venerdì 13 giugno 2008

Recensione - "Mondo senza fine" di Ken Follett


Ho appena finito di leggere Mondo senza fine, e il titolo è più che adatto al romanzo. Senza fine.
Dovrebbe essere una continuazione dei Pilastri della terra, ma effettivamente non vedo come possa ricollegarsi, escluso lo scenario di sfondo e le lontane parentele con i protagonisti del libro precedente.

Io non conosco Follett se non per i Pilastri, dunque non posso dare un parere su di lui, non posso dire se è migliorato, peggiorato o chessoìo.
Tuttavia riconosco nel romanzo alcune componenti che lo fanno stare in piedi da solo. La complessità dello scenario, dal punto di vista politico ed economico, per esempio. Ma Follett si sofferma troppo a descrivere, raccontare, spiegare, illustrare la condizione: crede che in questo modo possa far capire meglio al lettore i problemi e le motivazioni di alcuni personaggi. Ma è inutile, perché il lettore (o almeno io), preso dalla storia, poco se ne frega della condizione dei campi, dei contadini e dei relativi problemi legali ed economici, che influiscono sulla trama non più di tanto e che possono benissimo essere spiegati in poche parole.
I personaggi sono ben caratterizzati - sebbene, come accadeva spessissimo nei Pilastri, Follett ne descrive alcuni mediante similitudini con animali, e se la cosa può sembrare carina all'inizio, si rivela una debolezza e una scocciatura dopo. Ci si affeziona ai protagonisti, ovviamente, che non risultano stupidi o poco credibili - a parte alcuni atteggiamenti idioti di Caris nei confronti di Merthin, ma che sono del tutto giustificati per il fatto che è donna. Ralph mi sembra (forse lo è a tutti gli effetti) un secondo William dei Pilastri, cattivo, aggressivo, e c'è una specie di dualismo Ralph-Gwenda che è simile a William-Aliena. Anche Merthin, alla fine, risulta essere Jack.

In Mondo senza fine ciò che fa andare avanti la storia è la Τύχη. Si presenta la situazione: il buono ha un progetto benigno, il cattivo uno maligno: ognuno cerca di avere successo, ma il cattivo in qualche modo ha la Fortuna dalla sua parte, e il romanzo procede in una serie di Problemi, che si pongono davanti ai personaggi (cattivi e soprattutto buoni), i quali sottostanno, stoici, ma questi stessi personaggi risolvono talvolta i problemi nel modo più semplice (ricorrendo per esempio all'omicidio), ma ogni qualvolta il mezzo possa sembrare un po' immorale, viene giustificato dal fine etico. Allora l'autore distribuisce nelle menti dei buoni sempre e solo scelte difficili, e quando non sa come andare avanti fa cambiare loro idea. Tuttavia, sebbene sia proprio il conflitto che fa andare avanti le storie della letteratura di tutto il globo terracqueo, in Mondo senza fine i Problemi arrivano nel mezzo del cammino dei protagonisti così, come se Dio mettesse ogni volta il bastone tra le ruote con tanto di pernacchia. In una parola, il conflitto, nel romanzo, risulta macchinoso. Censurando un nome per pericolo di anticipazioni, ecco un esempio di deus ex machina:
Ralph guardò **** che allattava il bambino piangendo. Quindici anni, alta a stento cinque piedi, si frapponeva come le mura di un castello tra lui e il futuro che aveva sempre sognato.
La odiava.
Siamo a pagina 1048: accanto al paragrafo ho riportato, sempre in matita: "Pretesto improvviso per far andare avanti la storia". Non ho visto male. Difatti, a pagina 1059, ecco cosa leggo (e annoto):
Ralph incrociò lo sguardo di Alan, che era curioso di sentire che cosa avrebbe risposto. Sospirò. «Mia moglie è molto malata [ovviamente non lo è]» disse. «Non vivrà a lungo.»
Lo scopo era eliminare un personaggio, Follett a pagina 1048 getta il seme della macchinosità, e a pagina 1059 è germogliato. Se non volete avere anticipazioni significative, saltate il paragrafo seguente.
Ralph è rude, assassino e stupratore, e ha sposato una ragazzina, quindicenne, che non lo ama. Cosa può volere di più? Ralph, come William dei Pilastri, gode nel chiavare donne che lo odiano, lo disprezzano e lo temono. Che senso ha uccidere la nuova giovane moglie? Solo per fare un favore a zio Ken, ovvio.

Senza dubbio l'intreccio è ben architettato, o comunque non risulta noioso. I colpi di scena consistono in figli illegittimi, morti, situazioni socio-politiche rivoltate, ecc.
Dopo tutto, non è il colpo di scena in sé l'arma del romanzo, quanto la voglia di far finire i problemi. E questo è più che comprensibile: il romanzo è inutilmente lungo. L'autore si prende spazio tra le pagine per far fuori uno dopo l'altro i problemi, inserendo una difficoltà dopo l'altra cui segue un evento risolutivo. In realtà, gli eventi possono anche restare così, il problema principale è il narratore. Tralasciando i troppi avverbi, i dialoghi talvolta piatti ma per fortuna mai irreali, i problemi principali di Follett sono la lungaggine, l'inforigurgito, il riassunto non richiesto.
Ho sottolineato alcuni punti, troppi; ne pesco solo alcuni e li riporto qui:

Il sole si alzava dietro il fiume, gettando raggi obliqui di luce dorata sui tetti di Kingsbridge. Caris osservò i segni lasciati sulla città da sette mesi di peste. Da quell'altezza si vedevano i varchi nelle file di case, come denti marci. I crolli erano comuni, visto che gli edifici erano di legno e bruciavano negli incendi, o si abbattevano a causa della pioggia, della vecchiaia o dei difetti di costruzione. Il problema, adesso,
era che nessuno li riparava più. Quando una casa crollava, i suoi abitanti si trasferivano semplicemente in un'altra, scelta fra quelle abbandonate. L'unico che ancora costruiva qualcosa era Merthin, considerato un folle ottimista con troppi soldi da spendere.

