Anno Dracula è un romanzo di Kim Newman del 1992. Ed è anche una serie - l'immancabile trilogia.
Si tratta di un horror/storia alternativa/thriller, in cui Dracula ha ucciso Van Helsing, ha sposato la regina Vittoria e agisce da despota, instaurando una specie di governo del terrore a partire da Londra, con un'ovvia predilezione verso i non-morti rispetto ai caldi.
Nel romanzo compaiono diversi personaggi di finzione e non solo, come Jack lo Squartatore, il Dr. Jekyll, Oscar Wilde, e così via.
Cosa mi è piaciuto e cosa non mi è piaciuto.
Mi è piaciuta l'ambientazione. Le esecuzioni (talvolta sommarie) per impalamento in piazza rendono bene la situazione, ovvero il contrasto tra una cultura (quella vittoriana, raffinata) e l'altra (quella dell'Europa orientale, col sapore medievale del secolare Vlad Tepes).
Ancora, il vampirismo come trend, che da un lato porta evidenti vantaggi sociali e politici per gli aristocratici e i borghesi, dall'altro invece come pericoloso tentativo di rivincita per la classe disagiata.
Il campo di concentramento di Devil's Dyke è un'altra idea brillante.
Mi è piaciuta anche la gestione della discendenza vampirica, le differenze tra la progenie malata di Vlad Tepes e quella pura di Chandagnac, e la trasmissione dei ricordi e della personalità del padre-di-tenebra (ottima traduzione, questa, a mio avviso).
Non mi è piaciuta principalmente una cosa.
Lo stile. A tratti riesce a emulare la narrazione vittoriana, a tratti la scimmiotta; nel complesso fa cadere le braccia. Avevo cominciato a leggere Anno Dracula in inglese, poi ho trovato la versione italiana e ho ricominciato con questa. Nella versione inglese avevo smesso di leggere nella scena in cui Penny e Beauregard annunciano il loro fidanzamento (notare che Kim Newman per me era una donna, non avevo nemmeno notato il Mr. nella copertina riportata sopra, e nella scena che ho appena citato ho avuto la conforma della genderizzazione della scrittura... che si è poi trasformata in un fail.). L'inizio era promettente, nella prima persona del Dr. Seward, piuttosto dinamico. Poi arriva la terza persona POV e piovono infodump. Non si tratta di informazioni impossibili da comunicare altrimenti. Talvolta invece troviamo l'accoppiata infodump+conferma della nozione appena comunicata attraverso dialoghi e azioni dei personaggi.
In certi punti, poi, nonostante la netta distinzione di POV, indicata con la riga vuota e un nuovo paragrafo, il narratore comunica pensieri e/o intenzioni dei personaggi esterni al POV, così, come nulla fosse.
Le brutture stilistiche si riferiscono inoltre a una vasta gamma di frasi.
Per esempio, le non-azioni, che non hanno motivo di esistere. Talvolta scrivere ciò che non accade, nella narrazione, può essere indispensabile o comunque difficile da modificare in forma affermativa. Altre volte, invece, non ha alcun senso scrivere ciò che non succede, come che "le scale coperte dal tappeto non scricchiolarono." Sticazzi?
Poi ci sono le descrizioni vaghe. Come "Qualcosa si avvicinava, emergendo dall'oscurità", e continuando così a narrare aria fritta, che nel cervello non si traduce in alcuna immagine, visto che ciò che si stava avvicinando non era, appunto, una cosa facilmente immaginabile. E vi do un indizio: non è una carrozza, o un uomo, o un canguro. Quindi magari quel "qualcosa" non ci sta bene, no? Magari sarebbe stato meglio - per esempio - delineare la forma di quel qualcosa, la sagoma dell'ombra o chessoìo.
Altra (esemplificativa) vaghezza da nobel: "John, ancora interdetto, stava armeggiando con un arnese da medico". Un arnese da medico.
Questo mi ricorda Parola di Giobbe, un libro di Giobbe Covatta, in cui c'è la seguente vignetta (e il senso è lo stesso per il fantomatico "arnese da medico" di Newman):
Gli infodump sono proprio nudi e crudi, volgari, irritanti nella loro banalità. In una scena, Geneviève (se non ricordo male era lei, mi sono segnato solo alcune frasi ma non il resto) sta affrontando una creatura cinese molto vecchia, e le parla in mandarino. Quella risponde telepaticamente, e il narratore prontamente ci informa: "Gli antichi non avevano la necessità di parlare."
In conclusione, per gli amanti sbavanti dei vampiri questo romanzo può andare più che bene. Di fatto, però, è scritto male. Ma proprio male. Le idee sono belle, forse le reputo tali perché non sono un fan sfegatato di vampirismo, licantropia e surrogati, ma le ho trovate avvincenti e interessanti.
Purtroppo però le idee finiscono a metà romanzo. Quindi non c'è alcun motivo per continuare a leggere oltre quel punto, e se l'ho fatto è stato solo perché non mi va di scrivere post su romanzi letti a metà o peggio ancora, meno della metà. Poi i miei lettori cosa devono pensare? Che sono pigro? (sì)
Se lo stile fosse stato un tantino migliore, lo avrei letto con maggiore voracità e probabilmente avrei scelto di continuare la serie.
Ma mi fermo con questo e sto bene così.
martedì 30 ottobre 2012
mercoledì 24 ottobre 2012
Impressioni fugaci | The Ghost Writer
A proposito di scrittura, fama e prodotti di mercato editoriali.
