lunedì 12 settembre 2011

Impressioni | Il colore della magia, di Terry Pratchett

Terry Pratchett rientra ormai da tempo nei must della narrativa fantasy.
Mi son deciso di leggerlo ora dopo tanto tempo perché, per fortuna, i gusti cambiano, si "aggiornano", e Terry Pratchett non mi piaceva, tanti anni fa, perché esageratamente fantasy.
Il colore della magia (The colour of magic) è il primo libro della saga del Mondo Disco (Discworld).¹
I libri di Discworld presentano diverse storie. Sebbene sia una saga di diversi libri, ognuno di questi è ambientato nello stesso mondo, che si evolve col tempo, ma i personaggi possono essere diversi (a seconda del "ciclo", Ciclo di Rincewind, delle Streghe, ecc.) e la lettura è ugualmente godibile - a differenza delle classiche, epiche, infinite saghe fantasy.

Questo romanzo funziona.
Non è perfetto, non si avvicina neanche lontanamente alla perfezione tecnica, c'è molto raccontato e il mostrato non è sempre mostrato benissimo - se non in alcune parti -, gli infodump sono numerosissimi, a partire dalla prima frase del romanzo.
I personaggi non sono credibili, alcuni personaggi poi sono del tutto assurdi e incredibili. Il filo narrativo non è lineare, è interrotto in più parti, e sebbene la cornice narrativa sia chiara all'inizio (in medias res, flashback, ritorno al "presente" e continuazione), poi viene rotta, a un tratto addirittura passano mesi in cui si verificano eventi non narrati ma vagamente raccontati per sbaglio.
I POV sono piuttosto "liberi", dove per liberi intendo ballerini e talvolta dotati di volontà propria. Quello principale appartiene a Rincewind, ma lo sguardo si amplia a volte in maniera vertiginosa includendo l’extraumano come parte integrante della narrazione, (ma non vi sarebbe sottesa alcuna una motivazione etica e politica, presumo).²

Queste sono premesse disastrose, per un qualsiasi romanzo - se poi è fantasy, c'è solo da piangere.

Ma il romanzo funziona, o almeno così ritengo, perché la saga di Discworld è una saga di fantasy comico.
Il romanzo presenta diverse parodie proprie del fantasy classico - e dato che l'opera è datata 1983, mi chiedo come, come abbia fatto Pratchett ad avere già le "palle piene" del genere (a sufficienza per una parodia, intendo), visto che il fantasy più denso e stereotipato è proprio di quel tempo o meglio ancora, del periodo successivo, '80-'90, anni che hanno visto la nascita di D&D (1974 con la fallimentare TSR, 1997 con la Wizards of the coast), che ha fornito il materiale per le opere "ispirate" negli anni successivi, anni in cui è comparso il ciclo di Shannara (1977), di Dragonlance (1984), di Magic: the Gathering (1993), e giochi tamarri derivati, come il mitico HeroQuest.
Le parodie sono diverse, e chi è un veterano o un semplice appassionato del genere non avrà difficoltà a riconoscere le "imitazioni" di Conan il barbaro e Red Sonja, per esempio, o addirittura di Star Trek, o più in generale, degli archetipi del genere.
Ma veniamo allo stile.
Infodump: se non ci fossero, il romanzo non sarebbe godibile. [Urla di spavento dal pubblico inorridito]
Terry Pratchett infatti interrompe spesso la narrazione per dare informazioni riguardanti il mondo, informazioni divertenti, che se mostrate, forse, non avrebbero lo stesso effetto - autore e narratore sono la stessa persona, il narratore in pratica è un personaggio, e le cose che racconta suonano coerenti con il resto del romanzo.
Ecco un esempio, un brano che io ho trovato molto divertente [i fan odiano la pessima traduzione italiana dell'opera, ma per questo brano andrà bene]:
Dopo la prima Età della Magia, nel mondo-disco l'eliminazione degli zi­baldoni divenne un serio problema. Un incantesimo è un incantesimo an­che se imprigionato temporaneamente in pergamena e inchiostro. Esso ha efficacia. Ciò non rappresenta un problema finché il proprietario del libro resta in vita, ma alla sua morte esso diventa una fonte di potere incontrolla­to non facile da disinnescare. In breve, i libri d'incantesimi lasciano uscire la magia. Si sono tentate varie soluzioni. I paesi vicini all'Orlo hanno semplicemente zavorrato i li­bri dei maghi morti con pentalfa di piombo e lihanno scaraventati giù dal Bordo. Vicino al Centro, le alternative possibili erano meno soddisfacenti. Una era quella d'infilare i libri in recipienti di ottirono sottoposto a polariz­zazione negativa e affondarli nelle profondità incommensurabili del mare (la loro sepoltura nelle caverne terrestri era stata proibita dopo che alcune province si erano lamentate di alberi che camminavano e di gatti a cinque teste), ma non molto tempo dopo la magia ne trasudava e alla fine i pesca­tori si lamentavano di banchi di pesci invisibili o di molluschi immateriali.Una soluzione temporanea fu la costruzione, in vari centri di tradizione magica, di grandi ambienti fatti di ottirone denaturato,inaccessibile alla maggior parte delle forme di magia. Lì era possibile immagazzinare i volumoni più critici finché la loro potenza si fosse attenuata.
Il riferimento alle scorie radioattive è evidente (Pratchett lavorava presso l'ufficio stampa per la Central Electricity Generating Board, quindi doveva avere un bel po' di esperienza sull'argomento.) Inoltre è divertente l'elemento fantastico (i libri d'incantesimi) calato a pennello dal punto di vista funzionale nell'ambientazione, a sua volta fantastica - il Mondo Disco, il riferimento all'Orlo e alla possibilità di potersi sbarazzare di una cosa semplicemente gettandovela oltre; e sebbene oltre l'Orlo c'è solo lo spazio, non sarebbe neanche giusto pensare che i libri più che cadere giù con un peso appresso dovrebbero fluttuare, perché anche la fisica è fantastica, e il narratore stesso si prende gioco della cosa:
Il mondo del disco offre visioni molto più impressionanti di quelle esi­stenti negli universi costruiti da Creatori dotati di minore immaginazione ma di maggiori attitudini meccaniche.
I personaggi sono buffi e assurdi, assurdi come la Morte e buffi come Hrun il barbaro - e lo humor british dell'autore fa molto.
Esempio:
Nelle terre del Mare Circolare Hrun era uno degli eroi durati più a lungo: un combattente di dragoni, uno spogliatore di templi, una spada mercena­ria, il centro di ogni rissa da strada. Poteva perfino, al contrario di molti eroi conosciuti da Scuotivento, pronunciare parole di più di due sillabe, se uno gliene dava il tempo e un suggerimento o due.
In pratica, è tutto (o quasi) giustificato per il fine della comicità.
Paradossalmente, è più credibile qualcosa che non vuol essere serio o veramente credibile. In qualche punto il romanzo rallenta, e c'è poco di divertente e poco di interessante (il punto forte di Discworld sono proprio le idee originali), ma è cosa da niente. Considerando che leggo principalmente nei ritagli di tempo (sul water, nei viaggi e viaggetti, nelle mezzore appositamente ritagliate, nelle attese varie), è facile per me ritenere noiosa una lettura, perché perdo il filo dell'emozione, per così dire, creata nelle pagine precedenti, e questo è stato rarissimo con Discworld, il che rende Pratchett un ottimo intrattenitore.
La storia in sé è relativa. La forza del romanzo sta nelle idee, a mio avviso.

