venerdì 14 dicembre 2007

Fantasy da strada

Ci sono due motivi per cui alcuni si mettono in testa di scrivere fantasy: 1. Si tratta di persone nate tra il '70 e l'80, che sono state cresicute tra Prince Valiant e fantasy pulp di tutti i tipi, e un po' per amorevole nostalgia, un po' perché gli hanno fatto il lavaggio del cervello, vogliono scrivere di CCC, castelli, cavalieri e creature magiche. 2. Si tratta di persone che hanno letto e amato il Signore degli anelli, si innamorano del fantasy (e poi si dimenticano di Tolkien) e continuano sulla loro "via".
Perché fantasy da strada? Perché col tempo il concetto di fantasy si è corrotto alla grande, e come succede colla lingua, è accaduto che il fantasy corrotto sia ora diventato il fantasy ebbasta.
Gli elementi del fantasy da strada sono i seguenti, a mio parere:
  1. Il mago colla barba lunga che impugna un bastone, un incrocio tra l'eremita dei Led Zeppelin, Gandalf e Babbo Natale. (riferimento classico: Gandalf, appunto) Sa lanciare palle di fuoco dalle mani, ma usa il bastone perché è figo.
  2. La spada magica, che può essere usata all'occorrenza come parafulmine e fucile. (riferimento classico: Gurthang, la spada di Túrin nel Silmarillion, è maledetta e gli parla)
  3. La pietra (o le pietre) del potere, o un amuleto qualsiasi di cui l'eroe dispone o che l'eroe deve cercare. (rif.c.:L'unico anello di Tolkien, ma anche le Pietre Magiche di Shannara, di Terry Brooks)
  4. Il cavaliere intelligente, forte e coraggioso, l'eroe. Non è mai un contadino (rif.c.:se come esempio escludiamo Frodo e prendiamo Aragorn), ma è un macho che non ha problemi ad andare in giro sempe con un'armatura completa addosso. Come fa a lavarsi? Chissà quanto puzza.
  5. Il drago che spesso parla (rif.c.: Smaug in Lo hobbit, di Tolkien ovviamente). In casi assurdi come Eragon, il drago è anche telepatico, ma solo col ragazzino.
  6. Il tremendo signore oscuro. È sempre nero, per forza. Ha una forza incredibile, ha degli scagnozzi, possiede qualcosa che lo rende invincibile, e che costituisce anche il suo punto debole. (rif.c.: Sauron del Sda, ma anche il Cavaliere del Drago di Eragon di cui non ricordo il nome, o quello di Shannara, Brona...)
  7. La guerra che ha ridotto il regno in miseria, rende gli abitanti disperati, e sta per condurre il mondo alla rovina, se non fosse per l'eroe che sconfigge il Signore Oscuro.
  8. La mappa del regno, poco realistica, se ne frega di tutte le altre terre, l'intero mondo consiste in un territorio esteso come dalla Spagna alla Grecia, per forza circondato dai monti, e suddiviso in: I. territori dei buoni, comprendenti aree composte da sole montagne, solo boschi o solo fiumi, II. il Regno Malvagio del Signore Oscuro, e III. lande desolate - perché l'autore non sa che cacchio invetarsi. (rif.c.: Tutti i fantasy che conosco. Solo che in Tolkien, perlomeno, è tutto realistico, e Mordor diventa il Regno Malvagio solo dopo che Sauron vi si rifugia in seguito alla caduta di Numenor e instaura il suo regno del terrore. Insomma, pensate alla Russia, o alla Cina.)
Ora può sembrare che questo post sia una denuncia (ed effettivamente lo è, sta anche tra i tag), ma non lo è del tutto. Il messaggio è il seguente: Tolkien è il maestro del fantasy, lo vogliate o no, e ha gettato le basi del genere. Tutti gli altri lo hanno seguito, talvolta riuscendo e talvolta dimostrandosi ridicoli. Ma questi elementi non sono affatto banali, sono un insieme di fattori che dànno vita a sentimenti e atmosfere bellissime. L'abuso e il cattivo sfruttamento di questi hanno portato alla rovina.
Se un autore, però, tenta di essere originale, per me non è un poveraccio che prende le sue idee da un generatore automatico (nome eroe...: Gismondo - arma...: Merluzzo), ma è qualcuno che vuole uscire da quei canoni che sa di non poter rispettare decentemente.
Un autore che vuole sfondare nel mercato sforzandosi di essere originale può solo lasciarsi andare in un'aerofagia. Chiunque non si senta in grado di seguire i canoni fantasy, sia originale per passione, non per anticonformismo! E i critici riflettano bene, nel giudicare!