Ho visto questo film di Polanski, grande regista/sceneggiatore (quello che non può tornare negli USA perché ha un mandato di cattura per un'accusa di stupro dal' '78.)
Si tratta di un thriller "classico", ambientato principalmente su un'isola al largo di Cape Cod tormentata da pioggia e vento.
Al protagonista (Ewan McGregor, conosciuto anche come mento-a-culo) viene incaricato di scrivere la biografia dell'ex Primo Ministro inglese - perché si sa che certe personalità, come i politici, le star o il papa, non si sporcano mica le mani per pigiare sui tasti e farsi propaganda. Di qui seguono gli intrighi in cui è coinvolto, a partire dalla morte misteriosa del ghost writer che si trova a sostituire.
C'è ben poco da dire. Non conosco bene Polanski, di suo credo di aver visto solo La nona porta - quel film fighissimo con Johnny Depp che fa il collezionista di libri antichi, coinvolto in affari paranormali -, ma da quanto leggo sembra che non sia una mia impressione ma un dato di fatto: Polanski è in grado di creare una bellissima atmosfera di mistero. Non del tipo dei film horror con lo spaventone improvviso, né del tipo angoscioso di certi splatter. Direi che è ben costruita, "elegante", vuoi per la scelta delle location, vuoi per le musiche, vuoi per le inquadrature.
A questo proposito, personalmente ho molto apprezzato alcune scelte, credo di ordine tecnico - ma non ci metto la mano sul fuoco perché non me ne intendo -, come la ripresa continua dall'interno dell'abitacolo della macchina durante l'"escursione" del protagonista (in prima persona, per così dire), o la bellissima scena finale del passaggio del biglietto.
Un bellissimo film, uno di quelli da vedere al buio mentre fuori piove.
Ho visto questo film di Polanski, grande regista/sceneggiatore (quello che non può tornare negli USA perché ha un mandato di cattura per un'accusa di stupro dal' '78.)
Si tratta di un thriller "classico", ambientato principalmente su un'isola al largo di Cape Cod tormentata da pioggia e vento.
Al protagonista (Ewan McGregor, conosciuto anche come mento-a-culo) viene incaricato di scrivere la biografia dell'ex Primo Ministro inglese - perché si sa che certe personalità, come i politici, le star o il papa, non si sporcano mica le mani per pigiare sui tasti e farsi propaganda. Di qui seguono gli intrighi in cui è coinvolto, a partire dalla morte misteriosa del ghost writer che si trova a sostituire.
C'è ben poco da dire. Non conosco bene Polanski, di suo credo di aver visto solo La nona porta - quel film fighissimo con Johnny Depp che fa il collezionista di libri antichi, coinvolto in affari paranormali -, ma da quanto leggo sembra che non sia una mia impressione ma un dato di fatto: Polanski è in grado di creare una bellissima atmosfera di mistero. Non del tipo dei film horror con lo spaventone improvviso, né del tipo angoscioso di certi splatter. Direi che è ben costruita, "elegante", vuoi per la scelta delle location, vuoi per le musiche, vuoi per le inquadrature.
A questo proposito, personalmente ho molto apprezzato alcune scelte, credo di ordine tecnico - ma non ci metto la mano sul fuoco perché non me ne intendo -, come la ripresa continua dall'interno dell'abitacolo della macchina durante l'"escursione" del protagonista (in prima persona, per così dire), o la bellissima scena finale del passaggio del biglietto.
Un bellissimo film, uno di quelli da vedere al buio mentre fuori piove.
giovedì 18 ottobre 2012
Segnalazioni | The Humble eBook Bundle
Un mio amico mi ha girato quest'iniziativa e io la diffondo di conseguenza.
Questo è il sito.
Per un periodo di tempo limitato (e con questo mi sento molto Mastrota con le pentole Mondial Casa o i materassi Eminflex), potete scaricare da Humble Bundle degli ebook pagandoli quanto volete voi e scegliendo come distribuire l'importo immesso, tra autore/beneficenza. Riporto di seguito una breve presentazione direttamente dal blog:
Here’s a brief primer on this sensational deal: for two weeks, you can pay whatever you want to get these six digital, DRM-free books: Pirate Cinema, Pump Six and Other Stories, Zoo City, Invasion: The Secret World Chronicle, Stranger Things Happen, and Magic for Beginners. If you choose to pay more than the average, you will also receive Old Man’s War and graphic novel Signal to Noise! This fantastic collection of amazing stories has a little something for everyone and comes from an amazing assembly of award-winning authors. Take a look!Non so voi, ma Pirate Cinema di Doctorow mi fa l'occhiolino dallo scaffale digitale.
Iniziativa eccellente. Peccato che per il panorama letterario digitale italiota (combo di tre aggettivi) odierno (tanto per arrivare a Quattro e ottenere il bonus), una simile idea sarebbe impensabile.
lunedì 15 ottobre 2012
TXTR Beagle, eReader a 10€ (con sorpresa?)
Nel post sull'eReader Trekstor Pyrus sostenevo che lo stesso fosse probabilmente tra i più economici eReader con schermo a inchiostro elettronico. La questione va aggiornata.
A quanto pare, alla Fiera del Libro di Francoforte è stato presentato questo nuovo eReader (eInk, 5 pollici, 8 livelli di grigio) che sul mercato europeo verrebbe a costare solo 10€. Ulteriori dettagli potete trovarli per esempio qui o cercando da voi su Google.
Riassumendo, si tratta di un normalissimo lettore non tanto diverso dal mio adorato Opus (a parte che questo Beagle va a batterie a stilo), ovvero un cosino di 5'' che si limita a leggere i libri senza connettersi in alcun modo ad alcun aggeggio.
