sabato 19 maggio 2012

Impressioni/Consigli | Guida galattica per autostoppisti, di Douglas Adams

douglas adams guida galattica per autostoppisti hitchhikers guide to galaxy fantascienza umorismo film 2005Non sapevo se considerare questo post come una serie di vere e proprie impressioni - critiche - con approfondimenti, o come un consiglio/suggerimento spassionato, privo di giudizi specifici. Alla fine ho pensato: fuck it, fondiamo insieme le due cose e diciamo semplicemente quello che ci viene in testa (parlo al plurale perché ho due teste come Beeblebrox).
Ho compiuto un gesto folle: ho rivisto l'innovativa trasposizione cinetoscopica del primo romanzo e ho proseguito la storia direttamente col secondo romanzo.
Sono stato abominevolmente trasgressivo.
Il ciclo della Guida galattica viene generalmente definito dai suoi fan come divertente ma soprattutto "filosofico", riflette sulle questioni dell'esistenza e fa riflettere di conseguenza.
La capacità di intrattenere & stimolare intellettualmente il pubblico, non so voi, ma per me è il culmine dell'abilità artistica, soprattutto quando la seconda cosa è un risultato "aggiuntivo" e che non costituisce la base dell'intera opera, forzandola e svilendola.

Sul film non è che ci sia granché da dire. A mio avviso, rispecchia bene il tono della versione prosastica - le intrusioni del narratore che costituiscono le parti infodumpiche sono anche quelle più divertenti. Una storia simile non poteva mancare di effetti speciali grandiosi, difatti la parte finale del film dà il suo meglio.

douglas adams guida galattica per autostoppisti hitchhikers guide to galaxy fantascienza umorismo film 2005Ma il film è solo un parziale assaggio del ciclo.
La prosa di Adams è divertente, la storia si sviluppa apparentemente lontana dal nucleo principale (La risposta alla domanda fondamentale sulla vita, l'universo e tutto quanto), per poi rientrarci con coerenza.
Dal punto di vista stilistico, praticamente è una fiera di infodump, pov sfasati, intromissioni del narratore. "Purtroppo", però, la questione stilistica nella prosa umoristica è un bel rompicapo.
A tal proposito, persino Gamberetta non ha idea di come possano funzionare i meccanismi della comicità. E in effetti è abbastanza difficile: se si può trovare la via più giusta per trasferire le immagini narrative dalla mente dell'autore a quella del lettore attraverso un giusto uso delle parole, è difficile capire come fare la stessa cosa suscitando anche ilarità, vuoi per la soggettività della materia in questione, vuoi per altri numerosi fattori.
Adams passa da un pov all'altro a distanza di poche proposizioni: spesso questo artificio viene usato per rispecchiare fedelmente la personalità del personaggio in questione, attraverso figure retoriche e immagini adeguate allo scopo.
Il narratore si "intromette" in diversi modi.
1) Per far spostare il tono delle situazioni verso un polo umoristico che attraverso una narrazione oggettiva non emergerebbe.
2) Perché talvolta capita l'occasione che può far ridere e giustamente non bisogna sprecarla.
3) Per introdurre informazioni repentine, non necessariamente utili, ma che fanno ridere.
4) Quattro.
5) Per introdurre informazioni essenziali per la storia - infodump. In certi casi, il narratore apre un paragrafo a parte, fuori da ogni pov, e illustra situazioni, oggetti, concetti, fenomeni particolari. Si tratta di infodump bello e buono, un infodump sistematico, che però costituisce sia momenti davvero interessanti sia divertenti. Incollo un esempio - che forse poteva far ridere solo me, ma chìssene:
Il problema fondamentale del viaggio nel tempo è, molto semplicemente, un problema di grammatica, e l’opera principale da consultare a questo riguardo è ilManuale dei milleuno tempi grammaticali utili al viaggiatore del tempo, del dottor Dan Streetmentioner. Leggendo questo libro si impara per esempio a descrivere un avvenimento che stava per accaderci in passato, prima che riuscissimo a evitarlo saltando avanti nel tempo di due giorni.
L’evento si può descrivere in modo diverso a seconda che se ne parli dal punto di vista del tempo in cui ci si trova oppure di un altro tempo (passato o futuro), ed è ancora più difficile da descrivere se uno sta conversando durante il viaggio che lo porterà a diventare padre o madre di se stesso.
La maggior parte dei lettori riescono ad arrivare fino all’aoristo plagale – il passato indeterminato armonico – del congiuntivo futuro intenzionale invertito in condizionale multiplo imperativo, poi gettano la spugna; e in effetti nelle ultime edizioni del libro le pagine successive a questo punto sono state lasciate bianche per risparmiare sui costi di stampa.
La Guida Galattica per gli Autostoppisti evita accuratamente le disquisizioni accademiche e si limita ad osservare che il termine
“futuro anteriore” è stato abbandonato da quando si è scoperto che indica qualcosa che non esiste… come dire: fummo testimoni di un luminoso futuro.
Riassumendo, e ripetendo dunque, il Ristorante al Termine dell’Universorappresenta una delle speculazioni più azzardate di tutta la casistica degli esercizi ristorativi. È stato costruito sui resti frammentari di un pianeta in rovina che è–sarebbe fu–sia sarà–era racchiuso in una vasta bolla temporale e proiettato avanti nel tempo fino all’istante preciso della Fine dell’Universo.
Una cosa pressoché impossibile, si sarebbe tentati di dire.
In questo ristorante i clienti prendono (prendiassero) posto al tavolo e mangiano (mangissero) cibi succulenti guardando (in guardiendo) l’intero cosmo esplodere intorno a loro.
Fatto, si sarebbe tentati di dire, altrettanto impossibile.
Si può arrivare (possino arrivisse) a uno qualsiasi degli spettacoli senza prenotare in precedenza (avanfusse), in quanto si può prenotare retrospettivamente dal futuro rispetto al momento in cui si torna nel proprio tempo (possino prenoteressi avanpresto tornessirando retrostato saressi).
Anche questo, si sarebbe ulteriormente tentati di dire, è un fatto che ha dell’impossibile.
Al Ristorante in questione si può incontrare (possino incontreristi) e si può mangiare con (conmangisseristi) un campionario di tutta la popolazione dello spazio e del tempo.
Questo pare, osservano gli scettici, ha dell’impossibile.
Si può visitare il Ristorante quante volte si vuole (possino visiteristi visitassanque visitossian, per ulteriori sfumature consultare il manuale del dottor Streetmentioner), ed è prudente assicurarsi di non incontrare mai se stessi, per via dell’imbarazzo che tale incontro può procurare.
Credo sia un esempio emblematico.
Non vorrei dire una cavolata, ma sono abbastanza convinto che Adams sia uno degli autori da leggere assolutamente prima di morire.
O meglio, prima che la Terra venga distrutta per costruire una superstrada iperspaziale.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Potevi aspettare un po' e pubblicare la recensione oggi che è il Towel Day!

http://it.wikipedia.org/wiki/Towel_Day

Federico Russo "Taotor" ha detto...

Azz, non lo sapevo! >.< Riproporrò il post, allora, in onore della giornata. :) Grazie della segnalazione!