Vista la fama e le voci e il saggio sulla scrittura di Gerrold, non potevo non leggere
.
Mi aspettavo grandi cose, proprio perché sapevo che si parlava di uno scrittore cazzutissimo, un mostratore, un profeta del futuro ecc.
Ma a essere sinceri non mi ha soddisfatto così tanto.
Breve sinossi taotoriana dell'opera:
C'è un biologo mezzo laureato che viene chiamato dalle forze armate per aiutare il paese a studiare e arrostire gli alieni che hanno decimato quasi tutta la popolazione mondiale con epidemie batteriologiche. Oltre ai virus e a qualche insetto, gli alieni pericolosi sono 'sti Chtorr, dei vermoni giganti assurdi che mangiano le persone e nessuno li conosce perché giustamente chi li vede poi muore. E quindi c'è il mistero. Che sono? Che vogliono? Perché si magnano le persone? Come accopparli?
L'ambientazione è bella. Non bella perché apocalittica, stile fucile, mascherina e deserto radioattivo, ma perché è tutta una derivazione realistica dall'ipotesi: What if una serie di batteri alieni infettasse la popolazione mondiale? What if poi arrivassero dei vermoni giganti?
Il romanzo è narrato in prima persona, per cui eventuali infodump su armi e ambientazione sono giustificati - ovviamente perché narratore e protagonista coincidono.
Il punto debole del romanzo è proprio questo.
Con la scusa della prima persona, Gerrold si protegge col protagonista come scudo, e da dietro racconta la storia di ciò che è successo al mondo in maniera forzata, fuori dagli eventi naturali. La cosa si può fare, perché una persona (narrante) può pensare ciò che vuole ecc., ma ne risente la storia - che rallenta - e la credibilità.
In realtà il romanzo è godibile. Ciò che non mi è piaciuto è l'andamento della storia (e piccoli dettagli stilistici).
Dice Gamberetta riguardo alla
Guerra, in
questo articolo:
Nota importante: la storia non è finita. Nel progetto originario erano previsti altri tre romanzi, che Gerrold in sedici anni non ha ancora scritto – né è scontato che lo faccia in futuro. [l'articolo risale al 2009; secondo Wikipedia, i libri sono stati terminati, n.d.Taotor.]
La Terra viene invasa dagli alieni, gli Chtorr. Anzi, viene aggredita da un intero ecosistema alieno. Gli Chtorr sono una moltitudine di specie diverse: animali, piante, microbi. Pian piano le creature extraterrestri rimpiazzano gli equivalenti autoctoni, esseri umani compresi.
Il lavoro di Gerrold con gli Chtorr è molto più accurato e scientificamente approfondito rispetto a quello di Westerfeld con i Darwinisti. Gli Chtorr sono parecchie spanne più verosimili delle bestie ingegnerizzate in Leviathan. E sono molto più bizzarri e letali.
Nei vari romanzi del ciclo le scene d’azione sono ottime – sebbene anche qui manchino delle vere e proprie battaglie – e la sensazione di apocalisse imminente è ben resa. I romanzi funzionano meno quando Gerrold imita le lezioni di filosofia di Heinlein senza averne il carisma e la bravura. Rimane poi il grosso problema che dopo quattro libri è tutto in sospeso e non si sa se vinceranno i Terrestri o gli Chtorr. E forse non si saprà mai.
Ecco.
La questione filosofica. Ci sono scene lunghissime di flashback - carine, ma in certi tratti ridicole, a mio avviso - in cui Jim, il protagonista, ricorda le lezioni (infodumposissime) del prof. Whitlaw.
Questo rallenta e non poco.
Poi ci sono i flashback di quando è andato a nascondersi con la famiglia dalle epidemie. E questo è buono.
Ma per il resto, il romanzo è tutto conferenze e ciarle tra miliziani e professoroni. E l'impressione che si ha, durante i lunghi dialoghi di scienziati che illustrano la situazione mondiale, è: ok, ma quando si va avanti co' sta storia?
Nel disegnare uno schema per l'andamento del romanzo, si avrebbero due picchi. All'inizio, il Chtorr arrosto, e alla fine (non vi dico lo spoiler, ma non è granché). In mezzo, una vallata di piattume.
Le idee di Gerrold però sono fighe, soprattutto la biologia degli Chtorr e anche il modo in cui gestisce lo sviluppo post-epidemico del mondo è notevole. Mi dispiace, però, che la storia - almeno, in questo primo libro - si soffermi sull'aspetto dell'ambientazione, e poco sulla sostanza. Perché in sostanza si presume che ci siano conflitti e obiettivi da raggiungere, è il motore della fiction, letteratura, teatro, cinema. Non ho trovato un gran "movimento", però, nel romanzo - che in potenza lascia spazio a possibili storie intriganti.
Senza lode né infamia, insomma.
L'aspetto stilistico che non mi è piaciuto, della Guerra, è che in qualche punto Gerrold trascura i particolari - una cucina o una sala mensa sono solo parole, non vengono dipinte nemmeno un po', a volte è lo stesso per alcuni personaggi, sagome indefinite. Nulla di tremendo, considerando che per il resto lo stile è asciutto e coerente.
L'aspetto psicologico del protagonista è buono, ma Gerrold ci si sofferma troppo e cade nel luogo comune del trauma Padre-che-non-presta-attenzione-ai-figli, e così facendo arriva a far dire cose scontate e imbarazzanti al povero (traumatizzato) Jim in lacrime.
Nota di demerito tutta taotoriana: a un tratto a fare psicoterapia a Jim è... uno psichiatra. Lì ho desiderato la morte di Gerrold e di tutta la setta mafiosa degli psichiatri.
La valutazione di Gamberetta è:
Se devo essere onesta, La Guerra contro gli Chtorr, della quale ho letto solo il primo romanzo, non mi è piaciuta. Anche se più per i temi e la filosofia di fondo che non per via dello stile di scrittura. In compenso questo Worlds of Wonder [saggio di Gerrold sulla scrittura, n.d.Taotor] mi ha molto divertita.
Lei non ha apprezzato i temi, io tutto sommato sì, ma come il più bravo oratore può farla in barba a tutti grazie a una tecnica impeccabile, ritengo Gerrold non sia in grado, e che il suo stile non sia perfetto o, ad ogni modo, riesca a raggiungere lo scopo - avvincere il lettore. La vallata tra i due picchi - iniziale e finale - mi ha annoiato, e quella vallata è durata per tipo il 70% del romanzo. Non l'ho trovata una cosa gradevole, mi è sinceramente dispiaciuto.
Ricapitolando, il romanzo è godibile, soprattutto per lo sfondo politico, economico, sociale ecc., e anche stilisticamente merita. Ma tra un Gerrold stilisticamente bravo che però gestisce a modo suo gli eventi, e un Asimov zoppicante pieno di fantasia, preferisco il secondo (che zoppica solo nei romanzi, non nei racconti brevi), che nonostante tutto illustra bene le sue idee senza ricorrere necessariamente a numerosi monologhi infodumposi, e risulta creativo e più avvincente.
2 commenti:
Bravo. Ora leggiti T. Pratchett, kthxbai.
Sto fandolo, prode bIce-skateboarder.
P.S. Trovati un nick o fatti un account google, per gli dèi.
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