La questione è semplice: in ambito artistico, due aspetti della "produzione" vera e propria sono caratterizzati da due aspetti, quello tecnico e da quello creativo.
Avevo in mente questo post già da un po' di tempo, ma è stata un'intervista ad Andrea D'Angelo a farmelo riesumare.
Risponde D'Angelo:
L'arte è ciò che è innato e impulsivo, che ti spinge a volere una determinata cosa, a volerla fortemente e a volerla in quella forma artistica (a raccontare una storia per iscritto, ad esempio). Il mestiere è ciò che devi forzatamente imparare bene, se vuoi che la tua arte non ne esca svilita e inefficace.
Se ti piace scrivere, e hai una storia in mente che devi a tutti i costi far conoscere al mondo, devi prima imparare il "mestiere", altrimenti non concluderai niente.
La tecnica e la creatività sono sempre in conflitto. La giusta dose sarebbe metà e metà, ma, secondo il mio personale punto di vista, oggigiorno la bilancia penderebbe di più sulla creatività.
Mi spiego: come si possono spiegare i successi di alcuni romanzi tecnicamente scarsi? La mia risposta è: la volontà dell'autore traspare nelle pagine dell'opera.
Può sembrare abbastanza riduttivo, ma Stephen King in On Writing sostiene che ciò che scrivi deve piacere innanzitutto a te (la scoperta dell'acqua calda), perché se già tu non sei soddisfatto, il risultato si vedrà, e figuriamoci cosa ne penserà il lettore, che dovrebbe avere di regola meno entusiasmo rispetto allo scrittore.
Ma vale anche l'opposto. Se hai tanta volontà, sai di avere tante idee e sai che dovrai lavorare sodo per poter scrivere la tua storia, il lettore lo capirà e apprezzerà.
Ma la volontà non basta. Puoi avere la storia del secolo, ma se non hai tecnica è come conoscere il significato della vita ma non avere la bocca per comunicarlo agli altri.
La tecnica, però, è relativa a seconda del pubblico.
Già in questo post avevo trattato parte dell'argomento. Nel forum di un mmorpg, gioco ruolistico online, pubblicai un racconto ad esso ispirato. Un racconto abbastanza scarso, per la verità. La forma era corretta, niente strafalcioni, ma nel complesso era un'opera di bassa qualità - davvero bassa -, scritta apposta per quel tipo di pubblico - ovvero, un pubblico che accetta la storia come viene, senza farsi troppe domande sul realismo, sulla forma, e gustando puramente l'aspetto artistico, fantasioso. Ottenne un enorme successo.
Sebbene si parli di letteratura, il concetto vale anche per altre arti, affini e no.
Verga era un caprone: scrisse le sue prime opere coi piedi, e nessun editore voleva pubblicarlo, finché lo scrittore non si è seduto, gomiti sulla scrivania, ad imparare un po' di grammatica.
Giovan Battista Marino scrisse l'Adone (l'immagine del post), che potete liberamente leggere qui... se ne avete il coraggio. Dal punto di vista tecnico, è un inno alla poesia, una perfezione assoluta: un mattone di noia che fa crescere una barba così.
Mozart era un genio, musicò il Miserere dell'Allegri, brano il cui spartito non poteva essere diffuso e che durava 15 minuti, dopo averlo sentito una sola volta. Soffriva anche di coprolalia, gli piaceva dire tante cose sconce. Se impazzite e cominciate a bestemmiare a non finire, tranquilli: potreste essere dei geni.
E non bisogna dimenticare Paganini, virtuoso (in ambito esecutivo) del violino, e Lizst, altro virtuoso (in ambito compositivo) del piano, di fatti musicò molti brani di Paganini stesso, come La campanella ecc.
Bob Dylan aveva la musica nel cuore, e sebbene conoscesse quei pochi accordi, è diventato un grande della musica moderna. Kurt Cobain, idem. Oltre a drogarsi dava due spennellate significative alla chitarra, prima di fracassarla in un amplificatore, e Smells like teen spirit si trova al 9° posto tra le 500 canzoni più belle della storia, nell'elenco della rivista Rolling Stones. Eppure entrambi non avevano una grande capacità tecnica, di sicuro non quella di virtuosi come Steve Vai, Malmsteen o Petrucci.
D'altronde, Picasso sosteneva, in difesa del suo modo di fare arte, che non c'era gusto a dipingere ciò che si imparava alla bottega (o qualcosa di simile). Van Gogh, invece, era molto craetivo ed evocativo. Si ricordi l'autoritratto o la famosissima Notte stellata.
Il mio parere? Sono assolutamente a favore della tecnica. A meno che non ci si lasci prendere dal delirio giovanbattistamarinesco, acquisita la tecnica si è capaci di tutto. Credo che la creatività trovi una marcia in più con la tecnica. Un'esplosione di creatività, privo di tecnica, è un grido muto.