P.S. Ho trovato l'immagine in alto cercando: "dragonlance" - immagini medie. Mi chiedete se sono contro Dragonlance? Sì. Un'altra cosa: la canzone del Principe Valiant è davvero forte! Non la sentivo da secoli! Ah, che bei ricordi!

17 commenti:

Spirito Giovane ha detto...

Concordo. Ne ho già visti alcuni dei Fantasy Da Strada.
Ultimamente però scarseggiano. Alcuni hanno cominciato piano piano a fare variazioni su tema.
Speriamo che si continui su sta strada.

Spirito Giovane a.k.a. Daniele

Glauco Silvestri ha detto...

Ho praticamente smesso di leggere dei fantasy... e la causa è proprio quella che il 90% di quelli in cui incappavo mi davano l'idea di essere dei cloni del L.o.T.R. :(

Federico Russo "Taotor" ha detto...

@Spirito Giovane, scarseggiano? Io di Fantasy degni di tale nome non ne vedo proprio più... Quelli he fanno "variazioni" sono Fantastici o altro...

@Glou, sì, purtroppo è più che comprensibile...

Gamberetta ha detto...

Ma perché hai questa convinzione che Tolkien abbia gettato le basi del fantasy? Tolkien è solo uno scrittore fantasy di particolare successo. Anche se non si vuol tornare a Omero o all’Ariosto, un romanzo come Un Americano alla Corte di Re Artù è fantasy sotto qualunque punto di vista, precede Tolkien e lo supera in eleganza stilistica e inventiva. E non di poco. Senza contare che la trama è molto più entusiasmante.
Tra l’altro romanzi come Un Americano sono stati sempre considerati fantasy, Tolkien è stato spesso considerato fantascienza, quando la fantascienza era di moda.

Federico Russo "Taotor" ha detto...

Credo di aver già scritto cosa, secondo me (ma non è che invento), rende fantasy un racconto. Twain rimanga a narrare di Sawyer - da quanto ho capito, in America lo odiano tutti -; "Un americano" è divertente, magari può essere considerato fantascienza, ma non è fantasy perché semplicemente non è utopico. Cioé, non c'entra niente col fantasy. Ammetto che Tolkien non era un "narratore moderno", come può esserlo il Dumas dei moschettieri o il Tolstoj dei Racconti di Sebastopoli, e può anche non piacere, ma togliere da Tolkien la corona di Fondatore del Fantasy è follia, a mio parere. Che non piaccia ad alcuni, poi, è un'altra cosa...

Sì, talvolta mi è capitato di sentire pazzi che lo reputavano come scrittore di fantascienza. Ma al mondo gli idioti esistono e sempre esisteranno. :)

Federico Russo "Taotor" ha detto...

Ecco il post in cui parlo di Fantasy come genere con "regole":
http://federico-russo.blogspot.com/2007/11/dogma-fantasy-un-genere-letterario-con.html

Anonimo ha detto...

