giovedì 20 settembre 2012

Impressioni | Flaming London, di Joe R. Lansdale

Joe R Lansdale Flaming London Londra tra le fiamme steampunkIl seguito di Zeppelin Wests, ma non necessariamente collegato, si può leggere anche a sé.
Per qualche strana ragione, non ho scritto nulla sull'episodio precedente. Devo essermi dimenticato.
Flaming London non l'ho trovato da nessuna parte, né in libreria né su Internet. Però esiste, in italiano, l'ho scoperto da poco, col titolo Londra tra le fiamme. Io l'avrei tradotto Londra in fiamme, visto che il titolo originale è abbastanza immediato e "tra le fiamme" a mio avviso ne smorza l'effetto, anche se per una sola sillaba.
Comunque.
La linea narrativa procede con due POV: il diario di Ned, una foca con un cervello umano e un cappello meccanico, e un generico POV di Mark Twain. Altri personaggi sono Jules Verne e compare anche H. G. Wells.
In effetti, Flaming London è una specie di Guerra dei Mondi.

Ho apprezzato lo stile: dato che la storia tende principalmente all'umorismo, ogni scelta stilistica va considerata secondo quest'ottica. In alcuni punti la narrazione è eccentrica (per esempio, una scena di "corsa", suddivisa in quattro o cinque paragrafi titolati e con uno stile da cronista sportivo - ma non voglio spoilerare). Divertentissime le parti di narrazione del Diario di Ned che, in quanto foca, ci tiene a far sapere le sue opinioni da foca nelle diverse situazioni (per esempio, che gli piace molto il pesce, soprattutto nelle situazioni meno opportune), e la caratterizzazione sommaria degli alieni.
Altro punto a favore di Flaming London è l'uso dei vocaboli. Fa uso di una ristretta gamma di termini (sono soprattutto i verbi, che si ripetono), e questo è difficile da notare nella propria lingua madre, ma risulta lampante in un'altra lingua. Si tratta di una cosa buona: un vocabolario ristretto implica semplicità che implica immediatezza che implica abilità nel comunicare.
A sfavore dell'opera sono invece alcuni aspetti della storia stessa. L'idea, seppur non originale, è accattivante - i marziani che invadono la terra, ma parliamo comunque di un Lansdale che prende storie ottocentesche e le rielabora con del bizzarro o meglio ancora con del nonsense -, ma la vera Londra in fiamme si vede solo verso le ultimissime pagine. Il resto è un po' di cammino senza che succeda granché, qualche sprazzo di avventura qua e là.
Inoltre la storia non ha alcuno snodo particolarmente interessante. Pare che Lansdale si sia solo divertito a mischiare varie storie e personaggi - da qualche parte ho letto che il primo libro, quindi immagino tutto il ciclo, possa essere pensato come un divertissement dell'autore.
Una novella semplice e leggera, insomma, che può interessare soprattutto gli appassionati di letteratura ottocentesca e della pura comicità.
Nonostante l'ambientazione storica e il "pretesto" sci-fi, gli elementi precipui della storia sono l'avventura, la comicità e il miscuglio di personaggi, un po' provenienti da diverse opere e un po' realmente esistiti.
Rispetto alla novella precedente, è un gradino più in basso, ma chi ha apprezzato la prima, non rimarrà deluso da questa seconda parte.

domenica 16 settembre 2012

eReader e eBook come rappresentazioni sociali

serge moscovici psicologia sociale rappresentazioniLungi da me l'intenzione di scrivere un trattato: da poco prima che acquistassi un eReader fino a questo momento, ho letto, ascoltato e discusso riguardo alla questione del Profumo della carta.
Mettendo da parte la mia opinione, vorrei proporre la mia ipotesi del fenomeno secondo la teoria delle Rappresentazioni Sociali di Serge Moscovici (il tipo nella foto).

