venerdì 23 novembre 2007

Diagnosi letteraria: Mondo senza fine, di Ken Follett


Avevo intitolato questo post "Analisi letteraria", ma mi sono reso conto che si tratta di una vera e propria diagnosi (queste tre giornate passate come "interprete medico" mi hanno fatto male :D).

Per questa diagnosi voglio porre l'attenzione su alcuni argomenti scottanti (trattati nel post precedente e in uno di Simone Navarra), ovvero l'(ab?)uso di aggettivi, sul "mostrare" e il raccontare.

Fortunatamente, non devo ricopiare il brano dal libro; è già su internet, tutto il primo capitolo (questo è link, dal sito della Mondadori).

Gwenda aveva otto anni, ma il buio non le faceva paura.
Quando aprì gli occhi non vide nulla, però non fu questo
a spaventarla. Sapeva di trovarsi al priorato di Kingsbridge,
nel lungo edificio di pietra chiamato ospitale, stesa a terra
su un giaciglio di paglia. Accanto a lei era sdraiata la madre;
dal tiepido profumo, Gwenda comprese che stava allattando
il piccolo, ancora senza nome. Vicino alla mamma
c’erano il papà e poi il fratello maggiore Philemon, di dodici
anni.
L’ospitale era affollato, e benché la bambina non riuscisse
a vedere le altre famiglie coricate sul pavimento, stipate come
pecore in un recinto, percepiva l’odore acre dei loro corpi
caldi. All’alba sarebbe stato Ognissanti, che quell’anno cadeva
di domenica e quindi era un giorno particolarmente benedetto.
La sera che lo precedeva, la vigilia, era un momento
pericoloso in cui gli spiriti maligni circolavano liberamente.
Al pari della famiglia di Gwenda, centinaia di persone erano
accorse a Kingsbridge dai villaggi vicini per trascorrere la festa
entro i confini consacrati del priorato e assistere all’alba
al servizio religioso.
Come tutte le persone di buonsenso, Gwenda temeva gli
spiriti maligni, ma ancor più la terrorizzava quel che avrebbe
dovuto fare durante la funzione.
Scrutò nell’oscurità cercando di non pensarci. Sapeva che
nella parete di fronte a lei c’era una finestra ad arco priva di
vetri – solo gli edifici più importanti avevano vetri alle fine-
stre –, con appena una tenda di lino a riparare dalla fredda
aria autunnale. Tuttavia non scorse alcun bagliore grigiastro
nel punto in cui doveva trovarsi l’apertura, e se ne rallegrò.
Sperava che il mattino tardasse ancora.
Non c’era nulla da vedere, ma molto da ascoltare. La paglia
che copriva il pavimento frusciava in continuazione,
ogni volta che la gente si agitava o cambiava posizione mentre
dormiva. Un bimbo si mise a piangere, forse svegliato da
un brutto sogno, e fu subito tranquillizzato da un affettuoso
bisbiglio. Di tanto in tanto qualcuno farfugliava una mezza
parola nel sonno. Da qualche parte arrivarono i rumori di
due persone che stavano facendo le cose che tutti i genitori
facevano ma di cui non parlavano mai, quello che Gwenda
chiamava “grugnire”, perché non sapeva come definirlo altrimenti.
[...e bla, bla, bla, cheppàlle!, dice ora qualcuno]

Non voglio essere noioso, quindi sarò breve.

L’ospitale era affollato, e benché la bambina non riuscisse
a vedere le altre famiglie coricate sul pavimento, 1. stipate come
pecore in un recinto, percepiva 2. l’odore acre dei loro corpi
caldi.

Come potete vedere, nel punto 1. c'è una similitudine, che per qualche motivo alla gente non piace, a meno che non sia originale e poetica (ci trovate qualcosa di poetico in "stipate come pecore in un recinto"? Io no, ma non vedo il problema, ha reso l'idea, il ragazzo). E poi il punto 2., due aggettivi per ciascun sostantivo (l'odore acre dei loro corpi caldi - se ti trovi nel medievo, sei un viandante e quindi non hai occasione di lavarti spesso, specie a novembre, e dormi in un'orgia, ti riscaldi e sudacchi: ovvio che puzzi! ma chìssene, non è un mio problema, mentre leggo colgo l'idea e dimentico le figure retoriche e tutto il resto).Ancora, il narratore fa un riassunto di ciò che è accaduto, di ciò che accadrà e di ciò che potrebbe accadere. Alterna anche un po' di "mostrare", ma è completamente fuori luogo, visto che non è un "mostrare" a 360°. In seguito (piccolo spoiler, ma irrilevante, visto che la quarta di copertina vi svela la trama fino a pag 30 o giù di lì), la bambina, Gwenda, figlia di un ladro (a cui hanno amputato la mano ecc... ecc..., insomma, Follett poteva far dire la storia del tipo direttamente dalle sue labbra, e non attraverso una digressione che non è manco un flashback, no?), ebbene sta bambina dovrà rubare un sacchetto di soldi.
Io al posto di Follett avrei tagliato tutto, fino al momento del furto, e riassunto in un bel dialogo in cui il padre (carogna) minaccia la figlia, ricordandole che se fallisce, oltre a darle tante sculacciate, le tagliano la mano come già è successo a lui, e via discorrendo.

