzarsi di fare di meglio. Come tutti gli scrittori, quando ricevo le critiche mi incazzo, ma non con la persona che me le fa, piuttosto con me stesso perché ho fatto certi errori. Prima di poter essere decenti, bisogna raggiungere la sufficienza, e la sufficienza è il non commettere errori, ovvero, bisogna almeno poter scrivere qualcosa senza infamia e senza lode. È un risultato notevole, vista la roba che circola nelle librerie - peggio dei delinquenti usciti coll'indulto. Quindi, a mio parere per poter scrivere bene non bisogna commettere errori prima di tutto, quindi ci si deve sforzare di fare cose meritevoli di lodi.
Il problema del migliorarsi, dopo tutto, sta nei "critici". Bisogna saper autovalutarsi, ma anche il giudizio degli altri è importante, perché rivela gli errori che noi non riusciamo a vedere; è un po' come usare una lente magica.
Tuttavia.
Mai fidarsi di chi sostiene che il tuo racconto è così così per non dire che è monnezza allo stato puro. Chi lo dice:Lo scrittore deve saper filtrare i commenti, capire cosa può aiutarlo a migliorare e cosa invece può essere ignorato a priori. Io mi sforzo di fare così - ma, mon Dieu, è facile distinguere chi rosica da chi non capisce una mazza! -, e arrancando credo di migliorare ogni volta. Se si ammette di aver sbagliato e si capiscono gli errori, si passa a un livello più alto.
- Ha capito che il racconto è bello, e sa che può farci una figura di merda perché lui scrive schifezze.
- È un incapace che vede errori nelle idee geniali e viceversa, o inventa errori per il semplice fatto che un po' tutte le persone sono portate al confronto critico, perché così si sentono più importanti, prese in considerazione e perché dire: "Sì, è bello" in un certo senso vanifica le ore di lettura sprecate.
- Effettivamente ha ragione: se lo ha trovato brutto, magari non sapendo perché, be', c'è qualcosa che non va e lui l'ha intuito.
Gamberetta viene spesso insultata per il suo modo di criticare, ma chi la critica con ardore semplicemente si incazza perché sa che ha ragione lei. Tengo molto caro il suo giudizio (soprattutto perché non mi ha mai dato nessuna batosta in stile troisiano ^^), così come reputo prezioso quello del Duca, ma per quanto possano essermi utili, neanche loro potranno mai dare un giudizio oggettivo di un mio racconto, perché sono persone, e le persone sono tutte diverse, hanno dei gusti, hanno un modo di pensare diverso.
Uno può reputare vergognoso che il Personaggio1, a pagina 30 dotato di orologio, a pagina 31 chieda l'ora al Personaggio2. Ma qualcun altro potrà non curarsene, e dirà che l'orologio potrebbe non funzionare, o che non è regolato, o che a una pagina di distanza sia successo qualcosa che il narratore non ha detto ma che è trascurabile ai fini della trama, ecc. Insomma, tutti i "critici", oltre ai pareri oggettivi, possono avere pareri soggettivi, talora trascurabili, talora errati. L'importante è saper raccogliere le informazioni e sfruttarle.
Ora, ammettiamo che io abbia scritto tre-quattro racconti lunghi, decenti o belli, e voglia pubblicarli in un volume.
Ebbene, non lo farei. Perché?
Perché sono presuntuoso, lo ammetto sempre, e prima di gettarmi nella pubblicazione vorrei:
- Scegliere un editore coi controcazzi. Non mi ridurrò mai a pubblicare così - c'è più dignità con Lulu!
- Avere un mucchio di roba da pubblicare in futuro, in modo da poter ora scrivere quel mucchio di roba come si deve, col cervello, con coerenza, e con le palle, ovvero avendo in mente un piano ben preciso e fregandomene di correnti modaiole, di onde di fama pubblicitaria (si veda questo e questo: io non voglio fare affatto una fine simile.)
- Avere qualche anno di più: ho scritto il mio primo vero romanzo a 15 anni, nel frattempo avevo scritto centinaia di pagine di altri racconti. Più tempo passa, più m'informo, mi acculturo, miglioro. Che me ne faccio della gloria del "ragazzo prodigio", se poi quello che scriverò due mesi dopo sarà dieci volte meglio? È come mettere sul mercato un telefono che spara raggi laser, pur sapendo che ricaverei di più (sebbene aspettando un po') col telefono che oltre a sparare raggi potrà anche diventare coltellino svizzero e radar per mine. (Mio Dio, che esempio stupido che ho fatto! XD)
- Aspettare un po' di tempo per migliorare ancora di più, avere più tempo per scrivere e organizzare la rete di racconti. Quindi compiere 18 anni per gestire posta e soldi. XD Mi hanno detto che già ora sono più bravo di molti autori pubblicati: perché allora non diventare ancora più bravo e avere un ottimo motivo per pubblicare e vantarmi? XD
Alla prossima ;)
P.S. L'immagine l'ho presa da questo sito, è semplicemente fantasy, e può accalappiare visitatori. Tutte le rogne burocratiche vanno al sito in questione, io non c'entro niente. ^^