Cosa sono le rappresentazioni sociali in sintesi.
In sintesi, Moscovici si rifà alle rappresentazioni collettive di Durkheim e gli si contrappone postulando l'esistenza delle cosiddette rappresentazioni sociali, ovvero - in termini spiccioli - postula l' "esistenza" di una sorta di immaginario collettivo. Le persone che costituiscono la società generano delle rappresentazioni sociali. Per ogni aspetto della società esiste un'immagine condivisa dai suoi membri.
Per esempio, l'uomo, non riuscendo a "contenere" e a elaborare l'idea di Dio, che fa? Gli affibbia degli attributi più semplici, più familiari: Dio = padre. E così la cosa ha più senso ed è meno minacciosa.
Secondo Moscovici, quando in una società spunta fuori un nuovo oggetto sociale (una professione, una tecnologia, una tendenza, quello che volete), ecco che la società gli attribuisce dei significati già conosciuti, fa un'analogia tra il nuovo oggetto e uno/più attributi familiari, e il nuovo oggetto entra a far parte del senso comune.
Altro esempio: all'inizio, la Psicoanalisi - che è nata non molto tempo fa, parliamo di un secolino - non aveva il significato che ha oggi. Il dott. Moscovici ha allora effettuato una grossa ricerca e ha rilevato come la Psicoanalisi veniva paragonata alla confessione (oggetto familiare e già "sistemato" da tempo immemore nella cultura del popolo). Tuttavia, diversi sottogruppi avevano un rappresentazione leggermente diversa (per esempio, i cattolici avevano un giudizio negativo a causa del ruolo della sessualità nella teoria psicoanalitica, il Partito Comunista invece vedeva nell'avanzata della Psicoanalisi l'avanzata della borghesia statunitense, ecc.)

Avete intuito dove voglio andare a parare?
La società usa il cartaceo (sia esso per narrativa, manualistica, saggistica, periodici, o anche solo documenti, burocrazia ecc.) da tempo immemore. Fermo restando che il linguaggio è una componente importantissima che contraddistingue la nostra specie (ergo: è difficile pensare che la narrativa venga soppiantata da altri mezzi, come film o videogiochi), usiamo la carta da secoli.
Abbiamo, insomma, maturato una rappresentazione sociale specifica.
Ci sono metodi statistici per rilevare le componenti semantiche di una rappresentazione sociale - e questo non è un trattato, non ho fatto alcuna ricerca in merito, sia ben chiaro -, ma a occhio e croce il libro cartaceo, nel senso comune, è:
  • Fonte di cultura
  • Manifestazione di uno status
  • Elemento socialmente accettabile
e via discorrendo.
Non sorprende che i supporti elettronici abbiano caratteristiche in (apparente) contrapposizione. La TV ci rincoglionisce, Internet is for porn, Facebook serve a cuccare, i videogiochi bruciano i neuroni ai ragazzi, ecc.
Tutti miti che col tempo si stanno sfatando. Ricordate cosa si diceva dei cellulari nel 2000? "Fanno venire il tumore al cervello" e simili¹. Be', ora nonostante netbook, smartphone e surrogati nessuno si cura più delle radiazioni sul proprio cervello (o dei propri genitali).
Di conseguenza, eReader e eBook costituiscono una rappresentazione sociale che, a prescindere dall'utilità effettiva, sta sgomitando nell'insieme delle rappresentazioni sociale del popolino. Da una parte c'è chi la accoglie a braccia aperte, sostenendone gli aspetti positivi, dall'altra c'è chi, attaccato alla vecchia rappresentazione sociale del cartaceo e dell'elettronico, la respinge, evidenziandone i lati negativi ma, soprattutto, sostenendo la vecchia rappresentazione sociale del cartaceo e sottolineandone i vecchi attributi socialmente accettati (il profumo della carta, la familiare sensazione di fisicità, e tutti gli elementi di status connessi al "Libro").

