venerdì 24 ottobre 2014

Impressioni fulminanti (alzheimeriane) | La caduta dei giganti, di Ken Follett (ripresa)

Sto diventando vecchio. Ho ripreso a leggere La caduta dei giganti di Follett, che avevo abbandonato tempo addietro, e sono andato fino in fondo, l'ho finito. Mi sono reso conto solo ora che ne avevo già parlato qui, più di due anni fa, lamentandomi che non ero in grado di continuarlo perché faceva schifo.
Siccome mi sono dimenticato e ormai il danno e fatto, non rinuncio e riprendo a lamentarmi delle 20+ ore perse a leggere il romanzo.
Confermo le impressioni di due anni fa. Sembra che l'autore stia parlando con un cretino, o meglio: l'autore sembra molto ingenuo e pedante, e si rivolge al lettore con la stessa ingenuità, reputandolo un cretino. Un cretino che parla a un cretino.
La prosa è al limite dello schifo, ripulita quanto basta per essere grammaticalmente corretta (siamo a questi livelli, sì). In aggiunta ai dialoghi tutti uguali e ai personaggi bidimensionali e alle emozioni assenti, non avevo notato una cosa (che forse si manifesta più avanti rispetto alle 200 pagine dopo cui avevo droppato): l'infodump è peggiore rispetto a quanto avessi notato, si insinua ovunque, nei dialoghi e nella narrazione, raggiunge persino il massimo del degrado che solo uno scrittore alle primissime armi riesce a raggiungere: l'infodump che spezza l'acme del climax. Infodump del tipo: Tizio sta per sparare a Caio ma ecco una digressione sul tipo di arma che sta usando.
Per dare un senso a questo post e farci un paio di risate, ho raccolto alcune citazioni che mi hanno fatto cadere le pal le braccia:

Lev sentiva l'odore dell'acqua, per cui concluse che dovevano trovarsi nei pressi del porto.
Attenzione: non sente odore di marcio, di pesce, di alghe, di tutto ciò. No: sente l'odore dell'acqua. Gli haterz della scrittura logica direbbero: "Eh vabe', ma va', si capisce cosa intende". Allora invito tali individui a riempire il lavandino del bagno di acqua e ad annegarvici annusarla. Di cosa sa? Di ruggine? Di cloro? O sa di "acqua"?
A destra e a sinistra di Grigoij si udivano scoppi assordanti, fontane di terra erompevano dal suolo, uomini gridavano e frammenti umani volavano nell'aria.
Lui vede tutto quanto, a destra e a sinistra, contemporaneamente. Ha occhi divergenti, posti ai lati della testa. Tralasciamo i verbi di percezione, e pensiamo a tutto ciò che accade. Mi ricorda quella puntata di Futurama in cui Harold Zoid [grazie a Eliana per il suggerimento], regista d'altri tempi del cinema muto, ha la possibilità di fare un film con gli strumenti moderni e come per compensare, riempie le scene di azioni, suoni, con le comparse che si agitano in maniera spropositata (del tipo correndo con le braccia alzate o imitando le galline) pur di sfruttare al massimo la nuova tecnologia. Lol. Uguale.
Walter la ignorò.
Bellissimo esempio di virtuosismo letterario.
Attenzione a questa, spoiler alert!
Walter von Ulrich si arrampicò per uscire dalla trincea e, mettendo a repentaglio la propria vita, cominciò ad attraversare la terra di nessuno.
Meraviglioso, Follett (o il suo ghost writer) ci dice il fine ovvio di un'azione ("si arrampicò per uscire dalla trincea"), e persino le implicazioni di tale azione ("mettendo a repentaglio la propria vita"). Com'è caro.
Avanzò ancora, ma per la tensione incespicò, cadde e la pistola gli sfuggì di mano colpendo il gradino di pietra con un rumore metallico.
Qui vorrei tralasciare gli orrori stilistici da noob per concentrami su un'altra cosa: è un'azione in cui la tensione è altissima, il narratore, ridondante, lo sottolinea ("per la tensione") e crea ulteriore conflitto peggiorando la situazione ("incespicò"). La prima impressione che si ha leggendo questa parte non è "caspita, che tensione", ma "caspita, sei sfuggito con coraggio al fuoco nemico, al tiro di un cecchino, progettando la copertura di un fuoco amico, mettendo a repentaglio la tua vita, ti sei arrampicato in cerca del luogo in cui si apposta il cecchino usando come guida il rumore dello sparo, pur sapendo che ogni attesa implica la morte di un altro civile e... incespichi quando ce l'hai davanti? Ma peffavore! Hai il sangue freddo di sparare a decine di metri di distanza e la tensione ti frega quando hai il bersaglio, distratto, di spalle, a due metri, immobile davanti a te. Bitch please."
Poco dopo c'è una tale escalation di scarsezza che "Potrei vomitare".
Il poliziotto balzò in piedi con sorprendente agilità. Aveva la testa piccola e il viso cattivo, e a Grigorij passò per la mente che fosse diventato cecchino per vendicarsi di tutti i ragazzi - e le ragazze - più prestanti che lo avevano sempre preso in giro.
Wut. Uccidetemi.
Capisce tutto solo guardandolo, e chi è, Sherlock Holmes? In quel momento deve unicamente ucciderlo perché il cecchino sta mietendo vittime innocenti (ha appena ucciso una donna e qualche altro, disarmati). Rendiamoci conto.
In un vicino frutteto, che fino allora era riuscito a sfuggire ai bombardamenti, i meli fiorivano coraggiosamente.
Una schifezza assoluta con la ciliegina finale: un verbo inutile con un avverbio inutile e patetico. Date un pulitzer a quest'uomo!

