mercoledì 23 settembre 2009

Scrittori: mestruazioni, masturbazioni, prostituzioni e turbe



Non c'è niente di peggio di una donna che ha le sue cose.
A me le donne piacciono - eccome -, ma se c'è una cosa che non sopporto sono gli sbalzi emotivi mensili. Cristo! Che odio!
Non puoi dire niente, niente, perché qualsiasi cosa tu dirai susciterà un'istantanea reazione satanica-retorica-aggressiva sparata a diecimila decibel.
Roba da far impallidire persino gli Slayer.
Ma ci sono donne e donne.
Alcune tengono a bada gli ormoni, altre li sguinzagliano con l'ordine di attaccare.
E gli scrittori?
Gli scrittori sono sempre uguali, ma quello che li differenzia è lo stadio mestruale a cui sono arrivati. Una volta passati allo stadio successivo, però, non si torna indietro, per fortuna. Più si va avanti, più si migliora! Provare per credere!
  • Stadio 1a. Conosciuto anche come "Lo scrittore timido che scrive solo per sé". È uno scrittore che potrebbe scrivere da un mese come da anni, ma ha un tratto caratteristico: umiliazione e panico da masturbazione. Lo Scrittore di Stadio 1a è terrorizzato all'idea che qualcuno possa leggere i suoi racconti. Nasconde eventuali blocchetti o agende nei posti più impensabili. Sotto il materasso, come fossero riviste pornografiche, o sul fondo dello scatolone più nascosto nell'angolo più buio della cantina oscura. Fare l'elicottero col pisello davanti a tutto uno stadio sarebbe preferibile all'idea che occhi estranei possano leggere le sue schifezze. Codesto scrittore produce soprattutto roba introspettiva, ma non mancano storie strutturate.
    Un'eventuale critica è impensabile! Lui non vuole che si leggano le sue cose, e se questa disgrazia si verifica, allo scrittore non rimane che fare un falò con tutti i suoi scritti, cospargersi di benzina e morire con loro.
  • Stadio 1b. Conosciuto anche come "Lo scrittore timido che scrive per sé ma anche no." Non si discosta dall'1a, se non dal fatto che non sente umiliazione: tra invece godimento dal panico. Trae piacere nel masturbarsi vicino alla finestra, così da rischiare di farsi vedere dalla vicina che raccoglie il bucato sul balcone. Costui scrive per sé ma anche per intervalla insaniæ. La sua insania è costuita dalla trasgressione che più lo eccita: l'idea che qualcuno possa dare uno sguardo alla roba che ha scritto. È convinto, in realtà, che la critica sarà più che positiva: sa di essere un genio nascosto.
    Non sa che la vicina, oltre a raccogliere il bucato, chiamerà anche la polizia.
  • Stadio 2. Conosciuto anche come "Lo scrittore che sta imparando a scrivere". È l'individuo che scrive per essere letto.
    Una specie di prostituta, sì, una mezza puttana. Vuole farsi fottere, ma quando ti avvicini e gli parli, lui ti lega le mani dietro la schiena, ti ficca un morso sadomaso in bocca, ti sbatte a pancia in giù sul letto e ti sodomizza. "La tua critica? La tua critica? Ecco che torna da dove è uscita, la tua fottuta critica!" urla, cavalcandoti.
    Lo scrittore di Stadio 2a non ama le critiche. I suoi racconti sono belli e perfetti così come li ha scritti. Le critiche non servono: lui ha una spiegazione per ogni "apparente" incoerenza o errore.
    "Perché Tizio viene colpito al braccio e due righe dopo sanguina dalla gamba?
    "Perché sì."
    "Ma non ha senso!"
    "Sì che ne ha, è Fantasy!"
  • Stadio 3a. Conosciuto anche come "Lo scrittore che scrive per il bene maggiore dell'arte." Costui scrive un racconto non proprio da buttare - semmai tutto da riscrivere. È scritto male, ci sono un bel po' di scene che non hanno senso, i personaggi parlano tutti allo stesso modo...
