venerdì 25 maggio 2012

Libri che non finirò mai - maggio 2012

Il riassunto della puntata precedente risale a dicembre. Per chi si fosse sintonizzato solo ora, ricordo brevemente: trattasi dei romanzi che ho trovato così fastidiosi/brutti/noiosi/altri motivi, da non continuarne la lettura, sperando di contribuire per il bene dell'umanità.
Quelli di questo mese in realtà li ho "letti" il mese scorso, ma non mi sembrava cool scrivere aprile nel titolo, fa troppo old.
Credetemi, non è facile soddisfare la propria voglia di fantasy classico senza scontrarsi contro la prosa pessima che praticamente lo contraddistingue. Il più delle volte bisogna fare delle scelte: o ti becchi la brutta scrittura, o cambi genere. True story.

markus hetiz le cinque stirpi saga dei nani fantasyLe cinque stirpi, di Markus Heitz.
Faceva parte dei cicli che non avevo ancora toccato e che, pur sapendo che sarebbe stata una roba oltremodo tamarra, volevo comunque leggere, col beneficio del dubbio.
Una parte di me vorrebbe lasciar perdere, non sprecare energie e saltare direttamente al prossimo libro. Ma è mio dovere far sapere.
Questo è uno strano caso. I pareri positivi sono ovviamente ingiustificati, ma la cosa straordinaria è che ho trovato qualche commento negativo un po' confuso.
silvia (02-10-2008)
Un bel libro, letto velocemente e piuttosto coinvolgente. I personaggi sono approfonditi il giusto per far si che ci si affezioni qule tanto che basta per portare avanti la lettura con piacere. Lo consiglio!
Voto: 4 / 5
Curioso. Davvero. Perché un altro utente dice:
Elisa (25-02-2011)
Il peggior fantasy degli ultimi anni: zeppo fino all'orlo di cliché triti e ritriti, noioso oltre ogni limite, con personaggi inverosimili e vicende poco credibili... persino per un fantasy. Ed è un peccato, perché l'inizio prometteva qualcosa che al giorno d'oggi è materia rara: l'originalità. [lol, ma DOVE?] Purtroppo tale originalità comincia ben presto a scarseggiare. Ad un certo punto c'è persino un albo (= elfo cattivo) che, anziché uccidere subito il protagonista come avrebbe *dovuto* fare, cade nel solito errore dei cattivi troppo pieni di sé. Sto parlando del classico "... Ma prima di ucciderti, c'è una cosa che voglio che tu sappia". *sob* In poche parole, di questo libro non salvo nulla, perché tutto è scontato e prevedibile. E la cartina, naturalmente, fa schifo. :(
Voto: 1 / 5
Grassetto mio.
La seconda lettrice sostiene l'opposto della prima, ma ci tiene a dire l'inizio prometteva bene, sebbene prima e dopo riconferma che è tutto un cliché.
Figliola mia, cara, tesoro, che ca**o dici, l'inizio non promette affatto bene. Si capisce che puoi ritornare in libreria e fartelo sostituire (o cancellarlo dal lettore) già da metà della prima pagina, a essere buoni. In realtà l'andazzo è chiaro già dalle prime parole:
La bruma candida colmava le gole e le valli dei Monti Grigi.
Le vette della Grande Lama, della Lingua di Drago e delle altre montagne si ergevano caparbie tra la nebbia, protendendosi verso il tramonto.
Quel ramo del lago di Como...
E consentitemi di riportarvi un'altro po' di brano:
Glandallin del clan Colpo di Martello si appoggiò ansimando al muro rozzamente sgrossato della torre di guardia e, con la mano destra sopra le folte sopracciglia nere, si schermò gli occhi da quell'insolita luminosità. La salita l'aveva lasciato del tutto senza fiato, e il peso dello scudo, delle due asce e della cotta di maglia fittamente intrecciata gravava sulle sue vecchie gambe.
Tuttavia, non era rimasto nessuno più aitante di lui.
La battaglia che i nove clan della Quinta stirpe avevano combattuto tutti insieme nelle gallerie qualche giorno prima aveva mietuto numerose vittime. La morte si era portata via soprattutto i più giovani e inesperti. Ma il loro sacrificio non era stato vano: il nemico sconosciuto era stato annientato.
Questo supplizio dura circa 8-9 pagine. In questo tempo, valanghe di informazioni, perfette per un'ambientazione di D&D (si fa per dire), si accavallano. L'emblema dell'infodump. Non succede assolutamente nulla, l'autore è un maestro nel far scappare la gente, ma è ancora più bravo ad incarnare il classico scrittore fantasy cognitivamente ipodotato, regalandoci perle come questa:
Vraccas, il Fabbro divino, aveva circondato la Terra Nascosta con una cinta di monti per proteggere la popolazione dai mostri del dio Tion. La convivenza pacifica era pertanto compito esclusivo degli elfi, dei nani, degli uomini e delle altre creature.
Ho un'idea: facciamo che esiste anche un anello magico! Dài, scriviamo un fantasy!!

