Ai nuovi lettori, che non hanno ancora letto Blestemat: grazie per la chance che date al racconto, spero vi piaccia. La vicenda di Marco qui narrata ha un background che si trova nella parte iniziale di Blestemat, ma ho cercato di rendere il racconto quanto più indipendente possibile, o comunque godibile come one shot. Se vi piacerà l’ambientazione e i personaggi, allora potrebbe piacervi anche il romanzo, che chiarisce un po’ di più cosa succede nel mondo slavo del sud Italia, una dura e oscura realtà troppo a lungo trascurata (ed è tutto completamente vero, ovviamente!).
Ai lettori di Blestemat: mi auguro che questo racconto vi faccia rivivere un po’ di quell’atmosfera che ho cercato di infondere nella novella. È passato più di un anno dalla sua pubblicazione, e diversi lettori mi hanno scritto che avrebbe gradito un seguito. Questo è il miglior compromesso che abbia potuto trovare, al momento.
Grazie a Marco per aver curato anche quest’opera, sebbene non fosse tenuto a farlo. E come al solito, la sua cura per ogni cosa è maniacale. Sappiate che buona parte del tempo investito in questo racconto è stato sottratto anche al suo tempo libero.
Bad Trip è inteso come un divertissement di Halloween. Mantiene più o meno lo stesso registro di Blestemat, i toni sono un po’ più leggeri, e dovendosi sviluppare in un range di parole ristretto (poco meno di cinquemila), non poteva che essere una breve serie di scene concitate.
Questo è il mio omaggio per una festa che, al di là delle sue origini o del suo significato, rappresenta per il mondo della fiction un’ottima fonte di ispirazione, un’occasione per poter dare un po’ di spazio a quelle storie assurde e soprannaturali che non sempre riescono a emergere tra gli altri generi di tendenza nelle principali classifiche, come i gialli o i rosa, ma che traggono dalla giornata di Halloween tutta la necessaria magia per poter, anche solo per un giorno, essere accolti con entusiasmo, stupire e incantare.
Buona lettura!
ePub: http://bit.ly/2eKf2Jk
Kindle: http://bit.ly/2ecCCxH
Per chi vuole leggere invece Blestemat:
Amazon (Kindle): https://www.amazon.it/dp/B014GAXPD8/
StreetLib (ePub e Kindle): https://stores.streetlib.com/it/federico-russo/blestemat
lunedì 31 ottobre 2016
mercoledì 14 settembre 2016
Un anno di Blestemat, un anno come autore di Vaporteppa
È passato un anno (e qualche giorno) da quando ho annunciato l'uscita di Blestemat.
Da allora sono successe diverse cose, che mi hanno distolto dal blog (a cui ormai sapevo di non poter prestare comunque molta attenzione).
Nell'arco di pochi mesi, il romanzo è andato abbastanza bene (molto bene, per essere una breve commedia-thriller fantasy meridionale coi rumeni e le bestemmie in salentino, per capirci), e a soddisfarmi sono state soprattutto le opinioni che ho letto, sia quelle pubblicate sui lit blog, sia le recensioni su Amazon, sia quelle che mi sono state mandate in privato. Il tempo impiegato dai lettori per leggere l'opera e scriverci addirittura un parere vale più di qualsiasi stellina assegnata sugli store.
Non esito a definirmi orgoglioso dei "miei lettori", perché ciascuno ha argomentato in maniera precisa diversi aspetti (sia punti forti che punti più deboli) su cui ho investito tempo ed energie: sapere che non sono passati inosservati mi ripaga del tempo speso.
Più di qualcuno mi ha contattato privatamente per parlare dell'opera, e questo mi ha fatto molto piacere. Più di qualcuno, inoltre, è stato "ispirato", si è sentito motivato a scrivere, o a riprendere a scrivere, a studiare la tecnica.
Missione compiuta, insomma.
Vaporteppa ha una filosofia ben precisa, e il dialogo con i lettori ha dimostrato che il progetto funziona. La cura estrema verso il testo, verso la costruzione e lo sviluppo della storia, le scelte grammaticali ben ponderate, la linea editoriale ben definita verso un tipo di narrativa che pone come pilastri l'immersione nella storia e l'intrattenimento proprio della fiction così come dovrebbe essere: tutte queste caratteristiche hanno incontrato la mia visione (non solamente mia, semmai una visione comune) della narrativa, maturata negli anni, tra scrittura e lettura, e da lì tutto è stato naturale, proporre la storia e lavorarci su.
La cosa più importante che vorrei sottolineare è la questione puramente tecnica della scrittura. Sul sito di Vaporteppa c'è un esauriente articolo dedicato alla questione del talento, della contrapposizione tra "genialità innata" e "talento appreso".
A scrivere bene si impara, col tempo, e studiando. Chiunque segua il mio blog si ricorderà quanto spesso ne ho parlato, quanto mi sia cara la questione.
