Durante questi giorni sono stato in viaggio in Austria, Slovacchia, Repubblica Ceca e Polonia, e ho visitato Auschwitz.
Il viaggio è stato infernale, per il semplice fatto che per arrivare fino a Tarvisio son passate 16 ore di viaggio, in un pullman a due piani, dove non si respirava - non capisco ancora perché l'autista ogni tanto spegnesse l'aria, mah.
Vorrei poter dire che i paesi dell'est Europa sono interessanti, belli, e consigliare a tutti di visitarli.
Ma non è così.
Le case in periferia sono delle baracche: le assi di legno sono tutte storte e si capisce che sono state montate alla bell'e meglio, una ad una. Sembra che con un calcio crollerà tutto. E davanti alle case c'è un orticello, terra scura, delimitato da una staccionata, anche questa instabile e approssimativa. In quelle campagne sperdute, deserte, ho visto più di qualcuno che zappava la terra del suo orticello, e qualche bambino seduto sul terreno. Dicono che in Ucraina c'è più miseria.
Repubblica Ceca, Slovacchia e Polonia non sono molto diverse. La Polonia sembra più "avanti", ma non di molto. O almeno, solo Cracovia sembrava una specie di Roma, con meno turisti.
Brutta esperienza coi taxisti. Tutti stronzetti cogli occhi azzurri, malvagi, che per fare un paio di kilometri ti facevano sborsare 30 zloty. Uno di questi mi è sembrato che stesse taroccando il tassametro, allungando un dito furbetto dalla mano poggiata sul cambio. E facevano tutti finta di non capire quello che dicevo. Non sarò un asso in inglese, ma ho cercato di esprimere un concetto in mille modi. "Is it near?", "Is it far?", "Does it need much time?". Insomma, mi so' arrangiato, ma loro mi guardavano ebeti e borbottavano qualcosa nella loro fottuta lingua, come per dire: "Boh, non ho la più pallida idea di cosa tu voglia dire, guido e basta".
Auschwitz. Potrei dire tante cose, ma a che serve? Posso solo mostrarvi alcune foto.
L'Austria è un paese del tutto diverso. Vienna, ricca di arte, persone educatissime e rispettose, che sanno parlare inglese. Era un piacere chiedere informazioni, anche solo per parlare con qualcuno della città.
La notte del terremoto io ero sveglio, in camera con amici. Ho passato almeno tre notti senza dormire. E le altre tre notti ho dormito sì e no 3 ore. In pullman mi addormentavo mentre la gente mi parlava, e sognavo o avevo le visioni, non saprei. Di sicuro lucido non stavo.
Ad ogni modo, vediamo sul notiziario internazionale la notizia, "Earthquake in Italy", "Some victims reported", "Epicentre in l'Aquila". Allora decidiamo di rompere le scatole e svegliare gli altri amici. Non sapevamo che la cosa fosse così grave.