barbara hambly il tempo del buio fantasyIl tempo del buio, di Barbara Hambly.
Barbara Hambly non mi risulta sia molto conosciuta. Comprai L'assedio di Vorsal da un mercatino del libro usato, otto anni fa. Era il terzo di una trilogia, ma si poteva leggere come storia a sé. Avevo 13-14 anni, e non mi dispiacque affatto.
Visto che ero rimasto abbastanza contento, mi ero ripromesso di leggere altro della Hambly. Ho scovato questa trilogia (sigh).
Il romanzo inizia con un sogno confuso, come confusa e mediocre è la prosa. Ecco il testo:
Gil sapeva che si trattava di un sogno. Non c'era alcuna ragione di aver paura. Sapeva che il pericolo, il caos, il cieco terrore nauseabondo che riempivano la notte gonfia di voci, non erano reali. Quella città, con la sua cupa architettura sconosciuta, quella folla senza meta di uomini e donne terrorizzati che si accalcavano intorno a lei ciecamente, erano soltanto i residui di un subconscio sovraccarico, fantasmi che la luce del giorno avrebbe fatto svanire.
Ho lasciato correre: si tratta di un sogno, non è che ci siano modi adeguati per descrivere qualcosa di astratto come sono i sogni.
Primo problema: la narrazione mediocre, abbinata a una scena confusa e incomprensibile, che per giunta dura 5 pagine, non fa guadagnare neanche un punto.
Secondo problema (personale). A meno che non vi siano dietro buone ragioni o meglio ancora, buone strategie, io odio i Fantasy che partono dal nostro mondo per poter giustificare poi la storia che si svolge in un altro mondo. Come il Ciclo di Landover, per fare un esempio. Al contrario, per esempio, non mi dispiace la scelta del muro di Gaiman in Stardust.
Questo secondo problema mostra chiaramente che ci troviamo nella nostra epoca, moderna, con orologi ecc., e si ricollega poi al terzo. Il secondo "problema", lo ripeto è una personale questione di gusti, ma il terzo è proprio una pugnalata in uno sfintere a vostra scelta. Vi riporto la terribile doppietta:
Le mani le tremavano tanto che riuscì a malapena ad accendere la lampada sul comodino. L'orologio sul tavolo accanto al letto segnava le due e mezza. Madida di sudore e gelata come un cadavere, Gil si strinse al cuscino mormorando freneticamente a se stessa che si trattava solamente di un sogno... doveva trattarsi solamente di un sogno...
E poi:
«Ho ventiquattro anni, sono una studentessa laureata in Storia Medioevale e conseguirò la Laurea in Filosofia tra meno di un anno: è stupido aver paura di un sogno! Ora è tutto finito, e niente di quello che mi è parso di vedere era vero... È stato soltanto un sogno!»
UCCIDETEMI. Peggio di questo c'è soltanto la tecnica dello specchio per fare il ritratto di un personaggio. Siamo a quei livelli, alta tecnica narrativa, davvero. Ho avuto i miei 3 buoni motivi per non continuarlo.