Una delle cose che più mi infastidiscono della letteratura mainstream è l'intoccabilità degli autori "famosi", quel sistema secondo cui se un autore è pubblicato e vende allora sicuramente è un genio. La paura di dire che il re è nudo. La paura di dire che l'opera vincitrice di quel premio Strega fa schifo.
Vaporteppa va controcorrente, o per essere più raffinati, procede a cazzo duro: non cerca il caso editoriale, il best seller romantico scritto da un'adolescente cieca (magari scritto direttamente con lo smartphone). Non cerca l'occasione o lo scoop, non segue le mode.
Vaporteppa ha l'obiettivo di portare buona narrativa in Italia, punta sulla qualità, non sfrutta l'hype o la notorietà per vendere e deludere: per questo motivo seleziona gli autori più promettenti, e dopodiché, a seconda delle capacità, li addestra laddove serve. A qualcuno può sembrare presuntuoso, ma chi non ha mai vissuto il mondo della scrittura non ha idea di quello che accade, non ha idea che c'è gente che avrà scritto 50mila parole in tutta la sua vita e secondo cui scrivere di "gocce umide contro la finestra bagnata" è ok, gente convinta che basti l'ispirazione a produrre qualcosa di buono. Gente che spesso viene anche pubblicata dalle principali case editrici!
Così come c'è gente che ha studiato diversi manuali di scrittura, si è allenata su diversi stili e generi, che ha passato un sacco di tempo a scrivere e cestinare, e a continuare a studiare.
Ho passato gran parte della mia adolescenza a emulare scrittori famosi, a studiare manuali di scrittura, a leggere vagonate di fiction di tutti i tipi, a provare diversi stili.
Per questo motivo ammiro Vaporteppa e mi riconosco nella sua politica. Anche il lettore più navigato potrebbe non accorgersi di tutti gli espedienti stilistici utilizzati in Blestemat. L'azzeramento degli avverbi inutili in -mente, l'eliminazione dei gerundi temporali che non specificano, il vocabolario ridotto all'osso, l'Io sommerso, con la relativa eliminazione dei verbi di senso, la costante attenzione a mantenere i periodi quanto più brevi possibili e privi di parole inutili.
Per non parlare di tutto quello che riguarda la struttura della storia in tre atti, dell'arco di trasformazione del personaggio, della premise, del tema fondante, ecc., aspetti su cui ero carente.
L'obiettivo non è che il lettore se ne accorga (sebbene, come già detto, a qualcuno non sfugge, e ciò permette di intavolare una bella discussione sulla tecnica), ma che il ricorso a tutti questi espedienti faccia scomparire la realtà esterna e immerga completamente il lettore nella storia.
Grazie a chiunque abbia letto Blestemat, grazie a chiunque lo leggerà, e grazie di cuore a chi mi ha contattato o vorrà contattarmi per parlare di scrittura e dintorni.
Da allora sono successe diverse cose, che mi hanno distolto dal blog (a cui ormai sapevo di non poter prestare comunque molta attenzione).
Nell'arco di pochi mesi, il romanzo è andato abbastanza bene (molto bene, per essere una breve commedia-thriller fantasy meridionale coi rumeni e le bestemmie in salentino, per capirci), e a soddisfarmi sono state soprattutto le opinioni che ho letto, sia quelle pubblicate sui lit blog, sia le recensioni su Amazon, sia quelle che mi sono state mandate in privato. Il tempo impiegato dai lettori per leggere l'opera e scriverci addirittura un parere vale più di qualsiasi stellina assegnata sugli store.
Non esito a definirmi orgoglioso dei "miei lettori", perché ciascuno ha argomentato in maniera precisa diversi aspetti (sia punti forti che punti più deboli) su cui ho investito tempo ed energie: sapere che non sono passati inosservati mi ripaga del tempo speso.
Più di qualcuno mi ha contattato privatamente per parlare dell'opera, e questo mi ha fatto molto piacere. Più di qualcuno, inoltre, è stato "ispirato", si è sentito motivato a scrivere, o a riprendere a scrivere, a studiare la tecnica.
Missione compiuta, insomma.
Vaporteppa ha una filosofia ben precisa, e il dialogo con i lettori ha dimostrato che il progetto funziona. La cura estrema verso il testo, verso la costruzione e lo sviluppo della storia, le scelte grammaticali ben ponderate, la linea editoriale ben definita verso un tipo di narrativa che pone come pilastri l'immersione nella storia e l'intrattenimento proprio della fiction così come dovrebbe essere: tutte queste caratteristiche hanno incontrato la mia visione (non solamente mia, semmai una visione comune) della narrativa, maturata negli anni, tra scrittura e lettura, e da lì tutto è stato naturale, proporre la storia e lavorarci su.
La cosa più importante che vorrei sottolineare è la questione puramente tecnica della scrittura. Sul sito di Vaporteppa c'è un esauriente articolo dedicato alla questione del talento, della contrapposizione tra "genialità innata" e "talento appreso".
