La mia esperienza con il corso di laurea triennale è giunta al termine e che vi piaccia o no, ho voglia di condividere alcuni pensieri.
Primo pensiero - "esistenziale". Perché andare all'università?
Ti conviene andare all'università se hai interesse nella materia scelta (fondamentale), voglia di apprendere, impegno nello studio. La possibilità economica viene dopo (esistono borse di studio e altri sussidi non così impossibili da ottenere). No, sul serio: avere la grana è importante ma fino a un certo punto.
Non ti conviene se non hai nulla di tutto ciò, a partire dall'interesse, e se la scelta dell'università è solo una costrizione dei genitori o una scelta fatta per noia o perché così fan tutti.
C'è un sacco di gente volonterosa, in giro, che non ha avuto o non ha la possibilità di studiare: nel riconoscimento e nel rispetto di questa opportunità, sarebbe stupido intraprendere un corso di studio senza avere interesse, impegno e voglia di apprendere.
Escludendo particolari casi (per esempio, per motivi complessi o per mancanza di alternative), molti ragazzi diplomati sono liberamente indipendenti nelle loro scelte e hanno alle spalle genitori in grado di sostenere le spese per gli studi. Ma non è obbligatorio: andare all'università o intraprendere una professione - per quanto umile - hanno la stessa dignità (c'è la credenza sbagliata che chi è laureato può guadagnare di più, quando in realtà molti ingegneri con la triennale guadagnano meno di chi lavora in un call center, per dire).
E anche i corsi di laurea, checché se ne dica, hanno tutti la stessa dignità. Più o meno.
Il primo anno di università, comunque, una grossa fetta di studenti "sperimenta" la materia, capisce un po' l'andazzo, le prospettive, si fa qualche domanda e finisce per cambiare facoltà. Ad alcuni capita il primo anno, ad altri al secondo, ad altri il terzo.... Ma succede.
Il mio consiglio su come scegliere il corso di studi è, prima di tutto, informarsi su tutti i corsi che riguardano i propri maggiori interessi, e restringere il campo verso l'interesse più importante di tutti.
Certo, alcuni corsi di laurea non danno sbocco a nessuna possibilità di lavoro apparente, ma è anche vero che molti laureati, se trovano lavoro, fanno cose molto diverse rispetto a quanto studiavano (o pensavano di fare). E ci sono lavori che addirittura non necessitano di particolari lauree (in ambito aziendale, per esempio, ci sono diversi impiegati che hanno maturato la propria formazione sul campo, riuscendo a raggiungere alti traguardi: la laurea quindi non garantiscenecessariamente ciò che si crede).
Lasciando poi perdere le classifiche inaffidabili (specchietti per le allodole, principalmente) pubblicate su riviste o giornali, se bisogna scegliere l'ateneo, consiglio di consultare - attraverso i relativi siti web - le guide ufficiali dello studente. Leggendo i programmi degli esami, si può avere un'idea di come viene affrontata la disciplina da quell'ateneo (a parte alcune, molte facoltà presentano esami che stesse facoltà di altre regioni non presentano, o argomenti maggiormente o meno trattati, e via discorrendo, quindi non tutti i corsi sono uguali, a dispetto del nome), ma anche la modalità d'esame (alcuni atenei fanno tutto scritto, altri tutto orale, alcuni al computer, ecc.).
Si può condividere, si può non condividere. Non lo so, questo è quello che pensa uno che ci è passato.
E ora veniamo al mio ambito.
Psicologia.
La materia è tra le più affascinanti - ma anche tra le più stuprate.
Il popolino è ambivalente nei suoi confronti, ma è anche confuso: c'è chi è incredibilmente fiducioso nella Psicologia, ma cita esclusivamente Freud; c'è chi crede che non ci sia differenza tra uno psicologo e un santone, e così via.
Quello che posso dirvi, qui, è solo il mio parere.
