domenica 6 ottobre 2013

Impressioni fulminanti | Dannazione, di Chuck Palahniuk

palahniuk damned romanzoHo riattaccato con Palahniuk dopo una carrellata di romanzi scarsi che speravo di poter addirittura terminare e invece ho abbandonato. Diciamo che è stata una scelta obbligata: si avvicinava l'inizio delle lezioni, e non avrei avuto più il tempo per leggere narrativa, così mi sono buttato su qualcosa di sicuro.

Madison Spencer è una ragazzina di 13 anni che si trova all'inferno per - a suo dire - un'overdose di cannabis. Qui incontra altri ragazzi e personaggi, alcuni anche storici. La storia rivela a poco a poco dettagli sulla vita dei personaggi ma soprattutto su quella di Madison, della sua famiglia, e la verità su come è morta.

Quando leggo Palahniuk so già cosa mi aspetta, e questo si rivela un'arma a doppio taglio. Se da un lato so che sto per leggere qualcosa di alta qualità (il più delle volte), dall'altro mi scoccia come mi saltino all'occhio le strategie stilistiche usate (soprattutto dopo aver letto i suoi saggi sulla scrittura). I cori, le sensazioni on the body, per esempio, o altri pattern tipicamente Palahniukiani.
Di conseguenza mi concentro più sui contenuti. Fermo restando che la riflessione indotta da un romanzo è sostanzialmente una cavolata (nessuno scrive una storia per far riflettere, sarebbe una scelta stupida, ma per comunicare la storia stessa, ed eventuali riflessioni - ma neanche troppe - spettano al lettore, sebbene non siano necessariamente richieste), Dannazione fa riflettere.
L'inferno di Palahniuk non è propriamente cristiano, si potrebbe banalmente definire simbolico - per esempio, si finisce all'Inferno se si lancia più di un certo numero di mozziconi di sigaretta per strada, o se esaurisci il numero di "cazzo" disponibili in tutta la vita -, satirico (riesco a sentire le bestemmie di Dante fin da qui) - i morti finiti all'inferno sono gli stessi operatori dei call center che chiamano a casa nell'orario di cena -, e via discorrendo.
Uno dei "ritornelli" che più mi è piaciuto, da un punto di vista comunicativo a dir poco efficace, è questo:
A chiunque stia leggendo e non sia ancora morto, auguro buona fortuna. Sul serio. Continuate pure a mandar giù vitamine. Continuate a fare jogging intorno al laghetto del parco e a evitare il fumo passivo. Incrociate le dita... magari a voi la morte non capita.
In alcuni punti la potenza narrativa cala, e talvolta il narratore, che è Madison ma allo stesso tempo è il Narratore, non suona per nulla una 13enne: ci si potrebbe sorvolare, assumendo per esempio che il narratore è un filtro del flusso di pensieri di una ragazzina morta. Ma Palahniuk adotta, tra i vari cori, uno ricorrente che ricalca come la ragazzina, a dispetto dell'età, conosca determinati termini e concetti. Insomma, sembra molto più matura di quanto qualsiasi 13enne potrebbe mai essere, e l'incongruenza alle volte viene amplificata.
A ogni modo, nonostante conosca ormai le strategie stilistiche di Palahniuk, devo ammettere che nel romanzo ho incontrato diverse forme davvero efficaci, originali, che confermano la bravura dell'autore, e l'intera lettura è piacevole.
Per concludere, un'opera palahniukiana che, a mio avviso, ogni suo estimatore non dovrebbe farsi mancare di leggere.

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P.S. La copertina originale è bellissima. Quella italiana non si può proprio vedere, per questo ho scelto la prima.

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