Ok, questa non è una posizione. Oltretutto, ho già espresso la mia posizione (a favore della completa diffusione della cultura, quindi a favore del digitale - e ora flame tra 3, 2, 1...).
Ad ogni modo, che vogliate o no, il digitale si è già inserito tra le nostre rappresentazioni ed è solo questione di tempo perché si stabilizzi comodamente come parte integrante della società. Questo - lo stabilirsi della rappresentazione insieme alle altre, modificandole ma non necessariamente eliminandole - è lo stesso motivo per cui dubito che il digitale rimpiazzi il cartaceo. Gli LP sono ancora in commercio, e diversi collezionisti li preferiscono. I CD esistono ancora e sono diffusissimi. Gli mp3 non hanno distrutto il mercato della musica, anzi, e così via.
In pratica, stiamo parlando del progresso che - fortunatamente - non si può fermare.

_____
Note:
¹ In Love and other drugs, ambientato in quegli anni, hanno fatto emergere questo aspetto in un dialogo, come riflesso della società del tempo, ancora priva di tutti gli strumenti di cui disponiamo ora.

venerdì 14 settembre 2012

Impressioni stroncanti | 22/11/63, di Stephen King

stephen king 11 22 63Questa non è una recensione.
Se volete un parere sul romanzo, possibilmente positivo, potete leggervi questa recensione di Ewan, che mi sembra concisa, entusiasta e appropriata.
La premessa è doverosa perché, sebbene sia un sostenitore di King, non ce l'ho fatta. Ho letto credo 200-300 pagine su 767 (260 circa se non sbaglio).
Non voglio mettere in risalto gli aspetti positivi e quelli negativi dell'opera, come di solito cerco di fare per cercare di raggiungere qualcosa di simile all'oggettività.
Questa è un'apologia, ecco.
I motivi che mi hanno spinto a interrompere la lettura sono i seguenti:
1) Un King dallo stile esacerbato.
2) Una trama povera.
3) Ritmo esasperante.
4) Quattro.
5) Rievocazione di Derry e surrogati.
6) Conseguente sbrodolamento derivato dai punti precedenti. Soprattutto dal 4) Quarto.