Dov'è la fregatura? Come può costare solo 10 sacchi?
Sembrerebbe che quest'affare verrà "annesso" agli smartphone, così ho letto in giro, e nonostante i 4GB di memoria interna, si potranno trasferire solo fino a 5 libri alla volta esclusivamente via bluetooth con un'applicazione dello smartphone.
Quindi: compri uno smartphone, incluso a questo ti danno il Beagle e con un'app trasporti i libri dal cellulare al lettore.
Le informazioni su internet sono contrastanti, a cominciare dalle pile (secondo il link precedente sono 2, secondo altri, come questo, 3), per finire con l'OS compatibile col lettore (secondo il primo link l'app sarebbe un'esclusiva Android, altri post riferiscono che in futuro sarà possibile anche per iOS, cosa a mio avviso improbabile, visto che la Mela di solito fornisce tutto lei, software e dispositivi).
Secondo questo post:
Non c'è granché di geniale (anche se, vedendo le orde di fessi disposti a scialacquare gli stipendi per roba Apple identica alla roba di un anno prima, direi che alcune manovre di mercato non siano poi tanto stupide, ma gli stupidi sarebbero gli acquirenti).
In pratica la tattica è simile a quella di Amazon. Noi ti diamo il dispositivo a poco prezzo, voi però dovete comprarvi i libri dal nostro store, altrimenti il vostro dispositivo sarà inutile.
In pratica, la fregatura.
Questo sarebbe anche giusto e grosso modo conveniente... in un mondo privo di eReader "liberi" e magari con eBook al costo massimo di 1 euro (pur leggendo due romanzi al mese, 24 euro di spesa per file di testo sono sopportabili).
Dato però che esistono eReader liberi di leggere ciò che il loro proprietario decide di caricarci, se davvero questo TXTR Beagle non fosse altro che un ennesimo tentativo di incatenare la cultura, allora il progetto ha tutto il mio disprezzo.
Per il bene dell'umanità, voglio ricordare che è preferibile (a mio avviso) acquistare eReader privi di formato proprietario (quindi escludendo roba Amazon, a meno che non abbiate esperienza con la conversione dei formati, in tal caso allora ok). Con un eReader che legge ePub e qualsiasi formato tu voglia metterci dentro, sei libero di fare quello che vuoi. E ancora, oltre all'uso di Calibre, ricordo questo post di Tapiro, che permette praticamente di avere la propria "fucina" editrice e trasformare i file di romanzi in un formato ePub uguale e migliore di quello venduto dalle stesse case editrici.
Per concludere, fermo restando che le informazioni sono ancora scarse a riguardo, spero vivamente che questo TXTR Beagle a 10 euro vada in porto senza restrizioni dovute all'acquisto di smartphone/formati proprietari.
Vedremo come andrà.
A quanto pare, alla Fiera del Libro di Francoforte è stato presentato questo nuovo eReader (eInk, 5 pollici, 8 livelli di grigio) che sul mercato europeo verrebbe a costare solo 10€. Ulteriori dettagli potete trovarli per esempio qui o cercando da voi su Google.
Riassumendo, si tratta di un normalissimo lettore non tanto diverso dal mio adorato Opus (a parte che questo Beagle va a batterie a stilo), ovvero un cosino di 5'' che si limita a leggere i libri senza connettersi in alcun modo ad alcun aggeggio.
Dov'è la fregatura? Come può costare solo 10 sacchi?
Sembrerebbe che quest'affare verrà "annesso" agli smartphone, così ho letto in giro, e nonostante i 4GB di memoria interna, si potranno trasferire solo fino a 5 libri alla volta esclusivamente via bluetooth con un'applicazione dello smartphone.
Quindi: compri uno smartphone, incluso a questo ti danno il Beagle e con un'app trasporti i libri dal cellulare al lettore.
Le informazioni su internet sono contrastanti, a cominciare dalle pile (secondo il link precedente sono 2, secondo altri, come questo, 3), per finire con l'OS compatibile col lettore (secondo il primo link l'app sarebbe un'esclusiva Android, altri post riferiscono che in futuro sarà possibile anche per iOS, cosa a mio avviso improbabile, visto che la Mela di solito fornisce tutto lei, software e dispositivi).
Secondo questo post:
una periferica mono-funzione come sembra essere l'e-reader di casa Txtr potrebbe faticare a imporsi sul mercato. Per questo motivo l'azienda berlinese ha avuto l'idea geniale di commercializzarlo come un accessorio di telefonia mobile, stringendo accordi con i principali operatori che, attraverso la pratica del subsidizing, si dovrebbero far carico di parte del costo del dispositivo.Spero che quel "geniale" sia ironico.
Non c'è granché di geniale (anche se, vedendo le orde di fessi disposti a scialacquare gli stipendi per roba Apple identica alla roba di un anno prima, direi che alcune manovre di mercato non siano poi tanto stupide, ma gli stupidi sarebbero gli acquirenti).
In pratica la tattica è simile a quella di Amazon. Noi ti diamo il dispositivo a poco prezzo, voi però dovete comprarvi i libri dal nostro store, altrimenti il vostro dispositivo sarà inutile.
In pratica, la fregatura.
Questo sarebbe anche giusto e grosso modo conveniente... in un mondo privo di eReader "liberi" e magari con eBook al costo massimo di 1 euro (pur leggendo due romanzi al mese, 24 euro di spesa per file di testo sono sopportabili).
