sabato 5 maggio 2012

Impressioni | Norwegian Wood, di Murakami

Haruki Murakami Tokyo blues norwegian woodÈ curioso leggere le opinioni dei lettori riguardo a un libro di cui tu hai già un'idea chiara - personale, si capisce.
Soprattutto, è curioso come qualcuno giustifichi o addirittura esalti quelli che tu reputi i punti deboli dell'opera.
Murakami è una vecchia conoscenza. Avevo letto Kafka sulla spiaggia, non ne ho fatto una recensione ma ne ho parlato brevemente in un post di un secolo fa.
Il Murakami di Norwegian Wood (1987) non assomiglia moltissimo a quello di Kafka sulla spiaggia (2002). Si può dire che questo "primo" Murakami sia un po' più sentimentale, più introspettivo. Il feticismo per i dettagli inutili però è rimasto inalterato: un gran numero di azioni vengono descritte a prescindere dal significato che hanno o dal contributo che danno all'opera. In Kafka sono più precise, più dettagliate, e ancora più inutili. In Norwegian mi sembrano più generiche e, tutto sommato, meno inutili giacché il romanzo si basa essenzialmente sullo sviluppo psichico del protagonista, Watanabe, in un periodo delicato della sua vita e del mondo, il 1969, per cui certe scene sono utili per capire il mondo interno del personaggio.
Non si potrebbe fare una sinossi del romanzo: è una storia di personaggi, per così dire. Non succede granché, non c'è un vero e proprio sviluppo. Il protagonista, a dispetto di quanto narra (in prima persona), risulta emotivamente arido, e gli eventi più delicati e traumatici non sembrano coinvolgerlo poi tanto, rispetto a quanto vuole farci credere.
Dicono di Norwegian Wood su IBS:
gaecanelli (04-05-2012)
Dentro ognuno di noi sonnecchia una Norwegian Wood, una sorta di portale multisensoriale che si apre nel fatato regno dei ricordi, quelli incrostati dentro e non facilmante raggiungibili, ricordi che talvolta non sono del tutto concreti ma che consistono magari in una forte emozione, una sensazione sopita. [il resto è lungo e lo ometto, ndr]
Voto: 5/5
Io sono felice nel vedere che esistono persone così entusiaste dalla lettura di un romanzo. Ma non appena leggo un parere simile, capisco anche che difficilmente potrà essermi utile. Forse perché delirante.
Un parere un po' sgrammaticato ma più sensato:
Limbo (18-04-2012)
Primo libro che leggo di questo autore devo dire che scrive molto bene. la pecca e' la mancanza di una storia i personaggi sono iniqui il libro pur scritto da una mano sensibile e' lentissimo e per niente accattivante o interessante. In pratica non succede niente dall inizio alla fine, un romanzo sulla depressione .. molto sopravvalutato. Non do 1 perche sono sicuro che questo scrittore ha scritto di meglio .gli daro' un'altra chance .
Voto: 2/5
I pareri del popolino si dividono in due. Da un lato si fa notare l'assenza di una vera e propria trama, di uno sviluppo, di uno scopo per la lettura; dall'altro si esalta l'introspezione, la profondità, la poesia, la psiche dei personaggi.
Non so come, in un modo o nell'altro il romanzo si è fatto leggere. Non sono il tipo che perde tempo per letture inutili, quindi devo riconoscere che Murakami, sebbene racconti essenzialmente episodi noiosetti (scene di sesso incluse), e ricorra spesso a riassunti, digressioni, è anche vero che adotta uno stile non perfetto ma quanto mai accettabile per farsi leggere senza un eccessivo sforzo masochistico.
Leggendo i pareri della gente però mi sono reso conto che la gente confonde il chiacchiericcio per Psicologia, per cui davanti a un romanzo lento che si sofferma - infelicemente - sui sentimenti dei personaggi fini a se stessi, come un monologo interiore, ecco che attribuiscono il tutto alla Psicologia. "È un romanzo psicologico, non credo che tu lo conosca, forse è troppo underground."
Sbagliato: pagine di monologo interiore non è Psicologia, è noia. Anche in questi casi vale la regola dello Show, don't tell. Il comportamento, la personalità, le emozioni di un personaggio è divertente inferirle dai fatti (lo show), non dall'aria fritta e rifritta...
Murakami sa mostrare, per metà. Un esempio è quello del comportamento femminile, soprattutto quello di Midori, nei suoi gesti e nelle sue parole. Mentre per l'altra metà racconta. Per sua fortuna, le parti raccontate sono leggibili (soprattutto grazie alla prima persona narrante).
Di solito, a fine impressione, suggerisco o boccio l'opera in analisi.
In questo caso, in tutta sincerità, non saprei proprio cosa fare. Potrei solo dire: "A vostro rischio e pericolo". I pragmatici lo troverebbero orrendo, quelli più romantici e dall'animo poetico lo apprezzerebbero.
Chi ha voglia di sano intrattenimento non credo che verrebbe ricompensato.

