Ecco la mail inviata a un'aspirante scrittrice. Riassumo un po' tutto quello che un nuovo alla scrittura dovrebbe sapere, secondo me, per evitare certi errori. La ragazza in questione mi ha dato il permesso di pubblicare la mail, io ho preferito omettere il suo nome e l'ho leggermente modificata per esigenze... pedagogiche. :)
Ciao ******,
[...] Ho letto il capitolo (ma il titolo mi dice che non è per intero :P), ed ecco le mie impressioni.
Anzitutto, è evidente che non sei nuovissima alla scrittura, o se così è, mi congratulo per il lessico usato nella narrazione; tutti coloro che cominciano a scrivere, solitamente vengono influenzati per il 70% dal modo di parlare della propria regione, e dal 30% dai luoghi comuni che reputano veri, riguardo alla letteratura - usare termini difficili, usare parole "preconfezionate", abbondare con gli avverbi...
Ma preferisco mostrarti prima ciò che mi sembra vada migliorato.
La
punteggiatura, sia dal punto di vista tipografico che dal punto di vista logico, per così dire. Ti faccio un esempio con un estratto del capitolo.
La tua versione: -Allora?Non avete ancora risposto alla domanda mortali!-incalzò il drago.
Quella preferibile: - Allora? Non avete ancora risposto alla domanda
, mortali - incalzò il drago.
Che cambia?, dirai tu. Dopo ogni segno di punteggiatura, tipograficamente, ci vuole uno
spazio. Dopo ogni virgola, punto, ecc...
Basta osservare attentamente la forma fisica di un testo, quando leggi un libro o un testo esteso. Inoltre, come in questo caso, viene spontaneo inserire una virgola tra "domanda" (se leggessi ad alta voce, ti verrebbe di fare una pausa, seppur breve) e il vocativo, "mortali".
Ho notato anche che usi smodatamente
i punti esclamativi. Uno è più che sufficiente, e dato che, nella forma scritta, il lettore interpreta il tono di un dialogo dal suo punto di vista personale - a meno che il narratore non lo specifichi -, anche il singolo punto esclamativo può essere omesso. A te la scelta, ovviamente.
Allo stesso modo, i
puntini di sospensione sono tre (...), non
due, né
quattro, ma
tre;
Altra cosa: "sapere" (io
so, egli
sa) e "stare" (io
sto qui, egli
sta qui) non si accentano, anche se si pronunciano con un tono forte. Si accentano, solitamente, le parole che possono confondersi con altre (esempio: "dare" si accenta sempre, egli
dà, talvolta anche io
dò, ma è solo una chicca, non tutti lo usano, per distinguerlo dal "da" che sta esprimendo un complemento di moto
da luogo, o un complemento di provenienza).
Tieni presente che l'
accento è la stanghetta
sulla lettera, mentre l'
apostrofo si trova accanto. Gli
imperativi ("
fa' questo, ti ho detto!") si apostrofano, tutti (ricorda che
"fare" , in terza persona, non si accenta, come avrai capito, così come altre parole). E così via - basta osservare un testo, ripeto, e analizzarlo, per evitare certi errori. Scappano. :)
Rioner [il protagonista del racconto] è maschio, ma ho notato nelle sue azioni degli atteggiamenti da donna. Mi fa piacere che tu abbia un carattere molto femminile, :) ma ogni autore incontra difficoltà nell'incarnare un personaggio dell'altro sesso [l'autrice in questione è, appunto, una ragazza]. Quindi io al posto tuo farei diventare femmina Rioner. Oppure, cambierei alcune cose. Esempio: Rioner si offende col nonno, grida il suo cordoglio e, ottenuta l'ultima parola, esce sbattendo la porta... Beh, mi sembra
molto femminile, questo atteggiamento. Un maschio, magari, sarebbe uscito senza dire niente, oppure avrebbe mostrato un tristissimo sorriso eloquente, o ancora, avrebbe imprecato, dato un calcio a una sedia e poi sarebbe uscito imprecando ancora.