Dato però che esistono eReader liberi di leggere ciò che il loro proprietario decide di caricarci, se davvero questo TXTR Beagle non fosse altro che un ennesimo tentativo di incatenare la cultura, allora il progetto ha tutto il mio disprezzo.
Per il bene dell'umanità, voglio ricordare che è preferibile (a mio avviso) acquistare eReader privi di formato proprietario (quindi escludendo roba Amazon, a meno che non abbiate esperienza con la conversione dei formati, in tal caso allora ok). Con un eReader che legge ePub e qualsiasi formato tu voglia metterci dentro, sei libero di fare quello che vuoi. E ancora, oltre all'uso di Calibre, ricordo questo post di Tapiro, che permette praticamente di avere la propria "fucina" editrice e trasformare i file di romanzi in un formato ePub uguale e migliore di quello venduto dalle stesse case editrici.
Per concludere, fermo restando che le informazioni sono ancora scarse a riguardo, spero vivamente che questo TXTR Beagle a 10 euro vada in porto senza restrizioni dovute all'acquisto di smartphone/formati proprietari.
Vedremo come andrà.
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sabato 13 ottobre 2012
Impressioni | Gang bang, di Chuck Palahniuk
Io con Palahniuk sono come Tapiro con Dick. Quindi abbiate pazienza.
Gang bang è il titolo italiano di Snuff. Sinceramente: ottima scelta. I titoli sono una brutta bestia: Gang bang ricorda il porno, è un titolo "coraggioso" (modalità aggettivi random per recensioni lettterarie: ON), nel senso che colpisce l'attenzione in maniera più adeguata rispetto a Snuff.
Uno snuff movie è un filmato, di solito amatoriale, in cui viene ripresa la morte di una persona.
Gang bang tratta di un film che sta girando Cassie Wright, regina del porno, che vede appunto le prestazioni di 600 uomini con una sola donna, al fine di stabilire un record storico. Vista l'entità dell'impresa, si teme che Cassie possa morire durante le riprese, e ciò nonostante tutti gli attori entrerebbero nella storia, il figlio segreto dell'attrice erediterebbe una fortuna e la stessa Cassie avrebbe la redenzione per il tipo di vita che ha avuto. La storia è situata in una salone d'attesa in cui si trovano i 600 uomini, ed è narrata nella solita prima persona, con quattro POV: il n° 600, il 72, il 137 e Sheila, la coordinatrice.
Dei romanzi di Palahniuk che ho letto finora, mi sembra quello con più colpi di scena.
Su Anobii l'ho votato 5 stelle, ma a metà romanzo lo stavo valutando 4 (è approssimativo dare un voto a un romanzo, ma se proprio si deve, preferirei farlo in decimi).
Quello che "non mi piace" di Snuff è che lo stile di Palahniuk per questo romanzo è lo stesso degli altri. Mi spiego: i personaggi sono quattro, ma la differenza tra uno e l'altro è minima nello stile. Da un lato questo è giustificabile con l'Io sommerso di Palahniuk, che senza usare verbi di senso ficca dritto dritto nel cervello del lettore le immagini e le sensazioni del personaggio (lo stile quindi come mero veicolo del significato, e non come elemento formale a sé). Ad ogni modo, nella lettura riuscivo a identificare tutte le indicazioni che Chuck dà nei suoi saggi (come lo scandire il tempo con unità originali, per esempio il numero di film passati sugli schermi nello stanzone d'attesa o i fiocchetti di forfora caduti dalla testa di Sheila). Il che va bene, secondo me, quando il narratore non coincide col personaggio.
Altra cosa che mi è piaciuta poco: le svariate informazioni. Anche questo fa parte del "vademecum" palahniukiano, e lo capisco. Si vede che Chuck si è informato non poco riguardo a tutto il mondo dell'industria pornografica. Ma, a mio avviso, per quanto ben presentate, certe informazioni costituiscono comunque un leggero infodump, e il romanzo sarebbe stato bello anche senza di esse, o almeno, in misura minore.
Non fraintendetemi, Palahniuk non fa infodump gratuito. Qui intendo suggerire ipotetici "miglioramenti" a una narrazione di per sé perfetta. Cadiamo insomma nel gusto personale, in pratica (figuriamoci se vado a dire a Palahniuk come scrivere).
Ad ogni modo: il ritmo è ottimo e il romanzo non si sbrodola. Sono 208 pagine (mi pare 150-180 secondo il mio lettore, mistero) che si leggono con grande interesse e senza annoiare.
La "satira" c'è sempre, in Palahniuk, e come ho avuto modo di dire altrove - credo per Survivor -, il secondo fine "sociale" è una conseguenza, del romanzo, non il nucleo centrale, che rimane sempre e comunque la storia.
Un romanzo deciso, una narrazione con carattere, un autore cazzuto. Palahniuk è sempre una garanzia.
Dato che la copertina originale è un piccolo capolavoro, mi sembra giusto condividerla:
Gang bang è il titolo italiano di Snuff. Sinceramente: ottima scelta. I titoli sono una brutta bestia: Gang bang ricorda il porno, è un titolo "coraggioso" (modalità aggettivi random per recensioni lettterarie: ON), nel senso che colpisce l'attenzione in maniera più adeguata rispetto a Snuff.
Uno snuff movie è un filmato, di solito amatoriale, in cui viene ripresa la morte di una persona.