Il problema sta nel vedere negli elementi da te messi in evidenza non dei canoni specifici del fantasy, ma particolari forme che sono espressione dei veri canoni, o derivanti da necessità intrinseche nella trama tipo del genere. Notare poi come tutto sarebbe più accettabile se gli scrittori che fanno copie si chiedessero: "Perché così e non in un'altro modo?"
C'è un mago figo con la barba lunga? Allora lo scrittore deve chiedersi se un mago è necessario e se la veneranda età ha un fine che va al di là della estetica. Può anche essere un mago a cui piacciono le barbe lunghe perché una volta ha rimorchiato un'antipatica elfa occupata in un rave parti organizzato dagli hobbit.
La spada è maledetta? Allora ci si deve chiedere il perché lo sia.
Questa parla? E come fa? Ficcarci dentro lo spirito di un demone rende la cosa più interessante.
L'eroe puzza? Ci si chiede perché in tutto il viaggio nessuno dei suoi compagni lo butti nelle rapide per fargli fare un bel bagno. O forse la puzza serve a battere il nemico?

Tante piccole domande che danno più senso all'opera e la rendono virtualmente inattacabile dal punto di vista logico.

P.S Valiant rulla!

Gamberetta ha detto...

Non sono d’accordo per niente. Hai solo preso Tolkien, ne hai estratte le caratteristiche, e hai stabilito che quello è fantasy. È ovvio che Tolkien è il padre del fantasy se pensi che sia fantasy solo quello scritto nello stesso stile (in senso lato) di Tolkien. Ma non è vero.
Fantasy è ogni racconto il quale:
* Si basi su elementi fantastici, ovverosia senza questi elementi il racconto stesso non potrebbe esistere.
* Tali elementi non abbiano possibile spiegazione scientifica, altrimenti è fantascienza.
Inoltre, quando questi elementi, benché fantastici e irrazionali, sono chiaramente pensati per suscitare determinate emozioni nel lettore, in particolare di paura e raccapriccio, si tende a parlare di orrore più che di fantasy.
Questa è la classificazione più comunemente accettata. Che poi lasci il tempo che trova è indubbio, ma solo perché chi decide se un racconto è davvero fantasy o no è l’editore, e le sue scelte possono come non possono avere a che fare con elementi concreti.
Se va di moda la fantascienza, la Terra di Mezzo è la nostra Terra migliaia di anni dopo la terza guerra mondiale. Il romanzo è pubblicato in una collana di fantascienza e sono tutti felici così.

Tolkien è al massimo il capostipite di un sottogenere del fantasy, quello che gli anglosassoni chiamano high fantasy, ma tale sottogenere non è l’intero fantasy, né ha più importanza o maggior valore artistico degli altri (sotto)generi.

Federico Russo "Taotor" ha detto...

Indiscutibilmente a quelle serpi di editori piace affibbiare i nomi che vogliono ai generi, e deciderne le caratteristiche, ma sono convinto che Dragonlance, Shannara, Erikson, Tolkien ecc..., ambientando i loro racconti in nessun luogo e in nessun tempo, sono fantasy.
Lo scenario futuristico apocalittico è solo un pretesto per narrare fantasy e farlo sembrare credibile, ma in sostanza il luogo e il tempo non esistono, visto che sono solo archetipi, se Spirito Giovane mi consente di prendere in prestito il termine.
Quello di cui tu parli, Gamberetta, io lo chiamo "letteratura fantastica", non fantasy. Già il termine fantasy mi suona brutto, perché è inglese, e il mondo si prostra al latino e alla cultura greca.

Adoro l'inglese e la letteratura anglosassone. Ma gli stranieri mi fanno una pippa, loro e i loro termini barbari. I geni sono italiani, l'arte è italiana. Possono chiamare come vogliono quello che vogliono, ma i diretti interessati siamo noi scrittori (e critici ;), noi decidiamo i termini e poniamo le regole.

Siamo finiti nel relativismo culturale!

P.S. Di questo passo va a finire che fonderò una setta della Vera Dottrina Fantasy e le darò un nome.

Gamberetta ha detto...