Il sermone continua per molte altre righe, segue un po' di dialogo morale, e si continua con la storia. Quel brano citato secondo me non va bene per due motivi. Rallenta il racconto, è inutile, e ribadisce concetti ultra triti, concetti che Follett ostenta come se avesse studiato, quando in realtà - come sostiene nei Ringraziamenti - si è circondato di medievalisti e ha fatto fare ricerche a una specie di azienda che fa ricerche, la Research for writers di New York. Gli studenti italiani studiano il Medioevo, la peste bubbonica, il culto per la Vergine che si fa largo in quel periodo (anche la peste di Atene narrata da Tucidide), e il concetto di capro espiatorio come la caccia agli ebrei o le processioni di flagellanti. Sarà che tutta questa ostentazione è ridicola?

Proseguendo, ecco un esempio di riassunto non richiesto:
In un batter d'occhio, Gwenda si sentì riportare indietro nel tempo di dodici anni. Quel che le tornò alla mente con tanta nitidezza da farle venire le lacrime agli occhi fu il ricordo della speranza che le aveva scaldato il cuore quella mattina a Northwood, quando con la famiglia si era inoltrata nella foresta verso Outhenby e una nuova vita. (...)
Continua per altre righe, che vi risparmio, fino ad occupare metà della pagina successiva. E tutto questo è un riassunto di una serie di eventi accaduti non troppe pagine prima. Ma ammesso che la cosa fosse accaduta all'inizio del romanzo, il riassunto in fin dei conti non serve, e non è altro che un riempimento, come in tanti altri punti disseminati per ogni pagina. L'unica possibilità che mi è venuta, a dire il vero un po' audace, riguardo a questa stranezza, è che l'autore non abbia preparato uno schema ben definito degli eventi (mi sembra improbabile) e che, con questi suoi continui riassunti, introspezioni e focalizzazione zero, voglia raccapezzarsi e mettere in chiaro le idee per se stesso. Si deve notare, infatti, che il Folletto finge di usare una focalizzazione esterna, poi riporta in forma dialogica i pensieri del personaggio focalizzato nel paragrafo, ma non esita nel descrivere l'animo e gli intenti di un altro personaggio - di norma, se sfrutti il punto di vista di un personaggio, ne sai quanto lui e non puoi prevedere cosa stia tramando l'altro, né puoi catturarne tutte le sfaccettature psicologiche in un istante. Vuole insomma raccontare tutto e sebbene in qualche modo riesca anche a mostrare, ha il brutto vizio di spiegare tutto ciò che accade, come se fosse insicuro o come se trattasse il lettore da idiota.

Infine, il romanzo si apre con un misterioso evento, un cavaliere inseguito, che possiede una lettera pericolosissima ecc. Si fa tanta leva su questo, i personaggi vi danno tanta importanza, persino il narratore, ma alla fine non serve a niente. Non è misterioso, il narratore descrive in modo complicato la situazione e la riassume però efficacemente alla fine del romanzo, e ciò nonostante si rivela comunque una chiave per risolvere l'ultimo problema. Ma, a mio modesto avviso, il mistero della lettera e tutte le menate varie potevano benissimo non esistere.

Il romanzo, per concludere, presenta personaggi, sfondo ed eventi molto interessanti. La voglia di seguire c'è ma spesso, per colpa di lungaggini inutili, sopraggiunge la noia e diminuisce la volontà del lettore di non staccare gli occhi dalla pagina. Nel complesso, è un bel romanzo che sarebbe potuto essere migliore con poco.

3 commenti:

Glauco Silvestri ha detto...

Noioso? Io l'ho divorato in pochi giorni... mi è sembrato pure corto!

E' bello vedere la differenza di gusti tra i lettori. Ho apprezzato tantissimo le descrizioni, gli approfondimenti e i dettagli... mi sembrava di essere in quel villaggio assieme ai personaggi del libro :)

Federico Russo "Taotor" ha detto...

Non era noioso, e anche io ho apprezzato le descrizioni ecc., peccato però che erano fuori luogo... XD Sarebbe utile e interessante sapere, per esempio, che la pelle di mucca è più resistente della pelle di vacca, se si parla della protezione per le torri d'assedio e se c'è una scena di guerra (se viene detto dal narratore però sarebbe un infodump XD): tuttavia non è molto conveniente specificare e insistere su particolari agricoli quando questi non sono indispensabili per la trama. Ma più che i particolari, sono le introspezioni ripetute e i riassunti che rallentano.
Per un racconto di quella portata, una narrazione più veloce sarebbe stata l'ideale. Ti ricordo che è difficile scrivere in sintesi e bene, mentre è più facile prendersi tutto lo spazio che si vuole per gestire la trama ecc. ;)

Lo Sparviero ha detto...

Guarda, io non ho mai letto Follet.
Tuttavia hai detto che uno dei pochi collegamenti con "I pilastri della Terra" è il fatto che i protagonisti di "Mondo senza fine" hanno lontani legami di parentela con quelli del libro precedente.
Quindi è normale che si somiglino un po', anche se questo non è il modo migliore per essere originali^^!
Buona giornata.