Gang bang tratta di un film che sta girando Cassie Wright, regina del porno, che vede appunto le prestazioni di 600 uomini con una sola donna, al fine di stabilire un record storico. Vista l'entità dell'impresa, si teme che Cassie possa morire durante le riprese, e ciò nonostante tutti gli attori entrerebbero nella storia, il figlio segreto dell'attrice erediterebbe una fortuna e la stessa Cassie avrebbe la redenzione per il tipo di vita che ha avuto. La storia è situata in una salone d'attesa in cui si trovano i 600 uomini, ed è narrata nella solita prima persona, con quattro POV: il n° 600, il 72, il 137 e Sheila, la coordinatrice.
Dei romanzi di Palahniuk che ho letto finora, mi sembra quello con più colpi di scena.
Su Anobii l'ho votato 5 stelle, ma a metà romanzo lo stavo valutando 4 (è approssimativo dare un voto a un romanzo, ma se proprio si deve, preferirei farlo in decimi).
Quello che "non mi piace" di Snuff è che lo stile di Palahniuk per questo romanzo è lo stesso degli altri. Mi spiego: i personaggi sono quattro, ma la differenza tra uno e l'altro è minima nello stile. Da un lato questo è giustificabile con l'Io sommerso di Palahniuk, che senza usare verbi di senso ficca dritto dritto nel cervello del lettore le immagini e le sensazioni del personaggio (lo stile quindi come mero veicolo del significato, e non come elemento formale a sé). Ad ogni modo, nella lettura riuscivo a identificare tutte le indicazioni che Chuck dà nei suoi saggi (come lo scandire il tempo con unità originali, per esempio il numero di film passati sugli schermi nello stanzone d'attesa o i fiocchetti di forfora caduti dalla testa di Sheila). Il che va bene, secondo me, quando il narratore non coincide col personaggio.
Altra cosa che mi è piaciuta poco: le svariate informazioni. Anche questo fa parte del "vademecum" palahniukiano, e lo capisco. Si vede che Chuck si è informato non poco riguardo a tutto il mondo dell'industria pornografica. Ma, a mio avviso, per quanto ben presentate, certe informazioni costituiscono comunque un leggero infodump, e il romanzo sarebbe stato bello anche senza di esse, o almeno, in misura minore.
Non fraintendetemi, Palahniuk non fa infodump gratuito. Qui intendo suggerire ipotetici "miglioramenti" a una narrazione di per sé perfetta. Cadiamo insomma nel gusto personale, in pratica (figuriamoci se vado a dire a Palahniuk come scrivere).
Ad ogni modo: il ritmo è ottimo e il romanzo non si sbrodola. Sono 208 pagine (mi pare 150-180 secondo il mio lettore, mistero) che si leggono con grande interesse e senza annoiare.
La "satira" c'è sempre, in Palahniuk, e come ho avuto modo di dire altrove - credo per Survivor -, il secondo fine "sociale" è una conseguenza, del romanzo, non il nucleo centrale, che rimane sempre e comunque la storia.
Un romanzo deciso, una narrazione con carattere, un autore cazzuto. Palahniuk è sempre una garanzia.
Dato che la copertina originale è un piccolo capolavoro, mi sembra giusto condividerla:
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mercoledì 10 ottobre 2012
Impressioni fugaci | The casual vacancy, di J. K. Rowling
Ho saputo in ritardo della pubblicazione, ma ho cercato di rimediare in fretta.
Parlo ovviamente dell'ultima opera della Rowling che non c'entra niente con Harry Potter. Un romanzo "per adulti" (e qui tutti hanno pensato: "Eh eh, che sporcacciona!"). I media o il marketing, poi, hanno spinto al massimo l'aspetto "scandaloso" per far parlare.
Io capisco benissimo: la J. K. si sarà anche divertita a scrivere i libri di HP - non so fino a quale libro -, ma a un certo punto uno vuole pure staccare, e non deve essere stata una passeggiata dover scrivere per forza qualcosa che probabilmente sotto sotto ti ha rotto (indi, ghost writer?).
Insomma: "Guardatemi, non sono solo una fortunata che scrive due stronzate per bambini e si fa i miliardi, ma ho un talento e so scrivere anche cose da grandi".
A questo punto sforna The casual vacancy, che vuol essere un romanzo trasgressivo, macabro, sconcio, raccapricciante ("Il primo libro dell'autrice che tratta di sesso, droga erock 'n' roll e bestemmie.").
Ora, un po' per tutti trasgressione e Inghilterra sono un ossimoro.
Ciò che mi sono ritrovato davanti, però, è stata una cosa diversa da quello che mi aspettavo. Cioè, bestemmie e sconcezze varie non c'entrano. Questa roba è simile a Desperate Housewives.
Ogni capitolo ha un POV, ogni POV riguarda una famiglia coinvolta con la vita politica dell'ambientazione, ovvero Pagford, una tranquilla cittadina immersa nelle colline.
Per me è tutto così lovely, ma... C'è un "ma".
Lo stile. Gli Harry Potter, forse qualcuno non lo ricorda ma io sì, avevano uno stile che dal primo libro fino all'ultimo è mutato, si è fatto certamente più "serio", ma all'inizio la narrazione tendeva verso il favolistico e soprattutto verso l'umorismo. Le stramberie magiche dovevano far sorridere se non ridere.
Se invece The casual vacancy deve far rabbrividire o qualcosa di simile, allora fallisce - secondo me -per colpa dello stile.
Prendo alcune frasi della review del Guardian:
Incollo un breve brano (Part I, Monday, VIII):
E poi gli avverbi, tanti, inutili. In questa parte non ce ne sono troppi, a parte l'orrendo "ominously", che è a dir poco inadeguato, attenua di una tacca il senso di tensione che il resto di narrazione sta creando.