A scrivere bene si impara, col tempo, e studiando. Chiunque segua il mio blog si ricorderà quanto spesso ne ho parlato, quanto mi sia cara la questione.
Una delle cose che più mi infastidiscono della letteratura mainstream è l'intoccabilità degli autori "famosi", quel sistema secondo cui se un autore è pubblicato e vende allora sicuramente è un genio. La paura di dire che il re è nudo. La paura di dire che l'opera vincitrice di quel premio Strega fa schifo.
Vaporteppa va controcorrente, o per essere più raffinati, procede a cazzo duro: non cerca il caso editoriale, il best seller romantico scritto da un'adolescente cieca (magari scritto direttamente con lo smartphone). Non cerca l'occasione o lo scoop, non segue le mode.
Vaporteppa ha l'obiettivo di portare buona narrativa in Italia, punta sulla qualità, non sfrutta l'hype o la notorietà per vendere e deludere: per questo motivo seleziona gli autori più promettenti, e dopodiché, a seconda delle capacità, li addestra laddove serve. A qualcuno può sembrare presuntuoso, ma chi non ha mai vissuto il mondo della scrittura non ha idea di quello che accade, non ha idea che c'è gente che avrà scritto 50mila parole in tutta la sua vita e secondo cui scrivere di "gocce umide contro la finestra bagnata" è ok, gente convinta che basti l'ispirazione a produrre qualcosa di buono. Gente che spesso viene anche pubblicata dalle principali case editrici!
Così come c'è gente che ha studiato diversi manuali di scrittura, si è allenata su diversi stili e generi, che ha passato un sacco di tempo a scrivere e cestinare, e a continuare a studiare.
Ho passato gran parte della mia adolescenza a emulare scrittori famosi, a studiare manuali di scrittura, a leggere vagonate di fiction di tutti i tipi, a provare diversi stili.
Per questo motivo ammiro Vaporteppa e mi riconosco nella sua politica. Anche il lettore più navigato potrebbe non accorgersi di tutti gli espedienti stilistici utilizzati in Blestemat. L'azzeramento degli avverbi inutili in -mente, l'eliminazione dei gerundi temporali che non specificano, il vocabolario ridotto all'osso, l'Io sommerso, con la relativa eliminazione dei verbi di senso, la costante attenzione a mantenere i periodi quanto più brevi possibili e privi di parole inutili.
Per non parlare di tutto quello che riguarda la struttura della storia in tre atti, dell'arco di trasformazione del personaggio, della premise, del tema fondante, ecc., aspetti su cui ero carente.
L'obiettivo non è che il lettore se ne accorga (sebbene, come già detto, a qualcuno non sfugge, e ciò permette di intavolare una bella discussione sulla tecnica), ma che il ricorso a tutti questi espedienti faccia scomparire la realtà esterna e immerga completamente il lettore nella storia.
Grazie a chiunque abbia letto Blestemat, grazie a chiunque lo leggerà, e grazie di cuore a chi mi ha contattato o vorrà contattarmi per parlare di scrittura e dintorni.
lunedì 18 gennaio 2016
Impressioni | Carrellata letteraria autunnale 2015
Come si sarà notato dalla pubblicazione dell'ultimo post, non ho avuto tempo per scrivere né per leggere, causa impegni "professionali". Oltretutto è passato un sacco di tempo da quando ho letto i primi romanzi della carrellata (dopo un mese ho già dimenticato personaggi e trama, per capirci), per cui mi limiterò a impressioni generali e per nulla esaustive e, come sempre, non richieste.
Il pasticcere del re, di Anthony Capella
Per primo, di Capella, avevo letto Il profumo del caffè, che tutto sommato avevo trovato godibile.
Il pasticcere del re invece è al di sotto delle aspettative. L'evoluzione della storia e dei personaggi è blanda e nel complesso l'ho trovato un romanzetto insignificante. Inutili se non fastidiose le citazioni a inizio capitolo. Non hanno alcun senso, stanno lì solo per "abbellire", o meglio, per distrarre.
Nei luoghi oscuri, di Gillian Flynn
L'autrice è quella di Gone girl, che non ho letto, sebbene abbia visto il film. Da Dark places è stato anche tratto un film, che però a quanto pare non ha avuto granché successo.
A mio avviso, il problema principale della storia è la protagonista. Come in Norwegian Wood di Murakami, un protagonista depresso non funziona granché. Certo, in Dark places la protagonista fa qualcosa, più o meno, ma come fa notare un recensore di Goodreads, la chiamata all'azione è blanda e poco credibile, e alla fine il mistero finale gira tutto intorno a "chi ha fatto quello che è successo".