Non ho problemi a prendermela anch’io con la perfida Albione. Ma la (triste?) verità è che la letteratura fantastica contemporanea è dominata dagli anglosassoni e per certi ambiti dai giapponesi. Forse è solo un triste scherzo del Destino, ma forse tale dominio letterario questi popoli se lo sono meritato.
Ciò detto, io non ci vedo niente di male ad adottare la classificazione anglosassone:
Tutta la narrativa fantastica, nel suo complesso, è fantasy.
Nell’ambito del fantasy ci sono tre sottogeneri principali: fantasy appunto (si distinguono i due significati del termine dal contesto), fantascienza e orrore. Lasciando stare fantascienza e orrore, nell’ambito del fantasy alcuni dei sottogeneri sono: dark fantasy, high fantasy, urban fantasy, science fantasy, romantic fantasy, ecc.
Mi sembra una catalogazione abbastanza logica e coerente. Tra l’altro nessuno vieta di tradurla: narrativa fantastica, di fantascienza, d’orrore, fantastico oscuro, fantastico urbano, ecc.
Invece secondo me partire dall’high fantasy e chiamarlo fantasy non mi pare una grande idea, comunica una visione del tutto distorta di quale sia la “mappa” della narrativa fantastica.

Federico Russo "Taotor" ha detto...

Ahimé, sono questi altri "sottogeneri" che il fantasy si porta dietro come una zavorra e gettano il genere nelle fauci della gente coi pregiudizi. Non mi sorprendo se quando dico: "Mah, scrivo di tutto, però soprattutto fantasy", la gente fa: "Ah" e poi cambia argomento. Ci manca solo che col dito traccino un cerchio accanto alla tempia per dire "questo è fuori" e stiamo a posto.

Harry Potter per me è fantastico. Artemis Fowl è fantascienza con spruzzi di fantasy forzato che stanno male come la maionese col latte. Eragon per me è fantasy (ahimé, brutto, ma fantasy). La ruota del tempo è fantasy. Ann Rice è horror-gotico o quello che volete tranne fantasy. E via dicendo.

Spero di aver chiarito come la penso. Al limite, ci farò un altro post e inviterò quelli di Fantasy Magazine, la Barriera.net e Eldalië e chi altro trovo, così ne esce un trattato. :)

Gamberetta ha detto...

Non vorrei essere cattiva, ma ho paura che t’illudi: anche se il concetto di fantasy coincidesse con il tuo concetto di fantasy, ovvero il fantasy stile Tolkien, andando a dire che scrivi fantasy la gente ti guarderebbe strano lo stesso. Perché? Perché nove persone su dieci se dici “Il Signore degli Anelli”, non s’immaginano chissà quale capolavoro, s’immaginano Legolas che fa il surf con lo scudo.
Il fantasy, in qualunque accezione, è un (sotto)genere di nicchia, dubito sarà mai fonte di prestigio sociale. A meno che non vendi milioni di copie, ma lì il prestigio deriva dai soldi che guadagni, non da quel che scrivi.

In ogni caso è chiaro come la pensi. Quello che è poco chiaro è che sembra che secondo te scrivere fantasy (tua definizione) o high fantasy (mia definizione) sia più “prestigioso” o “artistico” di scrivere altri sottogeneri del fantasy (mia definizione).
Per esempio, la Meyer fa schifo, ma non perché scriva fantasy romantico, perché non è capace. Di per sé non mi pare che la storia di un nanetto che deve buttare bigiotteria in un vulcano sia intrinsecamente superiore alla storia di una svampita che s’innamora di un succhia sangue.

Federico Russo "Taotor" ha detto...

Riguardo alla prima cosa, sì, hai ragione. Ma il mio concetto di fantasy non è "come Tolkien e basta". Non vorrei sembrasse che mi metto a dire cosa è o non è fantasy andando controcorrente - non che ci sia qualcosa di male nell'andare contro il pensiero comune. Il "mio concetto di fantasy" è Tolkien come base, e tutto il resto ne deriva prendendone spunto. Faccio un esempio: Tolkien non ha mai pensato ai nani coi fucili, ma il mondo sì, in seguito, e il genere rimane sempre fantasy pur variando. È una sottigliezza, ma mi sembra un esempio valido.