La Rowling ha proprio bisogno di vomitare informazioni sul lettore, a costo di sottrarre ritmo narrativo alla storia e occuparlo da wall of text come questo (come prima, ma capitolo III):
Parlo ovviamente dell'ultima opera della Rowling che non c'entra niente con Harry Potter. Un romanzo "per adulti" (e qui tutti hanno pensato: "Eh eh, che sporcacciona!"). I media o il marketing, poi, hanno spinto al massimo l'aspetto "scandaloso" per far parlare.
Io capisco benissimo: la J. K. si sarà anche divertita a scrivere i libri di HP - non so fino a quale libro -, ma a un certo punto uno vuole pure staccare, e non deve essere stata una passeggiata dover scrivere per forza qualcosa che probabilmente sotto sotto ti ha rotto (indi, ghost writer?).
Insomma: "Guardatemi, non sono solo una fortunata che scrive due stronzate per bambini e si fa i miliardi, ma ho un talento e so scrivere anche cose da grandi".
A questo punto sforna The casual vacancy, che vuol essere un romanzo trasgressivo, macabro, sconcio, raccapricciante ("Il primo libro dell'autrice che tratta di sesso, droga e
Ora, un po' per tutti trasgressione e Inghilterra sono un ossimoro.
Ogni capitolo ha un POV, ogni POV riguarda una famiglia coinvolta con la vita politica dell'ambientazione, ovvero Pagford, una tranquilla cittadina immersa nelle colline.
Per me è tutto così lovely, ma... C'è un "ma".
Lo stile. Gli Harry Potter, forse qualcuno non lo ricorda ma io sì, avevano uno stile che dal primo libro fino all'ultimo è mutato, si è fatto certamente più "serio", ma all'inizio la narrazione tendeva verso il favolistico e soprattutto verso l'umorismo. Le stramberie magiche dovevano far sorridere se non ridere.
Se invece The casual vacancy deve far rabbrividire o qualcosa di simile, allora fallisce - secondo me -per colpa dello stile.
Prendo alcune frasi della review del Guardian:
The new book contains regular outbursts of four-letter words, along with the memorable phrase "that miraculously unguarded vagina"E ancora:
No one, I suspect, reads Rowling for the beauty of her sentences but there is often a sense here that the language is not quite doing what she wants it to do. One character, we are told, "hated sudden death". Who doesn't? The metaphors regularly run away with her. One character's sexual performance was "as predictable as a Masonic handshake". What's predictable about that?Mi "stupisce" (e neanche tanto, in realtà) che tal Theo Tait del Guardian non abbia notato la cosa più evidente.
Incollo un breve brano (Part I, Monday, VIII):
The Old Vicarage was the last and grandest of the Victorian houses in Church Row. It stood at the very bottom, in a big corner garden, facing St Michael and All Saints across the road.Praticamente ti sbatte in faccia le informazioni di cui hai bisogno al momento, e non solo quelle essenziali, ma anche quelle minori. Posso tollerare la prima informazione "topografica", ma sapere che il marito di Parminder è un cardiochirurgo in un momento concitato non è la migliore delle scelte.
Parminder, who had run the last few yards down the street, fumbled with the stiff lock on the front door and let herself inside. She would not believe it until she heard it from somebody else, anybody else; but the telephone was already ringing ominously in the kitchen.
‘Yes?’
‘It’s Vikram.’
Parminder’s husband was a cardiac surgeon. He worked at the South West General Hospital in Yarvil and he never usually called from work. Parminder gripped the receiver so tightly that her fingers hurt.
E poi gli avverbi, tanti, inutili. In questa parte non ce ne sono troppi, a parte l'orrendo "ominously", che è a dir poco inadeguato, attenua di una tacca il senso di tensione che il resto di narrazione sta creando.
La Rowling ha proprio bisogno di vomitare informazioni sul lettore, a costo di sottrarre ritmo narrativo alla storia e occuparlo da wall of text come questo (come prima, ma capitolo III):
She had hated Barry Fairbrother. Shirley and her husband, usually as one in all their friendships and enmities, had been a little out of step in this. Howard had sometimes confessed himself entertained by the bearded little man who opposed him so relentlessly across the long scratched tables in Pagford Church Hall; but Shirley made no distinction between the political and the personal. Barry had opposed Howard in the central quest of his life, and this made Barry Fairbrother her bitter enemy.
Loyalty to her husband was the main, but not the only, reason for Shirley’s passionate dislike. Her instincts about people were finely honed in one direction only, like a dog that has been trained to sniff out narcotics. She was perennially aquiver to detect condescension, and had long detected its reek in the attitudes of Barry Fairbrother and his cronies on the Parish Council. The Fairbrothers of the world assumed that their university education made them better than people like her and Howard, that their views counted for more. Well, their arrogance had received a nasty blow today. Fairbrother’s sudden death bolstered Shirley in the long-held belief that, whatever he and his followers might have thought, he had been of a lower and weaker order than her husband, who, in addition to all his other virtues, had managed to survive a heart attack seven years previously.
La cosa che frega la Rowling è che non presenta i pensieri dei personaggi così come sono nella loro testa: lei li tira fuori e li impasta in maniera tale da risultare per metà proprietà dei personaggi e per metà roba sua. Il risultato è una vera e propria "Pausa" al flusso narrativo, un voce fuori campo che ti dice ciò che devi sapere, una voce che però non è quella del personaggio, anche se a tratti le assomigli, poi è come se si premesse "Play" per poi essere costretti a mettere di nuovo in Pausa poco più avanti.
