lunedì 9 settembre 2013

Impressioni ristrette | Domani il mondo cambierà, di Michael Swanwick

swanwick station tide domani il mondo cambierà recensioneMichael Swanwick, con quest'opera - titolo originale: Stations of the tide, e si noti la grande affinità col titolo italiano - ha vinto il premio Nebula nel 1991.
Queste sono le cose che mi perplimono.
Ho interrotto il romanzo al 50% della lettura. Avevo intenzione di farlo già da prima ma verso il 20% spuntano idee interessanti che mi convincono a proseguire nonostante lo stile pessimo.
Perché è lo stile che davvero rappresenta un ostacolo alla lettura. Non so se sia corretto definirlo naïf, ma è quello stile che di solito io personalmente chiamo "romanzese" o "scrittorese": alcuni autori, di solito quelli alle prime armi, nel narrare usano un lessico che secondo loro è quello "tecnico", il linguaggio che va usato quando stai raccontando una storia.
"Era una notte buia e tempestosa".
Lo stile di Swanwick in Stations of the tide è come se fosse a un livello superiore dello "scrittorese": i cliché vengono rimpiazzati direttamente con le forme "auliche", come literary fiction da studiare a scuola e farci poi gli esercizi "Vedete, ragazzi, come l'autore ha usato una metafora in cui quel personaggio viene identificato con quell'animale, e ciò indica la natura meschina di Taldeitali, ecc. ecc. capolavoro, capolavoro, genio assoluto per aver pensato a una cosa simile, imparate a memoria".
In realtà dovevo aspettarmelo. Tapiro mi aveva già avvertito dello stile "intellettualoide" adottato nel romanzo, ma dovevo testimoniarlo di persona.
Certo, l'ambientazione è affascinante - laddove si capisce di cosa si sta parlando -, e sicuramente sarebbe bello approfondire. Ma ci troviamo di fronte a questo:
- Ciò che mi lascia perplesso - disse per mascherare il suo sospetto - è che...
Il narratore che svela le intenzioni dei personaggi in maniera palese.
Chu non fece finta di non capire. 
Spiegazione delle intenzioni di un personaggio + doppia negazione: addirittura combo! Non nascondo di non apprezzare questa forma.
Era preoccupantemente facile ubbidire a quel mostro, poiché era molto decisa nei suoi ordini.
Tralasciando il resto: gli avverbi in -mente. Per di più inutili, non solo brutti, ma proprio del tipo che se li ometti non solo non ci perdi, ma ci guadagni. Ce ne sono a iosa.
- Be'... - I denti dell'uomo erano rotti e ingialliti, le sue gengive erano violacee, e il suo alito aveva il puzzo della corruzione.
Il consueto "puzzo della corruzione". Queste sono le forme "auliche" che capita di trovare nelle opere di quegli autori che magari ci provano, così, gli scappa, "come uno starnuto" (Cit.), oppure tentano di fare Alta Narrativa da studiare al liceo (stile Wu Minghi).
Il burocrate percepì la presenza ronzante ed encefalica delle venti sibille, che facevano parte del sistema, nel retro del suo cervello.
Fantascienza o no, la "presenza encefalica" è un'affermazione che non significa assolutamente nulla.
Il burocrate fissò meravigliato quei fantasmi silenziosi e pensò: "Non esistono creature simili". Anche se, in verità, non riusciva proprio a immaginarsi per quale motivo non dovessero esistere. Immerse fino alle cosce, si muovevano silenziose come sogni e alte come dinosauri, sonnambule eppure sicure come un desiderio.
(Anche qui tralasciamo il resto) Ad essere sincero a me le similitudini evocative, efficaci, piacciono. Lo so, magari non sono il mezzo più indicato per narrare, ma in alcuni romanzi ne ho trovate di efficaci, che mi avevano colpito.
Queste appena citate, però, no. Che diavolo significa "silenziose come sogni" e "sonnambule eppure sicure come un desiderio"? Perché usare mille parole quando ne basta una, o due?
Di fatto il romanzo non era così difficile da leggere, ma spesso e volentieri lo stile pessimo mi ha fatto cadere le braccia, e a quel punto dovevo scegliere se continuare qualcosa che comunque fino a metà opera non mi aveva convinto granché o cercare qualche altro romanzo.
Alla fine ho optato per chiudere.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

T'avevo avvertito ^_^

Tieni comunque conto che scendere nei dettagli stilistici in una traduzione vale quel che vale. Il problema grosso nel seguire la storia è che Swanwick fa un sacco di tagli indiscriminati (salti temporali enormi tra un capitolo e l'altro), e spesso si fa fatica a seguire cosa i personaggi sanno o hanno fatto fuori scena.

Federico Russo "Taotor" ha detto...

Avevo pensato di andare a leggermi la versione originale, ma perderei troppo tempo. Oltretutto dubito che il traduttore abbia "inventato" gli avverbi in -ly o le metafore "poetiche" - ok, sono libertà che alcuni traduttore effettivamente si prendono, ma non credo che sia la norma!
Magari però andrò a controllare, per curiosità.

Hendioke ha detto...

Il primo e il quarto estratto a me piacciono, gli altri andrebbero leggermente rimaneggiati ma niente di grave, dai.

E poi, che ci piaccia o no, lo stile romanzese esiste e piace pure, prova a leggerti L'Ombra del Vento di Zafon e poi mi dirai.
E' un bestseller, tutti lo adorano e lo incensano e ti assicuro che, se gli togli lo stile romanzese, presenta una delle storie più sceme e stereotipate di sempre e avrebbe avuto un centesimo del suo successo XD

A me son piaciuti giusto il personaggio del barbone ex spia e alcune trovate retoriche.

Federico Russo "Taotor" ha detto...

@Hendioke: Il romanzese è un'arma a doppio taglio. Diciamo che per tagliare la testa al toro (tanto per rimanere in tema) è meglio non usarla proprio, imho. Se lo metti in bocca a un narratore onnisciente è la fine, ma anche in bocca a una narrazione in terza persona rischia di suonare scontato, scarso.
Il discorso è diverso se la narrazione è in prima persona (grosso modo la scelta migliore), ma a quel punto deve essere coerente con lo stile comunicativo del personaggio-narratore stesso.

In effetti parlando di similitudini e metafore pensavo proprio a Zafon, quindi concordo con te! Il problema è che L'ombra del vento l'ho letto a 16 anni (ora ne ho 23), ero un adolescente pieno di entusiasmo e con poco sale in zucca. Ci avevo scritto una piccola impressione, in illo tempore, sul mio vecchio blog (vecchissimo, non so perché ancora non è stato eliminato da altervista, e ammetto che mi dispiacerebbe distruggerlo, però a quel tempo non avevo grande senso critico, o comunque con scarsa cognizione di causa, quindi probabilmente non condivido più tutto ciò che ho scritto allora).