    Lui è l'uomo ipersensibile che non dà alla donna assetata di sesso quello che vuole. Prepara le candele, mette su i Radiohead, getta rose sul letto, accende una dozzina d'incensi, la camera è un (fumoso) paradiso onirico. Dal letto a baldacchino calano tende rosse trasparenti. Lei vuole semplicemente sesso. Appena lei entra, lui le legge una poesia che ha scritto guardando il tramonto mentre la pensava. Lei si spoglia, lui la ferma e, commuovendosi cita aforismi di Gibran e di altri poeti. Si sdraiano sul letto, lei ha le guance avvampate, vuole solo una cosa, ma lui dice: "Restiamo abbracciati tutta la notte... ♥"
    Insomma, a questo qui non gli si alza.
    Lo scrittore 3a non vuole ammettere che il suo racconto fa schifo, per cui maschera la cosa con la tiritera dell'arte, della licenza poetica. Nello Stadio 3a, lo scrittore non tromba: ci gira attorno senza andare al sodo, per nascondere la sua eclatante impotenza. Non narra una storia, fa finta di narrare. Con le sue forme poetiche e raffinate malriuscite crea un magnifico niente che non racconta nessuna storia, ma una nebbia confusa che alla fine non lascia nessun gusto.
    Egli rosica, perché sa. Sa che le critiche sono fondate, sa che ha fatto una cazzata nello scrivere ciò che ha scritto, ma è una cazzata a cui non può più rimediare, perché sennò ci rimette la faccia. E perché non si sente in grado di fare nient per rimediare.
    E preferisce continuare a nuotare nel suo artistico mare di merda.
  • Stadio 3b. Conosciuto anche come "Lo scrittorucolo tanto gentile che nasconde un pugnale nei pantaloni." Non è tanto diverso dallo scrittore di tipo 3a, con la differenza sostanziale che questo, il 3b, è contento. È cosciente di scrivere stronzate, perché le legge quelle dei suoi amici, e se ne rende conto. Sa di essere come loro, ma finché nessuno gli dice niente, lui sorride con gli altri e tutti sono felici.
    In sostanza, i 3b si calano i pantaloni e si osservano i piselli. Nessuno ce l'ha di dimensioni notevoli, per cui tutti fanno spallucce. Sono in realtà contenti di essere sullo stesso piano - e dicono: "In fondo non sono le dimensioni, che contano, ma come si usa..."
  • Stadio 4. Quattro.
  • Stadio 5. Conosciuto anche come "La puttana senza scrupoli", è il livello più alto a cui dovrebbe aspirare uno scrittore. Indica la più-che-decenza, ovvero una produzione di narrativa che, letta, non ti fa pentire di aver perso tempo. Oltre questo livello, ci sono solo miglioramenti, tutti basati però sulla base di "puttana senza scrupoli".
    Come puttana senza scrupoli, lo scrittore 3b si offre al pubblico, si scopa tutti senza guardare in faccia a nessuno, cavalcata dopo cavalcata, arraffa avido i soldi per le prestazioni e non si ferma mai. È sempre al lavoro, si parli di opere complete o di brevi servizietti.
    Carpisce i consigli di ogni lettore e li assimila, valuta ogni suggerimento donandosi senza se e senza ma, prestando attenzione a ogni commento. Il suo obiettivo è migliorarsi, e per riuscirci deve necessariamente confrontarsi, ponderare i pareri dei lettori, scegliere quelli giusti e applicarli.
    In assenza di partner, lo scrittore puttana-senza-scrupoli apprende. Si dà al porno, nella sua buia cameretta, rischiarata solo dalla luce del monitor su cui ballano tette e piselloni.
    In assenza di lettori cui proporre i propri racconti, lo scrittore 3b ripiega sull'approfondimento mediante i consigli dei migliori, sulle antiche esperienze di scrittori (veri artisti) che hanno raggiunto il Nirvana della prosa ed elargiscono le loro massime a chi ha orecchie per ascoltarle.