Ma ce ne importa qualcosa? A me no, Follett non fa niente di veramente sbagliato, vende un casino, è felice, i suoi lettori sono felici, tutti son contenti. Certo, usa malamente la digressione e il riassunto, proprio laddove potrebbe evitare, ma va bene comunque, «noi gli vogliamo bene lo stesso».
Così penso. Vorrei proprio sapere qual è il vostro parere a riguardo.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

La narrazione non è rapida ed incalzante, ma più calma e pacata e questa, se permettete, è una cosa che ammiro molto: lo scrittore deve sapere quando rendere rapida la narrazione e anche quando acquietarla e rallentarla.
Oh mio Dio, però, lo giustifico pienamente perchè usa la degressione e sintetizza alcune parti: certe volte e proprio palloso descrivere.
Ma, come ho detto nel blog di Simone, bisogna anche studiare le caratteristiche dei personaggi e qui la piccola protagonista, Gloria, mi sembra dipinta abbastanza bene come prima impressione.

Federico Russo "Taotor" ha detto...

(Non si chiamava Gwenda?) Già. Lo scrittore fa le sue scelte, poi il romanzo viene giudicato nel complesso. Insomma, le scelte dell'autore sono l'impalcatura del racconto (mon Dieu, una metafora! al rogo), una cosa è mettere male dei pilastri (tanto per rimanere in tema Follett ^^), un'altra è mettere dei pilastri di un colore diverso (rosa, in caso di ingegnere gay). L'importante è che il tutto stia in piedi. Dopo puoi pensare al colore della facciata, alla forma delle finestre ecc... Intanto, però, i pilastri non li vede nessuno e nessuno se ne frega.

Chiedo perdono per la lunga metafora, era tanto per dare una frustata al partito anti-figure retoriche.

Gamberetta ha detto...

In effetti è bruttino. Ma d’altro canto questa non è narrativa fantastica, è polpettone storico, tutt’altro genere. L’unico romanzo di fantascienza di Follett, Il Pianeta dei Bruchi, è poco più di 100 pagine. In verità è una porcheria pure quello.

C’è da dire che letto in inglese:
estratto al sito di ken follett
scorre un po’ di più.

Resta il fatto che la similitudine tra pecore e corpi è davvero banale.

Federico Russo "Taotor" ha detto...

Mah, l'inglese, che lingua barbara. Potrebbe scorrere di più in inglese, ma si tratta solo di un'impressione, credo. Insomma, siamo in Italia, scriviamo e leggiamo italiano. (puntantdo il dito verso Gamberetta: [b]esterofilaaah![/b])

Comunque sia, Follett vende come un maiale. Sarà che quelle "mancanze" elencate non contano molto, per il lettore?

Federico Russo "Taotor" ha detto...

(Ho sbagliato i tag... scusate)

Gamberetta ha detto...

Neanch’io sono una fan del pernicioso idioma della perfida Albione (combo old skool +100 di danno), ma in certi casi è difficile parlare di stile partendo dalla traduzione. Un sacco di traduzioni sono davvero atroci. Non è questo il caso: in inglese è un pochino meglio, ma non di molto.
Follett però ormai vende e pubblica qualunque cosa scriva, non credo faccia testo. Come anche il King di Cell: se non l’avesse scritto King non l’avrebbe pubblicato nessuno, una schifezza come poche.

P.S. Sì, sono Esterofila e ho anche l’Invidia Cronica.

Anonimo ha detto...

Ah vero! E' Gwenda! Sono fissato con Gloria ultimamente!
Sì, l'inglese sarà anche barbaro, perchè l'italiano è molto meglio per narrare. Ma certe battute dei miei personaggi suonerebbero motlo meglio in inglese!

LauBel ha detto...

condivido: bella analisi. anche a me piace, nel leggere, soffermarmi su questi particolari e sul rapporto stile-contenuto... personalmente, poi, non ho una particolare simpatia per follett... sa molto di "fenomeno commerciale"...

Federico Russo "Taotor" ha detto...

Già. Io di Follett ho letto solo I Pilastri della terra (e ora Mondo senza fine), ma non l'ho trovato tanto male. Sicuramente è un fenomeno commerciale, ma non avendo letto altro non posso esserne sicuro... :)