martedì 24 gennaio 2012

Agenzia Duca: un assaggio pratico

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Come ormai saprete, il Duca ha aperto un'agenzia - Agenzia Duca - di valutazione testi, editing, consulenze e vero e proprio insegnamento alla scrittura in prosa per narrativa di genere.
Non starò qui a "presentarla". Potete cliccare sul link e leggere direttamente tutto ciò che volete sapere a riguardo.
Non esiste niente di simile in Italia, e ho seri dubbi che esista qualcosa di simile in Europa.
Conosco il Duca (virtualmente, ahimè; non ci siamo ancora visti di persona) da qualcosa come sei o sette anni, forse qualcosa di più. La sua passione per scienza, storia e letteratura non ha eguali - per non parlare di politica, economia, fiction e tutto il resto. Sa quel che fa e quel che dice, e per questo motivo è degno di fiducia. Se si mettono tutte queste qualità all'interno di una professione, allora si può star certi di essere nelle mani giuste.
La narrativa, per i più, è un po' come la politica o la psicologia. La gente ne parla e paradossalmente crede di saperne di più di chi l'ha studiata. D'altronde tutti votiamo, tutti facciamo inferenze su atteggiamenti e comportamenti altrui, e questo ci fa sentire esperti, al punto da ignorare la voce di chi è davvero esperto in materia.
L'Agenzia Duca in pratica consiste nella conoscenza acquisita da anni di studi teorici ed empirici in ambito letterario, il tutto condensato in un prodotto di altissima qualità (la valutazione, l'editing e via discorrendo) che non si limita alla "raffinazione" di un elaborato grezzo (Il mio mitiko racconto fentesi!!!1), ma in un vero e proprio corso rapido di formazione.
Ma mettiamo da parte la "promozione"; c'è chi la sa fare molto meglio di me.
Veniamo al post in questione.

Tanti anni fa, il Duca cominciò praticamente a farmi da Mecenate (o meglio, da Cicerone, o entrambi). Ero un giovanissimo scrittore fantasy che scriveva... be', come tale. Male. Inviai al Duca alcune pagine di un racconto che stavo scrivendo (avevo 15 o 16 anni) e lui me le restituì con modifiche, cancellature e "insulti" (lol). Le correzioni erano del tipo: "Perché mai un ufficiale di quel grado si reca di persona su quell'isola senza una scorta per ascoltare un nano che spiffera delle informazioni segrete sulla situazione politica del suo regno?" O ancora: "Non si capisce niente dai termini che usi per indicare le parti della nave: impara i termini adeguati o lascia perdere!"
Sono esempi banali, ma ricchi di significato. Lo scrittore fantasy (e non solo) standard, privo di un'educazione adeguata, si rifà talvolta a fiction di scarsa qualità che, unite a una mancanza di senno e di cultura, danno luogo alle schifezze che vediamo sugli scaffali delle librerie.
Il Duca, allora, era un ottimo editor (parliamo di 7 anni fa, eh!), ma al tempo stesso era lettore appassionato, cinefilo, videogiocatore e tanto altro. Grazie alla sua pazienza, al suo interesse, e alla sua fiducia, ho goduto, in questi anni, di suggerimenti e talvolta anche di piccoli editing (si noti che ho pubblicato solo racconti, in questi anni).
Il trucco sta nel saperli cogliere.
Ammetto di aver fatto spesso di testa mia. Qualche volta ho ignorato alcune sue correzioni o ho riscritto peggio di prima certe parti.
Ma tutto sta nella presa di coscienza che scrivere non equivale a buttare giù ciò che ti viene in testa (e pretendere di ricevere lodi). Scrivere bene significa informarsi e imparare per tentativi ed errori, cercando di applicare delle norme che altri hanno stabilito allo stesso modo, per tentativi ed errori.
Ignorare tali norme significa voler "riscrivere la scrittura" da zero. Un po' come voler imparare regole già note della Fisica partendo non, per esempio, da Newton, ma prima ancora, dai greci. Una follia, uno spreco di tempo e di forze, per non avere alcun risultato.
Ora, con l'approvazione del Duca, vi propongo la bozza di un racconto che ho scritto 4 anni fa. Sarà superfluo dire che da quel racconto a ora ci passa un abisso, non tanto di tempo quanto di maturazione tecnica. Le regole indicatemi dal Duca le ho apprese e applicate, ma soprattutto assimilate, al punto da non incappare più in particolari errori.
Così com'è il racconto non è affatto tremendo, ciò nonostante la correzione del Duca dimostra come un racconto accettabile possa migliorare di molto.
Inoltre, le correzioni stilistiche del Duca, motivate e contestualizzate, insegnano a non commettere più gli errori fatti (in pratica, un investimento per tempo ed energie future).
Ho convertito il file in un pdf, raggiungibile cliccando qui.
Buon divertimento.

