L'ordine non è proprio gerarchico, più che altro perché non mi va di sbattermi a sistemare ogni punto dopo averli scritti tutti. Diciamo che ognuno ha lo stesso vergognoso valore degli altri.
Le copertine dei romanzi fantasy o fanno pena, o sono fighissime... per un 13enne.
Diciamo che se dovessi portarti in giro il libro fantasy che stai leggendo, proveresti un po' di vergogna a lasciarlo a portata d'occhio. Soprattutto se sei grandicello.
Questo perché il più delle volte - almeno in Italia - il fantasy viene trattato come roba per bambini (e oserei dire che ci sarà pure un motivo, vedasi punto #03). E non fa bene alla socializzazione. (#05)
Morale della favola: molte copertine sono imbarazzanti, anche quando la qualità del libro è superiore a quella ipotizzata. Soluzione: meglio leggere su eBook Reader. Molto più di classe, e non si rischiano brutte figure.
#09 - Le trilogie/saghe
In Italia ti pagano come vogliono loro, solitamente ti danno il 10% sul prezzo di copertina, ma deve andarti molto bene. Altrove, in America per esempio, ti pagano a cartella. Questo significa che più scrivi, più guadagni.
La trilogia diventa quindi un must. O meglio, il
minimo. Da lì si finisce a saghe come
La ruota del tempo di Jordan (questa le batte tutte, perché sono millemila libri da millemila pagine),
La spada della verità di Goodkind, e via discorrendo. Perché no, pure
Le cronache del ghiaccio e del fuoco di Martin e
La Torre Nera di King.
Non c'è nulla di male nelle saghe.
Non è vero che fanno diventare ciechi. Ma devono essere all'altezza: se comincio a leggere il primo libro di una saga, già penso che sto prendendo un impegno, nel momento in cui dovesse piacermi. Ma allo stesso tempo penso: "Μέγα βιβλίον, μέγα κακόν", ovvero "Se ci hanno fatto una saga, deve essere sicuramente una merda". Non c'è niente di più bello ed elegante degli stand alone. Meglio ancora se si tratta di opere da 50mila parole o giù di lì. Brevi, minimal, soddisfacenti. Come la sigaretta di Wilde.
#08 - I cliché
Questi sono deprecabili in assoluto.
Devo averlo già detto altrove. Gli stereotipi non sono un problema, per me, e vanno bene pure i cliché: ma sfruttare idee simili
e basta non fa accumulare "punti" (per me). Nel senso: se un romanzo (fantasy) ha un'idea originale, guadagna punti. Se prende roba vecchia ma la sviluppa in maniera interessante, guadagna punti. Se prende idee
già usate e le sviluppa in maniera
già nota, non guadagna punti: probabilmente ne perderà, ma se parte da 0, andrà sottozero (per me).
Il giovane orfano di turno che scopre di essere il prescelto, a mio avviso, è già un'inversione di marcia. Se in venti pagine leggo una roba simile, non aspetto di vedere come evolverà il romanzo. Perché se ha accumulato già, per dire, -10 ipotetici punti, avrà bisogno di altrettanti punti solo per essermi
indifferente.
#07 - La guerra
Immaginiamo un popolo.
Diamogli una lingua, una cultura e tutto il resto. Diamogli una tecnologia medievale.
Bene, in un fantasy sarà sicuramente guerra senza quartiere. O per meglio dire,
LA GUERRA PIU' TOTAAALEEEH! Non importano i motivi: deve esserci guerra!! Perché?
Perché sì, diamine!
Bene, va benissimo, gli uomini si fanno guerra dall'alba dei tempi. Tutto normale. Ma che ne sa l'uomo moderno della guerra? A parte quello che si vede in tv o su internet, cosa ne sa? Puoi chiedere a un iracheno, magari, ma l'autore fantasy 20-30enne europeo, seduto in poltrona, con la tazza di caffè e il laptop e tutto il resto, che cavolo ne sa di guerra?