Alan Campbell il raccoglitore di anime fantasy nordIl raccoglitore d'anime, di Alan Campbell.
Tempo fa chiesi al Duca qualche consiglio per letture ad ambientazione steampunk. Mi consigliò Campbell - con le dovute precauzioni.
Ho cominciato con Il raccoglitore d'anime. Il prologo non è tremendissimo, e nonostante tutto si fa leggere. Dal primo capitolo mi sono scocciato. Comincia così:
Il crepuscolo sorprese la città di Deepgate pesantemente adagiata sulle sue catene. Case e stamberghe si abbandonavano sulle intricate ragnatele di
ferro, tetti e camini oscillavano sulle stradine sinuose. Le catene si tendevano e si allentavano attorno a vie lastricate e giardini pensili. Torri in rovina si piegavano sui tetri cortili, come a prendere atto della rispettiva decadenza. Labirinti di vicoli affondavano nelle pozze di oscurità crescente; il tutto cucito assieme da innumerevoli ponti e passerelle che ondeggiavano, gemevano, scricchiolavano.
Descrizioni simili non sono pennellate, sono schizzi. Con gli schizzi non è facile dipingere qualcosa di chiaro, e di fatto questa ambientazione, che vuole essere originale, per me perde di significato. In questa descrizione vuota c'è molto generale, e manca il particolare.
Se fosse un film, si potrebbe spendere un minuto per inquadrare le diverse visuali della città, i particolari che la rendono così speciale, ecc. Ma qui parliamo di narrativa, e se non ci metti le parole, non puoi far capire al lettore cosa stai immaginando.
Ho interrotto la lettura al momento dell'ingresso del ragazzo con le ali. Non so, mi sembrava tanto manga/bimbominkia. Forse mi sbaglio, sicuramente non ho letto abbastanza per dare un giudizio oggettivo.
Ma non bastano buone idee, ci vuole la maniera adatta per presentarle.
Ad ogni modo, però, chi vuole può sempre accontentarsi.

sabato 19 maggio 2012

Impressioni/Consigli | Guida galattica per autostoppisti, di Douglas Adams

douglas adams guida galattica per autostoppisti hitchhikers guide to galaxy fantascienza umorismo film 2005Non sapevo se considerare questo post come una serie di vere e proprie impressioni - critiche - con approfondimenti, o come un consiglio/suggerimento spassionato, privo di giudizi specifici. Alla fine ho pensato: fuck it, fondiamo insieme le due cose e diciamo semplicemente quello che ci viene in testa (parlo al plurale perché ho due teste come Beeblebrox).
Ho compiuto un gesto folle: ho rivisto l'innovativa trasposizione cinetoscopica del primo romanzo e ho proseguito la storia direttamente col secondo romanzo.
Sono stato abominevolmente trasgressivo.
Il ciclo della Guida galattica viene generalmente definito dai suoi fan come divertente ma soprattutto "filosofico", riflette sulle questioni dell'esistenza e fa riflettere di conseguenza.
La capacità di intrattenere & stimolare intellettualmente il pubblico, non so voi, ma per me è il culmine dell'abilità artistica, soprattutto quando la seconda cosa è un risultato "aggiuntivo" e che non costituisce la base dell'intera opera, forzandola e svilendola.