    Le turbe degli scrittori

    Non è "normale" che uno scrittore si lamenti quando gli viene mossa una critica. Lo scrittore prima di tutto deve ringraziare che qualcuno abbia letto un suo racconto. Leggere vuol dire perdere tempo, tempo non retribuito. Quando leggono un tuo racconto, è come se ti regalassero soldi.
    In secondo luogo, lo scrittore deve ringraziare eventuali consigli e pareri. È altro tempo sprecato. Il lettore si sofferma addirittura per trasformare le sue fatiche di lettura in qualcosa di concreto: un aiuto allo scrittore.
    Prima di tutto, bisogna assolvere questi doveri. E tutto dovrebbe andare per il verso giusto.
    Sennò...
    Se i giudizi sono negativi? Molto negativi. Distruttivi.
    Lo scrittore riceve frecciate da destra, da sinistra, da tutte le parti. Chinare la testa e dire a tutti "sì, ho sbagliato, faccio schifo" non è il massimo. Voi lo fareste?
    Non c'è da stupirsi se uno scrittore non riesce a reggere le pressioni ricevute da tutte le parti, l'essere messo su un palco, giudicato... Ok, forse non si è comportato bene nei confronti dei lettori. Sì, probabilmente se l'è meritato. Ma fatemi spezzare una lancia in favore degli scrittori-vittime.
    Qui nessuno vuole difendere i cattivi scrittori, né questo è il Centro d'Accoglienza Taotor per Poveri Scrittori Sotto Pressione.
    Ma bisognerebbe tener conto anche di questo. Le cose stanno così, siamo tutti esseri umani, fallaci, e con sentimenti (vabe', chi più chi meno).

martedì 15 settembre 2009

Impressioni | Muse - The Resistance


Appena uscito, il nuovo album dei Muse è scaricabile da Internet (link megaupload, password "worldofdream.org"). Oltre al mio parere e quello di altri (che qui vi linkerò), prima di tutto, fatevi un'idea personale: le recensioni hanno la brutta abitudine di creare pregiudizi.