La risposta è:
niente.
Quindi la verosimiglianza degli argomenti bellici che leggiamo è compromessa: se l'autore è stato in guerra, potremmo avere una sua visione personale della cosa; se l'autore si è informato
bene sull'argomento, potremo avere una visione teorica vicina alla realtà. Ma solo il primo potrà darci la realtà narrativa che contraddistingue la letteratura. Vale a dire, la realtà oggettiva filtrata dal vissuto di una persona e restituita in una forma "arricchita".
Ad ogni modo, si può soprassedere su tutto ciò. Insomma, è solo un parere personale (come gli altri, d'altronde).
In alcuni romanzi però gli autori, consci della cosa (perché non venite a dirmi che mentre scrivete scene di guerra non provate a immedesimarvi e a scontrarvi contro la dura verità, ovvero che tutto ciò che immaginate non l'avete mai provato sulla vostra pelle), calcano la mano e ci danno dentro con le riflessioni su quanto la guerra sia terribile (scontato) o, la cosa che odio più di tutte, fanno gli uomini/le donne di mondo snocciolando fatterelli sulla guerra appresi su History Channel che, quando non sono scontati, sono proprio discutibili.
Ecco perché ammiro i romanzi fantasy che
non trattano (direttamente) la guerra.
#06 - La serietà
Per suscitare un'emozione bisogna essere bravi.
Molti romanzi fantasy si distinguono per scatenare l'effetto opposto a quello voluto. Scene, dialoghi che vogliono essere seri, sul significato della vita, sulla natura dell'essere umano, spesso e volentieri
fanno ridere. In senso cattivo. Cioè nel senso che traspare il
tentativo, fallimentare, di voler dare spessore a storia/personaggi/scene, tentativo che scatena pietà e disprezzo.
Almeno in me.
Non tanto perché la storia in sé è fantasy, credo sia solo una correlazione (fantasy & tecnica scarsa). Ed è proprio per questo motivo che quando leggo preferisco la comicità al pathos esistenzialistico. Che riesco a trovare in altri autori (non fantasy).
#05 - La componente anti-sociale
Lo so che mi avete capito.
Sei a una festa. Sei un ragazzo single etero e stai parlando con una ragazza, oppure sei una ragazza single etero che sta parlando con un ragazzo. Poniamo che la conversazione si sposti sulla letteratura.
Poniamo anche che uno dei due
non è un nerd, giocatore di D&D, amante delle ricostruzioni storiche, ecc.
Sei il ragazzo, e fai: "Sto leggendo - non so se la conosci - una saga di Weis e Hickman. Si chiama
Le cronache di Dragonlance. E gli autori l'hanno scritta giocando a D&D! Be' sì, insomma, è figo, c'è questo mago, Raistlin..." Molto probabilmente la ragazza ti ascolterà annuendo, e poi troverà una scusa per andarsene.
Sei la ragazza, e fai: "Guarda, io sto leggendo
50 sfumature di staminch*a, in cui c'è 'sto tipo che cè è troppo un figo, è un inspiegabile miliardario che lavora nell'ambito della cura dell'ambiente, che poi incontra questa ragazza, e bla bla..." Perché sì,
50 sfumature è uno dei fantasy più beceri, come si capisce dalla sinossi. Il ragazzo probabilmente fingerà di ascoltare pensando: "Ci sta o non ci sta?
50 sfumature non è quel romanzo dove si schiaccia? Quindi forse mi sta mandando dei messaggi... Ma sì, ci sta, ci sta."
Nota: ultimamente, con la versione televisiva delle Cronache di Martin, anche le donne seguono GoT (attenzione, la serie tv, non i libri!), e ovviamente il loro personaggio preferito è Daenerys, quindi consiglio ai single rampanti ai cocktail party di snocciolare ammirazione per l'eroina suddetta, per entrare eventualmente nelle grazie delle donzelle.
