Forse può suonare un po' esagerato, ma La gatta degli haiku di Giulia Besa potrebbe essere un film di un Miyazaki un po' gore e non tanto aderente al politically correct.
Sono felice che finalmente in Vaporteppa sia arrivato il primo autore non pene-munito: La gatta degli haiku non è un harmony o un paranormal romance, è una fiaba un po' steampunk un po' rinascimentale un po' altro, che non può nemmeno ricordare le favole Disney, quanto semmai quelle di Studio Ghibli, per la varietà e ricchezza dell'ambientazione e l'aspetto un po' creepy di certi personaggi che, nelle storie Disney, avrebbero gli occhioni luccicanti e il sorriso perenne, in una specie di trip da overdose ben riuscito.
La protagonista del racconto è davvero sfortunata, e la sua condizione non si limita a una scenetta di accattonaggio compensata da tanti improbabili amici poveri diavoli pure loro; no, è sola, e le sue sfortune e il suo supplizio sembrano non avere mai fine.
E poi c'è la micia parlante.
A chi non piacciono i mici? Che razza di gentaglia non ama i gatti? I repubblicani! E tu, sei repubblicano?
La gatta degli haiku si legge circa in un'oretta (io ci ho impiegato 1h e 15min circa perché sono lento e mi ci son messo di impegno, ma il Kobo Aura stimava 1h), e a mio modesto avviso può rappresentare un ampliamento, o un lieve discostamento, come la si vuol mettere, rispetto agli altri titoli della collana. Un racconto con una sensibilità diversa, che ritengo possa essere fruibile da un pubblico più ampio, anche in virtù dalla relativa "marginalità" dell'elemento steampunk che, mescolato col resto dell'ambientazione, non può essere considerato preponderante (proprio come in alcuni film di Miyazaki, in cui le tecnologie e gli scenari non sembrano aderenti a un preciso periodo storico, ma fuori dal tempo in perfetto stile onirico, favolistico)
La gatta degli haiku è disponibile su Ultima Books e su Amazon.
domenica 9 novembre 2014
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