Due piccole cose sullo specifico del
fantasy. Nel tuo racconto, Rioner è un
ragazzo di paese cui attende un
futuro da eroe, benché non conosca le sue vere origini... Sarò sincero, è un
tema un po'
scontato, perché viene usato pressoché ovunque - nel
Signore degli anelli, in
Star Wars, nello S
cudo di Talos di Manfredi, nella
Ruota del Tempo di Jordan, nel ciclo di
Shannara di Brooks... Come vedi, non è molto originale; ma se molti autori famosi lo hanno usato, perché non dovresti farlo tu? Infatti, poiché parliamo di
fantasy, così come in un giallo c'è sempre un omicidio, che è un elemento classico del genere, la stessa cosa vale anche per una parte della trama del tuo racconto. Per quanto quello che abbia scritto possa sembrare un "rimprovero" per un errore, non è così. Quello che ho detto infatti non deve scoraggiarti, anzi: devi essere convinta di poter dare una novità anche rimanendo in un tema classico.
L'eccessiva originalità porta alle cozze, se non è gestita in maniera adeguata, e al diavolo il genio sperimentalista.
Scrivi ciò che ti dice il cuore. Ma magari prima impara bene la tecnica. :)
L'ultima cosa: il tuo racconto comprende tutte le creature fantasy, ed è una tua scelta [molti giovani autori, giovani al genere e giovani di natura, cadono in questo luogo comune del fantasy]. Può anche andare bene, se riesci a non rendere il racconto una brodaglia fantasy. Tuttavia, in questo caso, com'è disposto il tuo animo al racconto? Il fantasy può essere di più generi, favolistico, eroico, epico, SnS.
Il tuo racconto mi ricorda
Stardust, di Gaiman, che è un po' una
favola. Ma esiste il fantasy
eroico, come quello di Gemmel, che non prevede creature - se non mostri -, ma umani e un po' di magia. Il fantasy
epico, a mio parere, è solo quello di Tolkien, ma è pressappoco irraggiungibile. L'
SnS (Sword 'n' Sorcery, tradotto - per amor dell'italiano -
Spada & Stregoneria) è il fantasy pulp, di bassa qualità. Pieno di luoghi comuni, con umani ed elfi e magie e draghi, ammucchiati senza criterio, ma è un genere molto seguito da, diciamo, «chi si accontenta» - ma anche i peggiori cliché non sono necessariamente negativi, se un buono stile riesce a renderli nuovi. La tecnica incide per la maggior parte dell'opera.
Ora, secondo me dovresti decidere con che
animo disporti al racconto, se con
serietà o in stile
fiabesco, o con entrambi. Per intenderci, prendendo spunto dal tuo racconto, non credo che un Troll sappia articolare parole, e ammesso che ce la faccia, sarebbe un essere orgoglioso e scemo, che preferirebbe morire affrontando una creatura più potente che ubbidirle e ritirarsi con mille scuse. Ma la cosa più importante è che abbia una caratterizzazione (altrimenti, solo leggendo, un troll e, chessò, una fata sarebbero interscambiabili, agli occhi del lettore).
Mi è comunque piaciuta l'atmosfera del brano che mi hai mandato, e anche alcune piccolezze, dettagli all'interno del racconto, che fanno sempre piacere.
Permettimi di consigliarti due cose:
leggi dei manuali di scrittura, scrivi racconti brevi, e
falli leggere. Il problema è avere un' "audience" sincera (e, meglio ancora, competente). Su Internet, comunque, ci sono forum e simili per poter farsi leggere.
Nel frattempo,
leggi quanto
puoi, e
analizza da ogni punto di vista ciò che leggi. Non tutti possono indicarti in maniera oggettiva i pregi e i difetti della tua opera, anche i più esperti. In realtà, è molto difficile scrivere
bene e al contempo
piacere a tutti, ma ciò non significa che non si debba comunque provare a migliorarsi continuamente.