Ci si aspettava molto, da questo album. Prima di tutto ci si domandava quali sarebbero state le innovazioni; inoltre, si incrociavano le braccia e si voleva valutare il nuovo album, se all'altezza dei precedenti o no. Comincio a credere che sia un luogo comune piuttosto amato, quello del "Non sono più i [band vattelapesca] dell'album [primo o secondo album dei vattelapesca]".
1. Uprising. Un brano prettamente "musiano": innovazioni, qui, non mi pare di trovarne. Come molte tracce dei Muse, può sembrare a un primo ascolto non-rock, più simile a una canzone techno o electro-rock. Questo temo sia dovuto alle distorsioni e agli effetti del basso, ma prima di tutto agli effetti delle tastiere/synth. Un brano che non toglie né aggiunge niente alla produzione del gruppo. Piacevole, ma non superbo o notevole - non più di tanto.
2. Resistance. Un'apertura ad atmosfera, molto spacerock, un po' pink floyd, un po' semplice effetto (d'atmosfera, appunto) di tastiera. Entra quindi il piano, accompagnato da una cavalcata sul timpano e sul secondo tom (ringrazio Giovanni per la precisazione batteristica), parte la strofa, abbastanza sofferta, struggente, come molti brani dei Muse - sì, alcuni li disprezzano proprio per la "lagna" di Bellamy, una volta anche io lo pensavo, ma poi si impara ad apprezzare certe cose -, quindi, dopo la strofa, il ritornello, nei cui versi si alternano la voce di Bellamy e i cori. Verso l'ultima parte del brano, si ha una variazione nella melodia, e poi la fine.
3. Undisclosed desires. Si apre con un ritmo piuttosto R'n'B, con il "riff" di archi (tastiere con l'effetto?). Il testo è molto bello, ottimo da dedicare a una ragazza. Il ritornello è incantevole, con la voce di Bellamy accompagnata dai cori. Il basso si fa sentire, un basso violento, la corda che colpisce sul manico emettendo rumori metallici.
4. United States of Eurasia. Inizia molto adagio. La sequenza di note al piano, nell'introduzione, è la seguente: Re# - Re - Do# - Do - Si - Fa - Fa#. Notate i diesis? Bene, teneteli a mente. Col piano, parte la strofa, poi interviene la batteria che dà il tempo sul piatto, un po' di basso, archi, e poi c'è un attacco in sfacciato stile Queen. Dopodiché, parte una scala orientale. In questa recensione, l'autore la chiama scala araba. In effetti lo è. Ma a me sembrava riduttivo. Ho cercato per venti minuti una scala che si avvicinasse a questa. E la scelta finale è caduta su due: la scala bizantina e quella ebraica. Nessuna delle due mi soddisfaceva. La soluzione, però, è semplice. Ricordate la sequenza iniziale? Ecco: il tono "orientaleggiante" della scala è dato semplicemente dall'alternanza di note naturali con note alterate, vale a dire: se la scala di Do parte col Do e fa Do-Re-Mi-Fa..., provando a "corromperla" con note alternate a diesis, otterremmo una melodia dal gusto esotico, provando per esempio a eseguire Do-Do#-Fa-Fa#-La-Si.
Ci tengo, a fare questa precisazione, perché in un'altra recensione (piuttosto distruttiva), l'autore, Zago, sostiene che quella scala sia una specie di plagio del Bolero di Ravel (ma, precisiamo, lui non ha assolutamente parlato di plagio, questo lo dico io, perché il senso è quello: i Muse, a suo dire, hanno attinto da lì). Senza dubbio l'influenza - tributo? - dei Queen c'è, è innegabile. Ma da qui a definire kitsch i Muse per un presunto plagio, ce ne vuole. Basta un orecchio anche distratto per capire che non esiste alcun Bolero, in United States of Eurasia. Una vaga somiglianza, sì. Ma è normale: le melodie classiche sono piene di scale (le mie preferite sono quelle del Kyrie Eleison nel Requiem di Mozart, in più tonalità... sublimi), per cui è probabile che possano assomigliarsi. Molto vagamente.
La canzone si chiude col Notturno di Chopin. Il motivo? Non so se ce n'è uno: io credo però che la melodia sia collegata con l'Overture di Exogenesis e con Redemption, della stessa. Una questione di affinità musicale. Non so se si siano ispirati a Chopin o se si siano accorti dopo che le melodie si assomigliassero.
5. Guiding light. Un brano dolce, lento e solenne. Notevole per la scelta dell'atmosfera creata. Come sappiamo, i Muse sfruttano effetti pesanti sugli strumenti (al punto che non sarebbe totalmente errato, a mio modesto avviso, riflettere su possibili influenze Shoegaze) per ovviare alla mancanza di altri membri nella band, e per riempire appunto il "buco" sonoro.
