lunedì 8 settembre 2008
Racconto - Un vero affare
Novità: altervista non mi riconosce più come utente (perché accedevo al database direttamente da un server ftp...), per questo ora, dovrà uploadare in un modo diverso che un po' mi scombina quello che avevo programmato. Ma i racconti potete leggerli sempre e comunque! Gaudio! Birra e balli per tutti nel Rifugio di Taotor - o, come ha suggerito un amico, al Rifugio di Taotor birra alla spina e pizza a 5€!
Potete leggere il nuovo racconto andando qui, alla Lista dei racconti, e cliccare il primo in cima, Un vero affare. Un ringraziamento al Duca che ancora una volta mi ha aiutato nell'editing del racconto, e a Davo, che mi ha dato qualche consiglio.
Godetevi il racconto - sperando vi piaccia. :)
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10 commenti:
Ehm... mi dice:
Sorry, the page (or document) you have requested does not exist.
Ho "risolto". Ora si dovrà fare come le altre volte - perché altervista fa cagare -, ovvero andare alla pagina Lista dei racconti e cliccare l'ultimo pubblicato, ovvero quello in cima - Un vero affare.
Grazie della segnalazione, Angra! ^^
Ehm... il mio computer ha qualche problema con Altervista (se provo a fare click sul link del racconto si blocca completamente e io devo resettare).
Me lo puoi mandare via mail?
Grazie.
Mi sembra ben scritto, specialmente le descrizioni dell'ambiente sono sintetiche ed efficaci. I dialoghi invece li rivedrei lasciando passare un po' di tempo: alcuni passaggi sembrano poco naturali pensando a dei ragazzi in un momento di stress.
Ad esempio: «Ehi, calmati» disse Marco.
«perché è un problema coi fiocchi, altroché».
Il tema del senso di potenza che viene dal commettere un delitto e farla franca è azzeccato, incisivo. Ora Andrea deve diventare un serial killer ;)
Ah, dimenticavo un appunto "tecnico": la storia della lama di 4 o 5 dita è una leggenda metropolitana: un coltello da macellaio di due spanne è un utensile da lavoro, fino a che non lo pianti nella pancia a qualcuno, e lo stesso vale per il coltellino svizzero e tutti i coltelli a serramanico. Ci sono poi coltelli di tipo proibito che sono sempre considerati armi anche se lunghi 3 cm. Quelli a scatto ad esempio, e probabilmente anche i butterfly (da vedere).
Appunto perché rientra nelle "leggende metropolitane" è un buon dettaglio da inserire: in fondo il protagonista è una ragazzo che vuole una scusa per portare un coltello, non un giurista. :-)
Comunque, se interessa, qui ci sono info sulle "armi non armi":
http://www.earmi.it/diritto/faq/arminonarmi.htm
E sul diritto relativo alle armi:
http://www.earmi.it/diritto/faq/sintesi.htm
"[La Cassazione] ha condannato un tizio che affermava di aver usato il coltello per farsi un panino, perché il pane, il salame e il panino non c’erano più e quindi mancava la prova della giustificazione"
La stessa notizia riportata in un altro link:
http://www.earmi.it/diritto/giurisprudenza/giurisprudenza.htm#colt
Il problema del giustificato motivo è un problema grosso. Se hai una scure da legna in mano e stai tagliando la legna, hai il giustificato motivo. Se devi schizzare in strada per gridare contro uno che ti sta rubando il motorino e non hai tempo di tornare a casa per lasciare la scure nel domicilio, non hai più giustificato motivo.
Idem se hai un martello che pende dalla cintura degli attrezzi: se stai correndo qua e là a sistemare i tuoi affari da elettricista/idraulico altro e hai un cliente che può testimoniare in caso ti fermino, hai il giustificato motivo. Se vai un attimo al bar a prendere un caffé tra un cliente e l'altro non hai già più il giustificato motivo.
In realtà "giustificato motivo" è solo un modo elegante per dire "vuoto legislativo causa incompetenza in materia d'armi" (ricordiamo che il 9x19 era considerato calibro da guerra? E che i bossoli vuoti del 7,62x51 Nato erano parte d'arma da guerra illegali da detenere per certi magistrati?). Alla fine conta solo il parere personale di magistrati e giudici. ^__^
E ricordiamo che un fucile da 19 mm che vomita una palla di piombo da 30 grammi a 3700 J, capace di strappare un braccio dalla spalla o di perforare 3 mm di acciaio morbido a bruciapelo, NON è un'arma propria. Come non è la balestra (che stupidi nel medioevo che la usavano per ammazzarsi! Ah! Tanto varrebbe farsi la guerra a colpi di banana o a sberle a mano aperta!)