Sul film non è che ci sia granché da dire. A mio avviso, rispecchia bene il tono della versione prosastica - le intrusioni del narratore che costituiscono le parti infodumpiche sono anche quelle più divertenti. Una storia simile non poteva mancare di effetti speciali grandiosi, difatti la parte finale del film dà il suo meglio.

douglas adams guida galattica per autostoppisti hitchhikers guide to galaxy fantascienza umorismo film 2005Ma il film è solo un parziale assaggio del ciclo.
La prosa di Adams è divertente, la storia si sviluppa apparentemente lontana dal nucleo principale (La risposta alla domanda fondamentale sulla vita, l'universo e tutto quanto), per poi rientrarci con coerenza.
Dal punto di vista stilistico, praticamente è una fiera di infodump, pov sfasati, intromissioni del narratore. "Purtroppo", però, la questione stilistica nella prosa umoristica è un bel rompicapo.
A tal proposito, persino Gamberetta non ha idea di come possano funzionare i meccanismi della comicità. E in effetti è abbastanza difficile: se si può trovare la via più giusta per trasferire le immagini narrative dalla mente dell'autore a quella del lettore attraverso un giusto uso delle parole, è difficile capire come fare la stessa cosa suscitando anche ilarità, vuoi per la soggettività della materia in questione, vuoi per altri numerosi fattori.
Adams passa da un pov all'altro a distanza di poche proposizioni: spesso questo artificio viene usato per rispecchiare fedelmente la personalità del personaggio in questione, attraverso figure retoriche e immagini adeguate allo scopo.
Il narratore si "intromette" in diversi modi.
1) Per far spostare il tono delle situazioni verso un polo umoristico che attraverso una narrazione oggettiva non emergerebbe.
2) Perché talvolta capita l'occasione che può far ridere e giustamente non bisogna sprecarla.
3) Per introdurre informazioni repentine, non necessariamente utili, ma che fanno ridere.
4) Quattro.
5) Per introdurre informazioni essenziali per la storia - infodump. In certi casi, il narratore apre un paragrafo a parte, fuori da ogni pov, e illustra situazioni, oggetti, concetti, fenomeni particolari. Si tratta di infodump bello e buono, un infodump sistematico, che però costituisce sia momenti davvero interessanti sia divertenti. Incollo un esempio - che forse poteva far ridere solo me, ma chìssene:
Il problema fondamentale del viaggio nel tempo è, molto semplicemente, un problema di grammatica, e l’opera principale da consultare a questo riguardo è ilManuale dei milleuno tempi grammaticali utili al viaggiatore del tempo, del dottor Dan Streetmentioner. Leggendo questo libro si impara per esempio a descrivere un avvenimento che stava per accaderci in passato, prima che riuscissimo a evitarlo saltando avanti nel tempo di due giorni.
L’evento si può descrivere in modo diverso a seconda che se ne parli dal punto di vista del tempo in cui ci si trova oppure di un altro tempo (passato o futuro), ed è ancora più difficile da descrivere se uno sta conversando durante il viaggio che lo porterà a diventare padre o madre di se stesso.
La maggior parte dei lettori riescono ad arrivare fino all’aoristo plagale – il passato indeterminato armonico – del congiuntivo futuro intenzionale invertito in condizionale multiplo imperativo, poi gettano la spugna; e in effetti nelle ultime edizioni del libro le pagine successive a questo punto sono state lasciate bianche per risparmiare sui costi di stampa.
La Guida Galattica per gli Autostoppisti evita accuratamente le disquisizioni accademiche e si limita ad osservare che il termine
“futuro anteriore” è stato abbandonato da quando si è scoperto che indica qualcosa che non esiste… come dire: fummo testimoni di un luminoso futuro.
Riassumendo, e ripetendo dunque, il Ristorante al Termine dell’Universorappresenta una delle speculazioni più azzardate di tutta la casistica degli esercizi ristorativi. È stato costruito sui resti frammentari di un pianeta in rovina che è–sarebbe fu–sia sarà–era racchiuso in una vasta bolla temporale e proiettato avanti nel tempo fino all’istante preciso della Fine dell’Universo.
Una cosa pressoché impossibile, si sarebbe tentati di dire.
In questo ristorante i clienti prendono (prendiassero) posto al tavolo e mangiano (mangissero) cibi succulenti guardando (in guardiendo) l’intero cosmo esplodere intorno a loro.
Fatto, si sarebbe tentati di dire, altrettanto impossibile.
Si può arrivare (possino arrivisse) a uno qualsiasi degli spettacoli senza prenotare in precedenza (avanfusse), in quanto si può prenotare retrospettivamente dal futuro rispetto al momento in cui si torna nel proprio tempo (possino prenoteressi avanpresto tornessirando retrostato saressi).
Anche questo, si sarebbe ulteriormente tentati di dire, è un fatto che ha dell’impossibile.
Al Ristorante in questione si può incontrare (possino incontreristi) e si può mangiare con (conmangisseristi) un campionario di tutta la popolazione dello spazio e del tempo.
Questo pare, osservano gli scettici, ha dell’impossibile.
Si può visitare il Ristorante quante volte si vuole (possino visiteristi visitassanque visitossian, per ulteriori sfumature consultare il manuale del dottor Streetmentioner), ed è prudente assicurarsi di non incontrare mai se stessi, per via dell’imbarazzo che tale incontro può procurare.
Credo sia un esempio emblematico.
Non vorrei dire una cavolata, ma sono abbastanza convinto che Adams sia uno degli autori da leggere assolutamente prima di morire.
O meglio, prima che la Terra venga distrutta per costruire una superstrada iperspaziale.