Alieni coprofagi dallo spazio profondo, di Marco Crescizz
Il parere su Alieni l'ho scritto su Amazon e ve lo copincollo perché sono pigro:
È innegabile che una storia simile non si vedrebbe tra gli scaffali delle librerie. Ed è un peccato, perché trovare Alieni coprofagi per esempio nella libreria di una stazione sarebbe perfetto per poter immergersi completamente e arrivare a destinazione senza aver percepito lo scorrere del tempo. Ed è proprio quello che ho fatto io (fortunatamente esistono gli eReader e gli store online). Alieni coprofagi supera la parodia del genere (di cui si parla approfonditamente nelle note a fine opera), si distingue sia per la bizzarria che per l'originalità. L'allucinazione di uno Schwarzenegger che in realtà funge anche da "spirito guida", coscienza morale, ecc. rappresenta un escamotage originale e divertente. Idem gli effetti lisergici delle feci umane. Unico piccolo difetto dell'opera: la sua brevità. Avrei preferito uno sviluppo un po' più lungo, magari con altri spunti bizzarri e ridicoli, ad ogni modo meglio breve che inutilmente prolisso. Bello anche il finale, che ho trovato soddisfacente (molte opere oggigiorno hanno dei fastidiosi pseudofinali aperti che non risolvono in alcun modo i conflitti o le domande poste dalla storia).
Anna, di Niccolò Ammaniti
Personalmente, non mi importa che Ammaniti abbia fatto ricorso a dei trope già abusati. È un autore che apprezzo e che mi è stato anche di ispirazione in passato. In Anna ha uno stile migliore rispetto ad altre opere, ma con i classici, evidenti limiti che si riscontrano nella stragrande maggioranza degli autori. E davanti a picchi di bruttezza stilistica, non posso non domandarmi se la parte buona è dovuta a un bravo editor o se l'altalenanza è tutta farina del sacco di Ammaniti.
Per esempio (sì, in questo caso ho salvato le annotazioni sul Kobo), in alcuni punti si assiste a picchi di oscenità che sembrano scritti da Baricco:
Altri dettagli che ricordo: i ragazzini più grandi, cioè vicini ai 14 anni, si comportano in maniera troppo infantile, soprattutto considerando che sono dei ragazzini "del futuro". Già conosciamo la generazione 2000, figuriamoci i prossimi.
Ultima nota: il finale è terribile.
Il Grande Strappo, di Giuseppe Menconi
Volendo fare un confronto, ho preferito Il Grande Strappo ad Abaddon.
Se Abaddon mi è sembrato più "sbilanciato" sul versante horror, nel Grande strappo c'è una giusta quantità di sci-fi, azione, sviluppo di trama ed evoluzione dei personaggi.
Non ho molto da aggiungere a quanto è già stato detto (e sicuramente è stato fatto meglio rispetto a quanto potrei fare io), per esempio da AleK.
Una cosa è certa: nel Grande Strappo la forza dell'amore non basta a risolvere i problemi, come in Interstellar. Anzi. L'ansia per la fine del mondo, l'angoscia di rimanere tagliati fuori dall'esistenza, l'istinto di sopravvivenza che non guarda in faccia a nessuno e costringe ad atti terribili. Il romanzo è tutto questo, ben incastrato in una cornice fantascientifica indispensabile per la trama e che allo stesso tempo non prende il sopravvento, ma accompagna lo sviluppo degli eventi in maniera armonica.
Il pasticcere del re, di Anthony Capella
Per primo, di Capella, avevo letto Il profumo del caffè, che tutto sommato avevo trovato godibile.
Il pasticcere del re invece è al di sotto delle aspettative. L'evoluzione della storia e dei personaggi è blanda e nel complesso l'ho trovato un romanzetto insignificante. Inutili se non fastidiose le citazioni a inizio capitolo. Non hanno alcun senso, stanno lì solo per "abbellire", o meglio, per distrarre.
Nei luoghi oscuri, di Gillian Flynn
L'autrice è quella di Gone girl, che non ho letto, sebbene abbia visto il film. Da Dark places è stato anche tratto un film, che però a quanto pare non ha avuto granché successo.
A mio avviso, il problema principale della storia è la protagonista. Come in Norwegian Wood di Murakami, un protagonista depresso non funziona granché. Certo, in Dark places la protagonista fa qualcosa, più o meno, ma come fa notare un recensore di Goodreads, la chiamata all'azione è blanda e poco credibile, e alla fine il mistero finale gira tutto intorno a "chi ha fatto quello che è successo".
