Nell'ultimo post abbiamo parlato (ok,
io ho parlato, poi nei commenti ne abbiamo discusso) dei lit-blog prezzolati, cioè di gente che parla bene di certi romanzi solo per accattivarsi la simpatia di case editrici e farsi inviare romanzi gratuitamente.
Poi si è parlato anche di valutazioni sui social, di troppe stelline per opere che non ne valgono neanche una, con un interessante
approfondimento di Tapiro e la sua esperienza personale.
Questo romanzo è uno di casi suddetti.
Il fantatrash non è una novità, né lo sono le valutazioni pompate sui social. Già secoli fa,
before it was cool,
Zweilaywer aveva dimostrato gli intrallazzi che avvenivano su Anobii, ovvero valutazioni positive effettuate presumibilmente da case editrici o relative scimmie ammaestrate che si avvalevano di account fake (addirittura corredate da recensioni che simulavano veramente un'identità autentica dietro quei nick) per aumentare la valutazione media di un'opera, e far credere che fosse un bestseller o giù di lì.
Ho scoperto Morgan Rice (ammesso che sia una persona vera e non un software che genera frasi sensate secondo un pattern prestabilito - true story, Turing sarebbe contento di dove siamo arrivati) su Amazon e Goodreads. Come ho già detto un fantastiglione di volte, io ho un serio problema psichico, cioè mi piace il Fantasy, e non me ne spiego il perché. Vorrei tanto leggere una saga fantasy ignorante, alla Dragonlance, stereotipata, stilata col manuale di D&D accanto; a patto che sia scritta sufficientemente bene da un punto di vista stilistico, e che trasmetta un minimo di sense of wonder. Mi illudo di poterla trovare, ma ogni opera che provo è un prevedibile fail, ogni Fantasy è peggiore dell'altro. Il binomio Fantasy - Schifezza colossale sembra impossibile da spezzare. Le eccezioni sono rarissime o comunque è possibile trovare "il meno peggio", come Martin o Abercrombie, che comunque non eccellono quanto a stile. Non parlo di Fantasy in senso lato, parlo di Fantasy nel senso più gretto e abominevole che trova parte del suo significato nel nome "Heroic Fantasy", cioè banalissimi razze e classi che vedono gente e fanno cose in un'ambientazione inventata. Tipo
Morrowind Oblivion Skyrim o l'ultimo Elder Scrolls a cui siamo arrivati, per avere un'idea.
Due parole sull'autrice di questo romanzo. Viene spacciata per:
(...) the #1 bestselling author of THE VAMPIRE JOURNALS, a young adult series comprising eleven books (and counting); the #1 bestselling series THE SURVIVAL TRILOGY, a post-apocalyptic thriller comprising two books (and counting); and the #1 bestselling epic fantasy series THE SORCERER’S RING, comprising thirteen books (and counting). Morgan Rice is a USA Today Bestselling author.
(citazione dal
suo sito) Va da sé che questa persona probabilmente non esiste, e se esiste non vuole far sapere chi sia veramente, dove vive, che faccia abbia: è comprensibile, anche io mi vergognerei a pubblicare Fantasy (Fantasy come questo, soprattutto) col mio vero nome, preferirei anzi scrivere letteratura erotica senza pseudonimo, piuttosto che scrivere "una saga fantasy di grande successo". Oltretutto il suo nick (perché mi rifiuto di credere che sia il suo vero nome) ricorda Anne Rice, tra gli autori di punta della moderna letteratura gotica e di vampiri (fun fact: Ann Rice è anche autrice di romanzi erotici), e Morgan Rice millanta di essere #1 bestselling author di
The vampire journals. Coincidenza? Io non credo #adamkadmon #gomblotto #vampiri.
Due parole sul romanzo, perché di più davvero sarebbero sprecate.
Fa schifo. Fa così schifo che non meriterebbe nemmeno il tempo necessario per un paio di righe.
L'ebook è pieno di refusi. Lo stile è terribile. I dialoghi sono ridicoli. La trama è inesistente. I cliché si sprecano.
Neanche impegnandomi riuscirei a scrivere così male.
Ho annotato, durante la lettura, una ventina di citazioni da usare qui a titolo di esempio, ma il romanzo è così insulso che questo stesso post non avrebbe motivo di esistere, se non fosse per le considerazioni aggiuntive a quest'esperienza di lettura.
Questo romanzo,
A quest of heroes, in italiano
Un'impresa da eroi, è il primo di una saga, dicevamo. Apro e chiudo parentesi:
A quest of heroes. In una classifica di cliché fantasy potrebbe essere al 2° posto, dove al 1° troviamo
Dungeons and Dragons. Ricorda persino quel gioco da tavolo, di "ruolo", anni '80-'90, Heroquest. Chiudo parentesi.