La fanteria di linea della battaglia di Waterloo tra baionette triangolari senza manico (inadatte all'uso da sole) e fucili a pietra focaia era priva di armi!
Ma, per quanto disarmati, io esiterei a mettermi di fronte a un plotone di giubbe rosse che fa fuoco su due linee. ^__^
Per cui a tenere in casa abbastanza fucili napoleonici per armare due compagnie di fucilieri si rischia meno che non a portare un coltellino a serramanico a scuola (giustificato motivo? difenderti dagli scarafaggi nel bagno?).
@Carraronan: sì, non intendevo dire che era sbagliato metterlo nel racconto, visto che a dirlo è un personaggio e quindi può tranquillamente sbagliare. Sono andato a vedere un po' di legislatura e l'impressione è che sia un ginepraio terrificante, fatto più che altro di sentenze della cassazione partorite da gente che non ha idea di cosa sta parlando. Ad esempio una sentenza dichiara illegali i coltelli col blocco della lama, rendendo fuori legge i più diffusi coltelli da lavoro come gli Opinel in cui il blocco serve solo a non farsi male.
Che la balestra non è un'arma per la legge lo sapevo anch'io: esilarante!
Mi è piaciuto. C’è qualche cosa da sistemare qui e là (per esempio quando è scritto che Gabriele aveva ancora in bocca la sigaretta, unito al fatto che il morto è circondato dalla cicche, sembra che Gabriele sia l’ammazzato), ma piccole cose. Per il resto è scritto bene. Simpatico Andrea psicopatico in erba, speriamo faccia buon uso del coltello da 40 euro!
Alcune cose:
* Visto come si è svolto l’omicidio, sarà rimasto un lago di sangue, perciò forse il cadavere è più realistico lo scoprano un po’ prima di due mesi.
* D’altra parte mi suona strano che il coltello sia rimasto nella bancarella per due mesi di fila senza che nessuno l’abbiamo comprato o si sia accorto che era sporco di sangue.
* La storia dell’alibi è pericolosa: se il posto dove dicono di essere non è nella cella dalla quale hanno chiamato con il cellulare, li beccano subito. Nel racconto ci può anche stare, perché nessuno degli interessati può saperlo, però mi sembra giusto ricordare agli aspiranti assassini che non è il caso di costruirsi un alibi chiamando chicchessia con il telefonino.
@Angra, avevo sentito anche che per le katane non era necessario la denuncia. Se ne sentono di storie, in giro! Difatti nel racconto fanno tutto i personaggi, errori compresi, non per nulla quella leggenda dei cinque pollici si trova nella mente di un personaggio.
@Duca, "(giustificato motivo? difenderti dagli scarafaggi nel bagno?)." LOL
@Gamberetta, sono onoratissimo! È sempre una gioia ricevere i tuoi commenti.
Ho ristretto l'arco di tempo a due settimane - prima era più ampio. Hai ragione, dovrebbe essere ancora più corto.
Sulla pozza di sangue - e le "tracce" in generale - non ero sicuro, e mi sono informato da babbo.
[riguardo alle ferite]"Fora la pleura nonché i polmoni i quali sono ricchi di sangue, e la persona muore per dissanguamento massivo improvviso, meglio si direbbe per shock ipovolemico"
Chiedo io:"uscirebbe abbastanza sangue da essere assorbito da una maglietta e colare oltre, sul terreno?"
"Certo che uscirebbe sia dalla ferita che dalla bocca che è collegata con i polmoni tramite la trachea. Ma che domande macabre mi fai?"
Mi ha detto che se il cadavere viene avvolto e nasconsto in tempo, non lascerà molto sangue.
Ma io ho pensato semplicemente che, sangue o no, chi se ne frega? Un'estate passavo le vacanze in una località marittima e un amico mise il piede su un vetro - non ero presente. Lo portarono al pronto soccorso, aveva fatto un po di strada da solo, poi l'hanno preso in braccio e portato così. Nel frattempo aveva lasciato sangue dappertutto sulla pietra, in un tragitto che collega la spiaggia con la strada. Nessuno se ne fregò niente di quel sangue, che restò raggrumato sparso ovunque per tutta l'estate.