Ora mi spiego, non pretendo di essere appoggiato, semmai capito, ma ad ogni modo io interpreto questo mio rifiuto come un fisiologico cambiamento di gusto.
Il King dallo stile esacerbato: ok, magari così non ha senso, ma se avete letto King sapete come scrive. Ora, io ho un limite di sopportazione, e con 11 ecc. l'ho superato. King sbrodola dettagli sulla cultura statunitense che, lo so, costruiscono l'atmosfera, arricchiscono l'ambientazione, ma per la miseria, che palle! Chi se ne frega! Ci sono dettagli storico-mondani che occupano dello spazio molto importante, nella pagina. Spazio che dovrebbe essere occupato da eventi che contano e particolari necessari, o comunque non dieci volte superiori a quanto possano essere utili.
La trama povera. Immaginavo un incredibile lavoro di documentazione e un'impensabile gestione della trama e dei personaggi, visto il tema del romanzo. E invece no. Il personaggio è uno (difficile non annoiare quando in una storia si ha un solo POV, fidatevi, bisogna avere talento per accattivare), e ha giusto uno o due obiettivi. In attesa di raggiungerli, perde tempo. Attenzione, piccolo spoiler (se tale si può definire, visto che, in proporzione al numero di pagine, si trova praticamente all'inizio).
Il protagonista non deve solo salvare JFK. Prima di tutto, King ci infila una piccola sottotrama: salvare una famiglia dalla mattanza di un folle (di Derry, ma poi ne parliamo). Per questa sottotrama impiega una notevole quantità di tempo narrativo. Accorciabile di tipo una cinquantina di pagine, forse anche qualcosa in più. Poi qualche altra piccolissima sottotrama, ma il tempo impiegato è poca cosa. Intanto però siamo lontani mille miglia dal nucleo della storia. Da qui...
Il ritmo esasperante. Questo è una combinazione del primo punto col bisogno di denaro di King. Pare che all'estero più pagine produci e più ti pagano. Questo non è salutare. King si sofferma a dire cosa mangia il protagonista, dove scorrazza, cosa beve, cosa compra, quanto paga, ecc. Una noia incredibile. Zac, si poteva tagliare benissimo. Le scene interessanti sono intervallate da ampi buchi in cui cadono interesse e attenzione.
4) Quattro.
Derry. Magari molti avranno apprezzato i riferimenti a IT, ma a me hanno dato non poco fastidio. Derry è disturbata, il male, qualcosa che non va, malvagia, violenta, tanti aggettivi di orrore che ricordano un po' G.L. Questo non è show, dire che qualcosa è spaventoso non me lo farà automaticamente percepire come tale - senza un grosso sforzo da parte mia, almeno.
Oh.
Inoltre, per il protagonista i ragazzini di IT sono a posto: perché? Perché sì. Semplicemente gli piacciono, lo dice lui stesso. E non solo. Il protagonista ogni tanto incontra delle persone che semplicemente gli piacciono - e stranamente, King rende più netta la polarizzazione di certi personaggi, incredibilmente buoni, senza grigi, i ragazzini virtuosi, la famigliola umilmente perfetta, ecc. Direte voi: uno può amare o odiare a pelle qualcuno. Certo. Ma King forza tali sentimenti in maniera a dir poco spregevole su personaggi mirati. Sai che figo se Jake Epping sparasse ai due marmocchi perché semplicemente non gli piacevano?
Conseguente sbrodolamento. King è uno degli autori che ammiro di più. Quando scrivo, seguo - tra le tante indicazioni dei diversi autori - anche i suoi dettami. Eliminare gli avverbi in -mente, usare la forma attiva, ecc. Ma quando la storia non mi sta trasmettendo niente io mi faccio delle domande. Vale la pena continuare la lettura? Se l'iniziale "Massì, dai" si trasforma in "Facciamo uno sforzo" per finire in "Se non lo finisco non posso manco scriverci un post e sarà tempo ulteriormente perso", allora sì, meglio lasciar perdere la lettura.
Ci sono un sacco di storie da leggere: se una storia non ci piace, nessuno ci costringe a farci del male.

Questo è quanto.
Ripeto, King mi piace, in adolescenza l'ho idolatrato, ho provato a scrivere come lui, ho imparato a memoria On Writing, ho cercato di apprendere il più possibile dai suoi racconti brevi, ho divorato La Torre Nera, e via discorrendo. Temo che le ragioni sopraesposte siano da ritenersi come derivanti da un mero cambio di atteggiamento. Le persone crescono, cambiano, e così anche i loro gusti. Forse, rileggendo ciò che in gioventù ho apprezzato, maturerei un parere diverso.
Non lo so.
Per questo motivo non mi sento di dissuadere dal leggere 11 ecc., né di incoraggiare. King non ha bisogno di presentazioni, ognuno sa a cosa va incontro leggendo più o meno qualsiasi cosa di suo. Invito chiunque abbia avuto dubbi simili ai miei di farmeli sapere.
Può sempre essere che io stia delirando e che 11 ecc. sia un capolavoro.

domenica 9 settembre 2012

Carrellata estiva cinematografica 2012 - Parte II

Continua la carrellata estiva di film cominciata qui.