Terry Pratchett è un buon esempio del fatto che l'uso dello Show, don't tell non è un dogma assoluto da seguire ciecamente, ma semplice buonsenso. Pratchett non mostra tutto il tempo, anzi, il suo forte sta proprio nel raccontare, nella personalità del narratore. In realtà mostra laddove è giusto che si mostri, e per il resto racconta perché la storia lo richiede.
Non si può far altro che raccontare, in scene come questa:
Guardò l'ometto.
— Voi... — cominciò e si sforzò di ricordarsi il peg­giore impropero in lingua trob; ma il piccolo popolo felice dei Trob non sapeva imprecare a dovere.
— Voi — ripeté.
Un'altra figura frettolosa lo urtò, mancandolo di un pe­lo con la lama che portava in spalla. Scuotivento si lasciò andare a uno scoppio di collera.
— Voi piccolo (uno che, con un anello di rame al naso, si bagna i piedi in cinta al monte Raruaruaha durante un violento temporale e grida che la Dea dei Lampi, Alohura, ha i lineamenti di una radice guasta di uloruaha).
Vale la pena leggere Terry Pratchett.
A quanto pare è affetto da una rara forma di Alzheimer precoce e, stando a quanto dice Wikipedia, "Pratchett stated that he wishes to commit 'assisted suicide' (although he dislikes that term) before his disease progresses to a critical point."

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Note:
¹ Sarebbe stato più saggio da parte mia, per completezza, fornire le impressioni anche di The light fantastic, il secondo libro, che è il diretto proseguimento del primo, se non fosse che ogni libro può essere letto singolarmente (tranne il secondo). Ma per me non ha senso dividere un libro in due se il secondo è la diretta continuazione del primo, e dato che un tal dei tali potrebbe trovare questo libro da qualche parte - per esempio, a una bancarella di libri usati - e leggerselo, che senso ha troncare il finale, senza una mezza autoconclusione, né un cliffhanger che lascia e non lascia spazio alla continuazione.
² Non è chiaro quali fossero le intenzioni di Pratchett; pare che attualmente siano in corso studi accademici oltreoceano per poter chiarire la cosa.

3 commenti:

Unknown ha detto...

Ora che sono al 21esimo libro, posso dire che gli obbiettivi del romanzo cambiano a seconda dei personaggi: In tutti i romanzi c'è una certa componente sociologica e politica, ma in quelli che hanno come protagonisti i guardiani notturni, questi elementi si accentuano esponenzialmente, in parte per la presenza di Vetinari.
By il Gusdambrosio

dr Jack ha detto...

Terry Pratchett a volte spinge gli infodump fino a farli diventare note a margine.

Non ricordo se l'ha fatto in "Il colore della magia", ma in Jingo ha lasciato più note modello citazioni di wikipedia.

Però non saprei se le regole applicabili a una parodia siano funzionali anche per la fiction "seria".

Federico Russo "Taotor" ha detto...

Mi rendo conto ora, in The Light Fantastic, che effettivamente Pratchett sa scrivere: fa la parodia persino degli stili di scrittura "pulp".
Certo, tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare, ma con 3-4 libri che mi son trovato a dover leggere, li ho ogni volta abbandonati e son tornato con fiducia a Terry Pratchett, che quel che cerco in un libro non delude mai.