Alieni coprofagi dallo spazio profondo, di Marco Crescizz
Il parere su Alieni l'ho scritto su Amazon e ve lo copincollo perché sono pigro:
È innegabile che una storia simile non si vedrebbe tra gli scaffali delle librerie. Ed è un peccato, perché trovare Alieni coprofagi per esempio nella libreria di una stazione sarebbe perfetto per poter immergersi completamente e arrivare a destinazione senza aver percepito lo scorrere del tempo. Ed è proprio quello che ho fatto io (fortunatamente esistono gli eReader e gli store online). Alieni coprofagi supera la parodia del genere (di cui si parla approfonditamente nelle note a fine opera), si distingue sia per la bizzarria che per l'originalità. L'allucinazione di uno Schwarzenegger che in realtà funge anche da "spirito guida", coscienza morale, ecc. rappresenta un escamotage originale e divertente. Idem gli effetti lisergici delle feci umane. Unico piccolo difetto dell'opera: la sua brevità. Avrei preferito uno sviluppo un po' più lungo, magari con altri spunti bizzarri e ridicoli, ad ogni modo meglio breve che inutilmente prolisso. Bello anche il finale, che ho trovato soddisfacente (molte opere oggigiorno hanno dei fastidiosi pseudofinali aperti che non risolvono in alcun modo i conflitti o le domande poste dalla storia).
Anna, di Niccolò Ammaniti
Personalmente, non mi importa che Ammaniti abbia fatto ricorso a dei trope già abusati. È un autore che apprezzo e che mi è stato anche di ispirazione in passato. In Anna ha uno stile migliore rispetto ad altre opere, ma con i classici, evidenti limiti che si riscontrano nella stragrande maggioranza degli autori. E davanti a picchi di bruttezza stilistica, non posso non domandarmi se la parte buona è dovuta a un bravo editor o se l'altalenanza è tutta farina del sacco di Ammaniti.
Per esempio (sì, in questo caso ho salvato le annotazioni sul Kobo), in alcuni punti si assiste a picchi di oscenità che sembrano scritti da Baricco:
Come un organismo pluricellulare, la massa che bivaccava intorno all'hotel allungò le sue propaggini umane sui costoni della collina ...Che mi ha ricordato i "fiumi carsici" che si riversano in cucina o quello che era. O:
Negli ultimi quattro anni di vita Anna aveva sofferto e superato dolori immensi, folgoranti come l'esplosione di un deposito di metano e che le stagnavano ancora nel cuore. [bla bla bla] nemmeno per un secondo l'idea di farla finita l'aveva sfiorata, perché avvertiva che la vita è più forte di tutto. La vita non ci appartiene, ci attraversa.Folgoranti come... come... come 'na catapulta! La frasona finale poi è un monumento di zucchero filato e miele: viene fuori dal nulla, è ancora più scollata dalla storia di quanto già non faccia la digressione infodumposa, e fa ridere perché ammicca al pubblico di ragazze adolescenti che tempestivamente, come reazione, mettono su una tazza di tè o caffè da posizionare accanto al libro, mano in mezzo alle pagine per tenerlo aperto e al contempo esporre la nail art, e via ad instagrammare il tutto con un filtro vintage e la tag line del romanzo in descrizione.
Altri dettagli che ricordo: i ragazzini più grandi, cioè vicini ai 14 anni, si comportano in maniera troppo infantile, soprattutto considerando che sono dei ragazzini "del futuro". Già conosciamo la generazione 2000, figuriamoci i prossimi.
Ultima nota: il finale è terribile.
Il Grande Strappo, di Giuseppe Menconi
Volendo fare un confronto, ho preferito Il Grande Strappo ad Abaddon.
Se Abaddon mi è sembrato più "sbilanciato" sul versante horror, nel Grande strappo c'è una giusta quantità di sci-fi, azione, sviluppo di trama ed evoluzione dei personaggi.
Non ho molto da aggiungere a quanto è già stato detto (e sicuramente è stato fatto meglio rispetto a quanto potrei fare io), per esempio da AleK.
Una cosa è certa: nel Grande Strappo la forza dell'amore non basta a risolvere i problemi, come in Interstellar. Anzi. L'ansia per la fine del mondo, l'angoscia di rimanere tagliati fuori dall'esistenza, l'istinto di sopravvivenza che non guarda in faccia a nessuno e costringe ad atti terribili. Il romanzo è tutto questo, ben incastrato in una cornice fantascientifica indispensabile per la trama e che allo stesso tempo non prende il sopravvento, ma accompagna lo sviluppo degli eventi in maniera armonica.
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sci-fi
martedì 25 agosto 2015
Blestemat, il mio romanzo breve
Sorpresa!
Ve l'avevo accennato che stavo scrivendo, ed ecco il risultato. In effetti, questa è una delle ragioni per cui ho trascurato un po' il blog.
Chi mi segue da anni avrà letto una vecchissima versione (cortissima, era un raccontino breve di mille parole) scritta secoli fa.
Nella postfazione c'è qualche informazione di più a riguardo.
Per farla breve: me ne esco a inizio anno con la storia "finita", di circa 25mila parole. Soddisfatto, la faccio leggere al Duca che mi dà una spinta (le sue spinte sono calci in culo, ovviamente) per migliorarla, e ne escono oltre 10mila parole in più, una struttura migliore e sviluppi più soddisfacenti.
Sono molto contento del risultato finale.