Il Guardian conclude:
The Casual Vacancy is no masterpiece, but it's not bad at all: intelligent, workmanlike, and often funny. I could imagine it doing well without any association to the Rowling brand, perhaps creeping into the Richard and Judy Book Club, or being made into a three-part TV serial. The fanbase may find it a bit sour, as it lacks the Harry Potter books' warmth and charm; all the characters are fairly horrible or suicidally miserable or dead. But the worst you could say about it, really, is that it doesn't deserve the media frenzy surrounding it. And who nowadays thinks that merit and publicity have anything do with each other?
Io non posso tirare le somme: in inglese l'opera mi appare molto lenta e poco appassionante, e oltretutto le scelte stilistiche inappropriate mi saltano all'occhio più che in italiano - a causa dell'automaticità della lingua madre, l'occhio può non accorgersi di "brutture" perché non ci si sofferma senza sforzo, mentre in inglese la concentrazione è naturalmente maggiore, e così anche la "criticità".
Mi piace l'atmosfera mondana creata dalla Rowling, così come l'ambientazione. I personaggi vanno bene, ma il peso principale è lo stile. Il narratore si sofferma su come si sentono certi personaggi, con ricchezza di termini ma penuria di immagini/significato; le informazioni ci vengono buttate addosso, ci travolgono e non lasciano sufficiente spazio agli eventi.
Personalmente, sebbene con qualche dubbio, rimando la lettura e il giudizio definitivo alla versione italiana.
lunedì 8 ottobre 2012
Segnalazioni | A gentlemen's duel
Intervallo "leggero" tra un'impressione e un'altra. Suggerisco questo video trovato non so come sul web. Immagino che anche voi come me ora andrete a vedere tutti i cortometraggi della stessa casa di produzione o in generale gli altri video correlati (per esempio, è bellissimo The Saga of Biorn).
Anche se è in inglese, oltre a qualche (divertentissima) battuta iniziale, si può apprezzarlo pur non capendo un accidenti.
[Edit del 9/10/12: Tapiro mi segnala che lo stesso video lo ha consigliato il Duca in questo post del 2009. Chiedo venia, non avevo mai visto il post. Ma vabe', consideriamolo un reblog.]
Anche se è in inglese, oltre a qualche (divertentissima) battuta iniziale, si può apprezzarlo pur non capendo un accidenti.
[Edit del 9/10/12: Tapiro mi segnala che lo stesso video lo ha consigliato il Duca in questo post del 2009. Chiedo venia, non avevo mai visto il post. Ma vabe', consideriamolo un reblog.]
martedì 2 ottobre 2012
Impressioni | La caduta dei giganti, di Ken Follett
Sono insofferente ai mattoni.
Mi attirano di più, sono quelli che guardo con più interesse in libreria, ma allo stesso tempo esigo molto e se c'è qualcosa che non mi convince, rinuncio ad andare a fondo.
Il caro buon Daniele voleva un mio parere su Ken Follett e il Century Cicle. Dato che avevo letto solo I Pilastri della terra e Mondo senza fine, ho voluto provare La caduta dei giganti. La recensione appena linkata risale a giugno 2008, non avevo nemmeno 17 anni, quindi non assicuro una grande maturità critica - non che possa assicurarla neanche ora -, ma grosso modo non credo di aver individuato cose tanto assurde.
La caduta dei giganti è uscito un paio d'anni fa, se non sbaglio. Costa 25 euro, sul sito della Feltrinelli 21 e, udite udite, in formato ePub con Adobe DRM è vostro a "soli" 9,99 euro. Venghino signori... not.
La quarta di copertina della Caduta è eloquente. Ci sono diversi personaggi, ricchi e poveri, di diversi paesi, le cui storie si intrecciano sullo sfondo della WWI, in sostanza.
E ora vi rivelo una cosa: non l'ho finito.
Le opinioni sullo stesso sito della Feltrinelli riportano - come al solito - posizioni contrastanti sull'opera. Ma nonostante il contrasto, i pareri negativi comprendono una tesi comune.
In sostanza, l'autore pensa di parlare o con un bambino o con un cretino o con entrambi. O meglio, con un bambino cretino.
Infodump qua e là e salti di POV inopportuni, con digressioni storiche in eccesso e dialoghi approssimativi. Non c'è pathos. In una scena, per esempio, un personaggio [non faccio spoiler] arriva a casa con un grosso problema da rivelare. Ma ecco che la narrazione necessaria alla costruzione dell'atmosfera (e.g., movimenti dei personaggi, linguaggio corporeo, ritmo delle battute, scelta dei termini) manca. Abbiamo il personaggio che entra in casa, c'è uno scambio veloce di battute con frasi stereotipate, una spolverata di emozioni spiattellate grossolanamente per dovere (raccontate e non mostrate, con conseguente vuoto emotivo nel lettore) e la scena si risolve nella maniera più indolore possibile.
I personaggi della Caduta mancano di emozioni vere e proprie. Follett ti dice: "Tizio è arrabbiato e confuso", o "Caia è divorata da una passione travolgente", e spera di cavarsela con due frasi fatte. Nella mia mente questi personaggi sono manichini.
Ci sono frasi da racconto rosa di serie B. Come:
Tutto sommato la lettura non è pessima. Il problema è che anche lo sviluppo è lentino. Non noioso come altri romanzi che ho avuto il dispiacere di leggere, ma comunque non così esaltante.
Lo spazio dato agli avvenimenti storici è eccessivo. Oltretutto, quando si parla della situazione politica, il linguaggio muta e assume uno stile manualistico-stereotipato, con tanto di metafore e termini che dubito uscissero di bocca persino a Churchill mentre prendeva il tè con altri politici.