In ogni caso, non importa quanti fantasy (anche buoni) tu abbia letto: la società ti apprezzerà come intellettual-chic solo se affermerai di leggere vecchiume socialmente considerato onorevole, non so, Joyce, Goethe, Hugo, Hemingway - o se volete incutere timore, andate sulla letteratura russa (non è necessario aver letto veramente questa roba), ma badate, è rischioso: potreste sembrare inquietanti.
#04 - Quattro
Quattro.
#03 - Lo stigma "letteratura da bambini"
Già accennato in qualche punto precedente: il fantasy è per i bambini. Secondo il senso comune.
In alcune librerie i romanzi fantasy li mettono lì, non insieme alla fantascienza, ma insieme a Geronimo Stilton e le Winx.
Ora, dico io, capisco che le copertine, e ok, anche i contenuti, possano trarre in inganno, ma perdio, librai italiani, leggetevi qualche fantasy che non sia Eragon, e rendetevi conto che in mano a un ragazzino di 9 anni potrebbe capitare un libro con un nano (affetto da nanismo acondroplasico) che si chiava una prostituta. [Parlo di Tyrion].
O peggio ancora: potrebbe capitargli un libro di Licia Troisi.
Rendiamoci conto.
Ma il mio biasimo va agli scrittori: mannaggia, impegnatevi a non scrivere delle merdate, che poi mi costringete a sentirmi un cretino, quando vado in libreria per fare l'intellettuale e finisco a spulciare il reparto bambini per vedere le novità fantasy.
E già una volta alcuni anni fa il libraio, mio amico, mi ha detto: "Che ne diresti di leggere qualcos'altro, eh? Basta avere la testa tra le nuvole, questa roba fantasy... eh?"
#02 - Gli autori di fantasy
Il fantasy è la prima dannata esperienza di scrittura che fa la gente.
Purtroppo capita che il risultato di questa prima volta finisca
pubblicato.
Autori di fantasy di tutto il mondo
riunitevi, così basterà una sola bomba: non è una legge che tutto ciò che si scrive vada proposto alle case editrici. Perché non provate a scrivere riguardo a qualcosa che conoscete bene? Chennesò, il vostro alter ego, con la moglie che gli fa le corna e lui lo scopre e diventa un serial killer. Tanto per dirne una. Storie di vita vera. Prima un po' di allenamento così, e poi vi date al fantasy.
Ma soprattutto, sappiate che pubblicare un libro (pagandosi la propria pubblicazione, per giunta) non fa di voi degli autori di bestseller, quindi sgonfiatevi un po' e se vi piace davvero la scrittura, dateci dentro e mettete da parte il fantasy, che c'è già tanta robaccia in giro.
#01 - I lettori di fantasy
Sono il primo ad ammetterlo.
Il fantasy non ha grande dignità.
Potrebbe averne, possiamo citare diversi casi emblematici di come il fantasy sia un genere letterario dignitoso come altri. Ma insomma, non è come la fantascienza: diversi romanzi sci-fi impostati col
what if - praticamente tutti - hanno dato all'umanità, oltre alla storia di per sé, vere e proprie profezie, spunti di riflessione, e quant'altro.
E il fantasy? Diciamocelo, poco.
Ciò nonostante, noi, imperterriti, continuiamo a leggerlo. A criticarlo, magari, a lamentarci, ma comunque
lo leggiamo.
Poi però incontri lettori di fantasy, pre-adolescenti, adolescenti, magari pure qualche adulto, che dai gusti che esprimono (in fatto di romanzi) capisci subito che
non capiscono un cavolo cercano solo dei "surrogati" dei videogiochi. Qualcosa da fare tra una partita a WoW e una ad Assassin's Creed. E poi te lo confermano.
Allora ti viene da pensare: "Perché diamine leggo fantasy? Forse dovrei smettere."