Vi riporto la quarta di copertina:
Blestemat è una commedia nera con elementi fantastici: in realtà il romanzo si evolve in maniera naturale e gli aspetti comici non sminuiscono gli sviluppi o la natura stessa della storia, semmai l'arricchiscono, per cui si può considerare tanto commedia quanto thriller con elementi sovrannaturali (infatti la categoria su Streetlib è "Mistero e investigativo", non è una storia fantastica in stile Harry Potter o Game of thrones, per capirci).
Spero che vi piaccia. Credo che chi mi segue da anni avrà una bella sorpresa e potrà godersi alcune ore intense di lettura appassionata, visto che rispetto alle ultime storie pubblicate qui sul blog, anni e anni fa, nel tempo ho maturato una tecnica migliore, complice il sadismo pedagogico del Duca che, dal 2007, mi ha reso la persona che sono (cioè peggiore).
Blestemat si legge in poche ore e, stando alle comunicazioni personali dei lettori, è una storia che prende e ti induce a finirla senza fare pause. E se qualcun altro mi conferma che questa storia gli ha sottratto qualche ora di sonno pur di finirla subito, mi renderà la persona più felice del mondo.
Considerando che, dall'apertura del blog, Blestemat è di fatto la prima opera che pubblico con una casa editrice, direi che si può considerare un bel traguardo, un evento importante per la storia del blog.
Infatti, oltre alla violenza educativa del Duca, e al contributo fondamentale dei post sui Gamberi e dei commenti sul mio blog di Gamberetta (che col suo spirito critico e la sua razionalità ci ha risvegliati circa aspetti della narrativa che molti ignoravano o simulavano di non conoscere), devo molto a tutti coloro che in questi anni hanno letto non solo i miei deliri sconclusionati sul blog (soprattutto quelli dell'adolescenza), ma anche le storie che ho pubblicato. Grazie per il vostro tempo e per le opinioni che mi avete dato. I vostri nomi, i vostri commenti, sono tutti qui, a testimonianza di un cammino di crescita in cui avete avuto un ruolo centrale. Grazie!
P.S. Sembra una lettera di addio. No, il blog non chiude. È in piedi da 7 anni, e finché posso ammorbarvi con qualche cavolata, lo farò.
Ve l'avevo accennato che stavo scrivendo, ed ecco il risultato. In effetti, questa è una delle ragioni per cui ho trascurato un po' il blog.
Chi mi segue da anni avrà letto una vecchissima versione (cortissima, era un raccontino breve di mille parole) scritta secoli fa.
Nella postfazione c'è qualche informazione di più a riguardo.
Per farla breve: me ne esco a inizio anno con la storia "finita", di circa 25mila parole. Soddisfatto, la faccio leggere al Duca che mi dà una spinta (le sue spinte sono calci in culo, ovviamente) per migliorarla, e ne escono oltre 10mila parole in più, una struttura migliore e sviluppi più soddisfacenti.
Sono molto contento del risultato finale.
Vi riporto la quarta di copertina:
Alessandro vive a casa coi genitori, non ha un lavoro e la sua ragazza gli fa le corna. La sola prospettiva nella sua vita è di laurearsi fuori corso in Filosofia e finire a fare il cassiere al supermercato. Ma potrebbe andare peggio: quando insieme a un amico incontra in un casolare abbandonato due belle rumene conosciute su Facebook, la sua vita di merda ha una svolta inaspettata.Qui il link per reperirlo, sia in ePub che formato Kindle: https://store.streetlib.com/en/federico-russo/blestemat/
In fuga nelle campagne pugliesi, tra ulivi e masserie, Alessandro affronta streghe in grado di portare sfiga con la sola forza di volontà e finisce nel mezzo del mondo nascosto del sovrannaturale slavo. Armato del proprio umorismo nero per sdrammatizzare i disastri e con l’aiuto di un giovane macellaio rumeno dall’italiano non proprio impeccabile, Alessandro dovrà aprirsi la strada verso la salvezza a colpi di ferro da cantiere appuntito e bottiglia rotta.
Blestemat è una commedia nera con elementi fantastici: in realtà il romanzo si evolve in maniera naturale e gli aspetti comici non sminuiscono gli sviluppi o la natura stessa della storia, semmai l'arricchiscono, per cui si può considerare tanto commedia quanto thriller con elementi sovrannaturali (infatti la categoria su Streetlib è "Mistero e investigativo", non è una storia fantastica in stile Harry Potter o Game of thrones, per capirci).
Spero che vi piaccia. Credo che chi mi segue da anni avrà una bella sorpresa e potrà godersi alcune ore intense di lettura appassionata, visto che rispetto alle ultime storie pubblicate qui sul blog, anni e anni fa, nel tempo ho maturato una tecnica migliore, complice il sadismo pedagogico del Duca che, dal 2007, mi ha reso la persona che sono (cioè peggiore).