Nel complesso darei la sufficienza. Un 6/10, nel senso che sebbene lo stile faccia cadere le braccia in diversi momenti, i dialoghi e i personaggi non abbiano alcuna coloritura emotiva, diverse digressioni storiche siano inappropriate, e via discorrendo, nonostante tutto ciò, la gestione degli eventi non è tremenda, le "armi seppellite" ci sono e se si ha abbastanza pazienza, le si vedrà "sparare". (Credo. Di solito Follett fa così.)
Io ho abbandonato la lettura perché mi stavo abituando alla bruttezza. E perché sono curioso di leggere altri libri - l'ultimo della Rowling, Casual Vacancy: voglio proprio vedere di che si tratta.
Quindi, se non avete altro da leggere, non avete grandi esigenze stilistiche, e vi piace la Prima Guerra Mondiale, forse La caduta dei giganti potrà piacervi.
Mi attirano di più, sono quelli che guardo con più interesse in libreria, ma allo stesso tempo esigo molto e se c'è qualcosa che non mi convince, rinuncio ad andare a fondo.
Il caro buon Daniele voleva un mio parere su Ken Follett e il Century Cicle. Dato che avevo letto solo I Pilastri della terra e Mondo senza fine, ho voluto provare La caduta dei giganti. La recensione appena linkata risale a giugno 2008, non avevo nemmeno 17 anni, quindi non assicuro una grande maturità critica - non che possa assicurarla neanche ora -, ma grosso modo non credo di aver individuato cose tanto assurde.
La caduta dei giganti è uscito un paio d'anni fa, se non sbaglio. Costa 25 euro, sul sito della Feltrinelli 21 e, udite udite, in formato ePub con Adobe DRM è vostro a "soli" 9,99 euro. Venghino signori... not.
La quarta di copertina della Caduta è eloquente. Ci sono diversi personaggi, ricchi e poveri, di diversi paesi, le cui storie si intrecciano sullo sfondo della WWI, in sostanza.
E ora vi rivelo una cosa: non l'ho finito.
Le opinioni sullo stesso sito della Feltrinelli riportano - come al solito - posizioni contrastanti sull'opera. Ma nonostante il contrasto, i pareri negativi comprendono una tesi comune.
Scritto da salvo52 il 10 gennaio 2011Diversi utenti lo sostengono. Non essendo io un appassionato di Follett, non sono in grado di dirlo. La prima impressione che ho avuto è stata: sembra un romanzo scritto da un autore alle prime armi e ripulito alla meglio per renderlo decente.
Sono certo: questo libro non lo ha scritto Ken Follett
In sostanza, l'autore pensa di parlare o con un bambino o con un cretino o con entrambi. O meglio, con un bambino cretino.
Infodump qua e là e salti di POV inopportuni, con digressioni storiche in eccesso e dialoghi approssimativi. Non c'è pathos. In una scena, per esempio, un personaggio [non faccio spoiler] arriva a casa con un grosso problema da rivelare. Ma ecco che la narrazione necessaria alla costruzione dell'atmosfera (e.g., movimenti dei personaggi, linguaggio corporeo, ritmo delle battute, scelta dei termini) manca. Abbiamo il personaggio che entra in casa, c'è uno scambio veloce di battute con frasi stereotipate, una spolverata di emozioni spiattellate grossolanamente per dovere (raccontate e non mostrate, con conseguente vuoto emotivo nel lettore) e la scena si risolve nella maniera più indolore possibile.
I personaggi della Caduta mancano di emozioni vere e proprie. Follett ti dice: "Tizio è arrabbiato e confuso", o "Caia è divorata da una passione travolgente", e spera di cavarsela con due frasi fatte. Nella mia mente questi personaggi sono manichini.
Ci sono frasi da racconto rosa di serie B. Come:
L'amore per Walter aveva risvegliato in Maud il leone sopito del desiderio fisico, un desiderio stimolato e tormentato da baci rubati e amoreggiamenti furtivi.Se volessi un romanzo di frasi fatte non andrei certo a spendere 25 euro. Me lo scriverei da me.
Tutto sommato la lettura non è pessima. Il problema è che anche lo sviluppo è lentino. Non noioso come altri romanzi che ho avuto il dispiacere di leggere, ma comunque non così esaltante.
Lo spazio dato agli avvenimenti storici è eccessivo. Oltretutto, quando si parla della situazione politica, il linguaggio muta e assume uno stile manualistico-stereotipato, con tanto di metafore e termini che dubito uscissero di bocca persino a Churchill mentre prendeva il tè con altri politici.
Nel complesso darei la sufficienza. Un 6/10, nel senso che sebbene lo stile faccia cadere le braccia in diversi momenti, i dialoghi e i personaggi non abbiano alcuna coloritura emotiva, diverse digressioni storiche siano inappropriate, e via discorrendo, nonostante tutto ciò, la gestione degli eventi non è tremenda, le "armi seppellite" ci sono e se si ha abbastanza pazienza, le si vedrà "sparare". (Credo. Di solito Follett fa così.)
Io ho abbandonato la lettura perché mi stavo abituando alla bruttezza. E perché sono curioso di leggere altri libri - l'ultimo della Rowling, Casual Vacancy: voglio proprio vedere di che si tratta.
Quindi, se non avete altro da leggere, non avete grandi esigenze stilistiche, e vi piace la Prima Guerra Mondiale, forse La caduta dei giganti potrà piacervi.
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