Vorrei poter dire di più, sulla canzone. Ma non c'è granché da dire, almeno da parte mia. Probabilmente c'è chi l'apprezza molto più di me, e qui subentra una questione di gusti - e non mi esprimo ulteriormente.
6. Unnatural selection. Sarò franco, l'inizio mi fa cadere le balle. Dico: a me, sia chiaro. Anzi, mi ricorda un po' l'inizio di Cara ti amo, degli Elio e le storie tese. Comunque, dopo l'intro, arriva un riff che ricorda dannatamente il riff in Re basso, distorto, di New born. La variazione che si ha al ritornello mi piace, molto. Poi la strofa non mi piace proprio. Cioè, non mi attira, non mi fa venir voglia di ascoltare con esaltazione la canzone - e ascoltarla solo per sentire qualche secondo di ritornello non valorizza l'intero brano, almeno per me. A metà canzone si ha un cambio di tempo, più lento, con tastiere a organo in sottofondo, con una specie di assolo straziante. Sì, diciamocelo. Sarà un effetto ricercato, ma insomma... Qui mi sento di citare la recensione sopralinkata, di Zago (sembra quasi che ce l'abbia con lui, ma, lo giuro!, non è così) da soundsblog.it:
il fatto che un talento chitarristico come quello che ha Matt venga totalmente messo in secondo piano, fa un po’ storcere il naso.
Quale talento? Dov'è il talento chitarristico di Matt? Dove l'hanno messo? Chi l'ha nascosto? Io non lo trovo.
Non ha alcun talento chitarristico, ecco cosa. Lo giudico un vocalista assai virtuoso, ma mai lo reputerei un chitarrista talentuoso. È un chitarrista medio-basso, oserei dire. Non ci sono assoli nelle canzoni dei Muse, o meglio, a volte ci sono, riprendono il tema principale della voce, lo modificano un po', ma nulla di che, roba che riuscirebbe a suonare un ragazzino dopo due mesi di lezioni di chitarra su youtube. E anche i riff. Sì, talvolta sono frenetici e accattivanti, ma (tecnicamente) lontani miglia e miglia da riff come - faccio un esempio banale - quello in Laid to rest dei Lamb of God - che, per quanto fattibile, richiede più precisione, attenzione e velocità, rispetto ai classici riff dei Muse.
Con questo non intendo svilire la qualità dei riff o delle melodie dei Muse. Ricordo l'eventuale lettore disattento che si parlava di tecnica e talento, non di piacevolezza e qualità.
7. MK ultra. Un riff di sintetizzatore, qualche pennata sugli accordi. La cosa che apprezzo, di questa canzone, è la voce, i suoi picchi, che sopraeleva di poco il brano rispetto all'insufficienza netta che gli darei. No, a me non piace. Non ci vedo molto di attraente. Anche qui sembra di risentire il riff di New Born.
8. I belong to you/Mon coeur s'ouvre a toi. Questa canzone mi è così insignificante che trovo difficile anche descriverla. Ripetitiva. Solito riff di piano, solita melodia. Poi si apre in una specie di canzonetta francese in stile II Guerra Mondiale. Continua com'era iniziata, con l'aggiunta di un'orchestra (veramente io sento solo qualche arco). Si aggiunge, verso la fine, anche un sax. Macché, quest'atmosfera pseudo-jazz e pseudo-lounge non m'attira proprio. Insignificante, a mio avviso. Il brano peggiore. La parte migliore sapete qual è? La fine: una liberazione.
9. Exogenesis: Symphony pt 1: Overture. È un pezzo orchestrale, in teoria. L'idea "originale" dovrebbe basarsi sull'accostamento orchestra-sintetizzatore e strumentazione rock. Premettiamo: non è un'idea originale. E l'accostamento non è neanche così strabiliante. È un ottimo pezzo, uno dei migliori dell'album. Sopravvalutato dai più, però.
Non si può descrivere un brano orchestrato. Almeno, io non sono in grado. Vi basti sapere che dopo un inizio strumentale arriva la voce acuta di Bellamy, che non pecca di una virgola, e si inserisce a meraviglia nel complesso. Poi subentra l'anima rock. Un'anima pacata, in realtà. Si passa quindi alla seconda parte.
10. Exogenesis: Symphony pt 2: Cross-Pollination. Si tratta di uno sviluppo dell'introduzione al piano, che apre il brano. Da ascoltare, sì. Ma non si impone, come traccia. E non fa la differenza. Si dimentica in fretta.
11. Exogenesis: Symphony pt 3: Redemption. Il brano si apre con una melodia al piano, un arpeggio tenue in Sol (che assomiglia al Notturno di Chopin, ecco). Poi arrivano gli archi. E si inseriscono in questa melodia sommessa, tranquilla, riflessiva. Ha picchi struggenti, altri di ripresa. A metà entra la batteria e comincia così la parte "rock", in realtà molto leggera. Questa parte dominata del tutto - oltre che dall'orchestra - dalla voce di Bellamy.
Questo è il miglior brano dell'album. Non ho alcun dubbio a riguardo. Da ascoltare e godere.