sergio leone pugno dollari trilogia clint eastwood ennio morriconeLa trilogia del dollaro (1964-1966)
Ero troppo piccolo per poter ricordare, così ho scelto di rivedere la trilogia del dollaro.
Sicuramente è invecchiato bene. Non posso dire che fosse cinema d'avanguardia, perché non me ne intendo. Non so nemmeno se è roba trash. In un'intervista, Clint Eastwood aveva dichiarato:
"The actor also played a large part in creating the character's distinctive visual style. He purchased the black Levi's from a Hollywood Boulevard sport shop, the hat from a Santa Monica wardrobe firm, and the trademark black cigars from a store in Beverly Hills."
E ancora, credo nella stessa intervista, sosteneva di aver detto a Sergio Leone che avrebbe girato pochissime scene col sigaro in bocca, perché quell'affare lo disgustava (Perché, ti ricorda il comunismo? Tsé, repubblicano di un Eastwood!). Ma a ben vedere, nei tre film ha sempre quella specie di toscanello in bocca. Mah.
Ad ogni modo, ho gradito moltissimo la trilogia. Davvero badass certe battute dal sapore davvero retro (come:
Quei due piuttosto che averli alle spalle è meglio averli di fronte, in posizione orizzontale, possibilmente freddi.
Non si fanno più dialoghi così scontati - si fa di peggio, poi li chiamano aforismi e girano su Facebook sotto improbabili foto).
Nota importante: penso alla Torre Nera e mi perplime come Sergio Leone possa aver ispirato King. Se però si considera come l'ambientazione del Dollaro sia in effetti fuori dal tempo e dal mondo (gli accenni temporali/geografici sono infimi o del tutto assenti), la cosa ha senso.

charles dickens mystery of edwin drood bbcThe mystery of Edwin Drood (2012)
Trattasi dell'ultimo romanzo di Dickens, lasciato incompiuto per cause di forza maggiore (i.e., morte), risultato: non si saprà mai chi è l'assassino. La BBC ha trasposto il romanzo in una versione televisiva divisa in due parti. Con una googlata accurata, potrete trovare il torrent e anche i sub ita.
Non ho letto il romanzo, ad ogni modo la storia è godibile.
I feticisti dello steam (e quindi dell'era vittoriana, delle rappresentazioni in costume, delle rappresentazioni storiche ecc.) gradiranno la fotografia, i costumi, le location. Gli amanti del thriller potranno godersi il mistero (ma va'?) e i diversi colpi di scena fino alla risoluzione finale.





sherlock holmes 2 gioco di ombre ita 2011Sherlock Holmes: gioco di ombre (2011)
Come credo di aver detto nel post dell'anno scorso, ci sono film la cui produzione costa così tanto da assicurarti che, per quanto possa far schifo il film in sé, ci sarà pur sempre qualcosa che ripaghi almeno in parte il tempo perso. Chessò, gli effetti speciali. O attrici gnocche.
Non è il caso di Gioco di ombre - nel senso che non fa schifo. Innanzitutto perché Robert Downey Jr. è un mito. In secondo luogo perché c'è pure Jude Law, che comunque fa la sua parte (da belloccio, null'altro, ma meglio di niente è).
So che può sembrare stupido, ma ci tengo a fare questo esempio. Su Youtube ci sono brani di Jimi Hendrix (o di altri classical rocker dalla mentalità aperta e volti alla sperimentazione, al futuro) modificati in stile dubstep. Alcuni utenti commentano aspramente la cosa come una corruzione dello musica di Hendrix, che lui si rivolterebbe nella tomba, ecc. Altri invece sostengono che lo stesso, per il suo spirito artistico, accoglierebbe di buon grado la cosa in quanto ricerca di suoni nuovi, sperimentazione.
Io sono del parere che, per quanto "commerciale" o lontana dall'originale possa essere la versione cinematografica delle storie di Sherlock Holmes, Sir Arthur Conan Doyle apprezzerebbe. Il suo stile letterario tende soprattutto all'azione e all'umorismo, e i film rispecchiano (e amplificano) certe caratteristiche. C'è del tamarro, è vero, ma parliamo comunque di un prodotto della Warner Bros. Se non accontentano lo spettatore medio, non lo producono nemmeno, il film.
Piccola nota puntigliosa: sicuramente il film sarà stato pieno di sviste anacronistiche di cui non ho competenza, e a parte il dubbio sulla machine gun distruttiva di una scena del film, forse giustificata dalla coloritura steampunk del film - non mi intendo di oplologia, e sicuramente le armi automatiche non sono state inventate ieri, ma una roba simile nel 1891 mi fa sorgere qualche dubbio -, a un certo punto Holmes parla di rimozione. Mi risulta che Freud non avesse ancora pubblicato nulla riguardo a tale meccanismo, che avrebbe visto la luce nel nuovo secolo.