venerdì 6 gennaio 2012

Impressioni fulminanti | Amnesia, the dark descent

amnesia the dark descent pc game survival horrorA dicembre ho provato alcuni giochi. Dopo la leggera delusione di The Witcher, mi sono "riscattato" con questoAmnesia, The dark descent.
Si tratta di un survival horror in prima persona.
Sei un giovane che si risveglia in questo castello abbandonato, completamente buio. L'obiettivo è uscirne (possibilmente intatto e con tutte le rotelle a posto).
Sembra che questo gioco spaventi a morte anche i più forti. Ed è comprensibilissimo.
L'atmosfera è da incubo. Il castello è grande, la luce è pochissima, tant'è che il massimo che si può ottenere, in una stanza priva di luce e senza lanterna in mano, è un tenuissimo bagliore azzurognolo che permette a malapena di distinguere le sagome degli oggetti.
Il punto forte del gioco, però, è la manifestazione di "sintomi psicotici", per così dire. La percezione dello spazio è incerta: i corridoi, le pareti, si avvicinano e si allontanano quando la sanità mentale vacilla, ovvero quando si è lontani da fonti di luce. In alcuni casi si possono avere allucinazioni più o meno vivide, visive e uditive.
Non si hanno armi a disposizione ma solo una lanterna (con olio limitato, che si può recuperare durante la, per così dire, "escursione") ed esca e acciarino per accendere candele e lampade (anch'essi limitati).
Durante il gioco si sviluppa anche la storia del castello, di come ci si trova lì, recuperando diari e appunti sparsi per le stanze.
In alcuni casi bisogna risolvere dei "puzzle" per poter trovare vie segrete o sbloccare porte, ma nonostante il mio personalissimo disdegno verso questi "minigiochi" che poco c'entrano, di solito, con la storia, devo ammettere che in Amnesia non stonano affatto.
L'interazione con gli oggetti è incredibile: si possono afferrare casse, sedie, aprire ante e cassetti, lanciare libri, spostare assi di legno. Non sempre è effettivamente utile, ma il bello sta nel poter usare questi oggetti in maniera personale: dai video che ho visto su Youtube, mi rendo conto di come ho affrontato diversamente certe situazioni, o di come, addirittura, mi sia perso particolari "apparizioni" perché concentrato altrove ecc.
Ho apprezzato molto la libertà d'azione e di esplorazione.
Nel 2008 Will Smith è stato premiato agli Mtv Movie Awards come migliore performance maschile in Io sono leggenda. Preso il premio, ricordo che si disse sorpreso dato che il film consisteva in lui, da solo, e la telecamera.
Riscontro un paradosso simile con Amnesia. Ci sei tu e il castello. Le premesse, così, sembrano pessime, e invece è uno dei migliori giochi a cui abbia mai giocato.
Consiglio a tutti (tranne ai facilmente impressionabili, a chi soffre di ansia, tachicardia ecc.) di giocarci.
Oserei dire che è un po' come giocare un racconto di Poe.

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