Blestemat si legge in poche ore e, stando alle comunicazioni personali dei lettori, è una storia che prende e ti induce a finirla senza fare pause. E se qualcun altro mi conferma che questa storia gli ha sottratto qualche ora di sonno pur di finirla subito, mi renderà la persona più felice del mondo.
Considerando che, dall'apertura del blog, Blestemat è di fatto la prima opera che pubblico con una casa editrice, direi che si può considerare un bel traguardo, un evento importante per la storia del blog.
Infatti, oltre alla violenza educativa del Duca, e al contributo fondamentale dei post sui Gamberi e dei commenti sul mio blog di Gamberetta (che col suo spirito critico e la sua razionalità ci ha risvegliati circa aspetti della narrativa che molti ignoravano o simulavano di non conoscere), devo molto a tutti coloro che in questi anni hanno letto non solo i miei deliri sconclusionati sul blog (soprattutto quelli dell'adolescenza), ma anche le storie che ho pubblicato. Grazie per il vostro tempo e per le opinioni che mi avete dato. I vostri nomi, i vostri commenti, sono tutti qui, a testimonianza di un cammino di crescita in cui avete avuto un ruolo centrale. Grazie!
P.S. Sembra una lettera di addio. No, il blog non chiude. È in piedi da 7 anni, e finché posso ammorbarvi con qualche cavolata, lo farò.
venerdì 26 giugno 2015
Impressioni | Carrellata letteraria primaverile 2015
Ormai vado avanti a carrellate stagionali. Per giunta, quando leggo un romanzo, dopo un mese in pratica ho già dimenticato tutto, mi rimane solo il grosso delle impressioni. Questa volta sono andato ancora più a rilento, con la lettura, causa mille impegni, non ultimo la scrittura (che è stata molto proficua).
Ho omesso giusto qualche opera che non vale la pena citare o non è pertinente.
Abaddon, di Giuseppe Menconi.
L'aspetto positivo delle opere di Vaporteppa è che quando voglio parlarne posso sorvolare sullo stile che, grazie al training (recente e pregresso) degli autori e soprattutto all'editing (cosa inesistente nella maggior parte delle opere), è sempre buono (fatta naturalmente eccezione per le opere straniere, tradotte così come sono, e fatta eccezione per opere come Lo specchio di Atlante di Bernardo Cicchetti, che nonostante l'editing per Vaporteppa, è stato pubblicato con lo stile originale, un po' "fiabesco" e non proprio perfetto ma comunque buono - ma è un caso a parte, e i punti forti di quell'opera sono molti altri).
Non voglio soffermarmi molto sulla storia. Ammetto che durante la lettura ho avuto l'impressione di rivivere l'atmosfera sci-fi/horror di Deep Space, e la nota finale dell'autore ha confermato che era proprio quello che voleva trasmettere, per cui missione compiuta alla grande. Ho apprezzato molto il realismo tecnologico, come i laser che prosicugano in fretta la batteria (cosa che in molti sci-fi si ignora). È un'ottima storia, il finale confesso che mi ha spiazzato. L'unica nota negativa, a mio parere, era l'eccessiva azione, che dopo un po' ho percepito come ripetitiva.
Il profumo del caffè (The various flavours of coffee), di Anthony Capellla.
Tralasciando il titolo reinventato (e la copertina italiana terribile che non mi sento di inserire), devo ammettere che non mi è dispiaciuto. Lo stile è a tratti buono e a tratti lascia a desiderare, ma di per sé nello sviluppo della storia si possono individuare i tre atti e la trasformazione del personaggio, con qualche plot twist qui e là e un finale più o meno prevedibile. È stata una lettura abbastanza buona, un po' d'amore, un po' dramma, un po' avventura. Il tutto ambientato nell'800.
Rivelazione, di Alastair Reynolds.
Ero in vena di sci-fi e la sinossi di Revelation space mi sembrava accattivante.
Riassumo in due principali aspetti.
Aspetto negativo: lo stile è molto ingenuo, il narratore fa infodump, sia gli spiegoni scientifici, sia quelli inerenti il background e le intenzioni dei personaggi. Non è in grado di progettare una scena senza inciampare in brutte scorciatoie narrative.
Aspetto positivo: il background, le idee, più o meno anche la storia in sé.
Il problema in questi casi è che il lettore appassionato di fantascienza può bypassare lo stile, può non rendersi conto di come le informazioni, invece che narrate, vengano sbattute in faccia, e può non rendersi conto che l'autore lo stia trattando da idiota (o, come ritengo più realistico, che l'autore sia in difficoltà e ricorra a stratagemmi rozzi e inefficaci per veicolare la storia). Finché il lettore sarà più interessato agli aspetti tecnologici o sociali della storia piuttosto che alla trama in sé, la missione narrativa è compiuta.