District 9 sci fiDistrict 9 (2009)
Non lo conoscevo affatto se non di nome.
Quindi mi ha sorpreso lo stile di documentario fittizio. Certo, poco dopo cambia repentinamente seguendo POV vari, ma l'inizio l'ho assai gradito. Graficamente è notevole, e lo sviluppo della storia cerca di essere quanto mai verosimile. Alcune idee non vengono approfondite - ed è un peccato -, mentre altre vengono ignorate a favore della linea di "narrazione" (se così si può dire) pricipale.
In un certo senso, il film si può considerare come un sci-fi BDO, in cui però il mistero del BDO non viene svelato, ma viene completamente messo da parte e si seguono le vicende sfortunate del protagonista (umano).
Ho molto apprezzato il finale pittoresco.


Questa dovrebbe essere l'ultima parte della carrellata cinematografica estiva 2012. All'ultimo momento ho preferito escludere diversi film perché parlarne o non parlarne non faceva alcuna differenza (avrei da dire solo "Bello", "Brutto", "Hmm", e insomma, non ci svilupperei un gran monologo, perché alla fine un post è questo - soprattutto senza commenti). Se mi gira, può darsi che vi ammorbi con un altro post simile.
Se vi va, esprimete pure un parere sui film. Saturiamo ulteriormente il web.

venerdì 7 settembre 2012

Carrellata estiva cinematografica 2012 - Parte I

Come i miei affezionati lettori ricorderanno, l'anno scorso spesi un post per elencare i film che avevo visto durante l'estate. Un post riempitivo? Assenza di ispirazione? Mancanza di argomenti? Forse.
Ma come avevo scritto, l'unico obiettivo era comunicare i miei pareri non-specialistici e affollare di opinioni il web già saturo.
Come l'anno scorso, l'ordine di presentazione è totalmente random.


 50 50 2011 ita film seth rogen commedia drammatico50 50 (2011)
Due amici, uno dei due scopre di avere il cancro, l'altro è Seth Rogen. Dovrebbe bastare.
Mi ha subito interessato il tema forte del film, ed ero curioso di vedere come veniva sviluppato. Mi aspettavo una commedia nera, o qualcosa di tragicomico.
Ai fan di Seth Rogen, frat pack e film idioti (in senso buono), posso dire una cosa: non è comico, è principalmente drammatico. Seth Rogen smorza di poco l'atmosfera con le sue battute, ma la storia si muove principalmente sul dramma, non strappalacrime, ma neanche sulla risata sguaiata.
Ad ogni modo, consiglio vivamente di vederlo. La critica lo ha accolto positivamente, stando a Rotten Tomatoes, ma sicuramente il pubblico potrebbe non pensarla alla stessa maniera.
Ripeto, è un film da vedere.