Un pensiero generale riguardo a tutto l'album.
No, non c'è nessun brano che spicchi in maniera definitiva - eccettuato Redemption. Ricordo la prima volta che ascoltai New Born. Continuai ad ascoltarla più e più volte. È uno di quegli arpeggi che ti catturano appena li senti per la prima volta. Come quello in Fa di Stairway to heaven dei Led Zeppelin. C'è qualcosa, in quell'arpeggio, una specie di arpeggio stregato: chi lo sente per la prima volta pensa due cose: "è bellissimo", e "mi suona familiare..."
Personalmente, di quest'album ascolto spesso Undisclosed desires, United States of Eurasia, Resistance, e Uprising no perché mi capita sempre di ascoltarla in macchina alla radio - mi verrà la nausea, ci scometto! Infine Exogenesis.
Una cosa è certa. Come molte canzoni... come molte canzoni dei Muse, anche... ci rendiamo conto solo dopo, di quanto ci piace questo o quel brano. Quindi, sarebbe saggio ascoltare e riascoltare più volte questo album, prima di poter esprimere un parere definitivo.
Un album da buttare? Un album fallimentare? Cazzate. Non è all'altezza degli album precedenti? Macché. Di Showbiz a me piace solo Unintended e, vagamente, Muscle Museum. Quindi, facendo il calcolo, sono più le canzoni del nuovo album, a piacermi, rispetto a quello d'esordio - tanto apprezzato da taluni.
Giudizio? Positivo. Si poteva fare di meglio, sì, ma non è per nulla deludente.
Vedremo cosa accadrà in futuro.