Non ho annotato tutto, è ovvio. Annotavo solo nei momenti di sconforto.
La caduta dei giganti ha di buono solo una cosa: la gestione del conflitto, ma neanche più di tanto. Il confine tra gestione del conflitto e telenovela in certe opere per me è vago. Alcune scelte, per quanto efficaci o adatte, sono scontate ("Ora questa qui facciamo che è incinta, a quest'altro lo sgamano per la terza volta mentre tradisce la moglie, a questo lo mandiamo in guerra...")
Non consiglio assolutamente più di 20 ore della propria vita per questo romanzo. Da poco è uscito l'ultimo volume della trilogia, ma sul serio, c'è parecchio nonsense da sopportare, e non è buono nemmeno per imparare la storia (insegnanti che fate i "moderni", ce l'ho con voi), visto che l'infodump della Caduta dei giganti è molto meno appassionante di un buon libro di storia.
Spero ne facciano una serie tv. Spesso si fanno sceneggiature ottime a partire da romanzi scarsissimi.

sabato 4 ottobre 2014

Impressioni fulminanti | Piloti e nobiltà, di Diego Ferrara (e altre "riflessioni")

Chi mi legge avrà già letto un annetto fa il post su Soldati a vapore, dello stesso autore del presente racconto, Piloti e nobiltà.
Purtroppo Vaporteppa è nata dopo la pubblicazione di Soldati a vapore (d'ora in poi Soldati), quindi pur essendo a tutti gli effetti steampunk italico, Soldati è stato autopubblicato con Ultima.
Ad ogni modo, con Piloti e nobiltà Diego entra a far parte della scuderia Vaporteppa.
Il racconto è naturalmente ben scritto, e deriva dall'antologia (se non erro non definitiva) pubblicata per un periodo su Baionette in seguito al relativo concorso. Ho fatto un rapido confronto con la prima versione (senza editing), che non era per nulla male, anzi, era molto al di sopra della media. E questo mi ha fatto riflettere - anche se "riflettere" è una parola grossa, ma questo lo vediamo dopo, ora spreco due parole non richieste sul racconto.
Piloti e nobiltà è un racconto breve, è gratuito, è scritto bene, e non c'è motivo per non dargli una lettura. L'unica "pecca" è che in quanto racconto è troppo breve, suggerisce uno sviluppo molto interessante (ci sono tutte le basi, non solo personaggi e situazioni, ma anche l'ambientazione che chi ha letto Soldati già conosce), ma si arresta precocemente. Dopo tutto, è stato concepito appunto come racconto. Gli do il massimo dei voti, diciamo 5/5, ma l'ultimo quinto "sulla fiducia" perché so di cosa è capace Diego, sebbene nel racconto il suo potenziale non sia stato sfruttato al massimo proprio a causa della brevità.