mercoledì 16 maggio 2012

Impressioni | Il castello errante di Howl

Il castello errante di howl howl's moving castle hayao miyazaki anime filmOk, non è recentissimo - parliamo del 2004 -, ma si parla comunque del maestro Miyazaki.
Il castello errante di Howl è tratto dall'omonimo romanzo di Diana Wynne Jones. I romanzi di quest'ultima pare abbiano ricevuto una notorietà piuttosto discreta, dal momento che sono stati paragonati a quelli di Harry Potter senza però avere avuto un simile impatto. La Jones sarebbe stata amica anche di Gaiman, e avrebbe assistito a delle lezioni di C. S. Lewis e Tolkien. Roba da... Kaboom!
Purtroppo non ho ancora avuto l'occasione di leggere niente di suo, ma pare che avesse uno stile "favolistico", If you know what I mean.
Mi riservo il diritto di opinione quando leggerò qualcosa. Se qualcuno lo ha già fatto, esprima la sua opinione.

Miyazaki è il solito vecchio romanticone. Gli piacciono tre cose:
1. l'Europa
2. volare
3. le storie con la stessa trama
Nel romanzo, la storia si svolgerebbe in un'Europa alternativa. Nel film non è dato saperlo, tant'è che, forse per quello spirito giapponese di mescolare le cose in maniera incoerente ma esteticamente ineccepibile, si nota nel film un manifesto propagandistico scritto in tedesco, poi in un'altra scena casse di legno con la scritta "Ciliegie" in italiano. WTF?
La trama del film ha più o meno le stesse caratteristiche di altre opere di Miyazaki. Per esempio, il già precedente oscar, la Città incantata. Protagonista femminile, una ragazzina, dall'altra parte un bel ragazzo misterioso che fa le magie ed è in grado di volare, poi una vecchia strega, e una maledizione.
Sia chiaro, questa magari è la firma del maestro, un po' come architetture spigolose e occhi cerchiati di nero hanno il marchio Tim Burton. Io apprezzo molto le opere di Miyazaki, ma a prescindere dai disegni (la strega della Città incantata e la Sophie del Castello errante sono praticamente uguali), non è esaltante il fatto che sia la trama che i temi di fondo di due opere siano gli stessi.