La saga si chiama
The sorcerer's Ring (dont' ask). Finora sono stati scritti 17 volumi, dio solo sa come. E proprio a questo riguardo, è interessante addentrarsi nella palude mefitica in cui Zwei ha avuto il coraggio di sguazzare a naso tappato già anni fa.
La valutazione di questo romanzo, primo della saga, su Goodreads, è di 3,43/5, con 6.407 ratings e 563 recensioni (ovvero: seimila e passa persone hanno cliccato sulla stellina corrispondente al voto, ma solo cinquecento e qualcosa hanno anche lasciato due parole o più a riguardo). Una buona via di mezzo che non fa presumere una schifezza di romanzo né un capolavoro. Eppure è evidente che il romanzo di per sé faccia schifo. E lo squilibrio tra votazioni e recensioni è evidente. Tra i recensori che hanno dato 1-2 stelle, ci sono quelli che dicono le cose come stanno, e ci vanno giù pure molto leggeri, a mio avviso:
This book was terrible! I was initially not going to be so mean in my review, but it did something at the end that was really unacceptable. I'll get to that in a bit. (...)
Nonostante la recensione, ha valutato 2/5.
Sentiamo David:
To be honest I am just so happy to see that the goodreads community is a much better judge of good writing than amazon. It's mind-boggling how many good reviews this and Rice's other books have received there. The fact that these reviews are better written than the books themselves should tell you all you need to know. I've asked myself quite a few times throughout this series if it's worth putting up with the horrendous writing to satisfy my curiosity of the plot lines. The answer is a resounding NO, but as I had already bought the series I felt compelled to. Throughout the books you see themes and even lines stolen from other fantasy writers and movies - Sword in the Stone, the Dark Knight, Spiderman, the Three Musketeers "We are one for all, and all for one" ... seriously?!
Voto: 1 stella (notare come questa recensione suggerisca la possibilità di un software generatore casuale di frasi, piuttosto che una persona in carne e ossa, verso la fine). Il grassetto è mio. Emblematico il fatto che l'utente non si spieghi l'alto numero di recensioni positive su Amazon. E soprattutto, tenete a mente il secondo grassetto: "... Ma avevo già comprato la serie è mi sono sentito costretto."
Un altro, Mark, per cui provo sincero dispiacere, come anche per David:
Dear God...I expected so much more from a coming of age warrior. I purchased the 3 book bundle.
Cioè pure questo qua ha addirittura
comprato i romanzi. E continua, il povero Mark:
Weak. Read at your own peril. I'm going to keep reading the series till he at least becomes a warrior. 3 books in and he's still useless. Reminds me of Van from FF12. Never have a read a book with a character that angered me more - you want to be a great Knight and Warrior? Be a Man. Grow up. Thor doesn't deserve the name of the God of Thunder. How this series got published I will never know. Gives me hope that my own book will one day be published.
Ricordate quando nel post sui lit-blog prezzolati parlavo di
dissonanza cognitiva? Ecco che si ripresenta.
David semplicemente
si sente costretto, lo confessa subito.
Mark invece vede il bundle, tre titoli in offerta. Ci spende dei soldi perché conviene. Li legge tutti in un giorno, ne è
delusissimo (una cavolo di stella, gli dà, una!!). Cosa fa? Cognitivamente, ha due opzioni:
1) ammettere di aver gettato il denaro nel cesso e aver tirato lo sciacquone;
2) sperare che l'investimento iniziale possa essere ricompensato, nei volumi successivi, da un'evoluzione della storia che possa soddisfarlo un minimo (quanto basta per dirsi: "ok, non è granché, però..."). In pratica, un comportamento (comprare il bundle di tre o più volumi) è dissonante con la cognizione (il romanzo è una merda), e porta a un cambiamento della cognizione (vabbè, magari dopo migliora, quando diventa guerriero). Ricordate? La volpe e l'uva? Quella è la dissonanza cognitiva. Bam! Scienza.
E via discorrendo, c'è una sfilza di 1/5. A parte i troll o semplicemente gli account fake che danno 4 o 5. C'è persino chi, a giudicare da quanto dice nella recensione, è un amante naïf del fantatrash e ritiene buone delle opere che di per sé sono terribili, e come se non bastasse dà 1 stella a questo romanzo. Della serie: sì, va bene, mi leggo lo schifo, ma a tutto c'è un limite.
Com'è possibile, allora, che la valutazione strida così tanto con le opinioni di maggioranza che vogliono questo romanzo come "terribile", se non peggio? Addirittura un'autrice famosa (non per me, non bazzico le robe vampiresche young adults), Allegra Skye, si espone con un blurb secondo cui Morgan Rice è al livello di Tolkien, Paolini (LOL), Rowling.
