Wikipedia vi dirà tutto quello che c'è
da sapere su Elmore Leonard. È un romanziere, ha scritto un sacco di
opere e da molte di queste si sono ricavati dei film, tant'è che è
famoso anche come sceneggiatore. Una vita per la fiction, in pratica.
È morto 10 giorni fa, il 20 agosto.
Ho scelto di leggere Lo sconosciuto
n° 89 senza alcun motivo, mi
piaceva il titolo.
Si
tratta, di base, di una crime story,
un poliziesco più originale rispetto al cliché del detective che
risolve i casi, in primis perché il protagonista non è
un detective – anzi, è un povero cristo con precedenti e problemi
personali, che al momento degli eventi ha trovato un equilibrio per
vivacchiare normalmente.
In
secundis, lo spirito del romanzo è lontano dal dramma misterioso,
quasi chic, delle detective stories.
I
personaggi vengono dal ghetto, tirano a campare, vivono alla
giornata e non si fanno problemi
se per alzare un po' di grana si rischia la galera.
Elmore
Leonard viene
considerato un maestro dei dialoghi. Fermo
restando che, personalmente, condivido l'opinione di King sul fatto
che è difficile far suonare credibile un dialogo, anche se si
registra una telefonata e la si riporta per iscritto, nonostante ciò
è evidente che i personaggi di Elmore Leonard
non suonano finti, anzi. C'è
da imparare, sicuramente.
Lo
stile non è propriamente perfetto, i POV sono vari (e nella versione digitale
che ho letto, non erano separati da un qualsiasi segno o riga
bianca), sempre in terza persona, con una buona dose di infodump non
fastidioso.
Ma suppongo
che il romanzo sia godibile proprio in virtù dello stile vivace, dei
dialoghi verosimili e dei personaggi credibili.
Forse
per lo stile, forse per i personaggi, o forse perché la storia è
stata scritta e ambientata nel 1977, ho
avuto come l'impressione di leggere un Bukowski sobrio
(letteralmente, non metaforicamente) e deciso.
Ho
finito il romanzo grosso modo in 24h, tra un impegno e l'altro, e
considerando che sono molto comodo nel leggere (slow reading), questo
è indicativo dell'abilità di Elmore. Oltretutto il genere non è il
mio preferito, ma verso il 40% dell'opera la storia, a
mio avviso, ingrana ancora
meglio e un eventuale calo di interesse/attenzione viene compensato
da un ritmo più incalzante per
tutta la
restante parte.
È un
romanzo (o un autore?) che,
al di fuori del genere, che
può non piacere,
consiglierei di certo a
qualsiasi scrittore, se non
altro per ammirare l'abilità narrativa e prendere spunto.