Ad ogni modo. Dal punto di vista grafico non si può dire nulla. Bellissimi paesaggi, colori, scenografie davvero dettagliate, realistiche.
Ho notato che talvolta questo film viene indicato tra le produzioni steampunk o quelle che comunque vi si avvicinano. Se lo è, mi sembra anche evidente che si tratti di un tipo piuttosto "confuso" di steampunk. I mezzi, treni a parte, sembrano più dieselpunk. Le navi volanti con le bombe in piena vista sotto la pancia del velivolo sono un tocco di genio; le "pinne" sulle fiancate che si muovono non è chiaro come facciano a mantenerlo in volo, né è chiara un'altra ipotetica funzione.
Da questo punto di vista - fermo restando che non sono nemmeno lontanamente un conoscitore di steampunk o di ingegneria aeronautica - il film mi sembra un buon esempio di estetica-senza-logica. Temo che molti amanti dello steampunk non si facciano troppe domande: occhialoni, zeppelin, e chìssenefrega, tanto è steam!
A mio modesto avviso, Il castello errante di Howl, nonostante i punti di forza, rimane una visione godibile ma non arriva lontanamente al livello della Città incantata, più pittoresca, più fantasiosa e credo anche più poetica.
Piccola nota personale: il film mi ha incuriosito riguardo ai romanzi di Diana Wynne Jones. Prima o poi una lettura ci scappa.

venerdì 11 maggio 2012

Impressioni | Io sono Helen Discroll, di Richard Matheson

Io sono Helen Discroll Richard Matheson thriller horror romanzoIl titolo italiano scimmiotta il ben più noto Io sono leggenda, ma c'entra poco e fa solo danno, rispetto all'originale (A stir of echoes, Un miscuglio di echi). Squallide scelte italiote a parte, Matheson è un autore e sceneggiatore davvero bravo. Diversi dei suoi romanzi sono stati trasposti in film per cinema o Tv, e stranamente non si dà importanza alla cosa, cioè difficilmente si pensa che siano degli adattamenti né nelle campagne pubblicitarie viene fatto sapere. Alcuni esempi di film più famosi:
- Al di là dei sogni (What Dreams May Come, 1998)
- Io sono leggenda (I Am Legend)
- The Box (The Box, 2009) - da Button, Button [questo è il film assurdo con protagonisti una scatola misteriosa - e qui ci scappa un lol, visto che fa tanto Maccio Capatonda - e Cameron Diaz.]
- Real Steel (Real Steel, 2011) - da Steel [questa è una tamarrata di cui avevo visto solo la locandina al centro commerciale, che mi ha fatto esclamare: "Due robot che fanno boxe? DA VEDERE!".
In più, Matheson ha scritto qualcosa anche per Ai confini della realtà, una serie televisiva molto famosa negli States.
Veniamo al romanzo.

Sinossi concisa:
Uno studente di Psicologia (sigh) ipnotizza per gioco suo cognato, il protagonista, e questi, a ipnosi finita, in qualche modo sviluppa poteri mentali superiori che lo fanno finire nei guai e lo gettano nell'angoscia a causa dei risvolti inaspettati che hanno sulla sua vita.