Ho accennato alle riflessioni.
Nel leggere le opere di Vaporteppa, ho pensato al sotto-genere e alla difficoltà di riuscire a 1. trovare opere di questo tipo, e 2. leggere opere decenti. Tempo fa (un paio d'anni fa) avevo scoperto una casa editrice, l'Abaddon Books (o forse è una collana della Rebellion Publishing), che si occupava proprio di romanzi steampunk, sci-fi post-apocaliptici, credo anche fantasy, ecc. Le copertine mi piacevano, la quarta di copertina dei romanzi che mi interessavano erano meh, ma comunque ho voluto vedere di cosa si trattava: se uno dei loro romanzi mi avesse soddisfatto, avrei avuto a disposizione tutti i titoli della collana.
Ho provato a leggere qualcosa (Unnatural History di Jonathan Green è gratis, e lui consiglia di cominciare da qui per continuare con gli altri suoi romanzi di Pax Britannia), e sono rimasto delusissimo. La qualità è sottozero, nel migliore dei casi la prosa era solo bruttina e inspida, nel peggiore era tremenda, errori banali, cliché a catinelle, trovate wtf che non sto qui a elencare tutte (del tipo "sì, siamo nel 1994 ma è tutto vittoriano e la gente usa  carrozze e cavalli anche se ci sono pure le automobili perchéssì, perché è steampunk", o automi/poliziotti dalla tecnologia non ben definita che ricordano i Dalek di Doctor Who ma che si fanno infinocchiare dal primo che capita e ti lasciano entrare nel posto che sorvegliano, wtf). E questo Jonathan Green ne ha scritta, di roba, per l'Abaddon.
In questi casi non è nemmeno questione di idee vs stile: le idee non hanno un perché, sono incoerenti, e non vengono mostrate in maniera naturale o utile, sembrano scenari e personaggi di cartapesta, e lo stile è scarso, infodumposo, approssimativo, a tratti sembra di leggere una fan fiction.
E il bello è che nella pagina About della Abaddon, è scritto:
Dedicated to high-quality science-fiction, fantasy and horror, Abaddon would create original worlds and find up-and-coming authors to tell great stories within them.
High-quality, great stories, very science, much fiction, so fantasy, wow. Non posso parlare per tutte le opere dell'Abaddon (Green è proprio no, El Awing con El Sombra idem, forse Journal of the Plague Year non sembrava terribile, stando all'anteprima, ma ricade sempre nel sci-fi infodumposo ogni tre per due, che però è sempre meglio del nonsense steampunk perchéssì), ad ogni modo mi sembra ridicolo che reputino le loro opere di alta qualità, visto che sono davvero pessime e non offrono nulla di nuovo.
Alla luce di queste "riflessioni" personali - che si traducono nell'immagine di me che passo ore sull'Internet a cercare romanzi steampunk/sci-fi interessanti, case editrici indie, e rimango deluso dalla quasi totale assenza di opere per cui valga la pena perdere tempo -, mi rendo conto del fatto che Vaporteppa sta facendo un ottimo lavoro, e mi auguro che il numero di opere cresca e possa rappresentare un punto di riferimento per chi è stanco della spazzatura che, alla fine, in assenza di meglio, si è costretti persino a leggere, se si vuole soddisfare il proprio bisogno di steampunk e simili.
Oppure conviene farsi una ragione e cambiare proprio genere.