Per sentire le altre campane:
Recensione positiva: Lupin4th.blogspot.com
Recensione negativa: soundsblog.it

domenica 13 settembre 2009

Impressioni | Rappelz, Atlantica online, D&D online, World of Warcraft



Carissimi amici amanti di Fantasy.
Se seguite le 100 regole del power metaller (che poi valgono pure per l'amante del Fantasy), con questo post vi leccherete i baffi.
In questi giorni tranquilli di settembre, in seguito alla scioccante notizia della chiusura di Archlord (in realtà uno spostamento alla videogame publisher Webzen), ho pensato: "E io come sprecherò tempo durante queste due settimane?"
Così mi son rimboccato le maniche delle dita (sì, non so neanche io di che parlo) e mi son messo a digitare come un pazzo su Google, alla ricerca di qualche mmorpg che eguagliasse Archlord, almeno per i requisiti che io richiedevo (un bel mondo vasto, medievaleggiante, con la possibilità di livellare sia con Quest che con Farming, una bella community, possibilità di pvp ecc.). Mi son ritrovato, dunque, a riempire il mio hard disk con i seguenti inutili mmorpg che vi presento ora.

Rappelz
Rappelz, come vi avevo accennato vagamente nel post di un anno fa, non differisce molto da Archlord.
Non è così. Rappelz è leggermente diverso, ma in peggio. Sullo stesso computer, Archlord girava più che decentemente, con impostazioni grafiche piuttosto alte.
Rappelz no. Ha delle strane impostazioni grafiche, le scalette di pixel stanno ovunque, se non setti bene l'opzione video, che però risucchia molta RAM, e rallenta il gioco.
A parte questo, Rappelz inizia su un'isola, chiamata Trainee, proprio perché su di essa impari come funziona il gioco. Il livellaggio è piuttosto difficile. Ci sono le quest e la libertà di uccidere chi ti pare, però i punti exp che raccogli non bastano, devi uccidere dozzine e dozzine di mob per poter avanzare di livello. E diventa sempre più difficile. Perché non è ben calibrato il rapporto "livello del personaggio"-"livello di difficoltà dei mob". Ovvero, se io sono di livello 14, mi conviene uccidere mob di livello 12 perché muoiono prima e mi danneggiano di meno.
Però, così facendo non posso procedere mob dopo mob, perché sì, mi levano poca vita, ma parlo di 1/7 di vita a botta. Ciò significa che devo fermarmi un po' a riprendere HP, altrimenti, facendo continuamente farming per alzare il livello senza perdere tempo, finisco stecchito dopo 7 mob.
A meno che non riesca a 1. trovare armi più forti, 2. farne alzare le caratteristiche da un npc, 3. potenziare i miei poteri magici 4. con item che devo studiare in ogni matematico particolare, per capire se mi conviene o no indossarlo (esempio di dilemma: ho una corazza che di difesa ha 10, ma mi dà agilità -2, e un'altra corazza di difesa ha 8, e agilità +2; quale mi conviene indossare? Il più delle volte non si tratta di calcoli così banali, perché i fattori sono molti altri, difesa magica, resistenza, poi alcuni oggetti possono essere potenziati con altri oggetti, e a questo punto bisogna conoscerli tutti, le loro capacità, e il loro valore matematico, per poter spremere al meglio ogni qualità dal personaggio).
Due pregi di questo gioco sono i pet e uno schema di Jlevel e Jpoint.
I pet sono animali che si possono evocare (summon), ti seguono e attaccano i nemici insieme a te. Crescono di livello anche loro. Alcuni possono essere cavalcati.
Uccidendo mob ottieni dei Jpunti, che accumulati ti permetteono di "spenderli" per avanzare di Jlivello oppure per far alzare il livello di una singola abilità (skill). Il Jlevel apre nuove skill. Questo schema è abbastanza chiaro, un po' contraddittorio nella pratica (dopo il terzo o quarto livello, la quantità di jpunti da accumulare per poter fare qualcosa si impenna drasticamente, e con essa anche il numero di mob da uccidere), ma ti fa capire cosa puoi e cosa non puoi fare, cosa otterrai (scegliendo tu stesso) e quanto dovrai impegnarti per raggiungere il tuo obiettivo.
Questo modo di giocare non mi piace. Non mi diverte. Inutile dire che probabilmente chi sta leggendo, invece, potrebbe apprezzare molto il gioco. Ma Rappelz non offre ciò che desidero io, per cui, via, scartato.

Piccola nota: Archlord forse non era tutto sto granché di gioco, però aveva un obiettivo: ogni giocatore poteva puntare a diventare l'Archlord, ovvero il signore assoluto del server, con poteri straordinari (cambiare il giorno con la notte, e altre stramberie varie) e, se l'ambizione è troppo grande, ci si poteva "accontentare" di fare parte del gruppo dell'Archlord: a questo punto del gioco, si è così fighi e così potenti, che essere o non essere l'Archlord non fa la differenza. Al limite, si poteva organizzare un manipolo di eletti che tentassero di detronizzare l'Archlord.

Dopo Rappelz, ho provato Atlantica.
Pesa un botto. Se non erro, siamo sui 9 Gb.
Bella grafica, bei modelli, bel gameplay, ottima la scelta delle classi, unico problema...
Il combattimento.
Questo mi ha deluso un sacco e mi ha indotto a cestinarlo (bugia, l'ho cestinato solo una settimana dopo per far spazio a WoW).
È un dannato mmorpg, non ha senso impostare i combattimenti a turni! Chi ha giocato a Final Fantasy ha capito cosa intendo. Incontri un mob, la schermata si contorce, e parte il "combattimento". Tanti scemi in fila, fermi, aspettando ognuno il proprio turno.
Può piacere. Tantissime persone amano Final Fantasy, ma in un mmorpg a mio avviso il bello sta proprio nella contemporaneità degli eventi. I combattimenti in tempo reale, in cui possono interagire altri personaggi lì di passaggio, in modo che tutti possano vedere cosa succede, combattimenti da cui puoi scappare via a gambe levate, finendo dall'altra parte del mondo per paura che il mob sia ancora dietro di te e ti uccida, facendoti perdere preziosissimi punti esperienza.
Sì, sarà banale, ma non mi va di sprecare il mio tempo in questi stupidi combattimenti a turni. Azione, azione voglio! Via, scartato!

