sabato 27 aprile 2013

Impressioni | La scomparsa dell'Erebus, di Dan Simmons

scomparsa erebus dan simmons hyperion passaggio nord ovest artico horror fantasyEro deciso a leggere Hyperion, dello stesso autore (tutt'altro genere), ma ho scoperto questo romanzo per puro caso mentre lurkavo la libreria anobii di Zwei, e visto il tema trattato mi è piaciuto e ho optato per questo (ma poi mi son trovato a maledire il giurista nerboruto).
La scomparsa dell'Erebus (titolo originale: The Terror) riprende la vicenda storica della ricerca del passaggio a Nord-Ovest (per maggiori informazioni c'è Wikipedia).
Partendo dai fatti reali, includendo personaggi realmente esistiti, il romanzo narra in sostanza il tentativo di risoluzione dell'impresa (storicamente la spedizione è andata perduta, sono state ritrovate solo le mummie congelate di alcuni membri dell'equipaggio sepolti dai compagni), nonché le dinamiche di sopravvivenza in condizioni estreme e i conflitti uomo/natura, uomo/suoi simili, uomo/sfide psicologiche nel panorama artico. L'elemento fantastico (la creatura dei ghiacci) è minore, sebbene sia sempre sullo sfondo e compaia a più riprese, ma direi che come sottogenere l'etichetta "horror" sia più che sufficiente. Quindi thriller storico, horror, horror-fantastico.
A primo impatto il romanzo acchiappa.
Lo stile è abbastanza buono e la narrazione accurata. Da questo lato non ci si può lamentare: l'autore si è documentato (nei ringraziamenti fa un elenco sterminato dei libri studiati) e nella narrazione si nota, talvolta anche troppo. I termini infatti spesso cadono nella specificità tecnica a cui l'utente medio è completamente estraneo. Con l'eReader ero costretto addirittura a cercarne il significato ricorrendo al dizionario, ma la comprensione di alcuni termini andava comunque oltre la loro semplice definizione (cioè sarebbe stato necessario ricorrere a un'immagine o un video esplicativo). Ad aggravare la situazione, poi, c'è la peculiarità che diversi termini sono obsoleti persino nella nautica moderna (parliamo pur sempre del XIX secolo).
A parte questo, lo stile alterna la terza persona POV alla prima (diaristica), a seconda dei personaggi. Ci scappa spesso la digressione che dipinge il background praticamente di ogni personaggio POV: ciò, nel momento in cui approfondisce e concretizza l'aspetto di un personaggio protagonista è tollerabile, costituisce un problema invece laddove si sofferma su personaggi di importanza scarsa o comunque non preminente (leggasi: che faranno presto una brutta fine, o anche: che occuperanno uno spazio ristretto all'interno della storia).
Altro punto a sfavore del romanzo è la ridondanza. Centinaia di parole che ricordano quanto faccia freddo, tanto freddo, freddissimo (ma sto tralasciando altri aspetti, come la stanchezza cronica dei personaggi, ricordata più e più volte senza apportare particolari benefici all'opera). Sì, è giusto non far cadere nel dimenticatoio determinate condizioni in cui si trovano i personaggi, è giusto riproporle più volte, ma dobbiamo ricordare che il romanzo conta ben 784 pagine! Oltre alle suddette ripetizioni, inoltre, il narratore ci tiene a raccontare con precisione gli spostamenti dell'equipaggio e altri dettagli che, se nel migliore dei casi potrebbero essere ridotti semplicemente con riassunti più concisi, nel peggiore andrebbero addirittura eliminati del tutto (a mio modesto avviso).
Lo sbrodolamento narrativo risulta evidente nelle ultime pagine, che hanno l'infamia di ricucire pezzi di trama - tralasciati durante tutta l'opera senza fornire uno straccio di indizio - sotto forma di mega-infodump di poca se non nessuna utilità (come scrittore, [mini-spoiler alert] avrei sfruttato le caratteristiche peculiari, "pseudo-sovrannaturali", del protagonista principale, Crozier, per comunicare le stesse informazioni in una cartella o in un paio di cartelle a voler essere generosi [/fine mini-spoiler].
Tirando le somme, consiglierei questo romanzo?
, ma solo se si ha tanto tempo a disposizione (per esempio si è in vacanza) & il tema trattato è d'interesse.
No, se il tema non interessa tanto il lettore & si vuol leggere una storia "veloce", ritmata. La scomparsa dell'Erebus si prende i suoi spazi per sviluppare gli eventi: ciò nonostante, tali spazi sono molto ampi e gli eventi si risolvono senza troppi conflitti a catena (conflitti e sotto-trame che si potrebbero leggere, per esempio, con Follett), di conseguenza potrebbero anche lasciare insoddisfatto il lettore in cerca del climax, o per così dire del classico dramma in tre-quattro atti.

3 commenti:

Dr. Jekyll ha detto...

Lo lessi anche io circa quattro anni fa! Credevo di essere l'unico in Italia ad averlo letto XD mi piacque per le atmosfere surreali, ricordo che c'era una bestia legata a qualche indigeno e poi... più nulla .-. Non ricordo proprio niente XD

Federico Russo "Taotor" ha detto...

TROPPO lungo, rispetto a quanto ha da dire. Togliendo le zone "morte", i momenti di nulla narrativo, si potrebbero mettere insieme gli eventi più importanti e si otterrebbe un bel crescendo in un romanzo di 300 pagine circa che varrebbe la pena leggere. 700 e passa pagine scoraggiano, non so neanche io come ho fatto a resistere e non abbandonarlo, forse proprio perché le storie nautiche/spedizioni/avventura mi piacciono, così come l'ambientazione, e lo stile tutto sommato buono.
Ma capirei benissimo se qualcuno scegliesse di abdicare.
Giorgio, in effetti non succede granché, in compenso però si imparano tante cose sull'Artico e sugli Inuit. xD

Dr. Jekyll ha detto...

Ecco sì, diciamo che se poi ci fai un esame sopra la spedizione del passaggio a N-O (triennale) ti dimentichi più facilmente della trama XD