sabato 27 agosto 2011

Impressioni | The cold embrace of fear, dei Rhapsody of fire


Dei recentissimi album dei Rhapsody of Fire, questo è quello che mi è piaciuto di più, principalmente per il punto di vista dell'atmosfera Fantasy - oltre che per l'aspetto musicale.
The cold embrace of fear è un concept, narra una storia e l'ambientazione è originale, creata dal Turillone anche per gli altri album.
La prima e la seconda traccia, o meglio, il primo e il secondo atto, The pass of Nair-Kaan e Dark mystic vision, sono introduzioni evocative, orchestrate e affiancate dalle voci che recitano la, per così dire, sceneggiatura - l'apice di quello che i Rhapsody (of Fire) hanno definito Film score metal, discostandosi dalla loro vecchia definizione di Hollywood metal, ma dimostrando bene cosa intendono. Tra le voci dei personaggi compare - come già negli album precedenti - quella di Christopher Lee, alias il Saruman del Signore degli anelli.
Il terzo atto, The ancient fires of Har-Kuun, è una "piccola" suite di 14 minuti, nonché una grossa fetta dell'album, che introduce il tema principale - orchestrato e con un po' di batteria e chitarra distorta - e prosegue col resto del brano: un bel riff in overdrive su un ritmo accattivante, strofa un po' in italiano e un po' in inglese con arpeggio acustico in sottofondo, pre-chorus aggressivo con pennate veloci in palm-mute, un bello stacco di chitarra solista accompagnato dalla ritmica che esegue una scala distorta dal sapore operistico, e così via con tastiere che fungono da archi, da clavicembalo. C'è spazio anche per un "occhio di bue" sul basso che si esibisce in un riff di stacco per il ritornello (accompagnato poi da chitarra ecc.), cui segue il tema principale (rigorosamente con cori solenni: questa è la mitica tamarraggine fantasy dei Rhapsody, alziamo le spade magiche al cielo, pisciamo sui cadaveri dei demoni, in alto i boccali, lunga vita al re!).
Ottima la conclusione, melodie da rondò veneziano seguite da assoli di tastiera e chitarra in botta e risposta.
Il quarto atto, The Betrayal, è un altro intermezzo recitato, con un sottofondo musicale ridotto al minimo.
Il quinto atto, Neve rosso sangue, è una ballata "drammatica", spiccano flauto e chitarra acustica oltre alla voce che canta rigorosamente in italiano - liriche ricche di metafore e termini aulici o poetici, come anche nelle altre tracce, al punto che sembrano tante belle immagini prive di un nesso. Il ritornello è molto bello, ma la canzone è piuttosto ripetitiva. Bella, ma ripetitiva.
L'atto sesto, Erian's lost secrets, si apre con cori epici - adorabile l'urlo che chiude l'introduzione - e via con gli accordi distorti a ritmo di marcia nella strofa. Il ritornello ricorda molto i primi album. La parte finale della traccia riprende il tema principale dell'album - ovvero quello dei Fuochi di Har-Kuun.
Il settimo atto, The angel's dark revelation, è la conclusione narrata da Christopher Lee, in sottofondo orchestra, cori, qualche campana, e si riprende il tema principale (si ha l'impressione di ascoltare un trailer, finché la narrazione non finisce), e così si conclude l'album.

I Rhapsody of Fire hanno fatto grandi cose in passato. Sono i tamarri del power/epic/progressive, esaltano i tratti Fantasy ed epici del genere, e producono un vero e proprio Sword & Sorcery in musica.
Non sorprende che a non tutti i metalheads piacciano, forse proprio per questa loro polarizzazione verso il fantasy e il medioevo idealizzato (finto, insomma), nella musica così come nei testi.
C'è da dire che la band vanta una voce portentosa, che al contrario di altri gruppi, nelle parti in italiano non suona affatto imbarazzante. Anzi. Analogamente per quanto riguarda il talento degli altri membri. Le strumentali sono variegate, le melodie che cambiano insieme al ritmo all'interno dello stesso brano non annoiano (tranne che per Neve rosso sangue, che tutto sommato però è bella e la ripetitività si sopporta).
Tra gli ultimi album che hanno prodotto in questi cinque o sei anni, ritengo che questo sia il più bello. Non arriva a Dawn of Victory, magari, o ad altri piccoli capolavori, ma se vi capita, soprattutto per gli amanti del fantasy tamarro (non nella narrativa, ma in giochi e musica), tutto spade, draghi e magie, vi consiglio di ascoltarlo.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Non entro nel merito dell'album dato che il power non mi entusiasma (tranne poche eccezioni come i Kamelot, che amo).

Ma "c'è da dire che la band vanta una voce portentosa" non te lo lascio dire. Lione è imbarazzante! Ingolato, senza appoggio, con un vibrato tutto per conto suo, interpretazione piatta 8tranne che in poche ballad), incapacità di colorare la voce, monotonia. La mia insegnante di canto ormai c'ha messo un bollino nero sopra xD
Ha un bel timbro, solo quello. E c'è di meglio anche per il timbro, non solo per tecnica ed espressività.

Federico Russo "Taotor" ha detto...

Ma la voce è portentosa, proprio per il modo in cui interpreta le canzoni, l'espressività. Considera che LaBrie (meno espressivo di Lione) è la pecora nera dei Dream Theater, non piace ai più, però non si può negare che è bravo, e col tempo lo si apprezza. [esempio, qui]
Altri vocalist power invece sono piuttosto imbarazzanti. Poi nell'ultimo album, From Chaos to Eternity, se non sbaglio Lione fa pure lo scream death. :D
Certo, non si parla degli Opeth (abilità col growl e con la voce pulita, anche alternate, grandioso), ma manco di un Ligabue qualsiasi.

Anonimo ha detto...

No, LaBrie è pessimo :D pure peggio di Lione. Sarà che siccome studio canto moderno e lirico sento subito tutti i loro errori.

Vuoi un ottimo vocalist power? Roy Khan! Tecnica eccellente e solita (canta in maschera, ha un buon sostegno e un buon vibrato, non forza i passaggi, gira la voce, colora la voce, non si intuba né schiarisce innaturalmente), ottima estensione, timbro particolare e interessante, capacità interpretative ed espressive incredibili, canto carico di pathos. Credo sia il miglior cantante di sempre. Cercati la ballad Abandoned: è quasi un'esperienza soprannaturale.
Peccato abbia abbandonato i Kamelot ç_ç