Di Matheson non avevo letto ancora nulla. Solo qualche pagina di Io sono leggenda, tanto, troppo tempo fa.
A stir of echoes è narrato in prima persona; uno stile asciutto, essenziale. Il ritmo è ottimo, e la storia si può seguire molto bene grazie alla brevità del romanzo (144 pagine, secondo il mio Opus). Per giunta, si tratta di un horror - secondo Ibs -, o per meglio dire, un thriller surreale, ben gestito, in un climax per nulla sfiancante. Il finale chiude in bellezza l'opera.
In questo romanzo spicca il rispetto per l'Arma di Chekhov, quel principio di narratologia (e drammaturgia) secondo cui un elemento presentato nel corso della storia deve avere una funzione per la storia stessa, altrimenti può essere eliminato del tutto.
"If you say in the first chapter that there is a rifle hanging on the wall, in the second or third chapter it absolutely must go off. If it's not going to be fired, it shouldn't be hanging there."
Il concetto potrebbe essere frainteso. Non è che se, nel penultimo capitolo, Matheson fa dire al protagonista che i mobili della famiglia Sentas sono più raffinati dei suoi, i mobili debbano necessariamente sparare avere un ruolo chiave nella storia. Semmai, non ha senso focalizzarsi su un elemento della storia se questo non contribuisce significativamente allo sviluppo della storia stessa.
O almeno, questa mi sembra l'interpretazione più plausibile. Se ne conoscete altre, dite pure.
Questo è un ottimo impiego di energie da parte del lettore, dato che in un thriller si trova a "giocare" con la storia, a tentare di capire chi è il colpevole, chi ha fatto cosa, perché ecc., quindi un autore che dà tanti elementi inutili al lettore, per il solo scopo di giocare un colpo di scena basato sul non-detto, o sul trascurato, è un pessimo autore, o comunque sta giocando sporco, ed è assai probabile che il lettore si senta preso in giro - è come se barasse, se si pensa appunto a un thriller come a un gioco di indovinelli. Al contrario, Matheson offre tutte le carte in tavola.
Quello che mi è piaciuto un po' meno, del romanzo, è che il narratore si trova ogni tanto a raccontare più che a mostrare alcuni stati interni degli altri personaggi. Ma, chiariamo, non è niente di che, e lo si giustifica benissimo col fatto che le impressioni non appartengono a un narratore, ma proprio al personaggio protagonista.
Altra cosina che mi ha un po' infastidito è stato il perbenismo con cui Matheson evita di far dire parolacce ai suoi personaggi, o di far compiere azioni licenziose ma naturali. Il protagonista sembra non avere alcuna esigenza sessuale: la moglie è incinta, lui è un buon padre e non ha altri pensieri per la testa se non il lavoro e il benessere della famiglia. Ma la cosa assurda è che la licenziosità non è che non c'è, nel romanzo. C'è, appartiene a un paio di personaggi, ma è comunque confusa o censurata dai puntini di sospensione. Non so se sia colpa della traduzione italiana o una scelta dell'autore/editore originale - non mi sorprenderebbe, visto che il romanzo è datato 1958, ma questo non lo giustifica.

Ricapitolando: un thriller surreale dal buon ritmo, si legge in fretta, non ha vuoti o altri momenti di noia o stallo, lo stile è più che godibile e c'è il colpo di scena finale.
Da quanto ho letto pare che A stir of echoes non sia proprio il miglior Matheson, quindi se questo non è il suo meglio, allora direi che leggendo qualche suo romanzo più gettonato o qualsiasi altro si va a colpo sicuro. Si tratta di un autore che merita.

***

P.S. Un fatto divertente: la Psicometria, nell'Esoterismo e derivati, è una pratica attraverso la quale un medium riesce a rivivere gli eventi vissuti da un oggetto attraverso il contatto con essi. E ovviamente è presente nel romanzo.
In Psicologia, invece, la Psicometria è un noioso settore scientifico disciplinare comunemente conosciuto col nome di "statistica" (probabilità, studio sui campioni, ecc.), applicata alla Psicologia. Nella mia facoltà ci sono ben tre esami di questo tipo, ed è la materia che suscita più sbadigli, visto che è solo matematica sotto false spoglie.