Infine, fulmineo, è arrivato il consiglio di un mio amico, che mi fa: «Fe', è uscito D&D online! È gratuito!»
«Per la miseria, lo scarico subito!» (bugia, credo di aver detto "Porca puttana, mo lo scarico!")
Ora, dovete sapere che da ragazzino neo-adolescente sbavavo dietro i libri-game e D&D. Difatti comprai un (costoso) manuale del giocatore, v.3.5. Non ci ho mai giocato, perché in paese non c'era manco un dungeon master. E questo è il mio rimpianto.
Mi sono precipitato a scaricarlo, dunque. Lo installo, ci gioco.
Una bella grafica, e una caratterizzazione del personaggio molto dettagliata - non dico che è una cosa rara, ma quasi... comunque sia, da apprezzare. Entro nel mondo, comincio a giocare. Seguo i primi consigli, ed entro nel villaggio iniziale, col sottofondo di un'allegra polka dal sapore celtico. Il villaggio è ben costruito, i particolari notevoli: vado a fare la prima missione! Mi reco dall'npc, prendo la quest e mi precipito al primo dungeon.
E che succede? Mi esce una finestra. Mi indica a quale livello di difficoltà voglio affrontare il dungeon. Che è sta roba? Dovrebbe essere un posto uguale per tutti! Fo il dungeon, un po' scettico, raccolgo tre arnesi che devo inserire in tre buchi nel muro per aprire una porta e sconfiggere un boss (Sì, sa tanto di puzzle. E lo è). Esco dal dungeon. Sono ancora a livello 1. Strano, mi dico. Eppure ne ho uccisi, di mostri. Però, ora che ci penso... l'esperienza mi è arrivata solo a dungeon terminato. Mah.
Giro per il villaggio, raccolgo informazioni (c'è un sacco di gente italiana su quei server) e scopro una terribile verità, qualcosa che avrei dovuto scoprire prima di installare il gioco.
1. Si arriva solo a livello 30. 2. Solo facendo i dungeon. 3. Solo lentamente, mooolto lentamente, per gradi. 4. Quattro. 5. E, no, i dungeon in pratica sono entità a parte del gioco: ci entrano decine di giocatori, ma ognuno in una "dimensione" diversa. Puoi entrarci con altri in un party. Ma, insomma, i dungeon, le missioni, vengono fatte in modo indipendente dai giocatori.
"Usciamo fuori dal villaggio" mi fa un tale, conosciuto sul gioco. Facciamo un party. E che scopro? Anche il "fuori", il mondo esterno, è indipendente dagli altri giocatori. Ovvero: se io e te ci avviciniamo al cancello, clicchiamo per uscire, io all'uscita sarò in un fuori, e tu in un altro fuori, uguali all'apparenza ma non gli stessi. Io non vedrò te, tu non vedrai me. Due mondi diversi.
È una cosa tristissima. Ed è un peccato, perché dopo tutto come gioco meritava. E tanto, pure.
Infine, ciliegina sulla torta: ogni quattro (4. Quattro) livelli, a quanto pare, per poter avanzare al livello successivo, hai bisogno di un oggetto introvabile, che puoi solo semplicemente acquistare dallo shop del gioco.
Sono un nerd! Non pago per i giochi! Via, scartato!

Alla fine lo stesso mio amico che mi aveva proposto D&Do, mentre gli illustravo cosa volevo, io, in un mmorpg, lui mi risponde: «Sì, WoW ha tutto ciò.»
E io: «Sì, ma WoW si paga.»
E lui: «Be', non se giochi sui server privati.»
E io: «Sì ma pagherai il gioco. Pagherai l'attivazione dell'account. Qualcosa pagherai, insomma.»
E lui: «No.»
E così difatti è. World of Warcraft - lo grido al mondo! - non si paga per niente! Si scarica come tutti i mmorpg: bisogna solo modificare uno stupido file nella cartella d'installazione (realmlist.wtf), inserendo l'essenziale codice che ogni server ti fornisce affinché tu possa giocarci.
A questo punto mi sembra inutile recensire WoW. Ci gioco da poco, la sua importanza tra i mmorpg è rilevante (macché, è il miglior mmorpg esistente, batte Guild Wars e tutti gli altri, è stato premiato come miglior mmorpg di non so quale anno), e non è cosa facile esprimere un parere.
Se lo farò, sarà quando avrò giocato abbastanza da avere un'idea generale contestualizzata.
Per ora, sì: WoW accettato!