Molti si iscrivono a Psicologia in base allo studio di Freud in Filosofia al liceo. E molti credono che Psicologia e Filosofia siano più o meno la stessa cosa: niente di più sbagliato.
In base a quanto ho visto, alle persone con cui ho parlato, a ciò che leggo - insomma, in base alla mia esperienza -, sconsiglio di intraprendere un corso di laurea in Psicologia se:
- si crede alla magia e a Babbo Natale: la Psicologia non è esoterismo (con tutto il rispetto).
- si pensa che le proprie opinioni sulla gente, sulla mente, sui comportamenti abbiano lo stesso valore di paradigmi e modelli teorici specifici e verificati sperimentalmente.
- si crede che la Psicologia non sia una scienza.
- quattro.
- si crede che Psicologia = Filosofia e che quindi si studiano generici "concetti": Psicologia è, tra l'altro, anche Biologia, Genetica, Fisiologia, Matematica [ahimè].
- si crede che fare lo psicologo non comporti responsabilità come, per esempio, fare il chirurgo: sbagliatissimo.
- si crede che Psicologia = Psicoanalisi. La Psicoanalisi è un modello teorico psicodinamico antico e non preminente. Esistono diversi modelli teorici con maggiori fondamenti empirici.
- si crede che studiando Psicologia si possa fare il dottore con la pipa che scrive sul taccuino. La Psicologia Clinica è una disciplina: esistono molti altri campi ugualmente importanti, come la Psicologia dello Sviluppo, la Psicometria, la Psicobiologia, la Psicologia Cognitiva, la Psicologia sociale e delle organizzazioni, la Psicologia del Lavoro, ecc.
- si crede che offra più lavoro di altri corsi. No, il campo è saturo da anni.
- si è convinti che comunque sia è un percorso di studi breve. Sbagliato. Se si volesse fare lo Psicoterapeuta, per esempio, si dovrebbe conseguire una laurea triennale (3) + una laurea magistrale (2) + 1000 ore di tirocinio + esame di stato per l'abilitazione (1) + una scuola di specializzazione post-lauream in Psicoterapia (4). Totale: 10 anni. Davanti a questa prospettiva, la maggior parte delle persone dice: "A 'sto punto faccio Medicina!".
Credo sia tutto. Ci sarebbe molto altro da dire, ma è meglio fermarsi qui.
Ripeto, sono solo opinioni personali, però ritengo che l'internauta in cerca di informazioni debba sentire più campane.
In bocca al lupo a eventuali matricole.
2 commenti:
Ovviamente, quoto tutto. Però c'è da dire che all'estero il percorso è molto più breve. Ad esempio, la scuola di specializzazione post-lauream in Psicoterapia dura solo un anno, anche se full-time e molto intenso. E poi all'estero, specie in UK, l'università ha un approccio molto più pratico. Se a ciò si aggiunge che in Italia il settore della psicologia è più che saturo, si capisce perché negli ultimi anni sta aumentando a dismisura il numero degli studenti che si trasferisce all'estero a partire dalla specialistica o dalla scuola di specializzazione in psicoterapia. D'altra parte le istituzioni italiane non fanno nulla per arginare il fenomeno: gli psichiatri scavalcano gli psicologi quasi ovunque, anche se teoricamente dovrebbero occuparsi di cose diverse ("ma chissene, loro sono laureati in medicina" cit.), e i counselor oltre a non essere regolamentati rendono ancora più caotica la situazione. E pensare che in molti paesi dell'UE esiste lo psicologo di base, e in generale gli psicologi sono trattati molto meglio e sfruttati in molti più campi. Per non parlare del campo delle neuroscienze, che di solito sfocia nella ricerca: cosa folle per l'Italia.
Mortà... già ti sei laureato?! Per me lo psicologo, lo psichiatra e tutti gli altri ovviamente non valgono niente: valgono solo gli ingegneri+medici.
Simone
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