lunedì 18 gennaio 2016

Impressioni | Carrellata letteraria autunnale 2015

Come si sarà notato dalla pubblicazione dell'ultimo post, non ho avuto tempo per scrivere né per leggere, causa impegni "professionali". Oltretutto è passato un sacco di tempo da quando ho letto i primi romanzi della carrellata (dopo un mese ho già dimenticato personaggi e trama, per capirci), per cui mi limiterò a impressioni generali e per nulla esaustive e, come sempre, non richieste.


Il pasticcere del re, di Anthony Capella
Per primo, di Capella, avevo letto Il profumo del caffè, che tutto sommato avevo trovato godibile.
Il pasticcere del re invece è al di sotto delle aspettative. L'evoluzione della storia e dei personaggi è blanda e nel complesso l'ho trovato un romanzetto insignificante. Inutili se non fastidiose le citazioni a inizio capitolo. Non hanno alcun senso, stanno lì solo per "abbellire", o meglio, per distrarre.


Nei luoghi oscuri, di Gillian Flynn
L'autrice è quella di Gone girl, che non ho letto, sebbene abbia visto il film. Da Dark places è stato anche tratto un film, che però a quanto pare non ha avuto granché successo.
A mio avviso, il problema principale della storia è la protagonista. Come in Norwegian Wood di Murakami, un protagonista depresso non funziona granché. Certo, in Dark places la protagonista fa qualcosa, più o meno, ma come fa notare un recensore di Goodreads, la chiamata all'azione è blanda e poco credibile, e alla fine il mistero finale gira tutto intorno a "chi ha fatto quello che è successo".

Alieni coprofagi dallo spazio profondo, di Marco Crescizz
Il parere su Alieni l'ho scritto su Amazon e ve lo copincollo perché sono pigro:
È innegabile che una storia simile non si vedrebbe tra gli scaffali delle librerie. Ed è un peccato, perché trovare Alieni coprofagi per esempio nella libreria di una stazione sarebbe perfetto per poter immergersi completamente e arrivare a destinazione senza aver percepito lo scorrere del tempo. Ed è proprio quello che ho fatto io (fortunatamente esistono gli eReader e gli store online). Alieni coprofagi supera la parodia del genere (di cui si parla approfonditamente nelle note a fine opera), si distingue sia per la bizzarria che per l'originalità. L'allucinazione di uno Schwarzenegger che in realtà funge anche da "spirito guida", coscienza morale, ecc. rappresenta un escamotage originale e divertente. Idem gli effetti lisergici delle feci umane. Unico piccolo difetto dell'opera: la sua brevità. Avrei preferito uno sviluppo un po' più lungo, magari con altri spunti bizzarri e ridicoli, ad ogni modo meglio breve che inutilmente prolisso. Bello anche il finale, che ho trovato soddisfacente (molte opere oggigiorno hanno dei fastidiosi pseudofinali aperti che non risolvono in alcun modo i conflitti o le domande poste dalla storia).

Anna, di Niccolò Ammaniti
Personalmente, non mi importa che Ammaniti abbia fatto ricorso a dei trope già abusati. È un autore che apprezzo e che mi è stato anche di ispirazione in passato. In Anna ha uno stile migliore rispetto ad altre opere, ma con i classici, evidenti limiti che si riscontrano nella stragrande maggioranza degli autori. E davanti a picchi di bruttezza stilistica, non posso non domandarmi se la parte buona è dovuta a un bravo editor o se l'altalenanza è tutta farina del sacco di Ammaniti.
Per esempio (sì, in questo caso ho salvato le annotazioni sul Kobo), in alcuni punti si assiste a picchi di oscenità che sembrano scritti da Baricco:
Come un organismo pluricellulare, la massa che bivaccava intorno all'hotel allungò le sue propaggini umane sui costoni della collina ...
Che mi ha ricordato i "fiumi carsici" che si riversano in cucina o quello che era. O:
Negli ultimi quattro anni di vita Anna aveva sofferto e superato dolori immensi, folgoranti come l'esplosione di un deposito di metano e che le stagnavano ancora nel cuore. [bla bla bla] nemmeno per un secondo l'idea di farla finita l'aveva sfiorata, perché avvertiva che la vita è più forte di tutto. La vita non ci appartiene, ci attraversa.
Folgoranti come... come... come 'na catapulta! La frasona finale poi è un monumento di zucchero filato e miele: viene fuori dal nulla, è ancora più scollata dalla storia di quanto già non faccia la digressione infodumposa, e fa ridere perché ammicca al pubblico di ragazze adolescenti che tempestivamente, come reazione, mettono su una tazza di tè o caffè da posizionare accanto al libro, mano in mezzo alle pagine per tenerlo aperto e al contempo esporre la nail art, e via ad instagrammare il tutto con un filtro vintage e la tag line del romanzo in descrizione.
Altri dettagli che ricordo: i ragazzini più grandi, cioè vicini ai 14 anni, si comportano in maniera troppo infantile, soprattutto considerando che sono dei ragazzini "del futuro". Già conosciamo la generazione 2000, figuriamoci i prossimi.
Ultima nota: il finale è terribile.

Il Grande Strappo, di Giuseppe Menconi
Volendo fare un confronto, ho preferito Il Grande Strappo ad Abaddon.
Se Abaddon mi è sembrato più "sbilanciato" sul versante horror, nel Grande strappo c'è una giusta quantità di sci-fi, azione, sviluppo di trama ed evoluzione dei personaggi.
Non ho molto da aggiungere a quanto è già stato detto (e sicuramente è stato fatto meglio rispetto a quanto potrei fare io), per esempio da AleK.
Una cosa è certa: nel Grande Strappo la forza dell'amore non basta a risolvere i problemi, come in Interstellar. Anzi. L'ansia per la fine del mondo, l'angoscia di rimanere tagliati fuori dall'esistenza, l'istinto di sopravvivenza che non guarda in faccia a nessuno e costringe ad atti terribili. Il romanzo è tutto questo, ben incastrato in una cornice fantascientifica indispensabile per la trama e che allo stesso tempo non prende il sopravvento, ma accompagna lo sviluppo degli eventi in maniera armonica.