venerdì 16 novembre 2012

Impressioni | Capitano Alatriste, di Arturo Pérez-Reverte

Era una lettura che avevo lasciato in sospeso da tanto tempo, al punto da dimenticarmene.
Alla fine ho preso e ho letto il primo libro della saga dall'avvincente titolo: "Le avventure del capitano Alatriste". Si tratta di una serie di romanzi di azione/avventura ambientati nella Spagna del '600.
Sarò breve.
Come ho già accennato, ho letto solo il primo romanzo e, sebbene adesso stia leggendo altro, sono sicuro che tornerò sulla saga.
Ci sono due tipi di romanzi belli: quelli con una bella trama (e relativo sviluppo) e quelli con un bello stile. Quando becchi entrambe le cose sei a cavallo.
Capitano Alatriste è del secondo tipo. Quello dello stile, intendo.
Non che la trama sia scarsa; si tratta di una novella, la trama è semplice (Alatriste e Malatesta vengono ingaggiati per uccidere due forestieri in arrivo in città), ma è lo stile a farla da padrone. Il narratore è Iñigo, il ragazzo "adottato" da Alatriste, figlio di un defunto compagni d'armi, che quindi racconta in prima persona gli eventi.
In realtà narra di Alatriste in terza, com'è ovvio, e questo se da un lato è ottimo per la caratterizzazione del personaggio di Alatriste (Iñigo lo mitizza, sia perché in effetti è un mito, sia perché lui all'epoca dei fatti è solo un ragazzino), dall'altro incorre in particolari "nodi" narrativi, del tipo che Iñigo racconta ciò che succede fuori dalla sua vista (e udito), con ricchezza di sentimenti e percezioni di Alatriste stesso, quasi sostituendosi con un narratore onnisciente. Ok, il Capitano gli avrà raccontato tutto in un secondo momento, o qualcosa di simile, o magari è Iñigo che sta inventando: a noi non sempre è dato saperlo. Non è una cosa che compromette seriamente la lettura, però boh, io ci ho fatto caso.
Altra piccola pecca stilistica: le digressioni storiche. Per carità, di solito si tratta di "conferme" all'ambientazione, riferimenti a opere che testimoniano i luoghi o personaggi che compaiono nella storia, ma spesso diventano pesanti ed è lo stesso narratore a dire che se il lettore è interessato può approfondire altrove. Niente di troppo grave, comunque.
Lo stile però è accattivante. L'unico motivo per cui ho dato 4 stelle su Anobii è a causa appunto delle digressioni (sono troppo frequenti, per i miei gusti), se si potesse gli darei 4 e mezzo su cinque. Il bello della narrazione in prima persona è che puoi colorarla con un tono preciso, in questo caso il blues dei "poveri diavoli" che campano a tirare alla buona a Madrid, tra una bevuta e un duello (o una coltellata).
Questo primo romanzo è corto - una novella, insomma, non ho idea degli altri. Vale la pena dargli una chance, soprattutto se si apprezzano i romanzi storici, d'azione, cappa e spada, e chi più ne ha più ne metta.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Secondo te vale i 4,99 € che mi chiede Amazon per l'ebook? So che questa recensione dovrebbe bastarmi per decidere e non sei nella mia testa per vedere se Il Capitano mi piacerà, ma sarei più tranquilla con un parere un po' più specifico. Ad esempio, quanto sono lunghe di media le digressioni? Sono quelle a spaventarmi.

Federico Russo "Taotor" ha detto...

5€ per un ebook che per di più si aggira sulle 50mila parole è troppo, e per me lo sarebbe anche per un romanzo di 100mila. Tanto vale comprarlo cartaceo, a quel punto!
Quindi, in sostanza, sì: per quanto bello, so' comunque 5 sacchi per un libricino in digitale. 1€ sarebbe un prezzo ideale.

Anonimo ha detto...

Grazie mille, seguo il tuo parere. ^_^