in the name of the king jason statham dungeon siegeIn the name of the king (2006)
Il titolo completo è In the name of the king: a Dungeon Siege tale.
Quando ho deciso di vederlo mi sono detto: Lo so, è una tamarrata assurda e sarà sicuramente pessimo, ma c'è Jason Fucking Statham. Lo Statham di Crank e Crank 2, lo Statham di The Transporter. Un fantasy con Statham non può che essere il top del fantatrash. Lui prende i film e da scarsi li fa diventare magnifitrash.
Invece mi sbagliavo. Il film non solo è brutto, ma è anche squallido. A Statham hanno dato la parte dell'uomo perfetto tutto virtù col pizzico di ribellione anti-despotica, che disprezza il regno ma è disposto a morire per il suo villaggio e per vendicare i cari caduti sotto l'Evil Lord (che con tutti i posti va a saccheggiare un inutile villaggio di bifolchi - tutti parenti - disarmati). Sigh.
Non si può vedere uno Statham sottomesso, e dato che ogni cosa, nel film, è pessima, lui era l'unico asso nella manica.
Una carta che non è stata giocata.
Critiche negative come se piovesse, e dato che la mamma degli idioti è sempre incinta, ho appena letto che hanno girato anche il seguito.
Ri-sigh.

indiana jones predatori arca perdutaIndiana Jones e i predatori dell'arca perduta (1981)
Indiana jones e il tempio maledetto (1984)
Mi mancano i restanti, li vedrò a breve.
Dato che non avevo mai visto nessun Indiana Jones, mi sembrava giusto farlo prima che fosse troppo tardi, e segnarlo sulla lista delle cose da fare prima di morire.
Impressione rapida: sopravvalutato. Certo, è un film divertente, magari innovativo per l'epoca, ma non mi spiego l'enorme successo.
Piccola nota: non so se è una questione dibattuta o no. Qualcuno mi ha detto che gli aspetti trash sono stati voluti. Boh. Spero sia così, perché io posso giustificare la cosa solo in questo modo. "È per far ridere".
Ad ogni modo, si tratta comunque una buona visione. Non è tempo sprecato.
Per me è .



non è un paese per vecchi fratelli coenNon è un paese per vecchi (2007)
Bello è bello.
Migliore di tanti altri film. Da notare come il film sia abbastanza povero di sottofondo musicale, e come le scene siano scandite azione dopo azioni nei dettagli - al punto che vederlo due volte annoierebbe alquanto, penso.
Critica positiva, oscar e menate varie. Ho fatto un giro sul web, pare che in effetti il pubblico non sia tanto d'accordo. Molti non hanno gradito le diverse questioni aperte, i "misteri" lasciati allo spettatore.
Così come il sogno finale. Ok, simbolismi, interpretazione, tutto quello che vuoi. Forse io stesso sono uno spettatore difficile da accontentare, ma ritengo che uno per un film (o per un romanzo) può "applicarsi" cognitivamente fino a un certo punto. Poi, si parla di intrattenimento. Se deve lasciare confusi o insoddisfatti, l'opera che senso ha?
E non basta presentare qualcosa e poi non parlarne più per creare un mistero. Oltretutto, un mistero fine a se stesso non ha molto senso.
Tutto questo rigorosamente in my humble opinion.

segnali dal futuro nicholas cageSegnali dal futuro (2009)
Il Nicolas Cage di turno fa un disaster movie sci-fi.
Il titolo in italiano non c'entra niente con l'inglese, Knowing. E oltretutto la cosa curiosa è che i segnali non vengono dal futuro, ma dal passato.
Quindi: WTF?
Nicolas Cage mi sta un po' qui, ma il film è assai gradevole, non annoia. Ha i momenti patetici, certo, forzature della sceneggiatura affinché i toni si facciano più drammatici che mai ("L'occhio della madre!!"). E in effetti alla fine ti mette addosso una tristezza...
Il finale mi ha lasciato... un po' di merda, a essere sinceri. Non so se mi piace o no. In teoria è il finale più adeguato per la storia, ma in pratica - personalmente - mi delude un po'.
E anch'esso mette addosso un'angoscia incredibile. ("La carrozzella col bambino!!")

Il resto dei film nella II parte. Altrimenti un solo articolo sarebbe troppo lungo e barboso. Potrebbe esserci anche una III parte, non so. Dipende se avrò altri post più interessanti da scrivere (lol). Spero comunque che questi pareri siano utili a qualcuno.