4 commenti:

Dr. Jekyll ha detto...

Credo che Murakami sia uno di quegli autori che non lasciano nessuna via di mezzo: o ti piace o non ti piace. Personalmente a me piace. A prescindere dal fatto che manca una trama fissa (anzi credo che questo sia proprio il bello, non avere un epilogo, una standardizzatissima fine, che si risolva nel bene o nel male), a prescindere dallo stile che comunque a me pare cristallino,a prescindere dal fatto che i suoi personaggi possano essere paranoici o checcessia. Insomma, un romanzo può essere bello anche perchè racconta qualcosa di futile, la vita non è solo intrattenimento. A presto Fede!

Federico Russo "Taotor" ha detto...

La vita no, e neanche la saggistica ecc., ma la narrativa sì! Il contrario di 'intrattenere' è 'stancare', 'annoiare'. I mezzi per intrattenere poi possono essere svariati. Murakami, per esempio, in un modo o nell'altro riesce a intrattenere (forse proprio per lo stile asciutto e tutto sommato essenziale), ma spesso cade nella noia a causa dei numerosi avvenimenti ordinari e privi di significato che racconta, e in alcuni dialoghi traspare un po' di artificiosità; ma, per così dire, non sono questi i "difetti" che potrebbero indurre un futuro lettore a desistere, a mio modesto avviso, quanto più la staticità della storia, che non dà grossi incentivi a proseguire nella lettura.

Dr. Jekyll ha detto...

Mmm, non sarei d'accordo sul contrario di intrattenere, nè sul fine ultimo della narrativa. Perchè alla fine una lettura serve anche a far pensare, riflettere o aprire gli occhi o ancora imparare, conoscere, capire... Personalmente non inserisco tutto ciò nè nella sfera dell'intrattenimento nè della noia. Ma ognuno ha i suoi pareri, anzi è bello parlarne finalmente con qualcuno che ne è in grado :D

Miss Hyde ha detto...

Sarà che ho un "animo poetico", ma quando ho aperto Norvegian Wood, così come La Fine del Mondo e il Paese delle Meraviglie, poi non sono più riuscita a smettere di leggere fino alla fine del libro. Murakami mi aveva "letteralmente" rapita. Ero finita fuori dalla realtà, e sono pienamente convinta che i mondi e le persone che popolano i suoi scritti siano su un'altra dimensione, per cui diventa essenziale conoscere anche quel particolare inutile, o si rivela normale un comportamento che altrimenti, su questo pianeta, sarebbe inspiegabile. E se "intrattenere”, è il contrario di "noia" (che poi c'è un sacco di roba tra l'intrattenimento e la noia), allora io dico che per me Murakami intrattiene eccome, ma non come ti aspetti che faccia un libro, ma trascina via la mente e la riflessione oltre la logica comune finché non chiudi il libro, ti guardi attorno, e ti chiedi dove diavolo sei. Per lo meno, questo è l'effetto che ha fatto su me.