Un'altra cosa simile successe a un mio amico - ero presente. Fece un salto da uno di quei cosi di pietra che bloccano l'accesso alle auto, cadde, si aprì in due il mento - sembrava un'altra bocca. Sanguinò un sacco, nonostante i tovaglioli presi dal pub vicino per tamponare - ma la zona non è delle migliori, e più di qualche volta si è visto sangue a terra.
E nessuno se n'è fregato mai niente. Ora, non so se è colpa del sud, ma qui le cose vanno così. ^^ E, per tornare al discorso, non uscirebbe una vera pozza di sangue, ma anche se fosse, non susciterebbe tanto scalpore.
P.S. Non rileggo perché ho tante cose da fare, quindi perdonate gli errori. XD
Aaaaah! Avevo voglia a cercare il topic! Ero convinto che si trovasse sull'altro sito, non su questo >_< Vabbè, chiedo preventivamente scusa se alcune cose magari saranno già state dette da altri, ma quando commento un racconto preferisco non farmi influenzare da quelli che mi hanno preceduo ;) Ok, parto...
L’idea è buona e resa anche con il giusto ritmo, ma dal mio punto di vista necessita di alcuni accorgimenti. Ma prima una proposta: hai mai pensato di scriverlo tutto al presente? Sono dell’idea che potrebbe funzionare.
A parte ciò, ecco le piccole sviste che ho notato.
“Andrea si chinò, e studiò l'espressione sofferente che era rimasta sul volto del ragazzo morto.”
Perché la virgola?
“Ha una madre, magari una puttana, ma puttana o no anche lei piangerà.”
Io prima del “ma” metterei un punto per sottolineare la seconda parte del pensiero o, meglio ancora, un punto e virgola (mai sottovalutare la potenza di un punto e virgola usato al momento giusto ;) ).
“devi andare dalla polizia, dire quello che è successo, evitare rogne, fidati, non è come nei film, qua va a finire che finiamo tutti nella merda...”
Anche qui, prima di “fidati” metterei un punto.
“Dove l'hai preso, quello...?”
Aaaah! Mai usare due segni di punteggiatura diversi insieme!
“Il morto, che otto minuti prima era ancora vivo e gradasso, si era staccato dal gruppo di delinquenti con cui stava, e nonostante gli amici gli urlino di andare con loro a scroccare vino dalla sagra, lui continua a istigare Andrea.”
Qua credo che il “si era” vada portato al presente.
“(libanesi? Egiziani?)”
Egiziani non ha bisogno della maiuscola.
“Non era una novità, Andrea passeggiava sul molo da anni e aveva visto coppie che non si limitavano ad ammirare la luna che si specchiava sul mare, ma ci davano dentro.”
Prima di Andrea metterei un punto.
“Andrea, due settimane dopo, non poté far a meno di sorridere, leggendo le notizie del giorno su Internet. Erano passati due mesi prima che qualcuno si accorgesse che un cadavere avvolto in un telo da mare giaceva incastrato tra i massi del molo.”
Non capisco, sono passate due settimane o due mesi?
Per il resto, trovo che racconto non abbia bisogno di grosse revisioni, tranne forse nel passaggio dell’articolo, il quale non sfrutta per niente il lessico giornalistico. Inoltre quel “specialpol” proprio non mi convince. Ecco, forse il finale è anche un po’ affrettato. Personalmente mi sarebbe piaciuto leggere anche delle reazioni degli altri personaggi alla notizia. Ad esempio, io avrei ambientato l’ultima scena proprio al mercatino, durante l’acquisto del nuovo coltello, prevedendo la presenza di tutti i ragazzi. Dico ciò perché, sebbene il protagonista alla fine sia Andrea, tutti i personaggi sono ben delineati e riassumibili nel trittico:
Andrea “l’incosciente”
Gabriele “il risolutore”
Luca “il fifone”
Marco… beh, in effetti Marco è un po’ blando come personaggio. Alla fine non fa quasi nulla. Non credo che la sua eliminazione nuocerebbe al racconto, anzi ;)
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