Per la seconda parte, ti sei fatta un'idea un po' strana di come la penso... XD Non dico che scrivere fantasy diverso dal classico sia meno prestigioso, ribadisco il fatto che il fantasy di base rimane quello (chiamalo high, epic, o come vuoi), dunque, come tu stessa hai detto, gli altri tipi andrebbero nominati col loro nome (romantic ecc...). Capita anche colla musica. Spesso definiscono "rock" tipi che fanno musica da, chessò, discoteca o per ragazzine. I fanatici s'incazzano e ne hanno motivo. Oso anche aggiungere che opere fantasy come quelle di Gemmel o Jordan, che hanno un quarto muro spesso quanto la muraglia cinese, perdono di dignità se vengono paragonati ai "fantasy più semplici", se così si può dire.

Non so se hai notato che per ogni film in cui ci sia una battaglia medievale o nei film fantasy (Narnia o la Bussola d'oro) contano esclusivamente sullo stile "Signore degli anelli" jacksoniano per accaparrarsi spettatori (dai cori epici alle inquadrature che ricordano gli eroi tolkieniani su grande schermo). Penso che lo stesso succeda coi romanzi o colla musica. Spacciano un romanzo per fantasy per approfittare del successo avuto da altri e assicurarsi lettori.

White Boar ha detto...

E bravo Federico. Leggendo il tuo post mi sono accorto che ho dato un bastone magico al mio sciamano elfo, che non se ne fa una cippa per tutto il romanzo. Lo toglierò. Gli stereotipi son davvero duri a morire, li metti dentro senza nemmeno accorgertene. Mi viene però un dubbio: non è che l'aderenza ai canoni, stereotipi inclusi, siano alla fine ben visti dagli editori e/o dal grande pubblico? Faccio un esempio nel campo del fumetto: una grossa casa editrice francese, disse a me e alla disegnatrice: "se volete proporci qualcosa, prendete il nostro catalogo e copiate da lì." E non dicevano mica così per dire: quattro delle loro cinque serie più vendute sono una il clone dell'altra, ed escono in contemporanea. La quinta copia a man bassa dal più famoso fumetto fantasy alla francese che sia mai uscito, "Alla ricerca dell'augello del tempo" di Loisel.

Il fatto è che lo stereotipo è rassicurante sia per il lettore (aiuta subito a inquadrare la situazione, non costringe troppo a pensare) sia per l'editore (che vede l'innovazione come un probabile fiasco).

Federico Russo "Taotor" ha detto...

Hm, dal punto di vista editoriale hai sicuramente più esperienza di me, quindi non so quanto possa valere il mio parere. :D Ad ogni modo, da scrittore, posso dire per certo una cosa: molti di questi luoghi comuni non sono voluti, ovvero: se uno comincia a scrivere fantasy, gli verrà spontaneo inserire il mago colla barba lunga o il cavaliere grande e grosso e coraggioso, pur non avendo molta esperienza nel campo. Sono archetipi, (comincio ad abusare di questo termine, Spirito Giovane Daniele :D), quindi vengono spontanei. Probabilmente il problema è, una volta scritta la propria trilogia (tanto per rimanere in tema di luoghi comuni XD), riconoscere i punti deboli ed eliminarli.
Tuttavia sono i luoghi comuni che hanno fatto la storia del fantasy. Amare il fantasy significa amare il bastone dei maghi e la loro barba. Poi, sta tutto nel saperli dosare, credo.

P.S: Alla fine, siamo noi fanatici che riconosciamo e denunciamo i luoghi comuni e compagnia bella. Il lettore medio-basso se ne frega altamente, e vuole il mago colla barba, magari s'incazza pure se non c'è. :)

Anonimo ha detto...

Ctredo tui abbia dimenticato la "principessa" che non aspetta altro che l'eroe torni dalla sua impresa per donargli la suà "virtù" (per rimanere in tema di LoTr, cosa un pò inverosimile che Arwen abbia mantenuto intatta la sua verginità per migliaia di anni, a meno che non avesse le mutande di mytril....

Federico Russo "Taotor" ha detto...

Alb, magari in realtà era lesbica... o forse era una donna con la sorpresa... XD