sabato 5 maggio 2012

Impressioni | Norwegian Wood, di Murakami

Haruki Murakami Tokyo blues norwegian woodÈ curioso leggere le opinioni dei lettori riguardo a un libro di cui tu hai già un'idea chiara - personale, si capisce.
Soprattutto, è curioso come qualcuno giustifichi o addirittura esalti quelli che tu reputi i punti deboli dell'opera.
Murakami è una vecchia conoscenza. Avevo letto Kafka sulla spiaggia, non ne ho fatto una recensione ma ne ho parlato brevemente in un post di un secolo fa.
Il Murakami di Norwegian Wood (1987) non assomiglia moltissimo a quello di Kafka sulla spiaggia (2002). Si può dire che questo "primo" Murakami sia un po' più sentimentale, più introspettivo. Il feticismo per i dettagli inutili però è rimasto inalterato: un gran numero di azioni vengono descritte a prescindere dal significato che hanno o dal contributo che danno all'opera. In Kafka sono più precise, più dettagliate, e ancora più inutili. In Norwegian mi sembrano più generiche e, tutto sommato, meno inutili giacché il romanzo si basa essenzialmente sullo sviluppo psichico del protagonista, Watanabe, in un periodo delicato della sua vita e del mondo, il 1969, per cui certe scene sono utili per capire il mondo interno del personaggio.
Non si potrebbe fare una sinossi del romanzo: è una storia di personaggi, per così dire. Non succede granché, non c'è un vero e proprio sviluppo. Il protagonista, a dispetto di quanto narra (in prima persona), risulta emotivamente arido, e gli eventi più delicati e traumatici non sembrano coinvolgerlo poi tanto, rispetto a quanto vuole farci credere.
Dicono di Norwegian Wood su IBS:
gaecanelli (04-05-2012)
Dentro ognuno di noi sonnecchia una Norwegian Wood, una sorta di portale multisensoriale che si apre nel fatato regno dei ricordi, quelli incrostati dentro e non facilmante raggiungibili, ricordi che talvolta non sono del tutto concreti ma che consistono magari in una forte emozione, una sensazione sopita. [il resto è lungo e lo ometto, ndr]
Voto: 5/5
Io sono felice nel vedere che esistono persone così entusiaste dalla lettura di un romanzo. Ma non appena leggo un parere simile, capisco anche che difficilmente potrà essermi utile. Forse perché delirante.
Un parere un po' sgrammaticato ma più sensato:
Limbo (18-04-2012)
Primo libro che leggo di questo autore devo dire che scrive molto bene. la pecca e' la mancanza di una storia i personaggi sono iniqui il libro pur scritto da una mano sensibile e' lentissimo e per niente accattivante o interessante. In pratica non succede niente dall inizio alla fine, un romanzo sulla depressione .. molto sopravvalutato. Non do 1 perche sono sicuro che questo scrittore ha scritto di meglio .gli daro' un'altra chance .
Voto: 2/5
I pareri del popolino si dividono in due. Da un lato si fa notare l'assenza di una vera e propria trama, di uno sviluppo, di uno scopo per la lettura; dall'altro si esalta l'introspezione, la profondità, la poesia, la psiche dei personaggi.
Non so come, in un modo o nell'altro il romanzo si è fatto leggere. Non sono il tipo che perde tempo per letture inutili, quindi devo riconoscere che Murakami, sebbene racconti essenzialmente episodi noiosetti (scene di sesso incluse), e ricorra spesso a riassunti, digressioni, è anche vero che adotta uno stile non perfetto ma quanto mai accettabile per farsi leggere senza un eccessivo sforzo masochistico.
Leggendo i pareri della gente però mi sono reso conto che la gente confonde il chiacchiericcio per Psicologia, per cui davanti a un romanzo lento che si sofferma - infelicemente - sui sentimenti dei personaggi fini a se stessi, come un monologo interiore, ecco che attribuiscono il tutto alla Psicologia. "È un romanzo psicologico, non credo che tu lo conosca, forse è troppo underground."
Sbagliato: pagine di monologo interiore non è Psicologia, è noia. Anche in questi casi vale la regola dello Show, don't tell. Il comportamento, la personalità, le emozioni di un personaggio è divertente inferirle dai fatti (lo show), non dall'aria fritta e rifritta...
Murakami sa mostrare, per metà. Un esempio è quello del comportamento femminile, soprattutto quello di Midori, nei suoi gesti e nelle sue parole. Mentre per l'altra metà racconta. Per sua fortuna, le parti raccontate sono leggibili (soprattutto grazie alla prima persona narrante).
Di solito, a fine impressione, suggerisco o boccio l'opera in analisi.
In questo caso, in tutta sincerità, non saprei proprio cosa fare. Potrei solo dire: "A vostro rischio e pericolo". I pragmatici lo troverebbero orrendo, quelli più romantici e dall'animo poetico lo apprezzerebbero.
Chi ha voglia di sano intrattenimento non credo che verrebbe ricompensato.