Ma è superfluo dire che se hai delle idee tecnologiche/sociali interessanti, e si inseriscono molto bene in una trama col what if come motore, perché perdere la possibilità di narrare una buona storia? Eppure accade, e la maggior parte dei romanzi sci-fi ha questo "sbilanciamento" tra idee e narrazione.
Cauldron, fornace di stelle, di Jack McDevitt
Lo stile è scarsino, la storia ci mette un po' a ingranare e alla fine non conduce chissà dove, l'evoluzione dei personaggi è rugginosa se non proprio assente. È una specie di avventura nello spazio, in un'ambientazione meno tecnologica di Rivelazione, con qualche idea tutto sommato interessante ma nulla di che. Non è un'opera che valga la pena leggere, non ha granché da offrire rispetto ad altri titoli. Le idee tecnologiche sono solo un plot device, quindi niente nerdgasm di alcun tipo, visto che non vengono spiegate né si intuisce come funzionino.
Nel dubbio, meglio non leggerlo.
Ho omesso giusto qualche opera che non vale la pena citare o non è pertinente.
Abaddon, di Giuseppe Menconi.
L'aspetto positivo delle opere di Vaporteppa è che quando voglio parlarne posso sorvolare sullo stile che, grazie al training (recente e pregresso) degli autori e soprattutto all'editing (cosa inesistente nella maggior parte delle opere), è sempre buono (fatta naturalmente eccezione per le opere straniere, tradotte così come sono, e fatta eccezione per opere come Lo specchio di Atlante di Bernardo Cicchetti, che nonostante l'editing per Vaporteppa, è stato pubblicato con lo stile originale, un po' "fiabesco" e non proprio perfetto ma comunque buono - ma è un caso a parte, e i punti forti di quell'opera sono molti altri).
Non voglio soffermarmi molto sulla storia. Ammetto che durante la lettura ho avuto l'impressione di rivivere l'atmosfera sci-fi/horror di Deep Space, e la nota finale dell'autore ha confermato che era proprio quello che voleva trasmettere, per cui missione compiuta alla grande. Ho apprezzato molto il realismo tecnologico, come i laser che prosicugano in fretta la batteria (cosa che in molti sci-fi si ignora). È un'ottima storia, il finale confesso che mi ha spiazzato. L'unica nota negativa, a mio parere, era l'eccessiva azione, che dopo un po' ho percepito come ripetitiva.
Il profumo del caffè (The various flavours of coffee), di Anthony Capellla.
Tralasciando il titolo reinventato (e la copertina italiana terribile che non mi sento di inserire), devo ammettere che non mi è dispiaciuto. Lo stile è a tratti buono e a tratti lascia a desiderare, ma di per sé nello sviluppo della storia si possono individuare i tre atti e la trasformazione del personaggio, con qualche plot twist qui e là e un finale più o meno prevedibile. È stata una lettura abbastanza buona, un po' d'amore, un po' dramma, un po' avventura. Il tutto ambientato nell'800.
Rivelazione, di Alastair Reynolds.
Ero in vena di sci-fi e la sinossi di Revelation space mi sembrava accattivante.
Riassumo in due principali aspetti.
Aspetto negativo: lo stile è molto ingenuo, il narratore fa infodump, sia gli spiegoni scientifici, sia quelli inerenti il background e le intenzioni dei personaggi. Non è in grado di progettare una scena senza inciampare in brutte scorciatoie narrative.
Aspetto positivo: il background, le idee, più o meno anche la storia in sé.
Il problema in questi casi è che il lettore appassionato di fantascienza può bypassare lo stile, può non rendersi conto di come le informazioni, invece che narrate, vengano sbattute in faccia, e può non rendersi conto che l'autore lo stia trattando da idiota (o, come ritengo più realistico, che l'autore sia in difficoltà e ricorra a stratagemmi rozzi e inefficaci per veicolare la storia). Finché il lettore sarà più interessato agli aspetti tecnologici o sociali della storia piuttosto che alla trama in sé, la missione narrativa è compiuta.
Ma è superfluo dire che se hai delle idee tecnologiche/sociali interessanti, e si inseriscono molto bene in una trama col what if come motore, perché perdere la possibilità di narrare una buona storia? Eppure accade, e la maggior parte dei romanzi sci-fi ha questo "sbilanciamento" tra idee e narrazione.
Cauldron, fornace di stelle, di Jack McDevitt
Lo stile è scarsino, la storia ci mette un po' a ingranare e alla fine non conduce chissà dove, l'evoluzione dei personaggi è rugginosa se non proprio assente. È una specie di avventura nello spazio, in un'ambientazione meno tecnologica di Rivelazione, con qualche idea tutto sommato interessante ma nulla di che. Non è un'opera che valga la pena leggere, non ha granché da offrire rispetto ad altri titoli. Le idee tecnologiche sono solo un plot device, quindi niente nerdgasm di alcun tipo, visto che non vengono spiegate né si intuisce come funzionino.
Nel dubbio, meglio non leggerlo.
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