Ma la cosa che mi perplime di più è:
come diavolo ricavi 17 dannati libri dopo un'esperienza disastrosa già col primo? Perché i volumi successivi non solo esistono, ma sembrano avere anche un seguito, oltre che valutazioni non indifferenti.
Con la (mia personale) premessa malvagia secondo cui non è assolutamente possibile che questa saga possa essere definita neanche lontanamente accettabile (ma proprio no, questa saga è uno scherzo, sarà un esperimento sociale o non so cosa), ho fatto due più due e ho pensato che all'aumento del numero dei volumi (inteso come romanzi della saga, non come unità di produzione), corrisponderebbe, viste le recensioni negative, una diminuzione dei lettori (cioè: il primo volume si può leggere col beneficio del dubbio, quindi lo leggono, per dire, in 100, poi in 50, poi in 20, cioè o lo si abbandona o, se uno vuole farsi male, continua col secondo, al massimo il terzo se uno ha comprato il bundle e si sente costretto, ma insomma: dato che fa schifo, è improbabile che una persona sana di mente continui a leggere gli altri volumi fino addirittura al 17°, per quanto brevi siano, a meno che uno non voglia farne delle recensioni for the lulz come hanno fatto in passato Zwei o Gamberetta o Knight & Princess.).
Mi sono quindi divertito a riportare su un diagramma cartesiano due variabili, il "numero del volume" e la relativa "valutazione su Goodreads" (il riferimento è al 15/01/2015,
qui lo screenshot dimostrativo, per quel che vale), presumendo che nel primo volume emerga la verità della gente che ha speso tempo per scrivere recensioni dettagliate (cioè che fa schifo), e che costituirebbe, se non la maggioranza, un buon numero che contrasta le valutazioni fake, e che nell'ultimo volume o giù di lì emerga la manovra di marketing delle review false (risultando quindi in valutazioni maggiori, perché pochissime persone si saranno prese la briga di valutare quelle opere che verosimilmente non hanno affatto letto).
Il grafico che ho ottenuto è questo (cliccare per ingrandire, ma l'andamento è evidente anche senza zoom):
Chiunque bazzichi la statistica e la ricerca scientifica in generale sa benissimo che "
la relazione non implica la causazione". Sarebbe però curioso notare come la mia teoria "biasimatrice" (diciamo pure che voglio vederci del male) verrebbe confermata da questi dati. Sarebbe però anche corretto dire che è anche probabile che l'autrice sia migliorata volume dopo volume, e di conseguenza i voti maggiori corrispondono a una maggiore cura e qualità delle storie (*prrrr*, pernacchia comica in sottofondo).
Tuttavia, si potrebbe (non lo faccio perché nessuno mi paga, non ho ads sul blog, e quindi neanche ho tempo da perdere per romanzi
merdos miserabili come questo) incrociare il numero di votazioni singole col numero di recensioni testuali abbinate a votazione, standardizzare i punteggi, o semplicemente stilare una banale media che constaterebbe come il 90% di recensioni testuali coincida con votazioni di 1 o 2 stelle al massimo, dimostrando che chi ha seriamente letto il romanzo e ha voluto farne una recensione, lo ha trovato pessimo.
Il discorso "capiscimi, ho famiglia, devo campare" dietro cui si cela la malsana abitudine a falsare i giudizi su un'opera è comprensibile, ma non per questo perdonabile, e ci sono due motivi semplicissimi per cui si può evitare di fare questi giochetti squallidi e comunque riuscire a vendere dei romanzi.
Prima di tutto: non pubblicare romanzi di merda. Se un editore si impegna a pubblicare romanzi
buoni, ma buoni davvero, cioè (per citare Tapiro) da 3,5 stelline autentiche, non 3,5 che sono la media tra 1 e tanti 5 fake, se un editore si impegna allora venderà anche di più. Un bel romanzo attira più gente di un brutto romanzo. È vero, anche il trash attira, tutto fa brodo, "purché se ne parli". Ma non ha alcun senso! Quale editore malato decide di basare la sua strategia di vendita su un prodotto scarsissimo? Non è come una cover per smartphone, presa dai cinesi, che se si rompe vabbè, tanto la paghi 1€, è carina tanto quanto quella da 20€, la sostituisci e via. Un romanzo richiede denaro e tempo, e non assolve alcuna funzione oltre al puro intrattenimento intellettuale. Se fallisce anche in quello non ha alcun motivo di esistere.
Un altro motivo (ce ne sono a bizzeffe ma mi fermo a due) per cui è squallido pubblicare romanzi palesemente scarsi e,
a peggior ragione, spingere con recensioni positive
fasulle, è perché non accada ciò che hanno testimoniato Mark e David. Questi due ragazzi si sono
pentiti di aver speso dei soldi per quest'opera (o bundle che sia), e si sono visti costretti a continuare la lettura per dare un senso a ciò che hanno fatto.